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Comunicati Stampa

FEBBRAIO 2010

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  23_02_2010

Ministro Sacconi

Il segretario Barbiero al ministro del Welfare: “Occorre cambiare passo”. “Crisi, più che rassicurazioni servono azioni concrete”.
“La cassa integrazione non misura tutto perché riguarda solo la metà del bacino occupazionale. Il nodo vero sono i licenziamenti nelle piccole imprese e la scarsa mobilità del mercato del lavoro. Sacconi non minimizzi, ci dica cosa vuole fare e cosa sta facendo”

“Il ministro Sacconi dovrebbe sapere bene che la palude della crisi, soprattutto in provincia di Treviso, è molto più profonda e pericolosa di quello che dice il ricorso alla cassa integrazione, che è comunque altissimo ma riguarda, calcolando anche le procedure straordinarie, forse solo la metà del bacino occupazionale e che non tiene conto della situazione drammatica dei precari”. Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, secondo cui “bisogna smetterla con i tentativi di raccontare una storia che non corrisponde alla realtà. Per battere la crisi serve impegno, non mettersi le mani davanti agli occhi agli occhi”.

“Il punto vero – ha proseguito Barbiero – è che esiste un bacino vasto di lavoratori del sistema delle piccole imprese, che sono la stragrande maggioranza nel territorio, che è escluso dagli strumenti di welfare. Ed è da qui che sono stati espulsi due terzi dei licenziati censiti fino ad oggi in provincia di Treviso, persone che non passano attraverso le procedure di cassa integrazione. Il vero indicatore sulla situazione è la mobilità nel mercato del lavoro, mettendo a confronto ingressi e uscite e valutando la qualità salariale e contrattuale delle nuove occasioni di occupazione offerte, che sono sempre più all’insegna di rapporti non stabili e con basse retribuzioni”.

“Non basta dire che il 2010 sarà difficile, questo lo sappiamo già.
E sarà molto più complicato di quello che una certa politica, preoccupata dell’imminente appuntamento elettorale, vuole farci credere. Si deve invece avere il coraggio di guardare la realtà in faccia e adottare quelle misure straordinarie e forti di contrasto della recessione senza cui si assisterà, ben che vada, ad una modesta ripresina senza occupazione. Al ministro non chiedo di venire a Treviso per rassicurare, ma di dire che cosa si intende fare per l’estensione del welfare attraverso un sussidio di disoccupazione universale che superi le divisioni determinate dalle soglie occupazionali e che copra anche gli atipici, quali siano le politiche e gli investimenti per riposizionare le nostre imprese nei mercati, come intervenire per sostenere socialmente i precari, ai quali, come ha ricordato recentemente anche la Banca d’Italia, questo Paese sembra non volere o non essere in grado di dare nulla”.

“La responsabilità delle parti sociali, della politica e soprattutto di chi governa - ha concluso il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - è di affrontare l’oggi con serietà e senso della realtà per riuscire a progettare il domani. Assistiamo invece a continui tentativi di minimizzazione che fanno solo perdere del tempo. E’ un altro il passo di cui il Paese, il Veneto e questa provincia hanno bisogno”.

Ufficio Stampa

LETTERA AL DIRETTORE  26_01_2010

Sciopero

Lo sciopero è non solo la fase più visibile ma anche quella più acuta del confronto fra parti impegnate in un rapporto economico o comunque di scambio di prestazioni.
E’ in questa logica che si deve leggere l’agitazione, proclamata su scala europea per il prossimo 1° marzo da alcune associazioni di lavoratori migranti, una mobilitazione di protesta che non a caso verrà proposta sotto il titolo di “Un giorno senza di noi”.
E’ giusto riconoscere le “buone ragioni” della protesta da parte di soggetti che, inseriti nella nostra società attraverso il percorso legalizzante del permesso di soggiorno, occupati nelle nostre imprese e contributori del nostro sistema fiscale, sanitario e previdenziale, sono spesso esclusi dai più basilari diritti di cittadinanza: la casa, il welfare.

O peggio: uomini e donne a cui viene negato il ruolo di persona e che si ritrovano ridotti a semplici unità lavorative, meri fattori della produzione. Questo significa che la loro presenza nei territori di immigrazione dovrebbe essere sostanzialmente e solo legata alla loro capacità di rispondere ai bisogni del sistema economico, tanto più se si tratta di lavoratori che svolgono mansioni ancora essenziali ma che gli italiani, ad esempio, non vogliono più fare.

Anche in questa ottica, cioè se il patto di convivenza tra immigrati e Paese ospitante fosse solo di natura economica, è chiaro che manca un pezzo dello scambio. Il lavoratore migrante non può infatti ragionevolmente solo dare. Non può esserci di giorno, in catena di montaggio o al fianco dei nostri anziani, per poi scomparire e “togliere” il disturbo sociale quando smette l’orario. Lo sciopero “Un giorno senza di noi” avrebbe quindi un senso e un fine: quello di rivendicare il diritto ad una piena e completa esistenza di diritti, non solo di doveri.

C’è una ragione per cui invece, a Treviso, le associazioni dei migranti e Cgil, Cisl e Uil, hanno scelto una forma di mobilitazione diversa. L’obiettivo, quello di affermare il bisogno di diritti e riconoscimento, è lo stesso ma la proposta è un’altra.

“Tutti i giorni insieme”, come abbiamo voluto chiamare la nostra giornata del 1 marzo nella Marca, è una scelta culturale diversa a “Un giorno senza di noi”. Quest’ultima infatti, con lo sciopero dei soli lavoratori migranti che dovrebbe rendere evidente quanto sia l’apporto degli stranieri all’economia, accetta di riconoscere che l’ambito principale, se non esclusivo, della questione immigrazione sia quello economico. In un certo senso fa il gioco di chi non riconosce il diritto alla cittadinanza e vuole la presenza del migrante come un affitto concesso in cambio dell’attività lavorativa. E per il suo valore di rottura, lo sciopero del 1 marzo rischia di approfondire il solco della contrapposizione e della diffidenza.

Con “Tutti i giorni insieme” a Treviso, provincia in cui ben più del 10% della popolazione è composto da stranieri, cerchiamo invece di affermare l’integrazione fra persone, non fra la società e un fattore della produzione. Proponiamo una riflessione sul fatto che la rivendicazione dei diritti non può reggere solo sullo sciopero, cioè un momento alto di conflittualità economica e sociale, ma piuttosto sullo sforzo di affermare, giorno dopo giorno, una convivenza basata non soltanto sul rispetto ma anche sulla costruzione di regole condivise di democrazia, di libertà, di raggiungimento il più esteso possibile dei diritti soggettivi dell’essere umano, e che non basta l’astratta difesa di una legalità che non è minacciata tanto dagli immigrati, quanto dall’illegalità diffusa della criminalità e di una certa politica.

Treviso può e deve risaltare, nel panorama del 1 marzo, come un luogo dove si sta un passo avanti, dove prevale il metodo che guarda ad unire, non a dividere, ad includere e non ad autoescludersi. Tutto questo senza rinunciare alle battaglie per l’affermazione dei diritti dello straniero: tempi civili per la concessione e il rinnovo del permesso di soggiorno, risorse certe per i ricongiungimenti familiari, il permesso per ricerca di lavoro, la riqualificazione professionale anche per gli stranieri, il diritto alla casa, alla scuola, alla sanità, così come la battaglia culturale contro l’idea secondo cui la clandestinità, che sicuramente va contrastata, debba essere gestita solo come reato.

Nella Marca le associazioni di rappresentanza dei migranti hanno fatto proprio questo metodo, a conferma di come nella terra di Gentilini e dei suoi messaggi che invocano la segregazione sostanziale delle “etnie” diverse, c’è proprio da parte degli stranieri la maturità e la responsabilità di aver compreso pienamente cosa serve per dare un senso alle parole integrazione, società multiculturale dei diritti e dei doveri e del rispetto per gli altri, società della solidarietà economica e sociale.

Paolino Barbiero, Segretario generale Cgil provinciale Treviso

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina