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Comunicati Stampa

GIUGNO 2011

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  16_06_2011

Acqua pubblica

PROPOSTA DELLA CGIL ALLA PROVINCIA: subito un confronto su acqua, rifiuti, trasporto.
Servizi di pubblica utilità, dopo i referendum serve un piano strategico.
Barbiero: "Nella partita c'è anche il nodo energia, servono investimenti e incentivi sulle fonti rinnovabili. Apriamo un confronto utile a definire una governance pubblica su queste materie"

"Riscrivere il Piano Strategico sulla base delle indicazioni che vengono dal risultato dei referendum, per aprire una stagione di governance e indirizzo pubblico nei settori strategici dei servizi di pubblica utilità e dell'energia".E' la proposta lanciata oggi al presidente della Provincia di Treviso da Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso.

"Di fronte alla certezza giuridica non solo della proprietà pubblica del bene acqua ma anche del preminente interesse pubblico alla gestione del servizio, comprendendo anche l'ampia partita della depurazione, chiediamo quali siano le decisioni strategiche che la provincia intende prendere.
In particolare alla luce dei forti aumenti delle tariffe praticate dagli attuali gestori, che erano chiaramente finalizzate alla risistemazione fisica delle reti perché queste venissero consegnate nel miglior stato possibile alla parte privata. Da oggi come si intende far fruttare questo investimento pagato dalla collettività? E come si continuerà ad intervenire per risanare una situazione che, nella Marca, vede disperso oltre il 30% dell'acqua destinate alla distribuzione?"

"La centralità del pubblico - ha proseguito il segretario della Cgil - viene di fatto riaffermata anche per quanto riguarda la partita del trasporto su gomma e del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Centralità che è anche interesse pubblico, nel caso di acqua, rifiuti e trasporto, a servizi efficienti e a prezzi che siano di vantaggio per la società trevigiana, anche attraverso una gestione che consenta di operare interventi di calmierazione dei prezzi, come quanto già fatto ad esempio con AscoPiave per il gas di casa, in particolare per le fasce sociali in situazione di crescente difficoltà economica, facendo in modo che le politiche pubbliche contribuiscano a raffreddare gli effetti della crisi, che sta picchiando duro sui redditi delle famiglie".

"Per fare questo - ha concluso Barbiero - si deve aprire una stagione di ampio confronto anche con le parti sociali. Immaginiamo, ad esempio, quali possano essere gli scenari che si aprono con l'abbandono del nucleare e l'insistere lungo la strada della produzione di energia da fonti rinnovabili, a cominciare dal solare fotovoltaico, che vedono la provincia di Treviso giocare un ruolo di leadership in termini di know how e numero di aziende attive e che quindi rappresenta un fronte importante per rilanciare l'economia territoriale.

La nostra proposta è quella di affrontare questi temi attraverso la scrittura, o riscrittura, del piano strategico che, riaggiorni il precedente che rappresenta ancora un punto di riferimento delle politiche provinciali.
Ma la questione vera è: la Provincia è interessata a questa grande operazione territoriale? Se Muraro e i suoi assessori colgono il senso e l'importanza della nostra proposta, la Cgil è pronta a fare convintamente la propria parte".

Ufficio Stampa

LETTERA AL DIRETTORE  17_06_2011

Paolino Barbiero

La vicenda della DataLogic di Quinto di Treviso, azienda in fase di chiusura a causa di una operazione di delocalizzazione della produzione in Vietnam, si è trasformata, per effetto di una scaltra e sfacciata comunicazione da parte dell'assessore alle politiche del lavoro della Regione Veneto Elena Donazzan e dell'entourage locale del ministro Sacconi, in una sorta di caso di scuola di quella che, leggo nel suo articolo, sarebbe una "inversione di fronti".
Ne uscirebbe l'immagine di una Cgil che "si accontenta di quattro soldi", come ha detto l'assessore Donazzan, o di una Cgil che ha "rotto il fronte", per usare le parole di Maurizio Castro, in una trattativa che avrebbe dovuto puntare a far recedere la proprietà dall'intenzione di delocalizzare.

La situazione di DataLogic è complessa: l'azienda ha già riorganizzato tutti i siti produttivi italiani, ha chiuso i propri stabilimenti negli Stati Uniti (dove è rimasta solo un'area commerciale), ha persino dismesso l'impianto aperto in precedenza in Slovacchia, in un'area franca.
La decisione di produrre in Vietnam, dove nei fatti si sono già trasferiti buona parte dei concorrenti, è legata alla scelta di allargare il più possibile la forbice tra ricavi e costi, io credo in una logica di massimizzazione del valore dell'impresa in vista della possibile vendita. In queste condizioni, come peraltro ampiamente detto dal management, neppure una soluzione alla Pomigliano, quindi molto costosa per i lavoratori, avrebbe concesso margini alla permanenza dell'azienda a Quinto di Treviso.

Abbiamo, secondo il nostro compito sindacale, avviato una trattativa, anche molto dura, che ha esplorato tutte le possibili contro-offerte per rendere evidenti le condizioni di una permanenza (ad esempio con una forte automazione del processo), senza trovare una controparte interessata a valutare queste possibilità e semplicemente decisa a chiudere. Da qui un accordo certo di natura economica ( di forte garanzia e tutela) che fa transitare i lavoratori, alcuni con specifiche competenze e alte qualifiche, verso la ricerca di una nuova occupazione contando quantomeno su una tranquillità economica e di vita rappresentata anche da un valore risarcitorio di non poco conto e la modulazione di due anni di cassa integrazione più uno di mobilità.

Per dirla con il ministro Sacconi, una operazione di ingegneria di welfare intelligente e adatta a gestire le crisi in questa fase di forte "volatilità" dell'occupazione.
Il fronte non è stato rotto dalla Cgil ma dal governo; che oggi si dice interessato a salvare i posti di lavoro a tutti i costi ma ieri chiedeva ai lavoratori di rinunciare immediatamente all'unica forma di lotta che ha in effetti costretto l'impresa a trattare, e cioè l'occupazione della fabbrica.Detto questo, io sono personalmente molto interessato ad esplorare gli strumenti (possibilmente quelli trasparenti) che le istituzioni, governo e Regione, si dicono in grado di mettere in campo per costringere DataLogic a non delocalizzare.

E chiedo: come è possibile che in un regime di economia di mercato un governo sia in grado non di "convincere" ma di "costringere" una impresa a rimanere aperta, forzando la tanto celebrata libertà economica?
E se questi strumenti sono in effetti utilizzabili, perché il ministro del Welfare e l'assessore regionale non li hanno messi in campo subito per DataLogic e in passato in tutti gli altri casi di riorganizzazione sfociata in delocalizzazione?

Non vorrei che la gestione delle situazioni di crisi fosse considerata, da qualcuno, più una opportunità per pavoneggiare meriti da incassare sul piano elettorale. Diceva Albert Einsten che la ricerca della verità è una delle più alte attività umane, anche se spesso ne menano più vanto quelli che meno vi partecipano. Mi pare che questo caso, se penso alla posizione assunta da Regione e Governo, sia la conferma di quelle parole.

Paolino Barbiero,Segretario generaleCgil ProvincialeTreviso

COMUNICATO STAMPA  17_06_2011

LA PROVINCIA DI TREVISO SCELTA COME UNA DELLE AREE DI MAGGIORE INTERESSE IN ITALIA
Modelli territoriali, oggi incontro Cgil-Ocse sul patto per lo sviluppo.
Valorizzazione dei saperi, innovazione e modelli di welfare attivo al centro del confronto.
Il patto territoriale per lo sviluppo, recentemente siglato da Cgil, Cisl, Uil e Unindustria, come best practice relativamente a modelli sindacati-imprese finalizzati alla crescita del sistema economico.
E' questo il punto di partenza dell'incontro, avvenuto nel pomeriggio di oggi, tra una delegazione della Camera del lavoro di Treviso, guidata dal segretario generale Paolino Barbiero, ed una delegazione dell'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Valorizzazione delle competenze, modelli contrattuali di area, difesa delle imprese in fase di crisi e politiche di crescita sono stati l'oggetto di una discussione approfondita, da cui l'Ocse (che per l'Italia sta prendendo in esame i casi della Campania e del Veneto, e per quest'ultima regione ha scelto la provincia di Treviso e la Cgil come interlocutore sindacale) vuole trarre alcune indicazioni su come il Pubblico, la rappresentanza dei lavoratori e quella delle imprese stiano collaborando alla formulazione di modelli di sostegno economico e di relazioni industriali che siano moderni ed efficienti.

"Nel corso dell'incontro - ha commentato Paolino Barbiero - sono stati valorizzati il contenuto e lo spirito del patto territoriale di sviluppo, soprattutto in una logica di estensione della contrattazione. Dove la contrattazione di secondo livello incontra ancora qualche ostacolo, il modello territoriale rappresenta una ottima sintesi per fissare criteri di integrazione contrattuale e salariale basati su reali indicatori di produttività. Per noi è la risposta più razionale e convincente, da opporre al modello del contratto aziendale, che sposta indietro le lancette dell'orologio delle relazioni industriali e il cui unico obiettivo è la destrutturazione della rappresentanza collettiva".

"La delegazione dell'Ocse - ha concluso il segretario generale della Cgil provinciale - mostra nei confronti del tema un interesse straordinario che conferma l'assoluta validità del modello proposto da Cgil, Cisl, Uil e Unindustria".
Nel corso del vertice è stato anche affrontato il modello bilaterale Ebav, l'ente per la bilateralità artigiana del Veneto, ritenuto dall'Ocse un esempio di buona pratica di confronto e lavoro comune tra sindacati e imprese, soprattutto per quanto riguarda il miglioramento dei livelli di innovazione nelle aziende e di innalzamento dei saperi e delle protezioni attive dei lavoratori.

Ufficio Stampa

LETTERA AL DIRETTORE  29_06_2011

Paolino Barbiero

C'è in effetti una Italia, e probabilmente ce ne è un pezzettino anche in provincia di Treviso, nei cui confronti Berlusconi e i suoi alleati e quindi anche la Lega hanno mantenuto la promessa di non "alzare" le tasse: le grandi rendite, i grandi capitali e gli evasori fiscali.
Sul resto, usando il silenziatore della leva fiscale locale che impatta meno, mediaticamente, rispetto a quella generale, il livello di tassazione è gradatamente aumentato, come confermano i dati sul prelievo complessivo nella Marca.

L'altra medaglia dell'aumento dei costi è poi rappresentato dal taglio orizzontale della spesa pubblica, che si paga, in maniera diversa, sotto forma di meno servizi ( e in alcuni casi di nuovi costi privati per sopperire, come nella sanità e nel sociale), meno spesa di sviluppo ( e qui basta pensare al blocco delle opere pubbliche, specie infrastrutturali, che zavorrano un pezzo di ripresa) e alla diminuzione della qualità del sistema della formazione, depresso dalla peggiore riforma scolastica - università e primaria - nella storia della Repubblica.

C'è una differenza nel modo con cui gli attori socio-economici locali interpretano questo fenomeno di decollo della pressione fiscale, a seconda di chi la pratica. Se il governo è di centro sinistra si prendono le chiavi delle imprese e le si portano a Palazzo Chigi o si sbraca nell'ironia infelice sul "Visco vampiro", come se nel dna della politica progressista ci fosse la consapevole e cosciente volontà di tartassare i cittadini. Ma se invece ad essere protagonista dell'aumento delle tasse sono le destre, al più si sente dire cose del tipo "neppure a Muraro farà piacere" o "bisogna sfoltire di più i costi delle amministrazioni". Sbagliato.

L'incremento della pressione fiscale non è infatti un male a cui questa politica di governo è occasionalmente costretta. Se oggi a pagare di più sono le piccole aziende, il lavoro dipendente e più in generale le famiglie è perché nell'idea di finanza pubblica di questa destra c'è l'assoluta intangibilità delle rendite finanziarie (solo ora si discute di una modifica delle aliquote), l'inconsistenza di una vera battaglia contro l'evasione, ritenuta area di consenso elettorale, la non volontà di dare un pieno e compiuto senso alla progressività a cui è ispirato il nostro sistema impositivo, tanto che, anche solo considerando gli effetti della poco conosciuta utilità marginale, si lascia che a pagare di più, nella sostanza e non solo nella forma, siano i redditi da lavoro più bassi, su cui le aliquote agiscono in maniera tale - al netto del sistema delle detrazioni e deduzioni e della no tax area - da rendere più gravoso il prelievo consentendo ai più ricchi di pagare meno proporzionalmente e in senso assoluto.

L'imbroglio fiscale che si gioca tutto sul taglio in periferia e sulla costrizione proprio alle amministrazioni locali di fare interventi di correzione che pesano il doppio in periodo di crisi, è il cuore della vicenda italiana: bassa crescita, tagli alla spesa sociale produttiva, tagli ai bilanci locali e depressione delle economie territoriali, un finto rigore che protegge solo gli alti redditi finanziari.
Queste sono le cose concrete che incarnano la critica della Cgil alle politiche fiscali ed economiche nazionali, ma anche in questa provincia. Dati e fatti finalmente così oggettivi da rendere evidente come, contrariamente alla oramai stanca litania strumentale dell'entourage sacconiano-brunettista, non c'è vizio ideologico nelle posizioni della Cgil ma solo riconoscimento della realtà per quello che è. E quindi affermazione di un bisogno oramai non più procastinabile di fare diversamente, aprendo i rubinetti delle misure anticicliche vere: più sviluppo, più investimenti, da finanziare con una riforma fiscale che non può essere ispirata al generico "pagare meno" ma a quello di far pagare con giustezza, a tutti, e secondo i principi costituzionali.

Paolino Barbiero,segretario generaleCgil ProvincialeTreviso

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina