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Comunicati Stampa

GIUGNO 2010

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  10_06_2010

Artigianato

Ricerca dell'Ufficio Studi della Cgil: in un anno persi quasi 2 mila posti di lavoro.
Crisi: artigianato in rosso, calano sia le aziende che gli occupati.

Netta flessione del settore nel confronto fra 2008 e 2009. Attese negative per il 2010: -7% degli addetti, -6% delle imprese.
Barbiero: "Ma il trend negativo è iniziato nel 2003, la crisi recessiva ha solo reso più acute ed evidenti le difficoltà. Senza politiche economiche anticicliche i prossimi dodici mesi non faranno che aggravare la situazione".

La crisi colpisce duro il settore dell'artigianato trevigiano.
E' quanto emerge da una ricerca condotta dall'Ufficio Studi della Camera del Lavoro di Treviso. Netta la flessione nei numeri, sia per quanto riguarda gli occupati che le aziende attive, nel confronto fra il saldo 2008 e quello relativo a tutto il 2009, ovvero quello che si ottiene dagli ultimi dati completi disponibili: -1.938 lavoratori attivi, -302 imprese.
Ma dalla ricerca risulta che la flessione, in realtà, era iniziata ben prima della crisi recessiva: secondo lo studio della Cgil provinciale di Treviso, infatti, il settore dell'artigianato trevigianato ha aveva avviato il proprio declino già nel 2003.

"La crisi - ha detto Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del lavoro di Treviso - è arrivata a peggiorare un quadro già compromesso".
E in 5 anni, sempre secondo la rilevazione dell'Ufficio Studi, il sistema economico artigianale provinciale, denuncia una perdita di posti di lavoro pari a 4.552 unità, mentre le aziende, in 6 anni, sono calate, in termini assoluto, di 515 realtà.
Pessime le previsioni per il 2010: l'ufficio studi della Cgil di Treviso stima infatti un calo delle aziende variabile tra il 4 e il 6% e un calo ulteriore dell'occupazione compreso tra il 5 e il 7%.

I DATI PER SETTORE - Ad andare peggio, in termini assoluti, è la metalmeccanica. In sette anni il settore ha perduto complessivamente 1.146 addetti e 187 aziende, mentre la variazione tra il 2008 e il 2009 è di -550 lavoratori e -83 imprese.
Male anche il legno, che in dodici mesi ha registrato la chiusura 43 imprese e la perdita secca di 368 lavoratori (-617 addetti dal 2003, -117 imprese nello stesso periodo), così come pessima è la performance del tessile-abbigliamento, che in un anno ha bruciato altri 256 posti e perduto 71 aziende artigiane, portando il saldo dal 2003 a -1.711 lavoratori e -353 aziende.
Segno più solo per gli alimentari (+43 posti di lavoro e +1 una impresa nel raffronto tra 2008 e 2009, +433 addetti e +79 imprese dal 2003), l'acconciatura (+224 addetti dal 2003, +24 in un anno, aumento di 90 aziende in sette anni e e di 224 unità lavoro) e per il comparto delle pulizie (+30 posti e - 2 aziende nel raffronto 2008/09, +219 posti e + 34 imprese dal 2003).

I PROSSIMI DODICI MESI - Secondo l'Ufficio Studi della Cgil trevigiana, il 2010 si è aperto con un calo del 4% del numero di aziende in provincia ed una flessione del 5,5% dell'occupazione artigiana. Dati negativi, pur in lieve controtendenza rispetto ai trend desumibili dalla rilevazione di dicembre 2009, che dava la discesa delle imprese al 5% e quella degli occupati al 7%. Ma secondo lo studio, dopo il primo trimestre gli effetti della crisi sono tornati a farsi sentire e si è riproposto il tendenziale dell'anno passato.
"La ragione principale di questa situazione di difficoltà dell'artigianato - ha commentato Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - è la riorganizzazione del sistema industriale, intorno a cui il nostro artigianato diffuso era cresciuto, negli anni passati, andando a costituire delle vere e proprie filiere. La riorganizzazione di cui si parla riguarda il riposizionamento all'interno dell'impresa industriale di alcune lavorazioni che prima venivano terziarizzate, o lo spostamento delle commesse verso l'estero".
"Vi sono poi alcuni elementi di difficoltà cronica - ha aggiunto il segretario della Cgil provinciale - legati alla scarsa dimensione di impresa e quindi alla difficoltà di sostenere il bisogno di investimenti, la scarsa propensione a passare dal posizionamento di terzista a quello di azienda che realizza produzioni proprie, l'alto indebitamento e la difficoltà, con fatturati che calano, di mantenere le attuali coperture bancarie o accedere a nuove linee di credito. A cui va aggiunto il nodo dei ritardati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, delle imprese committenti e degli oramai troppo frequenti casi di fallimento in cui il danno economico viene di fatto scaricato sui fornitori".

Secondo l'Ufficio Studi della Cgil, il 2010 sarà quindi ancora con il segno meno, con un dato che dipenderà in grande parte dalle politiche economiche che saranno messe in campo.
"Quello che emerge - ha spiegato Barbiero - è che qualora venissero adottate politiche anticicliche, di cui oggi non c'è però traccia, la flessione delle imprese e degli occupati del lavoro potrebbe essere contenuta su valori rispettivamente compresi tra il 3 e il 4% e il 4 e 5%. In caso contrario, ad esempio insistendo con il blocco finanziario dei Comuni e quindi congelando il contributo dei lavori e delle commesse pubbliche alla ripresa, la discesa nel numero di aziende artigiane locali potrà arrivare oltre il 6,5% rispetto al 2009, mentre la discesa dell'occupazione si può stimare attorno al 7%".
"Il 2010 - ha concluso Barbiero - non potrà, per l'artigianato, rappresentare l'anno della ripresa. Si tratta di vedere se saranno dodici mesi che segneranno un rallentamento e quindi l'inizio di una fase nuova o se, al contrario, si marcherà un ulteriore e ancora più grave deterioramento".

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA  10_06_2010

Municipio

Manovra economica, per il segretario provinciale l'intervento sui municipi è "irresponsabile".
Tagli ai Comuni, Barbiero: mobilitazione, o le chiavi spedite a Roma.

"Chiudere i municipi che non possono reggere questo intervento che uccide gli enti locali e blocca la ripresa. Noi verso lo sciopero generale con una partecipazione ampia e trasversale".
"I tagli agli enti locali sono una questione politica e i sindaci o gli assessori scontenti devono affrontare la vicenda da un punto di vista politico, le lamentele mediatiche come ammortizzatore del malcontento non sono più né sufficienti né credibili. Serve invece una mobilitazione, forte e trasversale".>

"Leggo - ha detto Barbiero - che l'assessore al bilancio della giunta leghista di Ponzano Nardin parla di disobbedienza civile. Gli chiedo: da fare o solo da annunciare? Le amministrazioni locali che non possono reggere a causa dei vincoli di spesa imposti dal manovrone di Tremonti chiudano i municipi e spediscano le chiavi a Roma. Che ad occuparsene siano tutti quelli che dicono che risparmiare senza fare macelleria sociale è possibile. Se uno è bravo e sa le cose è giusto che si prenda la responsabilità del fare, non solo la libertà di parlare. ".

"La verità è che siamo al fondo del barile raschiato - ha proseguito Barbiero - non si può pensare di dare un futuro mettendo la gente a pane e acqua. Il rigore sui conti è d'obbligo, ma il prezzo non può essere fatto pagare solo a chi ha più bisogno dei servizi che saranno tagliati dai Comuni, cioè i cittadini e le famiglie meno agiate. Questa ricetta che spreme la gente comune, uccide gli enti locali, non promuove lo sviluppo e non tocca i grandi patrimoni speculativi né intacca seriamente l'evasione fiscale è fallimentare e deleteria".

"Per questo - ha concluso il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso - la Cgil non solo è convintamente sulla strada che porta allo sciopero generale del prossimo 25 giugno; ma, soprattutto in questa provincia, sarebbe di fondamentale importanza mettere in campo una grande mobilitazione che coinvolga la gente, il mondo del lavoro e dell'impresa insieme, e in maniera trasversale, a quei rappresentanti delle istituzioni che vogliono fare ancora gli interessi dei cittadini e non quelli delle botteghe della politica. Non un atto di opposizione, ma una azione forte che richiami l'attenzione sulla gravità delle conseguenze di politiche economiche irresponsabili, senza capo né coda".

Ufficio Stampa

LETTERA APERTA  10_06_2010

Paolino Barbiero

Gentili Rappresentanti istituzionali della Marca trevigiana,
il prossimo venerdì 18 giugno la Cgil di Treviso darà vita ad un Attivo provinciale dei delegati e dei pensionati.
L'obiettivo non è solo e tanto quello di aprire uno spazio alla riflessione e all'analisi ma piuttosto di dare voce alle storie, piccole e grandi, che danno sostanza alla realtà della crisi: sangue e carne, si potrebbe dire, cioè vita ed esperienze reali, ovvero quello che si nasconde dietro ai numeri della recessione e quindi ciò che è più importante, che rappresenta, al di là degli indicatori delle statistiche, il vero cuore della sofferenza che la nostra società sta vivendo.

E' per questa ragione che la Cgil di Treviso vi invita non solo e non tanto a presenziare, ma a partecipare da protagonisti a questo Attivo perché, dal Presidente della Provincia ai Sindaci dei nostri Comuni, dagli Assessori dei Municipi ai Consiglieri regionali eletti dai cittadini trevigiani, siete la qualificata rappresentanza istituzionale di questo territorio, dei suoi bisogni, dei suoi interessi.

E siete la prima trincea dello Stato soprattutto in questa fase di grande difficoltà economica e sociale, rappresentanti di quegli Enti Locali che sono la cartina di tornasole con cui si misurano le risposte insufficienti, anzi profondamente sbagliate, con cui la politica nazionale declina incerte manovre economiche destinate a non migliorare la situazione attuale.
La Cgil ha scelto di affrontare questa situazione con una serie di proposte e di azioni, a cominciare dallo sciopero generale proclamato per il prossimo 25 giugno e che prevede una manifestazione in Piazza dei Signori a Treviso. Di quello sciopero, a livello territoriale, l'Attivo di venerdì è un presupposto che vuole rendere evidenti, attraverso le testimonianze e i casi "della crisi", le ragioni di una mobilitazione che vogliamo importante e di una scelta, proprio quello dell'astensione generale dal lavoro, che è grave ma che non ha alternative.

Il 25 giugno non sarà, per quanto ci riguarda, una mera rappresentazione di scontento e opposizione a determinate scelte di politica economica e sociale; non è infatti utile rimanere prigionieri della dimensione di scontro e protesta quando invece serve una altrettanto forte proposta costruttiva. E questo può avvenire, secondo la Cgil trevigiana, solo dando sostanza alle preoccupazioni, non abbandonarle alla loro dimensione mediatica, ma dando vita ad una mobilitazione vasta e trasversale di quella gran parte della società civile e del mondo dell'economia, del lavoro e delle istituzioni che è preoccupata.

Ovviamente per molti di voi aderire a questo appello della Cgil, tanto più in occasione di uno sciopero generale, rappresenta qualche cosa di difficile e forse politicamente scorretto. Ma dal momento che le valutazioni che esprimiamo da più parti su questa manovra sono, nelle differenze, convergenti non solo su un giudizio negativo ma approdano anche alla consapevolezza che serve altro, vi proponiamo di pensare all'attivo di venerdì come ad un momento di confronto vero e serio da cui si possa partire per un cammino comune, da compiere non in nome di un posizionamento politico, ma in rappresentanza delle nostre comunità.

Se parte della battaglia che la Cgil vuole condurre sarà anche lo sciopero generale, diteci voi, e mi rivolgo soprattutto ai Sindaci scontenti e preoccupati della Lega e del centrodestra, se dal malpancismo mediatico c'è la reale possibilità di passare alla proposta politica.
Noi ci mettiamo a disposizione con buona volontà e ragionevolezza per dare il nostro contributo a tutto quello che si dimostri vero, concreto e utile per i cittadini, a cominciare dalle fasce di popolazione che in questo momento sono più in difficoltà.

Paolino Barbiero, Segretario Generale Cgil

NIDIL, GIACOMO VENDRAME IL NUOVO SEGRETARIO PROVINCIALE
22_06_2010

Giacomo Vendrame

Succede a Cristina Furlan, passata all'Ufficio Vertenze della Camera del Lavoro.
E' un compito impegnativo e difficile quello che aspetta Giacomo Vendrame, trentenne neo segretario del Nidil-Cgil provinciale di Treviso, la categoria che si occupa dei lavoratori atipici e precari.
Vendrame, che succede a Cristina Furlan, passata all'Ufficio Vertenze della Camera del Lavoro di Treviso, è ricercatore dell'Ires-Cgil ed ha lavorato come docente nel mondo della scuola secondaria.
"Una scelta che apre ai giovani - ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - e che annuncia una stagione di ancora maggiore impegno del Nidil, in trincea su un fronte, quello della precarietà dell'occupazione, che da eccezione sta lentamente diventando regola del mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda i più giovani".
"La crisi - ha detto Giacomo Vendrame, nuovo segretario del Nidil provinciale - colpisce duramente il mondo del lavoro atipico e precario perché questi lavoratori sono sostanzialmente tagliati fuori dal welfare. I dati parlano di una crescita esponenziale delle collaborazioni e delle partite Iva monomandatarie, segnali di una sempre più frequente trasformazione dei rapporti di lavoro subordinato in contratti atipici o precari a seguito di licenziamenti".
"Ma è anche preoccupante - ha concluso il neo segretario provinciale del Nidil-Cgil - il dato relativo al lavoro in somministrazione e interinale, in cui si registrano significativi cali delle missioni e degli incarichi. Il risultato di questa flessione è esercito di persone che sfugge alle rilevazioni su mobilità e cassa integrazione e che ingrossa le fila dei lavoratori in difficoltà, senza che l'opinione pubblica ne sia pienamente consapevole".

COMUNICATO STAMPA  23_06_2010

Liste separate

Proposta di Zaia, la risposta della Cgil di Treviso.
Liste di collocamento separate, idea inutile e dannosa.
Barbiero: "Altri i problemi, a cominciare dal precariato e dall'occupazione femminile".

"Liste di collocamento separate? Inutili all'intera sistema economico, oltre che scioccamente discriminatorie se tagliano fuori cittadini stranieri regolarmente residenti."
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della camera del lavoro di Treviso.
"Dal palco di Pontida c'è da aspettarsi propaganda - ha detto Barbiero - ma le responsabilità come presidente del Veneto devono imporre considerazione che non siano figlie degli slogan ma di un ragionamento razionale di governo.

Il problema di oggi, la disoccupazione, non ha nulla che a fare con la presenza di lavoratori stranieri; e invece di abbaiare alla luna gli esponenti delle istituzioni sono chiamati a contribuire a quel grande sforzo da fare per diminuire il numero dei senza lavoro tra i due e i tre punti.
Ci sono veneti disposti a fare i lavori che prima erano di un migrante? Benissimo, saranno le aziende a scegliere, sulla base delle competenze e delle capacità.

La selezione non si fa per decreto, per legge piuttosto si deve dare vita ad un sistema di riqualificazione che permetta anche a coloro che hanno minori conoscenze di recuperare qualità e quindi poter ritrovare una migliore occupazione".
"I problemi veri sono altri - ha proseguito il segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso - a cominciare dalla qualità dell'occupazione per i giovani, travolti dal precariato, e l'offerta alle donne.
La questione femminile oggi è questione del lavoro che si può risolvere anche mettendo le donne lavoratrici in condizione di poter contare su avanzati servizi sociali, soprattutto per quanto riguarda la cura dei figli. Il taglio del tempo pieno nella scuola elementare non mi para vada in questa direzione".
"Abbiamo due strade da battere per risolvere l'emergenza occupazionale - ha concluso Barbiero - una è quella degli slogan per la pancia, l'altra è quella delle soluzioni concrete, frutto dell'azione seria anche delle istituzioni per risolvere i problemi reali. A me interessa la seconda e non mi rassegno davanti alle sparate domenicali".

Ufficio Stampa

LETTERA AL DIRETTORE  24_06_2010

Paolino Barbiero

Gentile direttore,
la proclamazione dello sciopero generale da parte della sola Cgil contro le politiche economiche del governo, e in particolare contro la manovra correttiva, è una scelta che marca la gravità del momento per il nostro Paese, che attraverso una fase caratterizzata dagli errori nel governare la crisi economica e sociale a causa di scelte che sono penalizzanti non solo delle prospettive di ripresa ma che soprattutto colpiscono le fasce sociali più deboli.
L'obiettivo dello sciopero non è quello di riempire le piazze, per quanto la buona riuscita delle manifestazioni pubbliche segnerà in parte il successo o meno della giornata, ma piuttosto svuotare i luoghi di lavoro.
Cioè non vogliamo mandare in archivio il 25 giugno come una giornata di mobilitazione d'opposizione, ma dare alla giornata il tratto tipico della battaglia sindacale: lo sciopero come strumento di contrattazione e difesa degli interessi e dei diritti di tutti i lavoratori di legittima pressione.

Il quadro che abbiamo davanti è ben chiaro: l'aumento dei licenziamenti, la crescita della cassa integrazione, l'esponenziale impennata dei fallimenti e dei concordati misurano la febbre della società e del tessuto economico soprattutto in un'area come questa, caratterizzata dalla presenza di imprese di dimensione medio piccola, particolarmente esposte agli effetti primari - calo dei fatturati, crisi dei mercati - e anche secondari della crisi, soprattutto la contrazione del credito.

Cosa fa il governo per rispondere all'emergenza? Costruisce una manovra solo contabile senza misurarsi minimamente sulla sfida dello sviluppo; asseconda la perversione di un sistema in cui la finanza prima è causa della crisi, poi si fa risanare i propri debiti dai bilanci pubblici, quindi detta le condizioni per non attaccare in maniera speculativa gli Stati, costringendo a operazioni di macelleria sociale.
Le ragioni della stabilità dei bilanci e del contenimento del debito pubblico sono sacrosante; ma il conto del risanamento non può essere pagato solo dai soliti noti, i lavoratori, i pensionati, le famiglie a basso reddito. Tutti quelli, cioè, che subiranno le più negative conseguenze sulla loro qualità della vita a causa delle politiche che si vogliono attuare: tagli agli enti locali, quindi tagli ai servizi, soprattutto a quelli sociali, in particolare mettendo a rischio il sistema sociosanitario e quindi violando un diritto fondamentale e costituzionalmente garantito come la salute; e attraverso la violazione dei diritti fondamentali del lavoro, minacciati dal collegato lavoro e dai progetti revisionisti di destrutturazione dello Statuto dei Lavoratori.

Svuotare i posti di lavoro, in occasione dello sciopero generale, non significa tentare di dare spallate di piazza al governo legittimamente eletto, ma di mandare al governo il segnale per cui a chiedere di più e di meglio dalle politiche economiche non è una sigla sindacale o una parte politica, ma la vasta platea di cittadini che vivono la prospettiva del futuro con una crescente preoccupazione, provocata dal disagio del presente.

In questi giorni si parla molto della questione dei tagli agli enti pubblici e della protesta, l'ennesima, dei sindaci. Questa protesta, che attraversa da una parte all'altra lo scenario politico e che si caratterizza anche per l'imbarazzo che vivono i primi cittadini della Lega e del Popolo della Libertà non è abbastanza.
Occorre invece una mobilitazione di gente, di popolo si sarebbe detto una volta, che "convinca" il governo a tornare a trattare sulla sostanza della nostra politica economica: come si difendono meglio i diritti dei più deboli, quale sia il modello da cui vogliamo ripartire, come si affronta e si esce dalla crisi, cosa fare per il mercato del lavoro, come aiutare veramente la ripartenza delle imprese.

Riportare la controparte al tavolo delle trattative è esattamente quello che spesso si prefigge uno sciopero. Per questo la mobilitazione di oggi non è manifestazione di opposizione politica, né strumento di visibilità, ma sostanza dell'azione rivendicativa. Non mi aspetto, di fronte ad un possibile successo dello sciopero generale, che questa sera il governo apra a possibili miglioramenti. ma i numeri della protesta saranno, come successo a Pomigliano d'Arco con i "no" all'accordo separato, un segnale di cui solo uno sciocco potrà non tenere conto sperando che per vincere a ogni costo non si continuino a fare scelte contro i lavoratori, i pensionati e le giovani generazioni.

Ufficio Stampa

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina