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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
Proposta del segretario provinciale: riduzioni per chi è in cig o licenziato.
Crisi e famiglie: sconti nelle tariffe a chi perso reddito.
Chiesti anche interventi sulla compartecipazione alla spesa sanitaria .Diffusi i dati choc di una ricerca dell’Ufficio Studi: nella Marca il 20% non paga i servizi per mancanza di disponibilità.
Paolino Barbiero: “Risparmi siano proporzionali alla riduzione della capacità economica, basati sulla condizione di oggi, non sul reddito dell’anno prima. Serve uno scatto da parte del Pubblico, fino ad oggi si è fatto poco e si è fatto male”.
“Intervenire subito sulla giungla delle tariffe locali, per introdurre sconti pari alla contrazione della disponibilità economica delle famiglie il cui reddito si sia ridotto per cassa integrazione o per licenziamento, abbattendo, con lo stesso criterio, anche i livelli di compartecipazione alla spesa sanitaria”.
“Siamo ad una morosità del 20% - ha spiegato Barbiero – un livello senza precedenti che indica chiaramente come ci sia una porzione crescente della popolazione trevigiana che oramai è ad un passo dalla povertà vera e propria. La beffa, oltre al danno, è che a pesare sui bilanci asfittici delle famiglie sono ora anche i pagamenti per servizi erogati da società a controllo pubblico e la spesa per prestazioni della sanità pubblica. Si tratta di una ulteriore dimostrazione che, rispetto alla crisi, il problema non sia solo quello della stretta del credito, ma dell’assenza, per non dire indifferenza, del Pubblico”.
“La misura più utile e più urgente – ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciale – è quella di ridurre i costi in maniera proporzionale alla diminuzione del reddito, prendendo come parametro per le agevolazioni non la situazione reddittuale o l’Isee dell’anno prima, ma le condizioni attuali. Pensare di individuare le fasce di popolazione bisognose di aiuto sulla base della situazione economica precedente all’insorgere dei problemi è ridicolo. A questo si deve aggiungere una calmierazione dei costi legati alla sanità pubblica, che significa anche intervenire per trovare una drastica soluzione alle liste d’attesa e liberare i cittadini dal peso di doversi rivolgere, per necessità urgenti, alle strutture private”.“Fino ad oggi – ha puntualizzato Barbiero – il giudizio sulle azioni condotte dagli enti pubblici per contrastare gli effetti della crisi venendo incontro ai cittadini più bisognosi, è decisamente negativo. In particolare va segnalato il fallimento delle iniziative per il congelamento dei mutui e gli aiuti ai disoccupati attuate dalla Provincia di Treviso, che sono soltanto tentativi pasticciati e inefficaci, vincolati a criteri paradossali e irrealistici, non solo per quanto riguarda le esclusioni su base della cittadinanza ma anche per quanto concerne i limiti di reddito e il sistema di esclusioni a cascata, che portano ad un numero di beneficiari praticamente nullo. Alla fine è chiaro che si sono voluti applicare provvedimenti verificando prima che la platea di possibili beneficiari fosse la minore possibile, per ottenere un effetto limitato solo alla propaganda. E’ ora di compiere, responsabilmente, uno scatto che sia all’insegna del fare, non solo dell’annunciare”.
“Per quanto riguarda il fondo di garanzia per i prestiti ai cassaintegrati e licenziati proposto dalla Uil di Treviso – ha concluso Barbiero – siamo favorevoli nella misura in cui vi sia certezza di finanziamento e un serio confronto preliminare con le banche. Ma ci sono provvedimenti più semplici e più immediati che possono essere presi, finalizzati a ingenerare sollievo per i bilanci sotto zero delle famiglie e che, peraltro, producono risparmi e non la creazione di ulteriore debito”.Ufficio Stampa
Barbiero: situazione pesante non solo per le imprese, ma anche per le famiglie.
La Cgil: patto tra produttori per affrontare la stretta del credito.
La stima: nel 2010 oltre 20 mila famiglie trevigiane avranno problemi nei rapporti con la loro banca. Il segretario “Unità di intenti tra imprese e cittadini per ritrovare una collaborazione virtuosa tra istituti di credito e tessuto socio-economico della Marca”.
“Per rimettere sui binari il rapporto fra banche e territorio si deve trovare unità di intenti e di obiettivi. Occorre un patto tra produttori, aziende, lavoratori dipendenti e autonomi, perché la stretta del credito è un problema che riguarda sia le imprese e le famiglie”.
“Il quadro – ha spiegato Barbiero – è effettivamente preoccupante. La stretta del credito colpisce un tessuto sociale e produttivo già fortemente indebitato. C’è certamente la necessità di razionalizzazione nel rapporto fra banche, clientela privata e aziendale, ma gli istituti di credito non possono girarsi dall’altra parte agendo, per i loro interessi, in maniera slegata rispetto ai bisogni del sistema territoriale. Del resto i destini delle famiglie e delle imprese sono legate a doppio filo e con le banche va ritrovato un rapporto virtuoso ed efficiente per entrambe le parti”.
“Dove ci sono elementi di forte criticità, come ad esempio nel caso della riforma delle commissioni bancarie, che in effetti, con l’eliminazione del massimo scoperto, hanno portato ad un inasprimento dei costi sia per i privati che per le imprese, imprese e cittadini devono attivare una modalità di confronto che sia unitaria, e per questo forte e autorevole. Serve un patto tra produttori per ristabilire le regole del rapporto, bilanciando la necessità di avere un sistema del credito sano, in grado di rispondere in maniere efficiente ai bisogni della collettività, di cui gli istituti di credito sono parte e partner, non avversario. In caso contrario si andrà verso la bancarotta del tessuto sociale ed economico”."Su questo – ha concluso il segretario generale della Cgil provinciale – proponiamo una alleanza tra associazioni di categoria, il sindacato e i rappresentanti dei consumatori. Vogliamo un confronto con le banche che non sia frammentato, così da fare il gioco dei cartelli. Anche per evitare quelle distorsioni inaccettabili e ingiuste, per cui poi i più deboli, cioè le famiglie, pagano i costi di quello che riescono a ottenere le controparti più forti, cioè le imprese”.
Ufficio Stampa
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