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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
Rilevazione dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso su dati della Direzione provinciale del lavoro:nei primi sei mesi del 2006 controllate 471 imprese. 270 non rispettano le regole.
Aziende irregolari, agli artigiani la maglia nera nella Marca.
530 i lavoratori irregolari, di cui 140 non erano a libro paga e 128 ricevevano fuori busta. Per 201 su 701 addetti extracomunitari monitorati riscontrate violazioni. Nel corso dei controlli in provincia emerse 427 violazioni amministrative e 41 ipotesi di reato.
Lo ha detto oggi il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso Paolino Barbiero, commentando il risultato di una rilevazione effettuata dall'Ufficio Studi della Camera del Lavoro sui dati della Direzione provinciale del Lavoro relative alle statistiche sull'attività di vigilanza compiuta nei primi sei mesi dell'anno in corso.
471 le aziende visitate da gennaio a giungo 2006, di cui 434 su richiesta, 25 su iniziativa e 12 per rivisite. 270 le irregolarità rilevate: 6 casi nelle grandi imprese, 38 nelle piccole e medie, 116 nell'artigianato, 84 nell'area del commercio, del credito e delle imprese di assicurazione. 427 sono state le violazioni amministrative accertate, di cui ben 301 relative al collocamento ordinario e 52 riferibili al prospetto paga; 41 le ipotesi di reato, di cui 18 associate alla disciplina degli appalti. 2 quelle per violazione della tutela fisica delle lavoratrici madri.
530 i lavoratori irregolari identificati nel corso dei controlli; tra questi 128 sono casi riferibili a fuori busta, 140 i lavoratori non iscritti a libro paga, 170 gli stranieri, 2 per doppio lavoro, 2 pseudo artigiani, 88 casi diversi.
Su 701 lavorati extracomunitari impiegati nelle aziende controllate 201 sono risultati irregolari. Di questi 29 non avevano il permesso di soggiorno.
"Questi dati, ha spiegato il segretario della Camera del Lavoro trevigiana, ci preoccupano in senso assoluto ma anche se confrontati con il bilancio dei controlli compiuti nell'intero arco dell'anno precedente. In tutto il 2005 le aziende con irregolarità erano 408, quindi nel primo semestre del 2006 siamo andati ben oltre il 50%, così come siamo in trend di crescita anche per quanto riguarda il numero di lavoratori.
"A chi si oppone ad una maggiore presenza del servizio ispettivo in questa provincia, ha concluso Barbiero, la Cgil oppone con forza la necessità resa evidente dei fatti di ripristinare una legalità che non ha solo lo scopo di tutelare i lavoratori ma anche di garantire uno svolgimento corretto del gioco della concorrenza fra soggetti produttivi.
Il nostro sistema economico non ha nessun interesse a far disputare una partita senza arbitro, che non favorisce i migliori ma incentiva i più furbi, che sono anche quelli che offrono le peggiori condizioni di lavoro. Alle stragrande maggioranza delle imprese che si comportano con lealtà chiediamo di rifiutare la logica imposta dagli imbroglioni, quella per cui maggiori controlli sarebbero vessatori e polizieschi, e di convergere su una grande mobilitazione per la legalità, in difesa degli interessi dei lavoratori e delle stesse aziende".
Ufficio stampa
Ricerca dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso sul fenomeno
evasione fiscale e lavoro sommerso, i numeri in Veneto:
da 145.231 controlli realizzati nel 2005 emersi oltre 163 milioni e mezzo di maggiori imposte e quasi 72 milioni e 500 mila euro di omissioni contributive.
Preoccupano anche la diffusione del lavoro sommerso e le irregolarità nell'utilizzo dei collaboratori. Il segretario della Camera del Lavoro Barbiero: "Serve un patto con il mondo delle imprese"
CONTROLLI FISCALI
Sul totale di 37.618 controlli effettuati nel 2005, 531 hanno riguardato riguardano soggetti produttivi di piccole dimensioni, 309 soggetti di media dimensione e 42 sono relativi a soggetti di grandi dimensioni. Ben 9.624 sono stati gli studi di settore mentre 4.602 controlli fanno riferimento a scontrini e ricevute fiscali.
La provincia "più controllata" è stata quella di Verona, con 6.981 verifiche, seguita da Venezia (6.935), Vicenza (6.468), Padova (6.712), Treviso (5.918), Rovigo (2.783) e Belluno (1.821). Il tasso di positività delle verifiche (cioè la percentuale di irregolarità su numero di visite) è risultata del 96,33%, con un tasso di positività delle verifiche (sussistenza dell'irregolarità) del 100%. Nel 50,21% dei casi si è arrivati all'utilizzo di istituti deflativi del contenzioso; 7.217 accertamenti sono stati definiti con adesione, 4.435 con acquiescenza.
LAVORO NERO
Non è un quadro incoraggiante quello che emerge dalle verifiche sulle irregolarità contrattuali condotte in Veneto . La ricerca della Cgil trevigiana, infatti, evidenzia come dagli ultimi dati completi disponibili (quadriennio 2000-2003, rapporto stilato dall'Osservatorio Veneto sul lavoro sommerso) emerga un valore di 64.000 lavoratori in nero accertati.
> In particolare risulta un tendenziale in crescita nella percentuale di aziende irregolari, che sono il 54,1% di quelle sottoposte a verifiche. Nel confronto fra gli ultimi due anni di controlli di cui sono disponibili dati ufficiali (2202 e 2003) le percentuali maggiori di incremento spettano a Rovigo, che passa dal 36% del 2002 al 52,5% del 2003, e a Treviso, che vede la percentuale di aziende irregolari tra quelle controllate salire dal 38% al 60,78%.
In quattro anni di controlli sono stati accertati 174 lavoratori irregolari in quanto utilizzatori di welfare, 839 pensionati, 163 doppiolavoristi, 380 minori, 14.121 stranieri irregolari, 37.118 facenti riferimento ad altre infrazioni, per un totale di 53.033 lavoratori impiegati in violazione della legislazione vigente.
"Di fronte a questi numeri, ha detto il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso Paolino Barbiero, c'è da restare stupefatti nell'ascoltare le ragioni di chi paventa il rischio di un inasprimento poliziesco e iniquo dei controlli. Il primo dovere dello Stato è garantire la legalità, facendolo certo con decisione nel Sud senza per= nascondere, magari a fini politici, i problemi al Nord. Chi parla di vessazione dei ceti produttivi e degli autonomi ha evidentemente la coda di paglia; quella per l'emersione dell'evasione fiscale e del lavoro nero è una battaglia che in realtà dovrebbe vedere fianco a fianco sindacati e imprese.
Invece c'è un cosiddetto ceto produttivo del Veneto che non solo se ne infischia delle regole ma che indulge nell'autocommiserazione, nell'apologia della tesi dello Stato invadente, arrivando talora persino a giustificare l'evasione".
Lavorazione dei suini, la Cgil propone un patto per la filiera.
Alla luce della crisi del Salumificio del Montello e sulla scorta di voci preoccupanti sul destino del "Becher" il sindacato vuole coinvolgere Regione, Provincia e imprese per un progetto di rilancio che favorisca la creazione, nella Marca, di un vero polo del settore.
Lo hanno detto oggi il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso Paolino Barbiero e il segretario provinciale della Flai Cgil Ugo Costantini.
"Il fallimento del Salumificio del Montello, si legge in una nota congiunta, rappresenta un colpo durissimo al settore della macellazione suina, che in provincia di Treviso, e in Veneto, rappresenta un comparto strategico dell'intero agroalimentare. Peraltro a questo fallimento si aggiunge l'incertezza sul destino del "Becher" che, alla fine del contratto di affitto d'azienda da parte di un imprenditore del veneziano che ha permesso il rilancio industriale dell'attività, potrebbe passare di mano a una cordata interessata al più a rilevare il marchio, con il rischio di spostamento dell'intera produzione in altre regioni, quindi con gravissime conseguenze sia dal punto di vista occupazionale, anche rispetto all'intera filiera, che da quello del posizionamento dell'industria trevigiana della macellazione e trasformazione della carne suina".
"Il sindacato, hanno concluso Barbiero e Costantini, è pronto a dare il proprio contributo con senso di responsabilità, in una logica di approdo ad un progetto di rilancio che mantenga la provincia di Treviso come area centrale di questo importantissimo settore".
Collegamento esterno: Sito Associazione Produttori della Carne
Studio della Camera del Lavoro trevigiana: nella Marca in tre anni solo 18 mila offerte di lavoro a fronte di 65.000 richieste.
Barbiero: "Non piace alle imprese, che preferiscono i loro canali. Ma è una grande innovazione che va potenziata". Intanto in provincia le atipicità e i contratti di somministrazione regolano oltre il 60% dei nuovi rapporti.
18.000 posti offerti a fronte di oltre 65.000 curricula inseriti, con un rapporto squilibrato di 1 a 4 tra disponibilità di lavoro dichiarata e ricerca di una occupazione.
8.000 le aziende che, apparentemente, hanno ricercato occupati in questo triennio; ma secondo la Cgil, il fabbisogno che traspare dall'attività di E-labor è sottostimato. "Siamo preoccupati, spiega Barbiero, per quello che si annuncia il mezzo fallimento di uno strumento che, in realtà, pu= invece essere considerato la più importante innovazione degli ultimi anni. Con E-labor, infatti, non si ha a disposizione solo un semplice data base per l'incontro tra la domanda e l'offerta, ma si tende anche ad analizzare il fabbisogno delle aziende rapportandolo alle competenze dei lavoratori, che con E-labor si vedono messi a disposizione anche occasioni relative ai programmi di formazione e riqualificazione professionale. Purtroppo assistiamo ancora alla prevalenza da un lato della chiamata diretta da parte delle imprese, dall'altro del fai da te di chi cerca un posto di lavoro, metodologia questa che per= tende gradatamente ad escludere chi è in possesso soltanto di basse competenze".
"C'è bisogno di novità nello scenario del mercato del lavoro, attacca il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, se si tiene conto che il tasso di disoccupazione non scende dal livello attuale, che varia tra il 4,2 e il 4,5% ( con un aumento dei disoccupati di lunga durata) e che atipicità e contratti di somministrazione regolano oramai il 62,1% dei rapporti di lavoro in questa provincia, mentre cala il part time e il lavoro a tempo indeterminato rappresenta solo il 28% dei nuovi ingressi. Inoltre il dato secondo cui il 34% delle assunzioni riguarda figure difficilmente reperibili evidenzia una spaccature fra competenze e fabbisogno del sistema economico che non pu= essere risolta solo con la Borsa del lavoro, cioè il mero intreccio fra richieste e offerte di occupazione"."Appare quindi urgente potenziare il sistema di E-labor, ha concluso il segretario generale della Cgil trevigiana, rendendolo cardine di tutto il sistema di collocamento e in filiera con le azioni dei privati, arricchendo il panorama del mercato del lavoro trevigiano con un sistema della formazione successiva alla scuola che permetta ai giovani ma anche agli over 40 di acquisire nuovi e più elevati saperi. Su questo proponiamo una riflessione alle categorie economiche e alle istituzioni locali, avvertendo che esiste il rischio concreto di uno smantellamento graduale del collocamento pubblico e del sistema di controllo e verifica delle dinamiche occupazionali".
Collegamento esterno: E-Labor Veneto| CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 | Risali la pagina |