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Comunicati Stampa

FEBBRAIO 2005

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

FILTEA CGIL - COMUNICATO STAMPA 3/2/2005

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Ieri sera, a mezzanotte e mezza è stato siglato l’accordo per chiudere la trattativa alla Montello.

Montello: trovato accordo sulla cassa integrazione straordinaria.
Buranel, Filtea: "E’ stata una battaglia sindacale dura, in cui alla fine hanno prevalso i diritti e la tutela dei lavoratori. Considerata la situazione e il momento di crisi generale che sta attraversando soprattutto il tessile e il metalmeccanico, la trattativa si è risolta con un buon accordo tra le parti."

E’ il commento di Maria Luisa Buranel, segretaria della FILTEA CGIL, sull’accordo per la chiusura della trattativa della Montello spa, firmato ieri sera a mezzanotte, nella sede del centro per l’impiego della provincia di Treviso, in viale della Repubblica.

All’incontro erano presenti: Antonio Sartori,rappresentante dell’azienda, il sindaco di Nervesa Fiorenzo Berton, l’assessore provinciale Mirco Lorenzon, Gianpietro Breda di Unindustria, e Antonio Confortin della Uil e le rsu aziendali.

Abbiamo sostenuto una trattativa per tutelare i diritti di tutti i 139 lavoratori, rimasti senza lavoro per la chiusura improvvisa dell’azienda - prosegue Buranel- A mezzanotte e mezza, dopo otto ore e mezza, abbiamo concluso un accordo che prevede cassa integrazione straordinaria, mobilità e incentivi. Per quanto concerne la cassa integrazione, abbiamo ottenuto l’applicazione del decreto per crisi aziendale, che prevede un anno di cassa integrazione, più altri dodici mesi integrativi straordinari: lo stesso accordo valido per i lavoratori della Zoppas.

Per quanto concerne i tempi: di solito per ottenere le prime mensilità di cassa integrazione (per il tessile circa 820 euro lordi) bisogna attendere la procedura dell’INPS cioè aspettare dai quattro ai sei mesi, ma questa volta l’azienda dovrà anticipare già da metà febbraio la mensilità di 600 euro, quindi i lavoratori non staranno senza stipendio nemmeno un mese.

Oltre alla cassa integrazione straordinaria- spiega la Buranel- abbiamo chiesto all’azienda di lasciare aperta anche la strada della mobilità per evitare il rischio che un lavoratore sia costretto a rifiutare un eventuale ricollocamento in un’altra azienda, perchè le aziende attualmente assumono solo per chi gode della mobilità. Abbiamo concordato poi un incentivo finale di 1.200 euro, al termine del rapporto di lavoro. Come ultimo punto, la trattativa si è conclusa con l’accordo di sostenere un piano di formazione e riqualificazione professionale in sinergia con la Provincia, la Regione, Unindustria e i sindaci dei comuni dove risiedono i dipendenti licenziati.

Tale accordo non dovrà restare sulla carta, ma deve partire al più presto, conclude Buranel. La soluzione migliore sarebbe stata mantenere i livelli produttivi e la sopravvivenza dell’azienda. Tale soluzioni da tutti auspicata alla fine si è rivelata impossibile e, a questo punto, siamo soddisfatti dei risultati ottenuti: abbiamo sostenuto una trattativa per tutelare tutti i 139 dipendenti.
Rivolgo un ringraziamento all’assessore Lorenzon e al sindaco di Nervesa, Berton, per il ruolo di mediatori che hanno sostenuto fino alla fine della trattativa;il sindaco ha persino pagato le corriere per il ritorno a casa dei 139 lavoratori.

Ufficio Stampa _ Treviso, 3 febbraio 2005

DOCUMENTO SEGRETERIA CGIL TREVISO 17/2/2005

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Diffuso oggi un rapporto della Cgil di Treviso sul sistema economico trevigiano.
Il segretario generale della Camera del Lavoro Barbiero: "Paghiamo troppe inefficienze dell'industria, ma ci sono i margini per progettare una nuova crescita dell’economia.

Mettere in campo le intelligenze per vincere la sfida . E’ tempo di passare da "piccolo è bello" al "insieme si cresce".
La Marca non è più gioiosa e ricca. Ora dobbiamo mettere al centro la qualità dell’impresa, l’innovazione del prodotto e della produzione. Serve anche qualità del lavoro e del reddito dei lavoratori, sui quali agire per innalzarne la qualificazione professionale.

E’ evidente la necessità dei soggetti istituzionali, economici e sociali della Marca trevigiana, di mettere in piedi un confronto non solo di facciata e teso a limitare le conflittualità, ma che punti davvero a un percorso di crescita che abbia come obiettivo la qualità del sistema, la qualità delle produzioni, la qualità del lavoro e la qualità del reddito per lavoratori.

Lo ha detto oggi il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso Paolino Barbiero, commentando un rapporto sul sistema economico trevigiano realizzato dall’ufficio studi della Cgil di Treviso e diffuso oggi.
Dall’esame del lungo arco temporale preso in considerazione – ha spiegato Barbiero – emerge come la classe imprenditoriale abbia, in questi ultimi dieci anni, pensato alla "pancia piena", accumulando risorse destinate al più ad attività di speculazione finanziaria e immobiliare, piuttosto che attrezzare il sistema delle imprese alle sfide del futuro.

E’ stato scarso l’ interesse verso processi di innovazione del prodotto e della produzione e questo ci porta ad una situazione in cui, più che di trasformazione del sistema, si dovrebbe parlare di smobilitazione dell’industria.

In quest’ottica la delocalizzazione appare una scelta forzata, pena la chiusura delle attività.
Ma attenzione: non si tratta di internazionalizzazione virtuosa,con cui aggredire mercati emergenti in una logica di espansione, ma di emigrazione alla ricerca di mercati del lavoro che consentano quelle riduzione di costo che cancellino inefficienze patologiche del nostro sistema industriale.

Il rapporto mette inoltre in luce tutti i limiti di carattere economico e sociale del territorio trevigiano.
La contrazione dei livelli di ricchezza precedentemente ottenuti non con la qualità della produzione, del lavoro e dei redditi ma grazie alla quantità di occupati, i livelli di spesa pro capite già sotto la media nazionale e regionale e in ulteriore calo, le pensioni che risultano le più modeste di tutto il nord italiano, l’emergere di nuovi fenomeni di povertà, cancellano l’immagine di una Marca ricca e gioiosa.

Ora è necessario non ripetere gli errori di valutazione e di sottovalutazione commessi dal 1995 ad oggi.
C’è la necessità di mettere insieme le intelligenze imprenditoriali, sociali, economiche, politiche e del mondo accademico su cui Treviso può ancora fortunatamente contare per passare dal declino del modello "piccolo è bello" alla spinta che può venire dal "insieme si cresce", favorendo la ricomposizione delle migliori filiere produttive e arrivare ad attività a più alto contenuto di innovazione, in grado di generare maggiore valore aggiunto.

In sintesi, attuare l’idea di un nuovo modello di sviluppo sostenibile, capace anche di valorizzare le risorse, interne ed esterne, che derivano da più elevati livelli di formazione scolastica, che abbia al centro i lavoratori e la loro crescita professionale.

Dalle analisi sulla struttura del sistema economico – ha concluso Barbiero – si deve partire per l’attuazione di quelle politiche di concertazione fra le parti sociali, con le quali individuare gli ambiti nei quali creare nuova e buona occupazione.
Con grande attenzione a interventi profondi con cui eliminare le inefficienze che l’economica trevigiana è costretta a pagare per l’inadeguatezza infrastrutturale. Comprendendo il mondo del credito, con il quale è auspicabile accelerare un confronto anche prima dell’entrata in vigore di "Basilea2". Ufficio Stampa - Treviso, 17 febbraio 2005

link Scarica il Rapporto sul sistema economico trevigiano, 1995-2005 formato *pdf

FEDERAZIONE LAVORATORI FUNZIONE PUBBLICA 18/2/2005

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Ordine del giorno del Comitato Direttivo CGIL FP di Treviso

Ci sono tre momenti nella storia del nostro Paese che assumono più di altri un significato straordinario per il movimento dei lavoratori e per quella parte di società civile che crede nei valori della pace, della libertà e della democrazia: il 25 Aprile, il 1 Maggio, il 1 Gennaio 1948.

Il 25 aprile 1945 il nostro Paese riconquistava la libertà e la democrazia riscattandosi dalle tragedie nelle quali il fascismo l’aveva precipitato per oltre vent’anni.
Il contributo dato dai lavoratori e dalle lavoratrici alla resistenza è stato immenso ed il prezzo che il mondo del lavoro ha dovuto pagare è stato altissimo. Grazie alla mobilitazione ed al sacrificio di migliaia di lavoratori e cittadini si ridava la dignità ad un Paese che aveva conosciuto tirannide, violenza e sopruso.

Senza quel 25 aprile non sarebbe mai più esistito il 1 maggio, considerato eversivo e per questo abolito dal fascismo. Senza quel 25 aprile l’Italia non sarebbe mai diventata quella Repubblica Democratica fondata sul lavoro enunciata nella legge fondamentale del nostro Paese: la Costituzione Repubblicana entrata in vigore dal 1 gennaio 1948.

"La memoria della Resistenza e quella del lavoro sono da tempo al centro di pesanti attacchi da parte di molti che vogliono cancellare, distorcere, falsificare la storia del nostro Paese e della sua Democrazia": con queste parole Guglielmo Epifani ha concluso la lettera inviata all’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – in occasione delle celebrazioni per il 60° anniversario della Liberazione.

La volgare distorsione della storia del nostro Paese sta avvenendo per gradi, a volte evidenti a volte subdoli. C’è chi non fa mistero del proprio pensiero - e grazie alla democrazia nata dalla resistenza può affermarlo liberamente – e chi invece si nasconde dietro alle mezze frasi o alle frasi di circostanza.
La crisi della memoria è anche crisi della politica e delle istituzioni. Le lotte sindacali di questi anni sono anche lotte che ci legano con un filo comune ai valori sorti dalla resistenza e che non si potrebbero fare in assenza di memoria.

La memoria vive attraverso chi ha vissuto quel periodo storico e attraverso coloro che non vogliono dimenticare.
Tra questi ci siamo noi.
Con le leggi Finanziarie del "Governo Berlusconi" sono stati tagliati i contributi statali alle Associazioni Partigiane che quella memoria vogliono tener viva.

I contributi statali sono stati indirizzati verso altre associazioni che pubbliche non sono e che non svolgono alcuna funzione ad interesse della collettività.
Resistere è una parola quanto mai attuale; resistere per affermare i nostri diritti, resistere nella difesa della Costituzione, resistere per continuare a credere che si possa costruire un mondo migliore.
Per resistere abbiamo bisogno che l’ANPI e le altre Associazioni Partigiane continuino ad esistere.

Per le ragioni sopra esposte il Comitato Direttivo Provinciale della CGIL Funzione Pubblica di Treviso, riunitosi in data 18 febbraio 2005, dopo ampia ed approfondita discussione, decide di associarsi all’ANPI (Comitato Provinciale di Treviso) e di finanziare con € 500 l’attività stessa dell’ANPI trevigiana.

Approvato all’unanimità _ Treviso, 18 febbraio

DOCUMENTO SEGRETERIA CGIL TREVISO 24/2/2005

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Diffuse le quote provinciali stabilite dalla Direzione Regionale del Lavoro sul Decreto Flussi. Giro di vite sui permessi ai lavoratori extracomunitari. A Treviso badanti a rischio. La Cgil: "Anziani più soli".

Giancarlo Cavallin, della Segreteria Camera del Lavoro: "A fronte delle 3.000 richieste di regolarizzazione presentate solo il primo giorno, la Direzione Regionale del Lavoro ha stabilito la quota massima di 802 immigrati regolarizzabili in provincia di Treviso, in base al decreto flussi. E’ un colpo basso che non considera le reali necessità del territorio".

Così Giancarlo Cavallin, della segreteria provinciale della CGIL di Treviso, commenta i primi dati diffusi dalla Direzione Regionale del Lavoro.

Al Veneto sono stati concessi circa 4500 stagionali e 5.400 lavoratori extra UE per lavoro non stagionale.- prosegue Cavallin - ma si tratta di un numero di ingressi assolutamente insufficiente a soddisfare la richiesta di manodopera delle imprese e delle famiglie. L’anno scorso, nel 2004, la Commissione regionale per i Flussi, composta da Regione, Sindacato e Associazioni Imprenditoriali aveva richiesto 15.000 lavoratori non stagionali e quasi 10.000 lavoratori stagionali.

La situazione trevigiana rispecchia il trend regionale; c’è la sensazione che, a fronte delle numerose richieste di regolarizzazione, il tetto di 802 posti sia già esaurito. Questi fortunati 800 sono stati scelti in base a criteri cronologici, considerando il giorno e l’ora in cui la domanda è stata spedita (per cui fa fede il timbro postale).
Molti lavoratori extraUE, rimasti fuori da questa graduatoria, si stanno rivolgendo agli sportelli della Camera del Lavoro, per risolvere la questione e si tratta soprattutto di badanti. Il nostro consiglio è di spedire ugualmente la domanda, sperando nell’eventualità che il Governo, considerata la quantità delle richieste di regolarizzazione, decida di integrare il decreto.

Da parte nostra - prosegue Cavallin- faremo pressioni su Regione e alla Direzione Lavoro affinché vengano allargate le maglie di un decreto che non si basa sulle reali necessità di offerta di lavoro del territorio provinciale.
La situazione dei lavoratori immigrati che lavorano in fabbrica, nella maggior parte, è già stata normalizzata negli anni scorsi dalla Bossi-Fini.
In questo momento la categoria penalizzata dal Decreto Flussi è quella delle badanti: sempre più numerose e sempre più necessarie per fronteggiare le esigenze delle famiglie con anziani e disabili. La popolazione trevigiana sta vivendo una fase di invecchiamento e, con l’aumento di anziani soli e la diminuzione dei livelli di welfare locale, le badanti diventano essenziali per garantire buona assistenza. Con il Decreto Flussi, molte donne-badanti, saranno invece costrette a rimpatriare.

La situazione d’emergenza è generalizzata e non riguarda solo Treviso- conclude Cavallin- perché tutte le province sono state colpite indistintamente e la Direzione Regionale Lavoro dovrebbe esortare il Governo ad allargare tutti i parametri. Non sono i giri di vite quello di cui abbiamo bisogno: è necessario gestire l’immigrazione, attraverso l’orientamento, l’informazione e la formazione dei lavoratori e garantire l’accesso effettivo ai diritti (alloggio, formazione, saperi civici, ecc.).

A seguire la tabella con i dati regionali e la suddivisione provinciale.

VENETO QUOTE 2005 Belluno Padova Rovigo Vicenza Verona Treviso Venezia
Albania 6 41 11 15 35 35 54
Tunisia 5 35 16 20 88 30 86
Marocco 2 38 12 9 66 34 29
Egitto 7 11 2 4 4 2 16
Filippine 2 21 3 4 21 32 12
Nigeria 14 27 62 3 28 2 62
Moldavia 5 60 3 6 31 29 31
Sri Lanka 2 19 5 6 74 2 62
Bangladesh 2 49 2 8 16 10 68
Pakistan 3 20 2 13 25 10 22
Altre Nazioni Extra UE
Sett. domestico
153 321 119 204 400 265 304
Altre Nazioni Extra UE
Sett. edilizia
45 131 12 104 65 48 22
Altre Nazioni Extra UE
Sett. diversi
47 260 60 134 85 170 194
Stagionali Extra UE 150 190 250 50 280 100 730
Dirigenti e altamenti specializzati 5 30 5 5 5 15 20
Conversione studio - lav. autonomo 10 95 5 15 15 15 15

Ufficio Stampa _ Treviso, 24 febbraio 2005

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina