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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
Ricerca della Cgil: cassa integrazione e licenziamenti abbattono la ricchezza provinciale.
Crisi, bruciati in un anno 12 milioni e mezzo di retribuzioni.
Il 2009 si chiuderà a quota 15 milioni di ore di cigo e cigs, mentre i licenziamenti saranno 7 mila.
Esponenziale aumento rispetto al 2008.
12.400 posti di lavoro a rischio nei prossimi sei mesi, la flessione dei salari, entro giugno, potrebbe arrivare a quota –30 milioni.
Assunzioni giù del 29,7% Barbiero: "Sistema produttivo stremato, metà delle aziende non ha i fondamentali che servono per agganciare la possibile ripresa".
I numeri sono il risultato combinato della flessione del potere d’acquisto potenziale dovuto ai i record negativi relativi al monte ore di cigo, cigs, cassa integrazione in deroga , mobilità e licenziamenti, segnali di una crisi che, sul versante dell’occupazione, non solo non accenna a frenare ma che anzi, secondo la rilevazione della Cgil, rischia di inasprirsi nel 2010. A pagarne le conseguenze sono il monte salari, ridotto dalla cassa integrazione o cancellato in caso di licenziamento, e la forte contrazione del valore delle tredicesime, erose dal numero più basse di giornate lavorate.
CASSA INTEGRAZIONE – Il 2009, secondo la proiezione dell’Ufficio Studi, si chiuderà nella Marca con un totale di 15 milioni di ore, che interessano oltre 400 aziende di cui un terzo in cassa integrazione straordinaria. Si tratta, con Vicenza, del livello più alto rispetto ad un totale regionale pari a 71 milioni, segnale che a soffrire è soprattutto il settore manifatturiero.Balzo anche della cassa integrazione in Edilizia, i cui dati sono scorporati dalla cassa ordinaria nell’industria: a Treviso il salto in alto porta le ore dalle 368.534 del 2008 alle 879.097 di oggi, mentre a livello regionale l’asticella si alza da 2.329.292 a 4.884.118 ore.
Sostanzialmente triplicata, nella Marca, la cassa integrazione straordinaria: le ore erano state 1.163.591 nel 2008, oggi sono quasi 5 milioni, mentre in Veneto si passa da 8.670.190 a 20.578.180.
Esponenziale l’aumento relativo al numero di lavoratori equivalenti: il monte ore complessivo corrisponde infatti a 9.300 addetti in provincia di Treviso (contro i 1.756 del 2008) e 51.600 in Veneto (erano 9.800 nel 2008).
LA DINAMICA DEI LICENZIAMENTI – Il trend avviato nel 2008, che ha fatto segnare un forte arretramento delle soglie occupazionali rispetto al 2007, si è non solo confermato ma anzi molto rafforzato negli ultimi 12 mesi. Le performance peggiori sono quelle delle imprese medio piccole, quindi riguardanti persone sprovviste di adeguati ammortizzatori sociali, con indennità che vengono erogate in tempi molto lunghi rispetto ai bisogni immediati di compensazione del reddito perduto.
Il 2009 si chiuderà con un totale provinciale di 7 mila licenziamenti, contro i 4.274 del 2008, mandando agli archivi un sostanziale raddoppio. In Veneto il numero di chi ha perso il lavoro raggiungerà le 31.000 unità, contro i 19.623 dell’anno prima.
I licenziamenti nelle grandi imprese (con ammortizzatori sociali) raggiungeranno quota 2 mila, contro i 1.544 del 2008 (in Veneto saranno 9.700, contro i 6.870 dell’anno prima); più grave invece la situazione nelle piccole e medie realtà e in quelle artigiane, dove verrà raggiunto il numero record di 5 mila licenziati (2.703 nel 2008) in provincia di Treviso, su un totale regionale di 21.500 (12.753 nel 2008).
“Continuiamo a sostenere – ha concluso il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso – l’urgenza di una manovra anticiclica di aiuto all’economia e ai redditi di cui nella finanziaria del Governo non c’è però traccia. Il sistema produttivo trevigiano rischia di arrivare stremato ai primi mesi del prossimo anno. In queste condizioni, con oltre la metà delle imprese prive dei fondamentali necessari per ripartire, a cominciare dalla situazione dell’indebitamento, gli ammortizzatori sociali, per quanto prorogati, potrebbe trasformarsi solo in un lungo traghettamento verso la disoccupazione. Stimolo alle imprese e ripartenza dei lavori pubblici, con un allentamento sostanziale dei vincoli di bilancio per gli enti pubblici virtuosi la cui spesa risulta ad oggi completamente bloccata, sono alcune delle priorità per un sistema economico e sociale territoriale che potrebbe bruciare, in tre anni di recessione, la ricchezza prodotta in quasi 20 anni di crescita continua”.
Ufficio Stampa
Fotografia dell’occupazione in provincia: si afferma un precariato diffuso.
A Treviso non si assume più, crescono solo partite iva e collaboratori.
Oltre ai contratti a tempo indeterminato calano anche l’apprendistato e il lavoro in somministrazione. +9% invece i cocopro. Boom delle mobilità per i lavoratori espulsi dalle piccole imprese, in grande crescita le dichiarazioni di disponibilità immediata al lavoro.
Barbiero: "L'impressione è quella di un sistema capitalistico territoriale che non riesce più né a creare ricchezza, né tantomeno a distribuirla. Si cerca solo il basso costo"
La fotografia di questo fine anno sul fronte delle dinamiche occupazionali è stata fatta dall’Ufficio studi della Cgil provinciale di Treviso, in collaborazione con il Nidil, la sigla sindacale della Cgil che si occupa dei lavoratori parasubordinati. E il dato più rilevante riguarda il calo di occupati, sia con contratti stabili che con contratti a termine.
LA SITUAZIONE - Il 2009 si chiuderà con una flessione delle assunzioni a tempo indeterminato pari a circa il 38% in meno rispetto all’anno precedente. Flettono anche l’apprendistato (-35%) e i contratti di somministrazione. Secondo i dati Ebitemp (l’ente bilaterali dei lavoratori temporanei) le missioni dei lavoratori interinali avviate in provincia di Treviso, rispetto al 2008, sono scese del 50,7%. Dai dati delle iscrizioni Inail, complessivamente, il calo sfiora il 57%. Tra le conseguenze di questa situazione, vi è stata una chiusura di numerose filiali delle agenzie per il lavoro, mentre in molte realtà si è dovuto ricorrere ai contratti di solidarietà.WELFARE - Pesante la situazione anche per quanto gli strumenti di ammortizzazione sociale per precari e lavoratori in somministrazione.
Relativamente al sostegno al reddito previsto dal Ccnl dei lavoratori in somministrazione a carico della bilateralità (una tantum di 700 euro lorde), sono state quasi 200 le domande compilate direttamente da NIdiL di Treviso nel corso del 2009. Si deve però sottolineare come i tempi per l’erogazione della prestazione da parte dell’Ente siano stati eccessivamente lunghi (circa 7 mesi), a causa della mole di domande pervenute alla sede nazionale, nonostante i vari solleciti, e questo continua a causare gravi situazioni di sofferenza economica ai lavoratori non più occupati.
Per quanto concerne le misure di sostegno al reddito previste dagli accordi regionali vale la pena ricordare come l’accordo attuativo sulla “mobilità in deroga”, sia stato sottoscritto solamente il 4 dicembre 2009, e che i lavoratori in somministrazione difficilmente potranno effettivamente godere di tale sostegno visto che dovrebbero far valere un rapporto di lavoro a carattere continuativo.
Sale, oltre al numero di partite Iva, anche quello dei collaboratori. Il saldo, tra 2008 e 2009, registra un +9%. Due terzi sono collaborazioni a progetto, un terzo collaborazioni occasionali. Per questi, rispetto al sostegno economico previsto da una norma nazionale a beneficio dei collaboratori a che hanno perso il lavoro, in provincia sono state presentate 121 domande, ma solo 17 sono state accettate, a causa dei forti vincoli che subordinano l’erogazione della prestazione sociale.
La legge finanziaria ha previsto di elevare tale una tantum dal 20% al 30% del reddito dell’anno precedente, ma non ha modificato la maggior parte delle condizioni che hanno fatto naufragare la misura nel 2009.
“Quello che appare – ha concluso Barbiero – è che il capitalismo territoriale ha insomma smesso di creare ricchezza e di distribuirla, mentre si affermano rapporti di lavoro fortemente precarizzanti, instabili nella durata e inadeguati dal punto di vista della retribuzione, con l’aggravante di riguardare fidure professionali quasi totalmente sprovviste di veri strumenti di welfare”.
Ufficio Stampa
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