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Comunicati Stampa

MAGGIO 2008

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

SIGNIFICATO DEL PRIMO MAGGIO     01_05_2008

1° Maggio

Il primo maggio è una festa senza condizioni che racchiude significati profondi, pertanto non deve essere limitata nella sua portata mondiale da situazioni contingenti relative a questa o quella delle classi sociali, o riferibili esclusivamente a particolari aree geografiche.
E' una ricorrenza che segna un punto fermo di riflessione intorno all'evoluzione che, nel tempo e con vicende alterne a volte dolorosissime, il lavoro e le condizioni di lavoro hanno assunto nel nostro paese e nel mondo intero dove persistono situazioni di sottosviluppo tale da generare non soltanto l'assenza di lavoro, ma vere piaghe come il lavoro minorile e le stragi da fame.

E' di oggi l'allarme dell'Onu sulla scarsità di cibo che aggrava ulteriormente la crisi mondiale dell'alimentazione, dettata anche dalle politiche di alti costi dei fertilizzanti e dell'energia, interventi connessi alle politiche di sfruttamento e di governo delle finanze in mano prevalentemente alle multinazionali. Il lavoro inteso come risorsa vitale - nel rispetto della dignità delle persone e per l'affermazione del diritto fondamentale di ognuno di partecipare alla crescita globale delle popolazioni - rimane un elemento edificante delle comunità.

Gli spostamenti delle popolazioni, spesso dettati dalla ricerca della sopravvivenza, sono un fattore che viene ancora sottovalutato nella sua portata globale, riducendolo spesso a un conto, o tornaconto economico, mentre le sue dimensioni, si pensi a 2,4 milioni di stranieri regolari in Italia, stanno a dimostrare da un lato lo squilibrio eccessivo nella distribuzione delle risorse e dall'altro l'insufficienza delle azioni internazionali di sviluppo nei paesi in sofferenza. La regolazione ordinata delle migrazioni è possibile in rapporto alle capacità e alle volontà politiche delle singole nazioni e degli organismi internazionali, di attuare interventi efficaci finalizzati all'impianto di economie, di produzioni e di mercati a livello locale tendenti all'autosufficienza. Un primo maggio all'insegna del valore della persona e della potenzialità che ogni cittadino può utilizzare per il miglioramento delle proprie condizioni personali e famigliari, dove la risorsa rappresentata dal lavoro è la linfa vitale.

Allora, l'occupazione e la retribuzione sono questioni di primo piano sulle quali si devono sfidare il futuro dei lavoratori e lo sviluppo delle aziende, contro il rischio di impoverimento dei livelli economici e sociali e di un calo difficilmente accettabile del tenore di vita, oggi piuttosto elevato. Valorizzare le risorse locali, non solo è possibile ma è anche conveniente, nel rispetto dei principi istituzionali della pacifica convivenza, della sicurezza e della solidarietà, non limitandoli ai nostri confini territoriali, dato l'interesse economico e culturale che imprese e lavoratori italiani possono esprimere nella rete globale dei mercati e delle produzioni, delle economie e del turismo.

Unificando gli intendimenti per salvaguardare la sicurezza nei luoghi di lavoro, la salute, i livelli economici, le soluzioni occupazionali per coloro che sono coinvolti in processi di ristrutturazione, nonché una scala di priorità a garanzia in primo luogo delle parti sociali più deboli, è possibile superare un momento che presenta certamente difficoltà e preoccupazioni.
Vanno ricercate convergenze e soprattutto valorizzate le rappresentanze abilitate al confronto e alla contrattazione, consapevoli che gli accordi, qualora rispettati, sono la migliore garanzia di crescita dell'economia e del lavoro e conseguentemente di coesione sociale.

Le generazioni più giovani nutrono aspettative e speranze di potersi affermare professionalmente e di acquisire una stabilità economica che solo il lavoro continuativo può dare, perciò sarebbe pura miopia non dedicare uno sforzo eccezionale verso la formazione, la qualificazione dei lavoratori compresi coloro che devono utilizzare la mobilità, il miglioramento e la modernizzazione del lavoro e dei luoghi di lavoro affinché le persone possano partecipare consapevolmente alla crescita propria e del contesto produttivo ove operano.

Certo, le scelte come quella di mantenere aperta il primo maggio l'attività aziendale nell'outlet di Polegato, al di là delle parole che a volte sembrano moderne, indica invece un razzolare all'indietro, esprimendo un certo nuovismo che non contiene nessun valore di fondo, bensì una trovata di vuota quotidianità, cioè una scelta di corto respiro. Oggi, ma anche domani, una attenta valutazione va fatta riguardo le condizioni degli anziani e di coloro che non sono autosufficienti, di quella parte della nostra società, trevigiana, verso la quale non sono affatto adeguati gli interventi economici e assistenziali. Noi saremo a Vittorio Veneto, per festeggiare una ulteriore partenza nel cammino della tutela individuale e collettiva dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini, dedicando alle donne un particolare omaggio per il loro contributo alla crescita civile e democratica.

Gianni Girardi – presidente del Comitato Direttivo CGIL provinciale

COMUNICATO STAMPA     01_05_2008

1° Maggio

Dopo 12 anni manifestazione del sindacato per la Festa dei lavoratori
Primo Maggio, la Cgil torna in piazza a Vittorio Veneto.
Paolino Barbiero (Cgil) e Pierluigi Cacco (Spi Cgil) : "Parole d'ordine: lavoro, reddito, pensioni e sicurezza, nel lavoro e sociale. Festa dedicata anche al tema della multiculturalità e dell'immigrazione, perché il lavoro è il punto più alto dell'integrazione".

"La Cgil, insieme con il sindacato dei pensionati Spi, torna in piazza il Primo Maggio, dopo 12 anni e ricominciando da Vittorio Veneto, dove si era tenuta l'ultima grande celebrazione pubblica della Festa dei Lavoratori". Lo hanno detto oggi il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso Paolino Barbiero e Pierluigi Cacco, segretario generale provinciale dello Spi di Treviso, annunciando che la Cgil e lo Spi saranno in Piazza del Popolo, giovedì prossimo, per celebrare il Primo Maggio a Vittorio Veneto, alla presenza anche del sindaco della cittadina e del presidente della Provincia di Treviso.

"Per un decennio, hanno spiegato Barbiero e Cacco, il sindacato ha fatto coincidere l'impegno per una testimonianza concreta dei valori del Primo Maggio con un lavoro sulle scuole, realizzato in collaborazione con la Provincia di Treviso, mentre era venuta meno la rappresentazione pubblica, ovvero la grande manifestazione. Dopo la pausa di riflessione dell'anno scorso abbiamo deciso di riportare tra la gente le bandiere e le battaglie della Cgil, facendo coincidere il filo conduttore locale con quello che è il tema della mobilitazione sindacale a livello nazionale: l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, più reddito e più sicurezza, nel lavoro, sul territorio, nelle condizioni sociali e per i pensionati".

"Vogliamo coniugare a livello provinciale il tema economico e quello della sicurezza richiamando all'attenzione il lavoro di confronto condotto con le Istituzioni trevigiane. Riteniamo che sia giusto accendere i riflettori sul piano provinciale del lavoro, teso a favorire la stabilità dell'occupazione e a una copertura uniforme degli ammortizzatori sociali, strutturati su base locale per rispondere ai bisogni del territorio, tanto quanto è utile rimarcare il grande lavoro che, per un anno, ha visto Cgil, Cisl e Uil affrontare con le istituzioni, le categorie economiche e gli enti preposti alla vigilanza, il tema della sicurezza sul posto di lavoro, per dare concretezza alla realizzazione di un progetto sperimentale a Treviso, da attuare nella Marca in collaborazione con l'Inail e in cui il contrasto degli infortuni avvenga sia sul piano di un più rigoroso rispetto delle norme sia attraverso una più efficace prevenzione che sappia essere anche promozione della cultura della sicurezza".

"Sarà, hanno concluso Barbiero e Cacco, una festa colorata, aperta al tema della multiculturalità e dell'immigrazione, nodi sociali strettamente legati all'occupazione, perché il lavoro, oltre che fonte di sostentamento, è anche il punto più alto dell'integrazione. Questo significa che la Cgil vuole riproporre con forza la necessità e l'esigenza di affiancare alla lotta per l'affermazione della legalità anche quella che ha come obiettivo quello di dare al lavoro migrante le stesse caratteristiche di quello offerto agli italiani. Anche i recenti fatti riportati dagli organi di informazione ci portano ad evidenziare come spesso gli episodi di cronaca nera di cui si rendono protagonisti gli immigrati sono il risultato di condizioni di illegalità, ad esempio il lavoro nero, che in alcuni settori della nostra economia, soprattutto nell'edilizia e nell'ambito dell'assistenza domiciliare agli anziani, ha oramai raggiunto e ampiamente superato il livello di guardia. La lotta all'illegalità è anche quella che si deve condurre contro chi, tra gli italiani, sfrutta le condizioni di debolezza dello straniero e alimenta così la clandestinità".

Treviso, 28-4-2008 Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA     14_05_2008

Treviso, Ponte San Francesco

I timori del sindacato in vista della cancellazione dell'imposta comunale sulla prima casa.
Ici, altolà Cgil: no a tagli dei servizi o aumento della pressione fiscale.
Barbiero: "Inaccettabile una redistribuzione al contrario o un inasprimento della tassazione, che è già salita del 10% rispetto alle compensazioni dei mancati trasferimento da Roma".
Secondo una ricerca dell'Ufficio Studi, realizzata in collaborazione con il dipartimento Welfare locale dello Spi Cgil, la cancellazione dell'Ici sull'abitazione principale ridurrà il gettito di oltre 44 milioni.

"Nessun intervento sulla fiscalità locale in compensazione del taglio dell'Ici sulla prima casa e nessun taglio ai servizi. La manovra deve essere chiaramente a costo zero per le amministrazioni comunali e non può comportare una redistribuzione della ricchezza al contrario".
Lo ha detto oggi il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso Paolino Barbiero, commentando i dati contenuti in una ricerca, realizzata dall'Ufficio Studi della Cgil provinciale in collaborazione con il dipartimento Welfare locale dello Spi Cgil di Treviso, sulla fiscalità locale in provincia di Treviso.

Dallo studio emerge come la cancellazione dell'Ici sulla prima casa comporterebbe, in provincia di Treviso, una diminuzione di entrate complessiva pari a 44.138.332 euro, ovvero il 25,34% dell'itero gettito Ici, equivalente all'8,92% del gettito fiscale totale.
Ma la distribuzione sul territorio degli effetti della manovra prevista dal nuovo Governo sono diversi: vi sono infatti comuni in cui la prima casa è il 50% del gettito complessivo Ici e altri, ad esempio Arcade, in cui rappresenta addirittura l'80%.
"A situazione vigente – sottolinea Barbiero - rispetto alle previsioni dell'ultima finanziaria sul gettito Ici avrebbe già ampiamente agito il rilevante aumento delle detrazioni previsto nell'ultima manovra del governo Prodi. Ma è chiaro che il nuovo esecutivo vuole portare a casa l'effetto complessivo, visto che a giugno dovrebbero arrivare i bollettini di pagamento degli acconti". Le poste più sostanziose, per quanto riguarda l'Ici in provincia di Treviso, si legge nel documento realizzato dall'Ufficio studi Cgil e dal dipartimento Welfare locale dello Spi, provengono dalle voci "altri fabbricati " (104.242.370 euro), "aree fabbricabili" 819.801.812 euro) e terreni agricoli (5.994.094 euro). Per un totale Ici che, a fronte di una popolazione di 857.518 residenti, è nella provincia pari a 174.189.916, cioè il 35,19% delle entrate complessive che sono pari a 494.940.342.

"Va annotato, torna a dire Barbiero, che negli ultimi 3 anni l'aliquota sulla abitazione principale non ha subito sostanziali incrementi, rimanendo oscillante tra un minimo del 4 e del 6 per mille, con la detrazione che sta tra i 103 e i 150 euro, salvo alcune eccezioni che le portano fino a 180 o addirittura 300 euro.
"La manovra sull'Ici ha come oggetto la prima casa in quanto tale, non guarda né alla situazione reddituale della famiglia né ai valori catastali, salvo le eccezioni previste. Questo ha conseguenze importanti: la prima è che se la diminuzione del gettito comportasse un taglio ai servizi, il saldo per i nuclei a reddito medio basso potrebbe passare da positivo a negativo, ovvero la riduzione di servizi costerebbe di più dei benefici dovuti alla cancellazione dell'imposta. Questo instaurerebbe un regime di redistribuzione al contrario che non possiamo non solo accettare, ma neppure immaginare".

Ma la Cgil punta l'attenzione anche sul possibile amento della pressione fiscale diretta e indiretta.
Negli ultimi anni, secondo la ricerca, la tassazione diretta a cui sottoposti i trevigiani risulta infatti complessivamente aumentata, con una media del 10%, rispetto a quanto si sarebbe dovuto recuperare come compensazione dei mancati trasferimenti dal centro alla periferia decisi dai precedenti governi di centrodestra e centrosinistra. Con un risultato che colloca l'addizionale Irpef al 6,37% delle entrate complessive, per un totale di 31.509.564 euro annui. "I timori di manovre fiscali locali che puntino al rialzo – dice Barbiero – non riguardano soltanto l'addizionale Irpef, ma anche tutta la "giungla" delle imposte indirette, tasse e tariffe, come quelle per i rifiuti, il trasporto pubblico locale, i consorzi di bonifica, le rette delle case di riposo, che possono essere spalmate sulla cittadinanza a prescindere dal reddito e da altre manovre a livello nazionale. Del resto se il taglio dell'Ici non è compensato da altre entrate certe, i Comuni non avranno molte alternative: o taglieranno i servizi o aumenteranno le entrate. Quindi: il governo nazionale non può incassare il risultato di operazioni di immagine a scapito dei territori".

"Siamo in attesa di vederci chiaro, ha concluso Barbiero, nel frattempo la proposta che noi facciamo guarda al recupero dell'elusione e dell'evasione anche a livello locale, augurandoci un riforma dell'intricata rete di sgravi fiscali alle imprese. La sostanza è semplice: ci opporremo a qualsiasi riduzione del reddito disponibile per compensare il taglio dell'Ici, non può essere che il doppio di quello che entra dalla porta esca poi dalla finestra. Sono tutte questioni che, con Cisl e Uil, intendiamo portare al tavolo del confronto con le amministrazioni locali, con cui abbiamo appena concluso un giro di incontri e di confronti che ha riguardato tutti 95 comuni della Marca.
La piattaforma sindacale indica una soluzione attraverso la riorganizzazione della macchina amministrativa, le economia di scala fra diversi Comuni per coprire insieme alcuni servizi, il recupero degli sprechi, il tutto per realizzare un sistema di servizi efficiente, un welfare universale che non si limiti a calmierare il disagio sociale, ma sia vero strumento per la crescita".

link Documentazione attinente l'Ici nella provincia di Treviso da scaricare(formato *.pdf):
- Aliquote Ici nei 92 Comuni della provincia di Treviso
- Fiscalità locale sugli immobili

COMUNICATO STAMPA     15_05_2008

Aereoporto

I timori del sindacato dopo l'annuncio dell'abbandono di Tnt.
"Canova", per la Cgil si rischia la "Cattedrale nel deserto"
.
Barbiero (Cgil) e Furlan (Filt): "Dall'inaugurazione della nuova aerostazione ad oggi solo passi indietro, siamo di fronte alla dismissione delle attività aeroportuali in senso stretto. Da Gentilini, al sindaco di Treviso Gobbo, dal presidente di camera di Commercio a quello della Provincia Tessari a Muraro, passando per l'amministratore delegato di Save Enrico Marchi, un sacco di gente che deve risposte sul senso degli ingenti investimenti pubblici".
Preoccupazione anche sul fronte della tenuta delle soglie occupazionali.

"Adesso in tanti dovranno dare delle spiegazioni sul perché, dalla data dell'entrata in funzione della nuova aerostazione in avanti, il "Canova" di Treviso ha fatto solo passi indietro, in una situazione che dimostra, giorno dopo giorno, come l'aeroporto sia di fatto in smobilitazione". Lo hanno detto oggi il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso Paolino Barbiero e Giuseppe Furlan, della segreteria Filt-Cgil Trasporti provinciale.

"Il trasferimento di Tnt a Bologna come effetto dell'inadeguatezza tecnica dello scalo sommata a scelte strategiche del vettore, hanno detto Barbiero e Furlan, si somma al dato negativo rappresentato dall'orami imminente definito spostamento a Venezia di Ups. Il contraccolpo sull'occupazione c'è stato, in particolare sulla filiera dei contrattisti e dei lavori esternalizzati, anche se ammortizzato da riorganizzazioni delle attività, soprattutto da parte delle cooperative di servizio. Resta però il dato fondamentale: Treviso si caratterizza sempre più come aeroporto a cui rimane solo il traffico civile, peraltro legato in prevalenza alla presenza di una sola compagnia.
Per di più l'effetto sul bilancio provocato dalla dipartita di Ups e Tnt rende difficilmente ipotizzabile, anche in presenza della concessione quarantennale, che vi possano essere le risorse per i consistenti investimenti necessari all'ottenimento della seconda categoria e quindi ad un salto di qualità sotto il profilo tecnico. Non è escluso che anche la compagnia low cost che oggi assorbe la quasi totalità del traffico del Canova possa decidere, prima o poi, di abbandonare una aerostazione inadatta".

"Siamo di fronte,continuano il segretario generale della Camera del Lavoro trevigiana e il componente della segreteria provinciale dell Filt, ad una dismissione dell'asset industriale legato alle attività aeroportuali in senso stretto.
Cosa clamorosa, se si pensa alle ingenti quantità di denaro pubblico investite sulla costruzione della nuova aerostazione. Il Comune sapeva? E' per questo che si è andati al con cambio a quelle condizioni, peraltro seguendo una logica di accordo spartitorio politico? Quale è la vera politica di Save sull'aeroporto di Treviso? E il presidente trevigiano di Aertre dove è, cosa dice?".

"A tutto questo, aggiungono Barbiero e Furlan, come beffa oltre il danno, si deve aggiungere l'inutilità delle pagine scritte sul Piano strategico provinciale da Provincia e Camera di Commercio. Tutte belle parole sulla crescita del settore turistico della Marca, che avrebbe dovuto beneficiare dello sviluppo di una infrastruttura che ora rischia di diventare invece una cattedrale nel deserto. Ma quale polo strategico, ma quale sinergia Treviso-Venezia: chi può dare oggi garanzie sul fatto che il Canova non diventerà inutilizzabile e inutile? Se c'è batta un colpo".

"La Cgil,concludono Barbiero e Furlan, esprime la propria preoccupazione anche per gli effetti diretti e indiretti che questa situazione potrebbe avere sull'occupazione locale. Da Gentilini, che nel '96 si adoperò per ridare un futuro allo scalo, al sindaco di Treviso Gobbo, dal presidente di Camera di Commercio Tessari a quello della Provincia Muraro, passando per l'amministratore delegato di Save Enrico Marchi, c'è un sacco di gente che deve risposte chiare ai trevigiani e non solo ".

Treviso, 15-5-2008

COMUNICATO STAMPA     22_05_2008

Migranti

Fatto gravissimo in una fabbrica trevigiana, appesi "avvisi venatori" contro gli stranieri.
Razzismo, ritrovato volantino che invita alla "caccia ai migranti".
La Cgil: pianta nauseabonda che cresce in un clima autoritario.
Il segretario Barbiero: "Guai a sottovalutare questi segnali. Appello alle istituzioni e alle categorie economiche : fronte comune per spegnere i piccoli ma insidiosi focolai di follia".

"Il clima da svolta autoritaria che stiamo vivendo in questi giorni è l'humus putrido su cui cresce e si fortifica, anche nella Marca, la pianta nauseabonda e delirante del razzismo".

Lo ha detto oggi il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso Paolino Barbiero, commentando il ritrovamento, in un fabbrica dell'area pievigina, di un volantino che invita alla "caccia di selvaggina migratoria: rumeni, albanesi, kossovari, talebani, afgani, zingari e extracomunitari in genere" (vedi fax inviato da Ufficio Stampa Cgil Treviso).

"Abbiamo già segnalato il fatto al Prefetto di Treviso, ha detto Barbiero, guai a sottovalutare questi segnali confinandoli alla goliardata. Di pagliacciata in pagliacciata si marcia spediti verso un clima sociale razzista e xenofobo".

"Le questioni della legalità e della regolamentazione dell'immigrazione, ha proseguito il segretario della Camera del Lavoro di Treviso, non hanno nulla a che fare con quanto accade qui nel trevigiano, come purtroppo registriamo in altre parti del Paese. C'è una differenza abissale tra il reclamare più sicurezza o anche richiedere una legislazione più severa per quanto riguarda ingressi, clandestinità ed espulsioni, e la xenofobia che ci porta dritti al razzismo, senza dimenticare la piaga dello sfruttamento degli irregolari. Questo è il volantino ritrovato: solo razzismo, solo odio nei confronti di qualcuno per la semplice ragione che si tratta di uno straniero".

"Alle Istituzioni locali chiediamo tolleranza zero e un contributo intelligente a spegnere questi piccoli ma insidiosi focolai di follia. La difesa e la promozione della legalità non possono avvenire a senso unico e cioè solo contro gli immigrati, dove e quando questi siano fuori dalla legge. Sottovalutare il fenomeno significa gettare i semi per uno scontro cercato e voluto che, se possibile, peggiorerà di fronte alle seconde generazioni di immigrati, uomini e donne nati e cresciuti in Italia contro che rischiano un futuro di segregazione sostanziale perché di pelle o religione diversa. Gli esempi che ci vengono dalla Francia e dalla Gran Bretagna dovrebbero rappresentare un monito".

"La Cgil nel segnalare a tutte le autorità competenti la gravità dei fatti, che si innervano in un clima sempre più aspro all'insegna di spinte alla xenofobia sempre più evidenti, tollerate o persino di natura "istituzionale", fa appello a tutte le categorie economiche della provincia trevigiana affinché nel mondo del lavoro e dell'impresa, a cui si intreccia in maniera evidente la questione della immigrazione, prenda forma un fronte comune di buon senso, che nella spinta all'affermazione della legalità sappia anche creare spazi, occasioni e politiche di vera integrazione, all'insegna di una cultura dei doveri e dei diritti che consenta ai migranti e alle loro famiglie un radicamento vero, sereno e all'insegna della normalità nella nostra società. Una integrazione grazie al quale realizzare quell'emancipazione economica e morale che gli immigrati ricercano quando lasciano dolorosamente il loro paese d'origine alla ricerca di una vita migliore".

COMUNICATO STAMPA 27_5_2008

Grafico andamento

Rilevazione della Cgil provinciale: crisi fra le piccole imprese, la disoccupazione torna al 4%.
Fallimenti, ad aprile raggiunta quota 71, contro i 97 di tutto il 2008
.
Mobilità e Cassa Integrazioni: in bilico quasi 1.500 posti con crisi in corso, record negativo nel meccanico. Barbiero: "Soffrono le aziende con scarsa capacità di innovazione e poca capitalizzazione. Per le basse qualifiche, le donne e gli over 45 ritrovare una occupazione è sempre più difficile. Urgente continuare a investire sui meccanismi di riqualificazione".

Dalla crisi occupazione per delocalizzazione ad una di sistema, che scuote il mondo delle piccole imprese, colpendo duro le realtà sottocapitalizzate, in crisi di liquidità e sempre più esposte ai debiti.
E' quanto emerge da una analisi dell'andamento dei fallimenti nel primo quadrimestre del 2008 condotta da'Ufficio Studi della Camera del Lavoro di Treviso, combinata con una ricerca sugli stati di crisi in corso che prevedono il ricorso a procedure di cassa integrazione straordinaria o messa in mobilità. Numeri impressionanti e che preoccupano il sindacato : 71 chiusure da gennaio ad aprile, contro le 97 totali registrate nel 2007, un totale di 1.449 posti di lavoro in pericolo a causa di oltre 50 crisi aziendali.

A soffrire di più è il meccanico: 15 stati di crisi e 634 lavoratori in bilico. Al secondo posto, per numero di dipendenti che potrebbero perdere l'occupazione, il tessile, con 7 crisi e 146 lavoratori a rischio.
"Le imprese in maggiore difficoltà sono le piccole - dice il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso Paolino Barbiero - cioè quelle dove è più difficile innestare processi di innovazione, in cui la sottocapitalizzazione è un male endemico e che, a causa dei problemi di liquidità, si ritrovano anche strangolate dai debiti. Il risultato di questa contingenza sfavorevole è che in provincia la disoccupazione è tornata ad attestarsi intorno al 4%".

Per la Cgil il riassestamento del sistema produttivo rischia di avere un impatto pesante sulla qualità dell'occupazione.
"Ci sono interi gruppi di lavoratori che rischiano l'esclusione dal mercato del lavoro. Sono gli addetti con scarsa qualificazione e quelli over 45, per i quali le offerte di rioccupazione sono ridotte all'osso, soprattutto per quanto riguarda le donne. E lì dove si creano occasioni per tornare all'attività lavorativa, le condizioni sono spesso peggiorative dal punto di vista sia economico che contrattuale, dato che cresce il ricorso ai rapporti a tempo determinato, interinali o atipici. C'è poi il nodo dei lavoratori migranti, che una volta entrati nel tunnel della disoccupazione di lungo periodo, oltre al deterioramento delle condizioni di vita, si ritrovano anche sul baratro della clandestinità".

Per la Cgil di Treviso "solo un nuovo piano concertato di formazione continua e di accompagnamento alla ricollocazione può contribuire ad attenuare gli effetti di questa nuova fase del processo di trasformazione del nostro sistema delle imprese".
"Spesso l'evoluzione del tessuto produttivo viene considerata pensando prevalentemente ai bisogni delle imprese – ha concluso Barbiero – ma le politiche di sostegno devono avere come destinatari anche i lavoratori, sia per quanto riguarda il recupero delle professionalità che l'acquisizione di competenze più elevate, in grado di garantire non solo un ritorno al lavoro ma anche un livello reddituale che segni un miglioramento, non un arretramento. Alla scomparsa delle attività marginali, dettata per lo più dal mercato, non può corrispondere la condanna di molti lavoratori ad una occupazione perennemente precaria, caratterizzata da salari poveri e molto spesso con condizione di lavoro poco sicure".

Treviso, 27-5-2008

EDITORIALE 31_5_2008

Paolino Barbiero

I provvedimenti adottati dal Governo in tema di Ici e di detassazione degli straordinari, che nelle intenzioni dichiarate puntano ad un recupero di quote di reddito disponibile, dovrebbero far ripartire i consumi e sostenere le fasce sociali più svantaggiate economicamente.

Per capire da subito in che misura i due provvedimenti si dimostreranno efficienti rispetto all'obiettivo dato è necessario non fermarsi all'apparenza delle cose, ma andare alla sostanza.
E questo è un percorso che ci fa scoprire come, purtroppo, ancora una volta si rischi di pagare un prezzo molto alto, in termini di rapporto tra destinazione di risorse e risultati effettivamente ottenuti, alla politica esercitata a colpi di promesse mediatiche.

La questione della riduzione della pressione fiscale nelle sue molteplici forme è indubbiamente centrale: lo è per l'impresa, rispetto alle condizioni di competitività, lo è per i lavoratori, che devono vedersela con un caro-vita che viaggia al doppio della velocità degli adeguamenti salariali. Lo è in generale per le famiglie schiacciate non solo dalle imposte dirette, ma anche dalla selva di tasse indirette, tariffe e tributi, senza scordarci della pressione causata dal caro petrolio e del caro mutui.

Le intenzioni del Governo possono apparire condivisibili, anche se rimane il sospetto sul fatto che recuperare ricchezza agendo solo sul fronte fiscale sia indice di debolezza strutturale del sistema economico, che non riesce a produrre e a ridistribuire ricchezza ai lavoratori.
C'è poi una domanda da fare: chi sono, e perché lo sono, i destinatari degli interventi finalizzati al recupero di reddito, che è anche recupero di capacità di potere d'acquisto?

La finanziaria con cui il Governo Prodi aveva iniziato, agendo ugualmente sul fisco, un'operazione di redistribuzione ai redditi medio-bassi, centrava tutta l'architettura sulla famiglia. Infatti la detassazione avveniva non tanto con la contrazione delle aliquote o l'intervento sulla no tax area, ma attraverso la rimodulazione delle detrazioni e delle deduzioni, concentrandosi sugli sconti che si originavano dal carico famigliare, ovvero figli e coniuge.
E' chiaro chi erano i maggiori beneficiari: le famiglie in quanto tali e in particolare le famiglie monoreddito, quelle cioè economicamente più deboli. Su chi si concentra invece la manovra che ha come perno la detassazione dei premi aziendali e degli straordinari? Sull'individuo. Se agisco sul salario in quanto tale, la condizione e la composizione familiare sono del tutto indifferenti.
Il risultato? Una famiglia monoreddito con un lordo annuo appena sopra il limite fissato, non beneficerà minimamente del provvedimento. Mentre una famiglia in cui entrambi i coniugi lavorano, magari con un reddito complessivo di 58 mila euro lordi annui (cioè 29 mila lordi uno e l'altro ) potrà godere dei vantaggi della detassazione dello straordinario e dei premi fino a 3mila Euro l'uno. Lo stesso avverrà per un single al di sotto dei 30 mila, che ovviamente ha un potere d'acquisto più robusto rispetto allo stesso lavoratore, con un reddito di poco superiore ma con famiglia a carico.

Tutto questo non significa che un intervento sul salario sia di per sé sbagliato: mostra però come, in una logica in cui si voglia perseguire un risultato sostanziale sulle nuove e vecchie sacche di povertà, l'intera manovra presenti evidenti contraddizioni, che non rispondono alle istanze della cosiddetta famiglia e al bisogno generalizzato di aumentare i salari e le pensioni cominciando da quelli che sono vicini alle soglie della povertà.
Infine la manovra sull'Ici.
Nel paese delle meraviglie il primo ministro Alice potrebbe giocare con la composizione e scomposizione della pressione fiscale a piacimento. In un paese in cui sulla spesa complessiva pesa in maniera rilevante la massa degli interessi sull'enorme debito pubblico, la questione è un po' più complicata.

Non è in discussione la tassa Ici sulla prima casa in quanto tale, ritenuta da molti, a torto o a ragione, un'imposizione di per sé poco opportuna.
Piuttosto il nodo è un altro: la cancellazione dell'Ici sulla prima casa incide sui già precari bilanci dei comuni, che complessivamente erogano circa il 40% dei servizi che il cittadino riceve quotidianamente dalla macchina pubblica, e che ora hanno bisogno di nuove fonti di entrata o dovranno essere ridimensionati.

Si potrebbe poi aggiungere che l'intera operazione avrebbe potuto essere modulata in maniera diversa, attuandola in una scala temporale ragionevole dal punto di vista della sostenibilità economica, magari intervenendo anche per una riduzione fiscale a chi vive in affitto.

Ma in campagna elettorale il governo di centrodestra non ha badato a spese, in fatto di promesse, esplicitandole nei termini e anche nei tempi di attuazione. Sul fatto che il tutto e subito che si vuole perseguire sia utile politicamente alla maggioranza è indubbio. Che sia utile anche all'economia quotidiana dei cittadini è invece, se non proprio dubbio, tutto da dimostrare. Basti pensare, ad esempio, che i lavoratori trevigiani che potranno avere accesso ai criteri definiti per gli sgravi fiscali sono meno di un terzo degli occupati complessivi della provincia.

Paolino Barbiero, Segretario generale Cgil provinciale Treviso

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