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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
Le nuove regole fanno saltare il banco degli accordi sulle riorganizzazioni aziendali.
Scivolo pensionistico, intrappolati in cinquecento.
Nella Marca 200 lavoratori hanno già scelto l'uscita volontaria dal lavoro contando sulla vecchia normativa per arrivare in 36 mesi di ammortizzatori alla quiescenza. Ora rischiano fino ad un anno senza reddito. Per altri 300 l'opzione oggetto di trattativa diventa impraticabile.
Barbiero: "Così fallisce la strategia di rendere indolori le riduzioni di personale".
"Ma con le nuove norme in vigore dal 2011 - ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - questi ultimi non sono più nelle condizioni di percorrere questa strada, perché lo spostamento delle finestre di pensionamento li porterebbe ad avere un periodo oscillante fra i 4 e i 12 mesi senza reddito, prima di ottenere la quiescenza. Ben più grave è invece la situazione dei primi 200: hanno già effettuato a loro scelta, sulla base di quadro normativo preciso che ora il governo ha cambiato. C'è una violazione evidente, questi lavoratori sono stati letteralmente presi in giro, ora servono le deroghe".
La nuova disciplina, infatti, pur entrando a regime solo dal prossimo anno, riguarderà anche le persone che hanno già optato per l'uscita volontaria dal lavoro e sposta da 36 a 48 mesi il tempo utile per il pensionamento. "Abbiamo faticato a raggiungere accordi con le imprese per arrivare a riorganizzazioni indolori - ha proseguito il segretario generale della Camera del Lavoro trevigiana - proprio sfruttando gli scivoli. In questa maniera l'azione combinata degli ammortizzatori sociali e dei requisiti per la pensione avrebbe permesso, di fatto, di realizzare riduzioni delle soglie occupazionali minimizzando il danno sociale, garantendo agli interessati la difesa del reddito. Se il governo cambia le carte in tavola, tutte le trattative in atto dovranno essere completamente ridiscusse. Ma il vulnus causato ai 200 che hanno già optato per l'uscita volontaria è una offesa alla certezza del diritto e al buon senso"."La politica trevigiana si muova - tuona Barbiero - si parla tanto di tutela del territorio e difesa degli interessi locali, la sostanza è che rispetto alle nuove disposizioni è prevista una deroga solo per 10 mila, quasi tutti lavoratori della grande impresa e prevalentemente concentrati al sud. Se deroga deve essere, deve valere per tutti i lavoratori che hanno fatto una scelta sulla base di un quadro normativo certo e che non possono vedere compromessa la loro situazione da decisioni successive e con effetto retroattivo. L'incertezza di diritto è una minaccia ai presupposti della legalità democratica. Per questo invito gli eletti in questo collegio nei due rami del parlamento, a cominciare dal ministro Sacconi, ad assumersi la responsabilità di portare questa situazione inaccettabile sotto i riflettori della discussione politica".
"Ora - ha concluso Barbiero - si tratta di verificare se gli slogan elettorali restano tali o se sono seguiti da una coerente azione politica. E' tempo di sfidare Zaia a dare un senso concreto a "Prima il Veneto" con cui ha preso anche i voti di tanti trevigiani".Ufficio Stampa
Ricerca congiunturale dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso.
Crisi, in sette mesi licenziati 4.771 trevigiani.
Rispetto ai primi sette mesi del 2009 bruciati 553 posti in più. Nelle pmi il 30% delle espulsioni dal terziario. Entro dicembre a conclusione 45 procedure di cassa integrazione straordinaria.
Barbiero: "Ora rischiano il posto di lavoro altri 2.500".
Il dato relativo alle pmi mette in luce una situazione di crescente crisi nel terziario, che è il settore che soffre maggiormente il calo dei livelli occupazionali e in cui si conta il 31% dei licenziamenti (il 29% è rappresentato dall'edilizia-legno-arredo, il 20% dalla metalmeccanica, il 12% dal sistema chimica, gomma-plastica e tessile).
Minore in termini assoluti, ma molto preoccupante considerata la tipologie d'impresa, è la perdita di posti di lavoro nelle aziende con soglie occupazionali superiori ai 15 dipendenti. Da gennaio a luglio i licenziamenti sono stati 1.578, risultato di procedure avviate in 214 realtà produttive. In questo comparto il saldo maggiormente negativo si registra nella meccanica (-532 occupati).
A rendere ancora più fosco il quadro dell'economia territoriale trevigiana è la situazione relativa alla cassa integrazione straordinaria. Quaranticinque sono infatti le procedure di Cigs in corso e la cui scadenza sarà entro i prossimi mesi.
"La previsione - ha concluso il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - è che da agosto saranno in 2.500 almeno a rischiare di perdere il posto di lavoro, con prospettive di ricollocazione scarse e molto spesso, trattandosi di lavoratori espulsi dalla piccola impresa, quasi totalmente sprovvisti di veri ammortizzatori sociali".
Ufficio Stampa
Richiamo della Cgil di Treviso a non allentare l’attenzione sulla grave perdita dei livelli occupazionali nella provincia.
Cgil: segnali positivi dall’export, non abbassiamo la guardia.
Barbiero: “Solo nei prossimi mesi si vedrà se i dati della Camera di Commercio fotografano una situazione di ripresa. Intanto, se non si farà nulla entro fine anno verranno persi altri 2.500 posti di lavoro”
“Tessari ha ragione quando afferma che i segni positivi non vanno eccessivamente sopravvalutati, - ha affermato il segretario provinciale della Cgil di Treviso -soprattutto quando tali segni nascono comparando variazioni tendenziali mese su mese: esportazioni in crescita più 10,1% aprile su aprile e più 14,7% maggio su maggio. Stime stilate su periodi d’analisi troppo brevi sono, infatti, soggette a variazioni significative per il solo fatto che ci sia nel periodo in esame una festività aggiuntiva rispetto all’anno successivo.”
“Se questi stop end go, come gli definisce Tessari, dell’esportazione manifatturiera ci sono stati lo capiremo solo a fine settembre, chiudendo il terzo trimestre dell’anno, o quantomeno trattando l’intera prima semestralità del 2010. Invitare gli imprenditori alla prudenza va bene – ha continuato Barbiero - ma non dobbiamo permetterci che l’eccesso di prudenza porti ad altre chiusure di aziende con la conseguente perdita dell’apparato produttivo e professionale della Marca. Ad oggi quello che continua infatti a preoccupare, al di là dei segnali positivi dell’esportazione manifatturiera trevigiana, è la mancanza di consolidamento dei livelli occupazionali, che vanno via via assottigliandosi sempre più senza cenni di tenuta.”“Quello che il sindacato denuncia ormai da tempo – ha precisato Barbiero - è l’incessante aumento delle ditte che, invece di iniziare processi di riorganizzazione aziendale e dell’apparato produttivo, s’arrendono e chiudono, con la conseguente perdita di altri 2.500 posti di lavoro entro fine anno. Questa situazione drammatica non permette ai soggetti politici, economici e sociali del territorio di abbassare la guardia. È invece indispensabile continuare a finanziare quanto più possibile inedite politiche industriali, nazionali e soprattutto locali, a sostegno dell’export, sostenendo anche i prodotti di nicchia indirizzati verso i nuovi consumatori e i mercati stranieri in espansione.”
“Istituire, - ha concluso Barbiero - a fianco della cassa integrazione, ammortizzatori sociali di politica attiva a sostegno del lavoro come i contratti di solidarietà, incentivando la formazione e così mirare al rimpiego del lavoratore all’interno dello stesso ciclo produttivo d’appartenenza. Infine, non si può evitare di ragionare sul ricollocamento dei lavoratori stranieri: l’ipotesi di convertire il piano delle 150 ore per il diritto allo studio, previsto da tutti i contratti nazionali, anche agli immigrati che hanno perso il lavoro potrebbe rivelarsi una buona strategia di contenimento della clandestinità e di reinserimento nel mondo del lavoro degli stranieri.”Ufficio Stampa
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