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Archivio fotografico della Camera del Lavoro di Treviso a cura dello SPI Cgil Treviso.

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NOTA FUNZIONE PUBBLICA  13_01_2015

Ivan Bernini

Gli ospedali e il personale scoppiano, ticket e steward non sono la risposta necessaria.
C’è un filo comune che accomuna il legislatore nazionale e quello regionale: la narrazione di una storia che si scontra con la realtà quotidiana e con le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini di questo Paese, e la contestuale azione che da un lato mantiene inalterati gli interventi di programmazione e dall’altro continua a lesinare, quando non a tagliare, le risorse per gli investimenti sul sistema salute e sul personale necessario a farlo funzionare.

Gli investimenti da attuare nel territorio e le riorganizzazioni delle medicine territoriali sono rimasti carta straccia, gli ospedali e i pronto soccorso rimangono gli unici punti di riferimento per chi sta male. Gli afflussi di queste settimane nei pronto soccorso delle tre Ulss trevigiane e gli “intasamenti” in particolare delle medicine rappresentano un’eccezionalità solo per coloro che volgono lo sguardo altrove.

È evidente che nel periodo invernale i picchi di accesso legati alle patologie influenzali tendono ad acuirsie parrà strano ma colpiscono anche chi lavora - ma se si osservano i dati ci si accorge che nonostante le tante parole spese i dati sugli accessi ai pronto soccorso (codici bianchi in particolare) continuano a rimanere alti da troppi anni. Segno che ticket e steward non sono la risposta al problema. Come non può essere più una risposta quella di far lavorare i dipendenti anche 12 ore al giorno per supplire alle carenze di personale. Sono emergenze che durano da troppi anni per poter ancora essere considerate tali, questi sono problemi strutturali e serve una soluzione altrettanto strutturale per risolverli.

Per capire che così non regge più dobbiamo aspettare che si verifichino situazioni come quelle dell’Ospedale “Martini” di Torino, dove un lavoratore ha avuto una emorragia cerebrale al termine di un turno oltremodo prolungato. Il personale sanitario non può più reggere ritmi di questo tipo, per la propria e per la salute altrui.
La Regione Veneto fa certamente bene a denunciare i tagli al sistema sanitario imposti anche con l’ultima Legge di Stabilità, ma non si nasconda sempre dietro alle responsabilità degli altri. La programmazione è affar suo non del Governo nazionale. L’attuazione di quanto indicato nel Piano Socio Sanitario Regionale è affar suo e di nessun altro.

La necessità di operare un piano straordinario di investimento e riorganizzazione sul sistema salute e sul personale, autorizzando assunzioni di tutto il personale e accelerando le possibilità di reclutamento, è una decisione che la Regione Veneto non può più scaricare ad altri. E dovrebbe farlo subito, perché anche quanto avvenuto in queste settimane ci conferma che non è più possibile aspettare.

Ivan Bernini - Segretario FP CGIL Treviso

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