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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
Lunedì 26 aprile 2010 sit-in in davanti alla Prefettura, chiesto anche un incontro alle autorità.
Riforma del diritto del lavoro, la Cgil porta in piazza il suo "no".
Mobilitazione contro il provvedimento che impone, ai nuovi assunti, di scegliere preventivamente se, in caso di vertenza con il datore di lavoro, optare tra procedura tradizionale e l'arbitrato in deroga al contratto e alla legge.
Barbiero: "Temiamo pressioni al momento della firma del contratto, la norma voluta da Governo e maggioranza viola il diritto a difendersi nella maniera più appropriata quando si subisce un torto".
E rilancia: "In alternativa adottiamo il modello sperimentato a Treviso e applicato al contratto nazionale del commercio, che prevede l'opzione solo al sorgere della controversia".
Anche la Cgil di Treviso si mobilita contro la "controriforma" del diritto e del processo del lavoro.
Lunedì prossimo 26 aprile, dalle ore 18 alle 20, la Camera del Lavoro trevigiana organizza un presidio in Piazza dei Signori per spiegare le ragioni del dissenso sull'iniziativa del Governo e della maggioranza. La Cgil ha anche chiesto un incontro al Prefetto, al Presidente della Provincia, al direttore della direzione provinciale del lavoro e ai parlamentari eletti nella circoscrizione.
Oggetto del contendere è la legge che di fatto toglie alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto di ricorrere al giudice quando subiscano un torto da parte del proprio datore di lavoro.
"Si tratta di una deriva pericolosissima - ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - che di fatto aggira, per le aziende sopra i 15 dipendenti, quanto disposto dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori in materia di licenziamento senza giusta causa e discriminatorio. Il rischio è quello di una nuova, vasta destrutturazione del sistema delle garanzie, che verrà compiuta attraverso l'imposizione, da parte dei datori di lavoro , dell'arbitrato come condizione essenziale per l'assunzione. Per noi si tratta di una legge inaccettabile".
"l nostro - ha proseguito Barbiero - è un no motivato costruttivo. Non ci limitiamo infatti a criticare e ad opporci a questa legge del Governo, ma proponiamo un modello alternativo, peraltro già sperimentato proprio in provincia di Treviso attraverso la bilateralità, cioè quanto contenuto nel contratto del commercio, oggi parte integrante del ccnl di settore: la possibilità di scegliere, ma solo al momento del sorgere della controversia, tra il modello conciliativo e quello davanti al giudice. Ma un conto è proporre una possibilità di scelta, un altro è imporre, a tutti i nuovi assunti, una soluzione precostituita"."Siamo arrivati - ha concluso il segretario generale della Cgil trevigiana - ai colpi di coda di una politica delle relazioni industriali e di riforma del diritto del lavoro che punta tutto sulla contrazione dei diritti e delle tutele e la riduzione del costo del lavoro attraverso la precarietà come unici fattori di recupero della produttività, mentre in tutto il resto dell'Unione Europea la risposta alla crisi è improntata a politiche che favoriscano maggiore qualità delle produzioni e maggiore qualificazione del lavoro.
Il "No" alla controriforma del diritto del lavoro deve essere netto e forte: per questo facciamo appello a tutti i lavoratori trevigiani affinché anche la Piazza trevigiana renda evidente l'opposizione del mondo del lavoro alle misure che peggiorano le condizioni formali e sostanziali dell'occupazione".
Ufficio Stampa
Gentile Direttore,
la data del 25 aprile compie 65 anni ma non è ancora tempo per la pensione.
Il significato della ricorrenza rimane infatti ancora attuale, perchè attualissima è la battaglia per la difesa dei valori di libertà e democrazia, nella società, nell'economia e nel lavoro, in un Paese come travolto dalla più grave crisi economica della storia repubblicana e vittima del tentativo eversivo di imporre una forma di autoritarismo dolce, una videocrazia che si impone tanto più aumenta, come sta succedendo oggi, la distanza fra cittadini e politica e diminuiscono gli spazi e l'interesse per la partecipazione democratica.
Il richiamo al lavoro come valore portante della Repubblica, la tutela del lavoro stesso in tutte le sue forme e l'elevazione professionale dei lavoratori, il diritto alla retribuzione proporzionata alla quantità e qualità dell'occupazione e il ruolo della retribuzione come strumento per affermare la dignità e la libertà della persona sono evidentemente questioni attualissime, considerata non solo la crisi dell'occupazione ma anche il tentativo in atto di spostare verso il basso diritti e salario, il tentativo di allargare un precariato, sostituendo alla stabilità della l'idea inaccettabile del lavoro a cottimo, come anche la volontà di imporre pesanti controriforme, come nel caso del diritto del lavoro, spostando il favore del legislatore verso la parte più forte del rapporto e non,come sarebbe naturale e previsto dalla costituzione verso quella più debole.
Ugualmente attuale è il disposto dell'art 3, dove si parla di uguaglianza, dignità sociale, rispetto alla diversità di sesso, condizione economica, convinzione personali,; la rimozione degli ostacoli di natura economica all'uguaglianza sostanziale, la libertà di espressione, che è anche libertà di stampa sono le questioni con cui oggi l'Italia ha drammaticamente a che fare, così come la libertà della scuola e il ruolo democratico della scuola pubblica, il diritto e la libertà di sciopero.La promozione di questi valori dovrebbe rappresentare un impegno del nostro sistema istituzionale, sociale ed economico, ma è invece ostacolata da un aperto atteggiamento di ostilità da parte di una cultura non solo conservatrice, quanto apertamente reazionaria che propugna una idea oligarchica del potere e dello Stato.
E' da qui che nasce il disimpegno istituzionale rispetto alla celebrazione del 25 aprile, che parte dall'indifferenza dichiarata e conclamata del Presidente del Consiglio alle sciocchezze del sindaco di Mogliano, che vorrebbe non far cantare "Bella Ciao".Non si capisce perché invece proprio l'Italia, dove i concetti di democrazia, senso dello Stato Repubblicano e rispetto per le regole e le istituzioni avrebbero anzi bisogno di essere ancora maggiormente diffusi, il 25 Aprile non debba essere riconosciuto come festa autenticamente nazionale, unificante, fondante.
L'evidenza è una sola: da una parte ci sono i democratici, non importa di quale parte dello schieramento, dall'altra chi vagheggia, per il nostro futuro, nuove forme di autoritarismo e totalitarismo. Il 25 aprile serve a ricordarci tutto questo.
Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso
CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 | Risali la pagina |