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Comunicati Stampa

OTTOBRE 2005

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

IL FUTURO DELLO SPORTSYSTEM: considerazioni e osservazioni della Cgil di Treviso. 28/10/2005

Logo comunicati Ragionare sui distretti presuppone, come primo elemento, una chiara definizione delle caratteristiche del Distretto Industriale:
  • un'area territorialmente delimitata;
  • una linea di produzione specifica;
  • una precisa filiera produttiva in cui ogni anello è riuscito a raggiungere ed a garantire l'eccellenza per le operazioni che gli competono;
  • una flessibilità molto elevata che consente una pronta riconversione dell'offerta a seconda della esigenza della domanda;
  • una fitta rete di rapporti specie di natura informale, tra committenti e subfornitori;
  • la presenza di istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali (amministrazioni, banche, associazioni di categoria, multiservizi, ecc.) a sostegno del sistema produttivo;
  • una forte tendenza all'export: in media il fatturato realizzato con le esportazioni è superiore al 40%, con punte del 70_80% nei settori di maggiore specializzazione.
Alcuni economisti e studiosi hanno catalogato la tipologia delle imprese coinvolte in 4 gruppi:
  1. Imprese guida
    Sanno stare sul mercato in forma autonoma e hanno sviluppato una serie di competenze che alimentano un vantaggio competitivo sostenibile nei confronti dei concorrenti. La loro caratteristica fondamentale è la capacità di coordinamento.
  2. Imprese trainate
    Si muovono negli spazi marginali del mercato lasciati liberi dai concorrenti diretti e si limitano a imitare i prodotti lasciati dalle imprese rivali. Il loro obiettivo è quello di perseguire vantaggi di costo.
  3. Imprese specializzate
    Hanno una spiccata vocazione alla specializzazione di fase (magari eccellenza di fase in quanto a volte sono le uniche aziende del territorio in grado di svolgere una determinata lavorazione) ma operano con una limitata autonomia nella strategia competitiva. Collaborano strettamente con le "Imprese guida" e contribuiscono alla loro competitività.
  4. Imprese bloccate
    Operano in una logica di subfornitura, ma non sono formalmente legate ad un singolo committente. L'instabilità dei legami con le imprese committenti, la difficoltà ad ampliare lo spettro di competenze nell'area produttiva ed altri aspetti gestionali le rendono facilmente sostituibili.
Passando all'analisi sulla prospettiva e sul futuro del Distretto dello Sportsystem in particolare, è opportuno iniziare da alcune valutazioni di carattere qualitativo.
Dal 2002 al 2004 si è registrata una diminuzione costante del numero di aziende,circa il 10% delle 428 totali, e alla conseguente riduzione dei lavoratori occupati; 11% su 8.608 addetti.
Questi dati negativi andrebbero comparati con una serie storica di indicatori quali, ad esempio:
  • il fatturato per addetto;
  • gli investimenti sul fatturato;
  • la percentuale investita in ricerca e innovazione e i vantaggi derivati per l'insieme del Distretto;
  • analisi su come sono cambiate le professionalità e i relativi livelli di inquadramento degli addetti;
  • i vantaggi che le singole aziende ottengono dalle risorse private e pubbliche;
  • i punti di forza concreti misurati in 20 anni di storia del settore e gli elementi di criticità da superare.
Siamo in crisi sulle filiere strategiche e contemporaneamente siamo andati in crisi, salvo lodevoli eccezioni nei distretti tradizionali, distretti maturi, in particolare il tessile, il calzaturiero, il legno ed altri settori manifatturieri, quelli che hanno determinato una fonte di sviluppo ed occupazione per molti territori ed hanno contribuito, in modo significativo, alla formazione della ricchezza del nostro paese e alla affermazione del made in Italy.

Come si sta affrontando a Treviso la delocalizzazione delle fasi di progettazione, marketing, logistica, ecc.. ?
Nel periodo 2003/2004 ci sono stati finanziamenti cospicui e l'inserimento di alcuni progetti inerenti lo Sportsystem nel Piano Strategico e nei fondi per i Distretti della Provincia di Treviso (osservatorio della moda, tecnologie di rete, gestione delle conoscenze, formazione per giovani e studenti attraverso finanziamenti FSE, ecc.)

Per verificare l'efficienza e l'efficacia degli investimenti il Distretto dovrebbe dotarsi di un bilancio sociale e definire preventivamente, con gli attori economici, istituzionali, sociali, le linee guida di implementazione ai vari livelli delle risorse, indicando gli obiettivi da conseguire, le priorità e gli strumenti di controllo dei risultati raggiunti e/o mancati.
Per quanto riguarda la formazione e l'aggiornamento continuo è necessario prestare maggiore attenzione a tutti quei lavoratori le cui competenze sono obsolete. La priorità è costruire percorsi formativi proprio per i livelli professionali a qualifica più bassa, utilizzando anche le risorse previste dagli appositi Fondi (0,30).

I Distretti che noi conosciamo si possono suddividere, per le diversità che li caratterizzano, nel seguente modo:
  • DISTRETTI STORICI
    (metallurgico nel Bresciano, sediario a Cividale del Friuli, il vetro a Murano, ecc.)
  • DISTRETTI ARTIGIANI
    Sono caratterizzati da una nebulosa di piccole e micro imprese dove non emerge nessuna realtà produttiva dominante e di conseguenze non è facile elaborare strategie comuni di impresa.
  • DISTRETTI DELLA FASCIA ADRIATICA
    Sono particolari aree produttive dove l'attività industriale si è avvalsa di manodopera proveniente dal lavoro mezzadrile e quindi abituata a lavorare in autonomia e flessibilità.
  • DISTRETTI GLOBALIZZATI
    Negli ultimi 20 anni le aziende di un crescente numero di distretti hanno cominciato a trasferire alcune o addirittura tutte le fasi del processo di lavorazione all'estero, nei paesi a basso costo di manodopera.
La delocalizzazione ha assunto diverse modalità:
  1. le aziende italiane hanno utilizzato fonti produttive già esistenti nei paesi esteri;
  2. si sono costruiti nuovi stabilimenti attrezzandoli con macchine e usando materiali provenienti dall'Italia;
  3. si è trasferita completamente l'azienda; escluse (per ora) le funzioni di ricerca, di marketing, ecc. per radicarsi nel nuovo paese.
I distretti definiti globalizzati vengono catalogati nella fase più evoluta della dinamica distrettuale.
Essi sono sedi della direzione, della gestione del marketing, con la produzione quasi interamente delocalizzata.
Vedi il distretto di Montebelluna dello Sport System con circa 7.500 addetti nel distretto originario e oltre 50.000 nelle decine di paesi ove è delocalizzata la produzione e dove, non dimentichiamo, non ci sono garanzie di rispetto dei Codici etici.
In questi casi di quale Made in Italy si parla?
Il distretto deve essere indirizzato verso nuove forme di service per le imprese che abbiano come obiettivo l'aggregazione non solo dimensionale ma anche e soprattutto per sviluppare la capacità di internazionalizzazione, di marketing, di sviluppo locale sostenibile, nel rispetto delle condizioni di lavoro per le attività svolte in altri paesi.
In questo contesto, per affrontare le sfide della globalizzazione ed il possibile percorso di sviluppo locale riteniamo indispensabile coniugare sviluppo economico e coesione sociale, utilizzando l'innovazione come capacità dei soggetti locali di produrre beni collettivi e valorizzare beni comuni.
Per questo motivo la CGIL ritiene che il Distretto debba diventare luogo in cui i vari soggetti economici, istituzionali e sociali possano confrontarsi apertamente sulle tematiche inerenti alle condizioni di lavoro, delle sicurezze sociali e della redistribuzione del reddito prodotto attraverso forme innovative di Contrattazione di Distretto.

ORDINE DEL GIORNO dell'Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori MIGRANTI della CGIL di Treviso riunita in data 15/10/2005

Logo comunicati L'assemblea delle delegate e dei delegati migranti della CGIL di Treviso, giudica positive le proposte contenute nel documento congressuale della CGIL (Tesi n. 6 I DIRITTI DEI MIGRANTI) e nei documenti della Conferenza Nazionale CGIL sull'immigrazione di maggio scorso,
approva il seguente Ordine del Giorno.

In pochi anni il Veneto e la provincia di Treviso, terra povera da cui sono partiti migliaia e migliaia di emigranti, è diventata terra di immigrazione.
Sono oltre duecentomila i cittadini stranieri che vivono in Veneto e più di sessantacinquemila nella provincia di Treviso, in gran parte lavoratori chiamati dal fabbisogno di manodopera delle imprese e dalle famiglie.
La presenza di un flusso costante di migranti permette al Veneto, all'Italia e all'Europa di contrastare il declino demografico della popolazione, di rallentarne il processo d'invecchiamento, di mantenere stabili le forze di lavoro e, conseguentemente, di accrescere il peso delle classi lavoratrici nella società.

La Cgil considera la presenza dei migranti nel nostro paese e nella nostra regione un fattore che arricchisce culturalmente e umanamente la nostra società e riconferma la propria impostazione per l'unità delle lavoratrici e dei lavoratori di tutti i paesi.

L'Assemblea ribadisce l'importanza delle proposte del sindacato che hanno come obiettivo una legislazione che affermi i diritti di cittadinanza e nel lavoro, tramite la cancellazione immediata della legge Bossi Fini, e conseguentemente il varo di una nuova legge quadro sull'immigrazione che stabilisca:
  • l'istituzione di un "Permesso di soggiorno per ricerca di occupazione", anche per sconfiggere clandestinità e lavoro nero;
  • la chiusura dei Cpt (Centri di permanenza temporanea);
  • la nascita di una rete di strumenti per l'inserimento e l'integrazione, sotto la responsabilità degli enti locali;
  • il trasferimento agli enti locali delle competenze per i rinnovi dei permessi di soggiorn'o e per lottenimento della carta di soggiorno, prevedendo adeguate risorse;
  • la regolarizzazione degli irregolari presenti sul territorio nazionale (ottenere il diritto al permesso di soggiorno per quanti possano dimostrare la sussistenza di un rapporto di lavoro, così da dare impulso alla lotta al lavoro nero);
  • l'urgente approvazione di una legge organica sul diritto d'asilo;
  • l'estensione del diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative;
  • la riforma della legge sull'acquisizione della cittadinanza italiana che dia maggior peso al principio dello "jus soli";
  • l'adeguamento del personale per gli uffici consolari (per dare una risposta alle lungaggini burocratiche imposte agli immigrati).
La CGIL pu= e deve impegnarsi anche a livello territoriale per raggiungere tali obbiettivi, continuando l'impegno nella negoziazione con gli Enti Locali per favorire l'integrazione e affermare uguali diritti di cittadinanza (in particolare si segnalano le urgenze per casa, istruzione e integrazione dei minori nelle scuole, formazione, salute, tempi delle pratiche amministrative per permessi e ricongiungimenti familiari) e nella contrattazione integrativa per ottenere parità di diritti fra tutti i lavoratori senza alcuna discriminazione.
Soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, che colpisce particolarmente la parte più debole ad iniziare dagli immigrati.
In particolare sui tempi per il rinnovo dei permessi di soggiorno tutta l'organizzazione deve impegnarsi assieme alle altre organizzazioni e associazioni perché venga decentrata ai comuni la parte burocratica per poter ridurre drasticamente i tempi di attesa.
Deve anche operare con maggiore determinazione perché si sviluppi sempre più una cultura di accoglienza e perché lo scambio tra culture sia vissuto come un fattore di arricchimento.
La Cgil, inoltre, deve promuovere l'integrazione della rappresentanza e della rete sportelli per gli Stranieri nella Confederazione e nel proprio Sistema dei servizi per la Tutela Individuale.

La presenza di lavoratori migranti nei vari organismi dirigenti
La CGIL è una organizzazione di tutela e di rappresentanza e quindi deve darsi l'obbiettivo, già con il prossimo congresso, di eleggere delegate e delegati migranti nelle platee congressuali, di inserirli nei Comitati Direttivi di categoria e confederali in misura adeguata alla loro effettiva presenza tra gli iscritti, e pertanto da queste esperienze costruire percorsi che favoriscano la crescita sindacale dei migranti, eletti nelle RSU, RLS e nei Comitati Direttivi,per estendere e qualificare la presenza anche a livelli di direzione.
Treviso, 15 ottobre 2005

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina