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Comunicati Stampa

MAGGIO 2011

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  04_05_2011

Manifestazione

TREVISO-CONEGLIANO-CASTELFRANCO: le manifestazioni della Cgil della Marca di venerdì 6 maggio 2011.
Il maggio dei lavoratori, Cgil: 3 le marce di protesta.
Barbiero: “Dopo il primo maggio unitario, il Sindacato con decisione richiama ancora una volta la politica, le istituzioni e l’economia trevigiana a una maggior attenzione e concretezza sui temi del lavoro, sui problemi dei giovani, dei disoccupati e dei precari, degli immigrati, dei pensionati, di tutti i trevigiani. Tutte le forze s’impegnino nel trovare le strategie industriali e sociali, di ripresa e di crescita, che diano sicurezza al lavoro e assicurino il benessere alla nostra gente”.

"Con i festeggiamenti del 1° maggio i sindacati della Marca, unitariamente hanno sottolineato la necessità di mettere al centro delle azioni di governo, soprattutto locale, i temi del lavoro. Un ulteriore e forte richiamo al mondo delle istituzioni, della politica e dell’economia trevigiana, perché sia più attenta e attiva su questo fondamentale fronte, lo vogliamo lanciare, anche se questa volta da soli, aderendo alle otto ore di sciopero generale di venerdì prossimo, 6 maggio, e organizzando tra le vie di Treviso, Conegliano e Castelfranco Veneto corti e manifestazioni di protesta."
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso.
"Un mezzo, quello dello sciopero generale, che non vuole marcare il ruolo di questo o di quel sindacato ma che ha un significato grave e importante nella sua più ampia adesione e partecipazione, e che mira ad affermare quanto la mancanza di politiche fiscali e industriali vere ed efficaci, e di risposte reali ai crescenti bisogni di lavoratori e pensionati, stia pesando sul nostro sistema produttivo e drammaticamente sulla nostra gente."

"Oggi – ha continuato Barbiero - non solo non abbiamo ripreso la crescita e bensì siamo tornati ai livelli produttivi e occupazionali più bassi della nostra storia recente. Non riusciamo a guardare avanti e soprattutto non stiamo attivando strategie strutturali che, ripensando interamente il sistema dei rapporti contrattuali e produttivi, ci traghettino fuori da questo difficile momento verso un futuro più sicuro. Operare come sta facendo il Governo, nella convinzione che solo annullando i diritti e le tutele dei lavoratori si possa dare respiro alle aziende e rimettere in moto la macchina dello sviluppo, è un’idea sbagliata. Un assunto di una certa parte politica che mira più che altro a sbarazzarsi della rappresentatività sindacale e a impoverire la classe lavoratrice, facendole totalmente pagare i costi, sociali ed economici, della crisi.

La volontà del Governo di imporre ulteriori e antidemocratici limiti allo sciopero è ingiustificata e irresponsabile visto che la legge italiana a disciplina del diritto di sciopero è già tra le più rigide d’Europa. La via della iper regolamentazione – ha aggiunto Barbiero - dunque non è per nulla risolutiva ma crea invece un evidente squilibrio a favore delle imprese e a danno dei lavoratori. Provvedimenti che vanno in questa direzione lasciano oltretutto irrisolto il problema dell’efficienza dei contratti collettivi e così, in contraddizione proprio all’obiettivo annunciato, si moltiplicano le occasioni di ulteriore conflittualità. D’altro canto è indubbio che per affrontare l’obiettivo di uscire dalla crisi bisogna, sia sul piano nazionale sia su quello locale, individuare soluzioni per lo sviluppo di corrette relazioni industriali, che anche nel nostro territorio stiamo tentando faticosamente di avviare."

"La politica allora – ha concluso Barbiero - deve capire che è ormai improrogabile agire con equità sulle due leve della nostra economia e finanza pubblica: il fisco e il lavoro. Da una parte bisogna fare un’operazione di recupero e di redistribuzione di risorse, puntando alla legalità che sta alla base della giustizia sociale, perché in questi due ultimi anni chi ha guadagnato dalla crisi ha intascato anche sul piano fiscale; dall’altra, le risorse reperite devono servire a compiere quelle scelte che permettano la ripresa della crescita occupazionale, del reddito, della coesione sociale.
E anche il tanto annunciato federalismo dovrebbe diventare uno strumento per la solidarietà e l’efficienza del sistema, avvicinando le istituzioni al cittadino e ai protagonisti dell’economia locale, affinché a pagare non siano sempre gli stessi e facendo in modo di ampliare e accrescere il valore sociale dell’impresa nel territorio."

I cortei partiranno alle ore 9.30:
- da Piazzale della Stazione di TREVISO fino a Piazza Borsa;
- da Piazzale Chiesa S.Pio X di CONEGLIANO fino alla Scalinata degli Alpini;
- da Piazzale Berco e dall’Ospedale (portineria vecchia) di CASTELFRANCO VENETO fino a Piazza XXIV Maggio.

link Per scaricare il volantino dello sciopero seguire questo link.
Ulteriori informazioni: Hobocommunication Tel 0422 582791

COMUNICATO STAMPA  05_05_2011

Tagli, licenziamenti

DIFFUSI OGGI I DATI DELLA RILEVAZIONE QUADRIMESTRALE dell'Ufficio Studi sul mercato del lavoro.
Licenziamenti a quota 2.851, altri 4 mila rischiano nei prossimi mesi.
Pessimi i numeri dei primi 4 mesi dell'anno.
Più di un terzo di chi ha perso il posto è un impiegato.
Timori di peggioramento del saldo occupazionale per effetto di cigs, casse in deroga e sospensioni in atto.
Barbiero: "Una fotografia che spiega bene le ragioni dello sciopero"

Salgono a 2.851 i posti di lavoro perduti in provincia di Treviso dall'inizio dell'anno. E altri 4 mila sono a rischio nei prossimi mesi per effetto della scadenza delle procedure di cassa integrazione straordinaria e in deroga.Questo il dato diffuso oggi dall'Ufficio Studi della Camera del Lavoro di Trevigiano, aggiornato al termine del primo quadrimestre del 2011.

"In questi numeri - ha detto Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - c'è tutta la drammaticità di una crisi che non accenna a frenare. Continua infatti l'emorragia di posti di lavoro, segnale di un tessuto economico fragile; ci sono piccoli rimbalzi positivi nei dati sull'andamento di questa prima parte dell'anno, ad esempio sull'export, ma si tratta di numeri ininfluenti rispetto all'andamento con cui avremo a che fare per quanto riguarda il mercato del lavoro".

LICENZIAMENTI - 2.851 i lavoratori che hanno perduto il posto tra gennaio e aprile. Di questi 1.764 sono privi di ammortizzatori sociali in quanto espulsi dal sistema delle pmi e dell'artigianato, mentre 1.087 sono le mobilità nelle grandi e medie aziende. Si alza ad oltre un terzo la percentuale sul totale degli impiegati licenziati, che sono il 34,41% nelle piccole imprese e il 33.95% in quelle medie e grandi. Le donne, tra i licenziati senza coperture di welfare, sono il 38,61%, mentre tra chi è uscito dalle grandi o medie imprese la quota rosa di licenziamenti si attesta al 33,03%.

CASSA INTEGRAZIONE - Il quadro sulla tenuta del sistema occupazionale in provincia di Treviso peggiora ulteriormente guardando alle procedure di cassa integrazione straordinaria. Dall'inizio dell'anno ad oggi hanno riguardato 62 aziende, per un totale di 1.399 addetti su un bacino di 2.313 dipendenti. Ad oggi le cigs in provincia di Treviso sono complessivamente 167 e interessano 3.900 lavoratori. A questi numeri manca un dato definitivo relativo all'ammontare di occupati alle prese con la cassa integrazione ordinaria, le sospensioni e la cassa in deroga nell'artigianato. Ma una stima per difetto dell'Ufficio Studi della Cgil provinciale indica in 7 mila gli interessati. Sommando le Cigs, le sospensioni e la Cassa in Deroga la Cgil di Treviso valuta in oltre 4 mila i lavoratori che, nei prossimi mesi, potrebbero perdere definitivamente il posto."Senza contare - precisa il segretario generale della Cgil provinciale trevigiana - che 5 mila dei 7 mila di cui sopra, ovvero i lavoratori in cassa integrazione in deroga, non ricevono l'assegno a causa del blocco delle attivazioni recentemente adottato e oggi vivono con reddito zero".

Nel gruppo delle 167 aziende in cassa integrazione straordinaria, le punte più alte si registrano nel legno arredo (50), nel metalmeccanico (45) e nel tessile abbigliamento (27). Record, per numero di lavoratori, nel legno arredo, con 1.504 addetti interessati, mentre sono 851 i metalmeccanici, 598 i lavoratori del tessile abbigliamento e 477, ma su un totale di sole 19 imprese, quelli del settore dell'edilizia e dei laterizi.

"Mi sembra - ha concluso Paolino Barbiero - che questa fotografia spieghi bene le ragioni dello sciopero generale in provincia di Treviso. Cosa fa il governo per lo sviluppo, per l'occupazione, come ci si muove sul fronte delle tutele del welfare? Non c'è nulla, solo una corsa alla contrazione dei diritti dei lavoratori e una politica di rigore ciclica, che deprime ogni speranza di rilancio e che a colpi di tagli punisce soprattutto le fasce di popolazione più indifese".

LETTERA AL DIRETTORE  05_05_2011

Paolino Barbiero

C'E' UNO SCIOPERO GENERALE CHE NON CASUALMENTE cade in occasione della giornata dell'Economia.
E' uno sciopero che vuole mettere l'accento sul fatto che a tre anni dall'inizio della grande crisi il governo e in molti casi anche i sistemi economico-istituzionali territoriali, rispetto alle competenze di ciascuno, non hanno ancora sciolto il nodo della due C con cui l'Italia, e per la sua specificità questa provincia, si trovano a dover fare i conti: Crisi e Crescita.

La crescita e gli strumenti per indurla, avviarla e sostenerla, rappresentano la ricetta più convincente per rispondere ad una crisi che non è estemporanea e che per le sue caratteristiche, se non si imboccherà un nuovo modello di sviluppo, probabilmente è destinata a ripetersi.

Oggi in Camera di Commercio a Treviso i big delle istituzioni e dell'economia ne ragioneranno confortati da un micro dato, quello sulla ripresa dell'export, che rischia di essere sopravvalutato. E' certamente un indicatore che segna al bello ma non basta a dire che la strada per uscire dal tunnel è stata imboccata, quando invece tutti gli altri fondamentali segnano purtroppo dati negativi.
Cala l'occupazione e aumenta la precarietà, segno di un tessuto economico ancora incerto che si illude della competitività ritrovata con il mero contenimento dei costi del lavoro, senza occuparsi di aumento del valore aggiunto; diminuisce il numero di imprese, grandi e piccole, strutturate e in grado di quindi di creare occupazione; aumenta la platea di senza lavoro privi di un vero sistema di ammortizzazione sociale ed esposti in maniera drammatica al rischio povertà, mentre il sistema pubblico vede drasticamente tagliate le risorse per rispondere prontamente alle esigenze di sviluppo e sociali.

Nel frattempo viaggia in avanti l'inflazione, spinta dall'aumento dei prezzi delle comodities e dei beni di prima necessità, si riduce il reddito a causa della diminuzione della platea di occupati, sale la disoccupazione stabile e mancano gli strumenti della crescita. Non è tagliando in maniera indiscriminata, ad esempio rispetto agli enti locali, non è mortificando la scuola, non è aspirando risorse all'università e alla ricerca che questo Paese può sperare di ripartire.

Siamo una Italia ferma, dove il 10% della popolazione detiene circa il 50% della ricchezza: solo questo è un dato che ci dice come la struttura della nostra economia oggi porti più a pensare all'espansione del latifondo che ad una feconda, attiva e vivace economia liberale.
Lo sciopero è indubbiamente diretto al governo, che sulla C di crisi si è mosso in maniera incerta e che non sa pronunciare la C di crescita; ma è diretto anche al mondo dell'impresa e all'intero sistema economico, a quella possibile ma ancora poco realizzata avanguardia di progresso che oggi sopporta e tira a campare, mugugna ma senza troppo disturbare.
Questo sciopero non è una testimonianza di dissidenza politica rispetto all'esecutivo, ma chiede e rivendica: chiede e rivendica una politica di crescita che guardi alla valorizzazione del lavoro e dei lavoratori, alla qualità della vita delle famiglie che sta andando a picco, alla necessità di sostenere le imprese e farle migliorare, non solo percorrere il burrone della contrazione del salario e dei diritti come se i modelli di competitività a cui ispirarsi siano quelli dei paesi emergenti e spesso per nulla democratici.

Cari partecipanti alla giornata dell'economia, quello che la Cgil chiede è se stiamo tutti dalla stessa parte della barricata.
Se c'è nell'idea moderna di economia liberale la consapevolezza che il sistema non regge se la società si impoverisce, che la questione del salario è anche una questione di ricchezza del Paese, che la Pubblica Amministrazione è una risorsa e non un problema, che la scuola pubblica è una opportunità e non un costo, che la ricerca non è un lusso ma una necessità. Che i problemi del Paese, e lo dico alla politica, hanno orizzonti che vanno oltre le scadenze elettorali e che le questioni urgenti non sono quelle di cui si discute oggi, ma quelle che vengono tenute sotto traccia: non i processi del Primo Ministro, ma i processi produttivi e di sviluppo, non le finte riforme ma le vere innovazioni.

C'è, è vero, un dato di ripartenza dell'export per quanto riguarda la Marca. Mi piacerebbe sentire parlare anche di come affrontare però il dato, negativo che vede questa provincia aver arretrato ai livelli di prosperità risalenti a dieci anni fa, una provincia involuta che non offre nulla ai giovani, che stenta a darsi un nuovo modello economico, i cui centri cittadini vengono ridotti al silenzio dalle delibere antischiamazzi mentre nessuno si occupa, con provvedimenti veri ed efficaci, della silenziosa agonia delle attività economiche che dei centri sono parte fondamentale, viva e vitale.

In Piazza, con le lavoratrici e i lavoratori, noi parleremo di questo: con l'ansia del futuro e la voglia di fare di più e meglio, con spirito positivo ma senza illuderci che micro dati, forse congiunturali più che strutturali, rappresentino la luce alla fine del tunnel.

Paolino Barbiero, Segretario GeneraleCgil provincialeTreviso

COMUNICATO STAMPA  24_05_2011

Borsellino Falcone

SABATO 28 MAGGIO 2011: CONVEGNO DELLA CAROVANA ANTIMAFIA A CASTELFRANCO VENETO
Mafia-lavoro-capitali, Cgil: serve un Osservatorio provinciale.
Barbiero: "Anche nella Marca lo sfruttamento del lavoro e la penetrazione dei capitali provenienti da attività illegali sono aspetti connessi che fanno capo alla mafia.
Si metta in piedi uno strumento di raccordo che faccia rete tra gli operatori dell’economia, le istituzioni, le forze dell’ordine e la rappresentanza sociale, per monitorare il fenomeno e, informando l’opinione pubblica, creare un clima di legalità e moralità abbattendo omertà e paure"

"In occasione del passaggio della Carovana Antimafia nel trevigiano, la Cgil provinciale fa appello alle istituzioni e al mondo dell’imprenditoria perché, in un momento di congiuntura economica negativa e di crisi della finanza pubblica, quando cresce il rischio di infiltrazioni malavitose e le occasioni di sfruttamento del lavoro si moltiplicano, si istituisca un Osservatorio provinciale Antimafia che, mettendo in rete le strutture già esistenti (CCIAA, Direzione Provinciale del Lavoro, Camera del Lavoro, Guardia di Finanza), monitorizzi il fenomeno criminoso, con particolare attenzione alle penetrazioni nella sanità privata, negli appalti pubblici e nel tessuto economico della Marca."
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil di Treviso, confermando la partecipazione al convegno di sabato 28 maggio dalle ore 10:30, presso la fattoria sociale “El contadin” di Castelfranco Veneto, organizzato da “Libera”, “Avviso Pubblico” e “Arci”. L’invito è rivolto anche al presidente della Provincia, Leonardo Muraro, al questore, Carmine Damiano, al prefetto, Aldo Adinolfi, al procuratore della Repubblica, Antonio Fojadelli, al comandante dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Treviso.

"Già da diverso tempo – ha spiegato il vertice di via Dandolo - la Cgil di Treviso ha denunciato il fenomeno delle infiltrazioni di stampo malavitoso nell’economia locale, in particolare nel campo della logistica, per il quale solo poco tempo fa è stato siglato un accordo sulla tariffa minima, quale soglia di garanzia contro le illegalità e lo sfruttamento dei lavoratori, spesso stranieri. Come il Sindacato ha più volte messo in evidenza la preoccupante influenza di capitali stranieri, in particolare orientali, e dunque non facilmente rintracciabili e frequentemente connessi alla criminalità organizzata e al riciclo di denaro sporco, nel mondo del terziario e della produzione."

"Proprio su questi aspetti – ha continuato Paolino Barbiero - quello dei capitali provenienti da attività illecite, destinati a essere investiti e diversificati, e quello dello sfruttamento dei lavoratori, oggi si gioca la partita della legalità del nostro sistema produttivo e finanziario. Talmente fragile e bisognoso di risorse è in questo particolare momento il mondo dell’economia e dell’investimento pubblico che il rischio di infiltrazioni malavitose e corruzione aumenta esponenzialmente anche nel nostro territorio.
Infatti, quello che emerge è che nel mirino delle mafie è entrato il comparto della sanità privata, che chiede ingenti fondi per poter supplire alle crescenti lacune del pubblico. Inoltre, anche dietro gli appalti assegnati sulla base del “massimo ribasso” si celano troppo spesso episodi di corruzione, evasione, elusione e sfruttamento del lavoro.
Ed è necessario, allora, cambiare questo criterio d’assegnazione con quello del “minimo necessario”, che garantisce la trasparenza e l’affidabilità delle imprese e dei loro rapporti di lavoro, ma anche un ritorno in termini di qualità ed efficienza sul fronte del servizio offerto. Come si è fatto nel settore della logistica, dove con decreto è stata fissata una tariffa minima corrispondente a 17,25 euro/ora, è indispensabile anche nel settore sanitario e socio-assistenziale stabilire una soglia economica che rappresenti un importante deterrente agli appalti al ribasso, dietro i quali troppo spesso si nascondono proprio le situazioni di sfruttamento dei lavoratori e di criminalità organizzata. Limite minimo che per le maggiori competenze professionali richieste dal comparto della sanità non potrà essere inferiore ai 18euro/orari".

“Combattere le mafie e la malavita organizzata – ha sottolineato il segretario della Cgil di Treviso - significa avere gli strumenti per denunciare tali fenomeni, sollecitare maggiori e mirati controlli, stimolare gli attori istituzionali e sociali ad attivarsi e a prendere severi provvedimenti, ma anche informare imprenditori, lavoratori e tutta la cittadinanza così da creare un positivo clima culturale per poter crescere nell’etica del lavoro e della legalità e non nell’omertà e nella paura. Anche questo, quello dell’informazione e della diffusione, sarà dunque un obiettivo primario dell’Osservatorio provinciale che col un report periodico potrà dare notizia non solo dei dati relativi alla Marca ma anche l’impegno profuso e dei risultati ottenuti.”

“Dal rapporto 2010 di SOS Impresa, che stima in 135miliardi di euro il fatturato della criminalità economica in Italia, infatti, possiamo capire la portata dal fenomeno sul territorio nazionale. Di questo enorme giro di denaro – ha aggiunto Barbiero - la mafia, sempre secondo le stime di “SOS Impresa”, intasca netto il 50%. Insomma miliardi di euro provenienti dai proventi della droga, dai traffici illeciti, dal giro delle scommesse e dei giochi d’azzardo che queste organizzazioni a delinquere hanno necessità di ripulire. E lo fanno strategicamente investendo proprio in un momento dove i grandi investitori sono sempre meno e più difficili da reperire. Si pensi solo che per quanto riguarda il riciclaggio la Banca d’Italia denuncia una cifra in percentuale pari al 10% del Pil italiano.

I settori più colpiti o più a rischio sono l’edilizia, i trasporti, lo smaltimento dei rifiuti tossici, il turismo, ma anche l’agricoltura e la rete di distribuzione alimentare. Segnali forti poi fanno emergere il preoccupante interessamento posto dalla criminalità sulla sanità privata, che oggi più che mai esternalizza interi servizi e dove la corruzione, essendo questo un settore non ancora sufficientemente preparato ad affrontare il problema, riesce meglio ad attecchire. Aumentare la trasparenza nei contratti e nelle gare d’appalto e una più rigorosa applicazione dei contratti e delle leggi diventa un impegno di tutti.

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA  26_05_2011

Casa

CGIL: UNINDUSTRIA NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA' E DELLA RESPONSABILITA'
Unindustria e profughi, Cgil: “Proposta lodevole da attuare”.
Barbiero: "Basta con allarmismi. Si trovino le soluzioni ad hoc per governare l’emergenza. Le istituzioni, Provincia e Regione, s’impegnino sul fronte dell’accoglienza e dell’integrazione per assicurare ai trevigiani sicurezza, crescita e benessere per tutti”.L’iniziativa di Vardanega è lodevole, va nel segno della solidarietà e del buon senso. Chi la critica manca di responsabilità e di approccio pragmatico nell’affrontare l’emergenza profughi”.

Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, plaudendo alla proposta del presidente di Unindustria Treviso di mettere a disposizione dei profughi destinati dal Governo a risiedere nella Marca gli alloggi inutilizzati dell’associazione padronale a Casier e a Roncade.
"Non si può prescindere dalla decisione presa dal ministro Maroni, e avvallata da Zaia, di distribuire in Veneto, e dunque anche nella nostra provincia, i rifugiati in arrivo dall’Africa. E non possiamo sottrarci a questo dovere di solidarietà chiudendo le porte a queste genti bisognose che fuggono da situazioni di guerra. Tutto il resto delle questioni restano sterili strumentalizzazioni politiche che distolgono dall’affrontare con criterio l’emergenza e predisporre un serio e concordato piano d’accoglienza che dia ai Comuni interessati gli strumenti per governare il fenomeno nel periodo previsto."

La disponibilità dimostrata dall’associazione degli imprenditori della Marca nell’ospitare i profughi alloggiandoli in abitazioni, e non in caserme diroccate, è un segnale importante di solidarietà che va raccolto e valorizzato dalle istituzioni. Per questo – ha continuato il segretario della Cgil di Treviso - gli enti territoriali devono cogliere positivamente questa proposta che segue la logica del buon senso e attivarsi quanto prima per armonizzare gli interventi

.Gli allarmismi devono lasciare posto al pragmatismo. Le paure non frenano certo fenomeni di carattere globale come questo. E anche noi, nel nostro territorio, dobbiamo essere capaci di gestirlo al meglio, garantendo l’integrazione e il massimo rispetto e, alla pari, la sicurezza e l’ordine pubblico. Le parole del segretario provinciale della Lega Nord, Toni Da Re, e l’immobilismo del presidente della Provincia, non vanno nella strada giusta per affrontare la questione.

Non è più possibile sommare preoccupazioni su preoccupazioni – ha aggiunto Barbiero - è proprio delle istituzioni il compito di trovare risposte adeguate, sia sul fronte del lavoro che su quello dell’immigrazione. Non è, difatti, il presidente di Unindustria a “piazzare sul territorio” i profughi, bensì è una decisione presa dal Governo e dal suo ministro degli interni, leghista. Creare sviluppo e lavoro è in assoluto un impegno di tutti, dai nostri ministri, alla Regione alla Provincia, come dalle associazioni di categoria e dalle parti sociali.

Un’immigrazione ben governata – ha concluso Barbiero - non ha mai ostacolato la crescita economica e il benessere, talvolta gli ha favoriti.
È proprio in quest’ottica che, a contrario di quanto vede Da Re nella proposta di Unindustria Treviso, il Sindacato ritrova la saggezza di chi serve e favorisce gli interessi del territorio.”

Ufficio Stampa

LETTERA AL DIRETTORE  27_05_2011

Paolino Barbiero

ANCHE UNINDUSTRIA SCOPRE IL FASCINO D'ESSERE DI LOTTA E DI GOVERNO.
Questa è la sintesi dell'iniziativa di oggi, quell'assemblea che però prevede, prima dell'annunciata marcia di protesta, la presenza governativa, cioè quella del ministro Sacconi e del governatore Zaia, lì ad incarnare due pilastri di simpatia, se non proprio di consenso elettorale, quanto meno a rappresentare i due poli di riferimento della base confindustriale della provincia.

In questo senso una marcia degli industriali contro la politica dell'Esecutivo che lascia sola l'impresa stride con la presenza - gradita - del Ministro Sacconi, cioè il rappresentate di punta dell'ala più nuda e pura di quel fronte che crede nella destrutturazione del contratto, nell'attacco al sindacato e ai diritti del lavoro, ovvero di quei profeti del neo corporativismo travestito da compartecipazione, del rapporto di lavoro individuale e quindi meno difendibile, della precarietà estrema spacciata per flessibilità.

Cosa faranno gli industriali: applaudiranno il Ministro, con prevedibili acuti davanti ai soliti attacchi alla Cgil, omaggeranno il Governatore Zaia per poi mettersi ai piedi la scarpa da ginnastica e marciare come gesto di protesta ?
E poi: protesta contro chi? Se fosse contro il Governo più della marcia, certo mediaticamente rumorosa, avrebbero potuto scegliere di non invitare, come segnale di distanza e preoccupazione, i rappresentanti del governo che, per dirla con Emma Marcegaglia, continua a dimostrarsi insoddisfacente.Ed è questo è il punto: cari Vardanega, cara presidente Marcegaglia, caro Tognana (oggi presidente della Camera di Commercio, quindici anni fa leader della guerriglia contro il governo Prodi e icona dell'inutile battaglia contro l'art 18 dello Statuto dei Lavoratori), quale è il passo che vorreste dal Governo?

Quali le riforme, le misure da prendere per salvare il sistema economico e il lavoro, la coesione sociale e le legittime attese di prosperità della gente?Perché lo dico con chiarezza: se, pur nelle differenze e non solo degli interessi rappresentati, il vostro è un appello che raccoglie almeno parte della diffusa e trasversale preoccupazione sullo stallo dell'economia e l'impoverimento dell'Italia, l'inconsistenza del governo su questi fronti, l'inutilità delle misure prese, tutte piegate sui tagli da macelleria sociale e produttiva e senza uno straccio di vocazione allo sviluppo, allora la Cgil è interessata a vedere che carte avete in mano e come le volete giocare.

Non vorrei, e spero di essere seccamente smentito, che lo spirito sia un altro: quello di far capire che il consenso, dato per scontato, non viene più regalato. E che la merce di scambio sia una ondata ancora più intensa, profonda e devastate, di cosiddette riforme economiche: più precarietà per garantire effimera competitività alle produzioni anche scadenti, meno diritti per spaccare gli equilibri delle relazioni industriali e infliggere un colpo al sindacato, meno controlli e più mano libera (ad esempio come già ottenuto a riguardo delle procedure di dimissioni) con la scusa della sburocratizzazione. L'assemblea odierna ci dirà che vento tira dalle parti dell'impresa industriale: se soffia il refolo della mera pressione lobbistica, se spira il vento del cambiamento. Se a presiedere e guidare la "protesta" degli industriali c'è la voglia di voltare pagina per il bene del Paese o se lo spirito è solo quello degli interessi di parte.

Caro Vardanega e cara presidente Marcegaglia, vi ascolteremo con attenzione.
E trarremo dai fatti, senza farci impressionare dal clamore di qualche sporadica iniziativa, le nostre serene conclusioni.

Paolino Barbiero,segretario generale Cgil ProvincialeTreviso

COMUNICATI STAMPA CGIL TREVISO

COMUNICATO STAMPA  31_05_2011

Paolino Barbiero

IL SEGRETARIO GENERALE: L'IMPRESA TREVIGIANA SCELGA TRA SVILUPPO VERO E SACCONI
Cgil, sfida a Unindustria "Ci dicano a quello modello pensano".
Barbiero: "Ministro ideologicamente ostile alla Cgil, ma sui fatti il governo non c'è. Ripartiamo dal patto siglato territoriale appena firmato, la produttività non si raggiunge inseguendo solo il basso costo del lavoro e il taglio dei diritti del lavoro"

"A qualche giorno dalla assemblea la Cgil di Treviso lancia una appello agli industriali: andiamo avanti con il modello prospettato dal patto per lo sviluppo, avanti anni luce rispetto alle solite tesi del ministro Sacconi, interessato solo ad attaccare ideologicamente e mettere in difficoltà la Cgil. Perchè sui fatti, sulle cose che servono, questo governo non c'è, oggi lo ha confermato anche il governatore del Veneto Zaia".

Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, secondo cui "I ragionamenti svolti nel corso dell'assemblea di Unindustria e la "marcia di protesta" degli imprenditori segnano un necessario punto di rottura che non può essersi limitato solo ad una iniziativa a forte impatto mediatico".
"Di fronte al declino del sistema economico e quindi del modello sociale, improntato alla coesione - ha affermato il segretario della Camera del lavoro di Treviso - la classe imprenditoriale ha due strade: seguire convintamente quanto viene proposto dal patto per lo sviluppo territoriale siglato da Unindustria, Cgil, Cisl e Uil e aperto a tutte le categorie economiche, o percorrere il vicolo cieco del ministro Sacconi: meno qualità del lavoro, meno tutele, meno sviluppo, meno innovazione e battaglia ideologica contro i diritti e la democrazia sindacale. Un ministro secondo cui la protesta di sabato era "diretta contro la Cgil", cioè un ministro che fa finta di non capire".

"I casi CastelGarden e DataLogic pur nelle loro diversità dimostrano come l'idea di giocare la competitività solo sulla riduzione dei costi porti al precipizio. E il governo cosa fa? Pensa di riformare l'art 41 della costituzione e cancellare il ruolo sociale dell'impresa.
Gli industriali cosa dicono?
Pensano che siano queste le riforme che servono al Paese o piuttosto si deve guardare ad un diverso modello di rapporto tra impresa e territorio, di sviluppo a valore aggiunto sociale, che consenta al soggetto economico di interagire e scambiare ricchezza con il tessuto sociale, secondo una prospettiva di crescita della qualità della produzione e dell'occupazione. Noi siamo per la seconda ipotesi, ci chiediamo quale sia la scelta degli industriali trevigiani: se guardare alla concertazione e a esperienze come il nuovo patto di sviluppo territoriale o semplicemente se si rivendica un nuovo lassez faire, lassez passer".

"Senza una proposta forte di rilancio che venga anche dalla base produttiva - ha concluso Barbiero - il "caso" dell'assemblea di Unindustria Treviso finirà presto nel dimenticatoio.
Non è la prima volta che gli imprenditori si dicono scontenti dell'operato di un Governo e protestano anche in maniera mediaticamente eclatante, ma conquistare solo qualche pagina di giornale non è sufficiente. l?esecutivo è incapace di affrontare i temi dell'economia e dello sviluppo, bisogna rendere evidente se nel Paese, nella società, nel mondo del lavoro ci sono idee e visioni da contrapporre all'immobilismo dei tagli lineari di Tremonti, o alla poltica di cinesizzazione dell'occupazione del ministro Sacconi. Altrimenti si rimane su un piano meramente dialettico, che non cambierà le condizioni di vita dei lavoratori né quelle di mercato delle imprese".

Ufficio Stampa

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina