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Comunicati Stampa

NOVEMBRE 2007

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA    09_11_2007

Loghi Cgil, Cisl, Uil

MERCOLEDÌ 14 novembre 2007
Assemblee e volantinaggi in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati della Marca Trevigiana

INNANZI TUTTO: SICUREZZA!
È questa la giusta rivendicazione dopo una serie di gravi incidenti e di morti sul lavoro che anche in questi mesi hanno interessato la nostra provincia.
Alcuni di questi incidenti hanno interessato aziende importanti e ben strutturate, come la De Longhi e la 3B, non molto tempo fa anche la Zanussi. Quasi ogni giorno la stampa ci riporta un bollettino di sangue che riguarda cantieri e piccole imprese.

Ciò significa che in ogni luogo di lavoro serve una responsabilità straordinaria verso la salubrità dell’ambiente, la prevenzione dei rischi presenti nelle diverse fasi lavorative e la messa in sicurezza delle macchine e degli impianti.
Inoltre è necessaria una decisa svolta in materia di legalità, di contrasto del lavoro nero e di stabilizzazione dei rapporti di lavoro.

link Leggi la versione completa del comunicato
link Piattaforma sulla sicurezza: obiettivi prioritari

COMUNICATO STAMPA    13_11_2007

Paolino Barbiero

Gentile Presidente Tomat, ha scritto bene, nel suo intervento pubblicato nei giorni scorsi dalla stampa locale, che non si deve consentire la permanenza nel nostro Paese a persone che non hanno rispetto "delle leggi e delle regole che organizzano il nostro vivere civile", aggiungendo "tanto più in condizioni di degrado e precarietà che possono favorire comportamenti deviati e/o criminali".

Preso atto anche dei suoi richiami all'esercizio della politica di repressione, posizione comprensibile perché la delinquenza indubbiamente va affrontata anche in questa maniera, e del suo lamentare lo scaricabarile della politica, sarebbe interessante approfondire con Lei le cause che determinano, per molti di questi migranti, le sopraccitate condizioni di degrado e precarietà.
Questo Paese, e soprattutto questa parte dell'Italia hanno fatto del bisogno di manodopera immigrata un elemento su cui costruire la crescita del sistema manifatturiero.

E' anche da questo che è nata la politica delle quote, ovvero quella sorta di armonizzazione dell'immigrazione con il fabbisogno del sistema produttivo, uno schema che declina la mobilità globale delle persone e i fenomeni migratori secondo una logica meramente mercantilista.
La stessa, peraltro, che guida anche la legge Bossi-Fini, che ha in più la complicazione, quasi un paradosso, per cui l'immigrato che chiede il permesso di lavoro dovrebbe dimostrare una adeguata fonte di reddito e un alloggio consono pur essendo però ancora, al momento della domanda, nel paese d'origine o qui come clandestino.

Ma non è questo il punto. Il mio invito a ad una riflessione sul contributo che il sistema produttivo riesce a dare all'integrazione dei lavoratori migranti e quindi alla sicurezza delle nostre città; o, piuttosto, di quanto le condizioni di lavoro offerte a queste persone contribuiscano a quella precarietà e a quel degrado che Lei, giustamente, indica come elementi che possono favorire comportanti di devianza sociale e criminalità.

Nella caotica recente fase di rinnovo dei permessi di soggiorno, la Cgil ha assistito all'incirca 10 mila lavoratori migranti, registrando il preoccupante e crescente fenomeno dell'inadeguatezza delle condizioni di occupazione, per quanto riguarda il reddito, di molti cittadini extracomunitari, che arrivano in Italia per fare sempre più spesso lavori stagionali, saltuari, precari. Cresce la quota dei contratti a termine ma manca una definita procedura per gli arrivi e, eventualmente, per rimpatri alla scadenza del contratto. E' come avere a che fare con lavoratori in missione all'estero, che però, contrariamente alle buone regole a cui noi siamo abituati, devono preoccuparsi di arrivare qui da soli, di trovarsi una casa da soli, persino di rimpatriarsi da soli.

Davvero, presidente Tomat, pensa che un cittadino del Bangladesh, che proviene da un paese dove l'aspettativa media di vita è di 50 anni e che giunge in Italia per sfuggire alla fame e alla miseria, alla fine del contratto prenda e decida di ritornare nell'inferno sociale da cui proviene? O piuttosto: non sarà tentato di provare a restare? La questione, evidentemente, non è solo di ordine pubblico. Perché, presidente Tomat, io credo che la qualità dell'occupazione che viene offerta ai lavoratori migranti sia uno dei fattori che determinano i rischi di residualità sociale ed emarginazione; la precarietà di cui Lei parla è, diciamocelo con franchezza, anche la precarietà del lavoro.

Se la Romania è un paese dove, malgrado l'evidentemente alto numero di romeni, non si registrano gli stessi gravi episodi di cronaca nera avvenuti in Italia, forse è anche perché in quel paese le imprese industriali italiane, venete e trevigiane, hanno offerto, pur con molte contraddizioni, stabilità e prospettive di nuovo benessere. Tutt'altro, riconoscerà anche Lei, rispetto ai contratti a termine da far firmare a uomini e donne con l'esistenza in scadenza come uno yogurt, che prima o poi finiranno sul ciglio del baratro di quell'esclusione e di quella povertà che sono anche il viatico all'emarginazione e alla delinquenza.

Tra i bisogni del sistema produttivo, che può ben avere necessità di flessibilità, e la dignità delle persone, deve pur esistere un punto di equilibrio, capace di mettere d'accordo la vita decorosa dei migranti con la crescita economica e il nostro giusto e urgente bisogno di sicurezza. E' allora opportuno che tutti facciano responsabilmente la loro parte, che nessuno scarichi il barile fingendo di non vedere i propri piccoli o grandi pezzi di responsabilità. Evitando che certi vantaggi privati siano pagati, e non solo dal punto vista monetario, dall'intera collettività.

Solo così possiamo pensare di prosciugare la grande e piccola criminalità e far crescere il "saper essere" e il "saper fare" di centinaia di migliaia di persone che hanno il diritto di aspirare a qualche cosa di più del semplice sfuggire alla povertà.

Paolino Barbiero Segretario generale Cgil provinciale Treviso

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