ARCHIVIO

Questo menu' consente la consultazione dell'archivio dei comunicati stampa.

Alcuni documenti possono essere allegati in formato Acrobat Reader.
Se non si dispone del plug in cliccare qui:

Collegamento esterno

Comunicati Stampa

LUGLIO 2011

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  01_07_2011

Paolino Barbiero

Barbiero: “Chiarezza sull’operato di Salton. Adesso si scelga un direttore extrapolitico”.
Ascopiave, Cgil: “Trevigiani indignati, così si buttano via risorse”.
Barbiero: “I veri azionisti di Asco sono i cittadini, preoccupati e arrabbiati per le sorti della multiutility. Si sta consumando una guerra intestina che brucia capitali che invece potrebbero aiutare le famiglie a reddito basso e per sostenere i comuni della Marca”

“I trevigiani sono indignati, basta col teatrino della politica. Così si bruciano importanti risorse che potrebbero essere utilizzate dai Comuni e a sostegno delle fasce più deboli della società”.
Questo il duro commento di Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, che punta il dito contro la guerra intestina che si sta consumando in Ascopiave. “Guerra indecorosa - come afferma Barbiero – mossa solo dall’arrivismo personale, dall’avidità e dalla più bieca spartizione delle poltrone. La gente ne è indignata. Riceviamo giornalmente lamentele, segnalazioni e richieste di intervento da parte di tanti lavoratori e pensionati che quotidianamente seguono sui giornali le esasperate battaglie per il controllo della più importante multiutility del territorio. E sono preoccupati, arrabbiati e carichi di sdegno che manager e amministratori del calibro di Salton e di Zugno possano arrivare a tanto. Su questa indecorosa faccenda, che si connota sempre più come una faida tra i due alleati politici, Lega e Pdl, il grande assente è il bene per i cittadini. Cittadini che sono i primi e i veri proprietari, essendo i Comuni gli azionisti di Ascopiave, della società stessa”.

400mila famiglie di trevigiani che pagano regolarmente la bolletta e che chiedono che si chiuda il sipario su questo teatrino. Perché è proprio sugli utenti che si è fondato lo sviluppo della società di forniture energetiche e che ne decreterà il futuro. Utenti, delusi e arrabbiati, che oggi minacciano di rivolgersi ad altri fornitori. Chi si professa federalista – ha aggiunto Barbiero - non può allora assistere passivamente a tale spreco di denaro che si ripercuoterà inevitabilmente sulle tariffe. Ricordiamoci, infatti, che il titolo è quotato in borsa e risente negativamente di queste pressioni interne bruciando ogni giorno migliaia di euro. Perché ci sono capitali che oggi va bene sacrificare all’altare della politica e che si trovano sempre per pagare gli incarichi e i benefit degli amministratori. E poi ci sono risorse che a fatica, e solo grazie alla giusta battaglia portata avanti dai sindacati, sono state destinate in aiuto di 3mila famiglie con reddito basso, alle quali viene applicata una scontistica sulla tariffa. Proprio queste ultime sono quelle risorse che, anche seguendo la logica federalista, potrebbero essere implementate per restare nel territorio contribuiendo alla sua crescita, sostenendo i consumi e la tenuta del tessuto sociale della Marca”.

Mi domando, invece – ha continuato Barbiero - quale sia il riscontro anche in termini di produttività e di redditività per la società dei lauti stipendi pagati a manager, consiglieri, e “agli amici” delle consulenze esterne, pagati da Ascopiave e da tutto il Gruppo Ascoholding. In un periodo difficile come questo dove si continua comunque a chiedere dei sacrifici ai trevigiani, e il caso dell’aumento dell’Rc Auto ne è dimostrazione, si parta proprio da questi capitoli di spesa per eliminare gli sprechi e mettere più rigore nei conti. Perché, anche al netto di eventuali gestioni finanziarie fin troppo “allegre”, la struttura attuale e le sue dinamiche di sviluppo hanno solide fondamenta per le prospettive future della distribuzione del gas e dell’energia, e di conseguenza per il conseguimento di benefici distribuibili sul territorio”.

“Infine – ha concluso Barbiero - sulle gravissime accuse di Zugno a riguardo dell’operato di Salton deve essere fatta chiarezza. False comunicazioni e spese faraoniche, strane operazioni commerciali vengano vagliate attentamente da chi è deputato a farlo. Ci vuole più rispetto per i cittadini. Se il direttore deve essere una figura tecnica ed esecutiva venga scelta coerentemente fuori dalla politica, e venga valutato dai Sindaci per le sue capacità in termini di produttività e di valore aggiunto per il nostro territorio”.

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA  01_07_2011

Agadir - Marocco

VOTO AI MAROCCHINI, DOMENICA SEGGI APERTI IN VIA DANDOLO.
Treviso non dà gli spazi per il voto, Cgil: “Dov’è la democrazia?”
Barbiero: “Ennesima figuraccia. Scusa inverosimile, il Comune manca di sensibilità democratica e di equità. I marocchini, infatti, in provincia sono lavoratori che contribuiscono alla crescita economica, è doveroso offrire loro spazi adeguati per esercitare il diritto al voto”.

“Siamo contenti per il pacifico corso democratico che sta vivendo il Marocco e per l’interessamento che i cittadini marocchini residenti nella Marca hanno espresso a questo riguardo chiedendo degli spazi appositi per esercitare il diritto di voto e così partecipare attivamente a tale processo. D’altra parte non possiamo, quale Sindacato che rappresenta molti lavoratori marocchini del trevigiano, non essere profondamente rammaricati per la chiusura ingiustificata dell’Amministrazione comunale di Treviso che ha negato loro tali spazi”. Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, denunciando la grave mancanza di sensibilità democratica e di equità del Comune di Treviso, e confermando sabato 2 luglio l’apertura dei seggi presso la sede Cgil di via Dandolo.

“Sabato scorso – ha riferito il segretario generale - proprio nella sede della Camera del lavoro di Treviso la Cgil ha ospitato, alla presenza del Console del Marocco in Italia, un’assemblea delle comunità marocchine della Marca per discutere e approfondire la tematica referendaria per il varo di una nuova e più democratica costituzione nel paese del Nord Africa”.

Alla stregua degli italiani all’estero – ha continuato Barbiero - anche i cittadini marocchini residenti nel nostro Paese devo essere messi nella possibilità di poter esercitare in tutta garanzia l’universale diritto al voto. Questa non è solo una forma di equità sotto il profilo dei rapporti internazionali ma va anche nella direzione di un contributo alla democrazia. Supporto ricevuto dalle amministrazioni di Montebelluna e Pederobba e che oggi la città di Treviso, per colpa di quei rappresentanti delle istituzioni che dovrebbero essere i garanti della democrazia, ha ingiustificatamente negato. Inverosimile che il Comune non abbia nessun locale adatto da dedicare a tale scopo”.

“Facciamo l’ennesima figuraccia – ha concluso Barbiero - ricordiamoci che i circa 6mila marocchini residenti nella Marca sono lavoratori. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che il loro apporto all’economia trevigiana produce ricchezza per oltre 50milioni di euro dei quali ben 15milioni di euro sono determinati dagli stipendi e tasse. Contribuiscono alla tenuta dello stato sociale di oggi e domani. E che con i contributi che mensilmente vengono versati all’Inps stanno già pagando le laute pensioni anche di quegli amministratori che oggi, sebbene si professino democratici, negano loro questa fondamentale libertà”.

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA  06_07_2011

Treviso, Piazza dei Signori

ALLARME CGIL: LA LOTTIZZAZIONE DELLE CARICHE NELLE SPA PUBBLICHE FA MALE AL TERRITORIO
La Marca delle partecipate, Barbiero: “Poltronificio senza scrupoli”.
Barbiero: “La politica si è infiltrata in tutte le società pubbliche. A fronte della crescita delle tasse e dei tagli ai servizi non si può giustificare nessuna impennata dei compensi dei dirigenti, messi lì solo perché esponenti o affiliati di un partito”.

È intollerabile che si assegnino dei posti manageriali e di responsabilità all’interno delle società pubbliche solo per far fare carriera politica agli esponenti e agli “amici” di questo o quel partito.
Nel momento in cui i cittadini sono costretti a pagare sempre più tasse e ad avere in cambio sempre meno servizi, ai dipendenti pubblici viene bloccato il contratto nazionale e ai pensionati non vengono rivalutate le pensioni, alzare gli stipendi dei vertici delle partecipate va contro ogni etica pubblica, politica e imprenditoriale”. Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, puntando il dito contro gli aumenti ingiustificati dei compensi dei dirigenti delle società a partecipazione pubblica della Marca trevigiana.

La politica non può fagocitare avidamente risorse alle aziende private a partecipazione pubblica. Risorse oggi più che mai necessarie per erogare servizi ai cittadini. Queste società – ha spiegato il segretario della Cgil di Treviso - seppur private, hanno il compito di fare il bene dei cittadini e del territorio dove operano. Oggi, invece, siamo di fronte alla più spietata forma di “poltronificio”: un’infiltrazione politica diffusa ormai nella totalità delle spa pubbliche che tende solo a fare gli interessi personali di esponenti politici e dei partiti.
È ingiustificabile – ha sbottato Barbiero - che nel momento in cui i trevigiani debbono tirate la cinghia per campare e gli viene anche chiesto un sacrificio contributivo maggiore, si taglino servizi di fondamentale importanza come il trasporto pubblico. E non è neppure pensabile, a fronte di tale situazione e viste le difficoltà che gravano sulla stessa società di trasporto, ossia l’Actt, che si triplichi lo stipendio del presidente, passando da 9 a 26mila euro annui. Quante corse di autobus tagliate si sarebbero potute salvare con 17mila euro all’anno? Se un tempo rigidi paletti vincolavano i compensi dei dirigenti pubblici oggi – ha aggiunto Barbiero - in regime privatistico, tutto è permesso ma tutto è passato in mano alla politica, che fa esclusivamente i suoi interessi”.

Dalle società di forniture energetiche a quelle di gestione dei rifiuti e di trasporto pubblico – ha concluso Barbiero - tutti i posti di potere sono distribuiti in base a forme di lottizzazione politica, e quando gli accordi tra i partiti non si raggiungono ecco che scoppiano le guerre intestine come sta avvenendo all’interno del Gruppo Asco; in faccia ai negativi contraccolpi che la stessa società potrebbe subire e ai trevigiani, che sono i veri proprietari di queste realtà”.

Ufficio Stampa
Per ulteriori informazioni: Hobocommunication Tel 0422 582791

COMUNICATO STAMPA  11_07_2011

SPI Treviso

CACCO: “In piazza per non perdere la dignità conquistata con una vita di lavoro”.
Cgil e Spi: 15 luglio 2011, a Treviso, manifestazione contro la manovra.
Barbiero: “La manovra affonda gli enti locali e colpisce ulteriormente la fascia debole della società. A pagare, invece degli evasori fiscali, i lavoratori e i pensionati”

Non possiamo che protestare contro le scellerate decisioni di politica economica e finanziaria prese dal Governo che schiacciano, sotto il peso di una fiscalità iniqua, pensionati e lavorati, ma anche i nostri comuni virtuosi”. Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, annunciando una manifestazione itinerante per le vie del capoluogo che avrà luogo venerdì 15 luglio. Il ritrovo è previsto alle ore 10:00 presso la Camera del Lavoro di Treviso e la Stazione FFSS, dove confluiranno col treno e con i pullman organizzati i manifestanti in arrivo dai vari angoli della Marca. Il tragitto si snoderà per via Roma fino a Piazza dei Signori, dove una delegazione verrà accolta dal Prefetto insieme al comandante della Guardie di Finanza e al responsabile della Conferenza dei Sindaci della provincia di Treviso, per poi proseguire lungo il Cal Maggiore verso Piazza Duomo, Piazza della Vittoria e Corso del Popolo.

Anche la Cgil di Treviso – ha dichiarato il segretario generale - vuole aderire all’iniziativa nazionale di protesta indetta dal sindacato dei pensionati, i primi a pagare subito e a subire così un ulteriore peggioramento delle loro condizioni di vita. La manovra varata da Palazzo Chigi, infatti, anziché inaugurare una stagione di riassetto della finanza pubblica fondata su una maggiore equità e puntando a reperire risorse indispensabili grazie alla lotta all’evasione, affonda definitivamente i bilanci degli enti locali, colpisce ulteriormente la fascia debole della società e vanifica tutti gli sforzi fatti in tempo di crisi per tenere insieme austerity e coesione sociale”.

E’ oltremodo doloroso vedere come tanti dei nostri pensionati trevigiani oggi, dopo una vita spesa a lavorare giorno dopo giorno, vivono sulla soglia della povertà. Siamo tra l’incudine e il martello – ha detto Pierluigi Cacco, segretario generale dello Spi Cgil di Treviso – schiacciati tra i comuni, a causa dei tagli lineari privati e delle maglie del Patto di Stabilità, privati delle risorse necessarie a sostenere i servizi ai cittadini e uno stato sociale ormai allo sfascio. Ora per risanare i conti pubblici hanno ben deciso, bloccando la rivalutazione delle pensioni a fronte di un crescente carovita, di toglierci definitivamente l’ultimo briciolo di dignità rimastaci. Ma non glielo lasceremo fare. Ed è per questo che scendiamo in piazza e tra le vie della città per manifestare il nostro dissenso e informare i trevigiani di quello che sta succedendo”.

Tante sono le novità di questa manovra ancora da scoprire e tante saranno le sorprese che emergeranno dai collegati alla Legge – ha aggiunto Barbiero - una, a scapito dei lavoratori e dei diritti individuali, l’abbiamo subito verificata: già da oggi per depositare in Tribunale gli atti di una causa del lavoro bisognerà pagare. Al Governo e ai rappresentanti locali delle istituzioni diciamo che se è indispensabile tagliare bisogna farlo meno ma soprattutto meglio. Perché a Pil fermo - ha concluso Barbiero - è fondamentale non continuare a colpire la larga fascia di cittadini, utenti e consumatori, ma eliminare gli sprechi, in particolare quelli relativi ai costi della politica, e aumentare il gettito da evasione ed elusione fiscale, fenomeni sempre più diffusi, per ridurre il divario tra ricchi e poveri e percorrere la strada della legalità e della moralità nella gestione della cosa pubblica”.

Data l’importanza dell’oggetto, la presenza della Vostra Testata sarà particolarmente gradita.

Ufficio StampaHoboCommunication

link Scaricare da qui il volantino della manifestazione.

LETTERA AL DIRETTORE  15_07_2011

Paolino Barbiero

L'allarme di Mario Draghi sul possibile aumento della tassazione se non ci saranno ulteriori tagli alla spesa, arriva in ritardo.
E' un monito all'opinione pubblica, più che altro, e forse tende a giustificare il bisogno di procedere ad altre riduzioni della spesa se non si vuole soddisfare l'obiettivo di arrivare alla riduzione dell'indebitamento attraverso un inasprimento dei prelievi.

Ma l'allarme di Draghi arriva in ritardo perché una analisi della manovra, anche ricomprendendo gli ultimi correttivi, mette in evidenza come i numeri a cui punta il governo, cioè reperire almeno 70 miliardi di euro (l'alternativa sarebbe una correzione del Pil di circa 2 punti e mezzo, impossibile a crescita stagnante) si raggiungono per due terzi con nuove entrate e solo per un terzo con minori spese. E le minori spese, nell'articolato della manovra, tagliuzzano un po' qui e un po' lì sulla spesa sociale, che complessivamente incide poco sulla situazione debitoria complessiva dato che è circa un terzo della spesa complessiva, ma incidono parecchio sulle situazioni che vanno a toccare: si pensi alla riduzione delle prestazioni ai portatori di handicap o lo stesso taglio delle pensioni o la nuova ri-articolazione dei criteri per andarci in pensione.

Le nuove entrate non si strutturano poi nella rimodulazione delle aliquote, non mettono davvero fine all'ingiustizia di una tassazione diversa e discriminatoria tra rendita finanziaria e lavoro, ovviamente discriminando il secondo, che sull'aliquota più bassa è tassato due volte la rendita. Si tratta invece di un articolato che porta nuove entrate giocando sul fronte della riduzione dei benefici fiscali, attraverso tagli alle deducibilità delle spese mediche e dei mutui, asili nido e ticket; e introducendo imposte regressive, come quella in cifra fissa sul deposito titoli e quelle sui giochi. La prima è peraltro una tassa curiosa: chi sostiene l'urgenza di portare almeno al 20% l'imposta sul capital gain, cioè sui profitti da investimento finanziario, era stato accusato di voler tassare i risparmi delle famiglie. Bene: adesso questa tassa è davvero arrivata, a firma di Tremonti, dato che la nuova imposta azzera di fatto il rendimento su un portafoglio di titoli di stato fino a 30 mila euro.

Le vere falle di questa manovra, quelle peraltro riguardano di più un tessuto sociale come quello trevigiano, riguardano il peso della stabilità economica nazionale, che grava soprattutto sugli enti locali praticamente impossibilitati a operare in particolare per investimenti. La Lega di casa nostra cosa fa? Chiede che ci sia un allentamento del vincolo del patto di stabilità sapendo benissimo che questo non può essere concesso dal Governo e ben sapendo che alle condizioni attuali, il federalismo non è possibile senza un grave e fortissimo inasprimento fiscale. Non a caso è il leghista Muraro a intervenire sull'addizionale Rc auto, per un importo complessivo di nuovo gettito che si conta con i sei zeri. E le nuove diciture sul patto di stabilità sono forma e non sostanza, come conferma il criterio che apre a maggiori margini di azione solo i comuni che operano dismissioni di asset strategici, come la partecipazione a società, portando verso una sempre più vasta privatizzazione dei servizi.

C'è poi la totale assenza di misure per lo sviluppo. Per correggere il rapporto deficit-Pil si potrebbe lavorare sulla crescita, ma qui non ci sono misure. Per dare concretezza al concetto di "misure per la crescita" basterebbe pensare al numero di aziende che ogni anno nascono in provincia di Treviso e a quante in effetti riescono a crescere. Il rapporto è negativo, anche senza contare le chiusure, a significare che le misure di de-contrattualizzazione del lavoro perseguito ad esempio dal trevigiano ministro del Welfare, solleticano la pancia della fronda imprenditoriale che punta tutto sul basso costo del lavoro, ma non produce effetti sostanziali. Che poi a Treviso, ad esempio, si sacrifichino investimenti su quello che c'è, ad esempio per la formazione, dirottando i fondi camerali sulla delocalizzazione spiega tutta l'aria che tira.

Queste sono le condizioni che portano la Cgil a manifestare oggi in tutte le piazze: nel mirino ci sono soprattutto le azioni sulle pensioni e i tagli alla spesa sociale, ma è l'intera politica economica e finanziaria di questo governo a non reggere e a meritare una dura critica. Soprattutto non regge più la bugia delle tasse che non vengono innalzate. La pressione marcia verso l'alto, eccome; e come avevamo anticipato da tempo grava di più, anche se in maniera quasi occulta, sui redditi più bassi peggiorando le condizioni di vita materiali di tante famiglie. Ormai la verità è che non siamo solo un Paese verso il fallimento, ma soprattutto un Paese sempre più ingiusto.

Paolino Barbiero, Segreterio generaleCgil provincialeTreviso

COMUNICATO STAMPA  15_07_2011

SPI Treviso

VENERDI' 15 LUGLIO 2011 MANIFESTAZIONE DI CGIL E SPI, appello di Barbiero per una ampia mobilitazione.
"Siamo al fallimento, serve dare una segnale forte".
"Provvedimenti del governo socialmente disastrosi, così si mette in ginocchio il Paese".
"Il paese è al fallimento, serve la mobilitazione di tutti, soprattutto di fronte ad un attacco durissimo alle pensioni dagli esiti sociali e occupazionali disastrosi".

Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, ricordando che venerdì prossimo 15 luglio a Treviso si terrà una grande manifestazione, organizzata da Cgil e Spi Cgil, contro la manovra del governo che interviene pesantemente sui pensionati e sulle regole di accesso alla pensione.

"Colpiscono - ha detto Barbiero - quel welfare naturale rappresentato dalla famiglia, tanto più importante in fase di crisi e ancora di più se si considera i tempi sempre più dilatati di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, peraltro in condizioni di sempre crescente precarietà".
"Ci mettiamo - ha sottolineato il segretario della Camera del Lavoro di Treviso - le forti preoccupazioni per i tagli decisi ieri, che, guardando la lista degli interventi, incidono con una modalità da macelleria sulla spesa sociale e aumentano di fatto, per effetto degli interventi su oneri e deduzione, le tasse per i redditi medio bassi. Il tutto in una situazione che vede il tessuto produttivo esposto agli effetti della crisi finanziaria: se sono le banche a detenere il debito pubblico nazionale, è chiaro che gli effetti negativi derivanti da questo portafoglio non potranno che essere traslate dagli istituti di credito nei rapporti con il mondo delle imprese, delle famiglie e il loro bisogno di essere sostenute".

"Altro che ripresa - ha concluso Barbiero - siamo in pieno rischio default, a cominciare dal mercato del lavoro. Lo hanno detto anche gli economisti internazionali: il problema italiano non è tanto il debito pubblico ma l'assenza di crescita. E per la crescita servono politiche che vadano ben al di là dei provvedimenti inutili sul trasferimento dei ministeri al Nord o le norme sulla giustizia. Per questo, anche a Treviso, serve una mobilitazione vasta e visibile, da parte dei lavoratori attivi, dei pensionati, dei disoccupati e dei giovani".

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA  15_07_2011

Leonardo Muraro

MURARO NEL BERSAGLIO, Barbiero: “Metodi antidemocratici”.
Intimidazioni e metodi efferati che condanniamo e che vanno puniti con decisione da parte delle forze dell’ordine ma anche esorcizzate in seno al dibattito politico”.
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil di Treviso, esprimendo solidarietà personale e della Cgil di Treviso nei confronti del presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, bersaglio di minacce di morte.

“Le opinioni, anche se decisamente divergenti, si debbono esprimono a viso aperto all’interno di contesti democratici e non utilizzando questi metodi criminali – ha continuato Barbiero – al presidente Muraro va tutta la nostra solidarietà e sostegno nel trovare, ognuno per il ruolo che riveste all’interno del dibattito politico, la strada del rasserenamento, lastricata di impegni concreti e di lavoro”.

Per ulteriori informazioni: Hobocommunication Tel 0422 582791

COMUNICATO STAMPA  19_07_2011

Lavoro metalmeccanico

RICERCA DELL'UFFICIO STUDI DELLA CGIL DI TREVISO.
Primo semestre 2011, mercato del lavoro ancora in crisi.
Da gennaio a oggi 3.937 espulsi, di cui 2.431 lavoratori licenziati nelle piccolissime imprese, altri 1.734 in Cigs dalle Pmi e 1.123 in sospensione e poi in Cassa integrazione in deroga nell'artigianato, a cui si aggiungono i 640 posti di lavoro persi nell'edilizia.
"I rimbalzi dell'export dell'industria trevigiana non producono nuovi posti di lavoro anzi stanno continuando le procedure di licenziamento e di cigs in tutti i settori del manifatturiero, delle sospensioni e delle cig in deroga nell'artigianato, nell'edilizia si assiste a una crisi senza precedenti e purtroppo non si fermano le istanze di fallimento e di cessate attività di molte imprese".

Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, commentando i dati sul mercato del lavoro nella Marca diffusi oggi dall'Ufficio Studi della Camera del Lavoro. Dati che, tra l'altro, indicano un aumento della cassa integrazione in provincia, con un incremento del numero di imprese che ne fanno richiesta e che oggi vede coinvolte 80 aziende e 1.734 lavoratori. Dopo l’impennata di gennaio con 1.327 lavoratori in mobilità, mettendo insieme le procedure che riguardano la mobilità nelle imprese medie e grandi e quelle nelle piccole (quest'ultime caratterizzate dall'assenza di veri ammortizzatori sociali per chi perde il posto) il primo semestre del 2011 si chiude con 3.937 iscritti alle liste di mobilità. Considerando il picco di inizio anno sono 656 i lavoratori che ogni mese vengono interessati dalle procedure di mobilità.

Nell'artigianato i lavoratori sospesi e posti in cigs in deroga sono stati 1.123 e una parte di questi è andata a ingrossare il numero dei licenziati con la Legge 236/93.
Anche nell'edilizia il dato è negativo, più di 1.200 lavoratori sono usciti dalle casse edili e stimiamo che almeno la metà di questi non si sia ricollocata.
L'elaborazione dell'Ufficio Studi della Camera del Lavoro di Treviso ha preso in esame le dinamiche occupazionali, analizza i dati relativi alle espulsioni da gennaio a giugno suddividendoli per procedura (grandi e medie imprese, piccole e artigiane), per sesso, per tipologia di impiego e per nazionalità (italiani o stranieri) e per categoria di appartenenza.

LICENZIAMENTI – Rimane costante, come nel 1° semestre del 2010, il fronte complessivo delle fuoriuscite con altri 3.937 soggetti, di questi il 28,2% sono stranieri. Lo studio evidenzia inoltre il preoccupante trend che riguarda le imprese più grandi, in cui le procedure di mobilità hanno portato, nel semestre in esame, altri 1.506 licenziamenti. Ma la crisi, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi, profonda e strutturale, investe in provincia di Treviso, soprattutto le piccole imprese. Da questa realtà, la più diffusa nel territorio, escono 2.431 lavoratori, un migliaio in più rispetto ai licenziati dalle grandi imprese. Riprende a crescere anche la percentuale di personale amministrativo che perde l'occupazione: i licenziati restano, per la gran parte, soggetti occupati con mansioni operaie, ma gli impiegati espulsi, nei primi sei mesi dell’anno, sono stati il 33,4% del totale, confermando il trend negativo del 2010, che testava la media al 28%.

I SETTORI – Per quanto riguarda i contratti coperti da ammortizzatori sociali, record negativo dei licenziamenti nel 2011 per il comparto metalmeccanico, che secondo lo studio è quello a soffrire di più (659 lavoratori interessati), concentrando il 43,76% dei licenziamenti totali e confermando così il dato del 2010. Anche per quanto riguarda la parte di licenziamenti non coperti da indennità il trend per la metalmeccanica è negativo (437 espulsi), con un risultato complessivo (Legge 223/91 e 236/93) di ben 1.096 posti persi in sei mesi. Subito dopo viene il settore del legno-arredo con il 18% che supera seppur di poco il tessile-abbigliamento e calzaturiero, con il 17,8%. Inoltre, il dato significativo per quanto riguarda le categorie escluse dai veri ammortizzatori sociali è l’erosione occupazionale alla quale è oggi più che mai soggetto il comparto edile della Marca, anche a fronte del Piano casa in vigore dal 2009. L’edilizia conta 640 lavoratori in mobilità superando così la soglia del 26,33% del totale provinciale dei lavoratori interessati Legge236/93. Il commercio si attesta al 3,32% delle mobilità con indennità e ben al 16% di quella senza, contando complessivamente 440 fuoriuscite.

DATO ANAGRAFICO - Se per quanto riguarda quella parte di licenziamenti coperti dagli ammortizzatori sociali solo il 5% dei licenziati sta al di sotto dei 30 anni, la percentuale raddoppia (10,53%) per le procedure di mobilità riguardanti le piccole imprese e l’artigianato. La fascia d’età compresa tra i 31 e i 40 anni è la più colpita per quanto riguarda le procedute senza copertura, mentre è quella che va dai 41 ai 50 ad avere le percentuali più alte di espulsioni con indennità. Resta sostanzialmente invariato e sempre più alto, sia per quanto riguarda i lavoratori in mobilità con indennità che quelli senza, il numero di uomini 64%. Sotto il 10% la percentuale di ultracinquantenni espulsi senza nessuna forma di ammortizzatore sociale.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA – Nella sola area di Conegliano si contano 203 lavoratori in mobilità (Legge 223/91) appartenenti al settore metalmeccanico per ben 23 aziende. Solo due di queste includono oltre metà dei posti persi: L’Electrolux Italia spa di Susegana e la Ape Advenced spa di Refrontolo. Per quanto riguarda il comparto del legno sono 64, sulle 271 in provincia, le espulsioni solo alla Rosada Windows di San Fior. Ed è proprio l’area pedemontana che, globalmente per tutti i settori, soffre di più degli effetti della crisi occupazionale: 492 posti persi nel coneglianese e 264 nell’area di Montebelluna. In quest’ultima parte della Marca i casi eclatanti sono per il metalmeccanico i 74 posti di lavoro persi alle Fonderie del Montello e gli altri 74 alla vecchia Diadora spa.

L'ANALISI - La fisionomia della cassa integrazione in questo primo semestre del 2011, soprattutto l'evoluzione della cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga assieme alle procedure di mobilità, confermano un vero e proprio intensificarsi delle fuoriuscite (da gennaio 2011 infatti sono già 2.431 i licenziati dalle piccole e 1.506 dalle grandi, di cui 1.112 immigrati, per un totale di già 3.937 soggetti, e oltre 3.000 lavoratori non attivi che percepiscono redditi mensili sotto gli 800 euro), in un panorama segnato da due situazioni molto definite: la diminuzione della tenuta delle imprese dell’edilizia e del legno-arredo, pesantemente coinvolte dalla crisi dei flussi occupazionali, e dalla tendenza, in particolare per quanto riguarda i giovani al di sotto dei trent’anni, ad una crescente difficoltà di trovare lavoro stabile e dalla difficile ricollocazione degli over50 e delle donne. Inoltre, in aggiunta alle cause, congiunturali e strutturali, di richiesta di cassa integrazione (per ristrutturazione, riorganizzazione, crisi di mercato e difficoltà finanziarie) crescono sempre più le occasioni di cassa integrazione dovute ai fallimenti e procedure concorsuali (un quarto delle facenti richiesta nel semestre di riferimento).

"Quando i dati del mercato del lavoro vengono analizzati nel loro insieme - ha spiegato Barbiero - si nota che i livelli occupazionali sono in continuo calo, rischiamo di passare dai 390.000 occupati del 2007 ai 350.000 del 2011. E' fuorviante far credere che i rimbalzi dell'export e la contrazione delle ore di cig siano il segnale dell'uscita dalla crisi. La disoccupazione ormai ha superato la soglia del 6% e il tasso di occupazione è sceso sotto il 65% in un quadro complessivo dove gli avviamenti al lavoro non coprono i posti di lavoro distrutti negli ultimi 4 anni, inoltre i rapporti di lavoro stabile a tempo indeterminato sono diventate una chimera".
"E' attraverso politiche industriali che valorizzino i saperi e il saper fare - ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciale - che si può uscire prima e meglio dalla crisi dando prospettive e futuro alle nuove generazioni per affermare un sistema economico in grado di spingere verso uno sviluppo sostenibile, ma anche verso una politica del territorio fatta senza sprechi, ridondanze, corruzione, ma attenta al bene comune dell'impresa e dei lavoratori".

"La recente finanziaria e i miliardi di euro bruciati in borsa - ha concluso Barbiero - oltre a produrre effetti negativi sul bilancio dello Stato e nelle famiglie a reddito medio-basso stanno mettendo il sistema bancario in una situazione di tensione sulla propria liquidità e quindi assisteremo ad una nuova fase di difficoltà nell'erogazione del credito alle imprese con conseguenti ricadute sui fatturati, sugli investimenti e quindi anche sull'occupazione.
E' necessario, senza aspettare che dal governo centrale arrivino risposte come quelle dello scudo fiscale, della precarizzazione del
lavoro, della contrazione dei diritti, che a livello locale si strutturi un'idea forte e condivisa sulle politiche industriali, commerciali, infrastrutturali e sociali collegandole a risorse finanziarie che CCIAA, sistema bancario e enti locali mettano a disposizione per un piano di sviluppo sostenibile a livello provinciale".

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA  27_07_2011

Licenziamenti

CONTROTENDENZA, COMMISSIONE LAVORO: più licenziati dalle grandi imprese che nelle P.M.I. - Piccole medie industrie.
Cgil Treviso: mercato del lavoro, altri 407 espulsi.
Barbiero: “Nella Marca continua la recessione. I posti di lavoro persi vengono sostituiti da forme contrattuali instabili e prive di protezioni sociali. Indispensabile ragionare sulle sorti future del mercato del lavoro”

Nulla di nuovo, ma al di là dei numeri, che tracciano la drammaticità della situazione della nostra provincia confermando per il secondo anno di fila il record negativo del saldo occupazionale, bisogna ragionare sulla qualità dei nuovi rapporti di lavoro, sempre più precari e privi di forme di protezione sociale”. Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, commentando i dati trasmessi da Veneto Lavoro che vedono la Marca fanalino di coda per quanto riguarda l’occupazione con un meno 1.267 lavoratori rispetto allo scorso anno.

Treviso con il suo tessuto diffuso di micro-produzione è sicuramente l’area del Veneto maggiormente colpita dalla crisi – ha spiegato il vertice di via Dandolo – la moria delle pmi e le procedure concorsuali avviate anche nelle grandi realtà industriali della Marca hanno nel 2010 anno bruciato 7.259 posti di lavoro e anche quest’anno le cose non vanno meglio.
L’ultima Commissione Lavoro della Cgil di Treviso, riunita la scorsa settimana, riferisce di un ulteriore adeguamento in negativo sul fronte occupazionale: altri 407 posti di lavoro persi in provincia di Treviso solo nell’ultimo mese di giugno che vanno a sommarsi alle 3.937 espulsioni rilevate da inizio anno, raggiungendo così quota 4.344.

A ingrossare maggiormente le fila dei licenziati – ha aggiunto Paolino Barbiero - sono le grandi imprese che con un saldo negativo di 214 superano per la prima volta il numero degli espulsi dalle pmi. Queste ultime, caratterizzate dall'assenza di veri ammortizzatori sociali per chi perde il posto, chiudono il primo semestre del 2011 con 2.624 iscritti alle liste di mobilità, 193 in più dell’ultimo dato rilevato dal centro studi della Camera del Lavoro di Treviso”.

I motivi di preoccupazione rimangono tutti anzi si aggravano - ha continato Barbiero - come da noi previsto la crisi, che ha raggiunto il mercato del lavoro nel 2009, dall'anno scorso ha cominciato a incidere in maniera rilevante sulla stabilità occupazionale, soprattutto per effetto di una forte selezione sulle imprese, esposte a crisi di mercato, flessione dei fatturati e a importanti esposizioni finanziarie in un quadro di crescente indisponibilità degli istituti bancari a reggere l'indebitamente strutturale.

La fisionomia del mercato del lavoro sta così mutando rapidamente con un esponenziale aumento non solo dei disoccupati ma soprattutto di precari e di rapporti contrattuali atipici e instabili. Rapporti, inoltre, che seppur nuovi non portano in dote la protezioni sociali acquisite nella passata vita lavorativa di coloro che riescono a riqualificarsi e a trovare occupazione. Si moltiplicano, dunque, i contratti a prestazione occasionale, a progetto, a tempo determinato e cresce il popolo delle partite iva, in particolare quelle monomandatarie”.

Questa situazione – ha concluso Barbiero - ci costringe a interrogarci sulle vie d’uscita della crisi e su quello che ad oggi è stato fatto e verrà messo in campo per marginare le difficoltà di lavoratori e imprese. Dobbiamo impegnarci, tutti, nel costruire un mercato del lavoro più stabile, dove la flessibilità non sia sinonimo di precarietà, capace di reggere alle congiunture economiche più difficili. E questo lo si può fare solo grazie a contratti solidi che tutelino il lavoratore e gli forniscano quelle protezioni sociali necessarie per non erodere reddito e consumi”.

Ufficio Stampa - HoboCommunication

LETTERA AL DIRETTORE  29_07_2011

Paolino Barbiero

Sulla diagnosi siamo evidentemente tutti d'accordo: l'Italia è un Paese malato per mancanza di sviluppo, a causa di politiche economiche deficitarie, ammorbato da una crescente ingiustizia che rischia di minare profondamente la coesione sociale.
E' altrettanto chiaro che a distinguere, non a dividere, le sigle sindacali e le associazioni di categorie (lo dico alla luce delle recenti manifestazioni di Cisl, Uil e degli artigiani e industriali di Treviso) sembrano più i toni che i contenuti.
Ci si può ragionevolmente dividere sui toni? Io credo di no. E lo dico anche alla luce del recente documento, inviato al Governo, che su una piattaforma di richieste forti, orientate al bisogno di politiche serie e decise che guardino allo sviluppo, si sono ritrovate insieme tutte le parti sociali.

Anche in provincia di Treviso, dove peraltro lo stato delle relazioni tra i sindacati confederali è migliore rispetto al quadro nazionale, nelle differenti valutazioni che a volte emergono dalle posizione di Cgil, Cisl e Uil e in quelle che risultano tra le organizzazioni sindacali e quelle datoriali si riconosce un minimo comune denominatore sul quale la parte migliore della società, quella che rappresentata da chi lavora e fatica e non da quella dei privilegiati di casta, può e deve fare leva per trovare anche a livello territoriale una unità di intenti e quindi forza contrattuale che ci consenta di evitare il baratro verso cui ci sta lanciando non solo la politica di questo governo ma anche la politica di governo di questa destra, dal centro alla periferia.

A soffrire sono tanto le imprese, per cui il sviluppo non si fa nulla, quanto i lavoratori, i dipendenti ma anche gli autonomi molti dei quali in realtà precari: tutti penalizzati dall'ortodossia dei tagli lineari che oltre a zavorrare ogni speranza di ripresa trincerandosi dietro al refrain del "la crisi finanziaria non è finita", pratica la più acuta politica di inasprimento fiscale dell'ultimo decennio, un moltiplicarsi di prelievi che non deriva solo dalle scelte del superministro di attaccare il reddito dei cittadini sul fronte dei ticket, della nuova tassa sulla casa, dei tagli ai benefici fiscali soprattutto per le famiglie (mutui, asili, spese assistenziali) ma che con la stretta sugli enti locali comporta un aumento della tassazione territoriale senza precedenti. Il tutto peraltro non avviene e si giustifica in presenza di una qualità e quantità di servizi costanti, ma è contemporaneo ad un arretramento sempre più significativo delle prestazioni, in particolare quelle sul fronte del sociale.

Da decenni questo Paese in costante crisi da debito viene tenuto in piedi da un fisco-salasso che spreme al massimo il lavoro dipendente e i pensionati, che non possono sfuggire alla tassazione, e che lascia impunita la vasta e vergognosa area dell'evasione. Da anni questo Paese sempre a rischio di crac spreca risorse non solo nei mille odiosi privilegi della casta politica, ma anche attraverso le inefficienze clamorose legate al disordine istituzionale. Il federalismo doveva razionalizzare questa situazione ed ha finito invece per aumentare i centri di costo e di prelievo, moltiplicando la fame di entrate della macchina amministrativa e creando una confusione di competenze e una inefficiente frammentazione di funzioni. E questo è un fallimento epocale.

Le scelte coraggiose che il governo dovrebbe fare non stanno solo nel capitolo dei tagli, i soliti sacrifici chiesti però sempre ai soliti; e non è neppure con le riduzioni di stipendio e dei benefit dei politici che si risolvono i problemi se allo stesso tempo non si scioglie il nodo della corruzione, in mestastasi all'interno del corpo Pubblico di una Italia sempre meno meritocratica e sempre più furba e marchettara.
Su questo siamo tutti d'accordo, anche gli imprenditori che ora si vedono tagliati gli sgravi sulle assunzioni, cosa che bloccherà il già depresso mercato del lavoro e che comporterà una tendenza alla riduzione del salario. Il punto è: si riesce a trovare, rispetto ad esempio alla complessità della situazione trevigiana, un terreno comune di confronto, e di proposta, libero da condizionamenti politici, che metta insieme i bisogni di tutti intorno alla questione fondamentale dello sviluppo della Marca e della assoluta necessità di ritrovare una reale coesione sociale? O resteremo confinati alla logica per cui, nel baillame della crisi, ciascuno chiede per sé, come gli industriali quando reclamano una incomprensibile maggiore flessibilità contrattuale?

A Treviso, negli ultimi giorni, dopo lo sciopero generale del 6 maggio proclamato dalla Cgil, ci sono state non una grande manifestazione della classe sociale dei produttori, ma ben cinque mobilitazioni. Segno certo di alcune differenze e distanze sui toni, ma soprattutto espressione di debolezza rispetto ai contenuti: da una parte la Cgil fortemente critica rispetto a questo governo, dall'altra la Cisl, la cui posizione "politica" è più articolata, in mezzo gli artigiani, delusi da una politica che speravano amica. Per non dire della marcia degli industriali. Questa divisione è il terreno su cui si gioca il "libera tutti" della politica di governo, che stando alle più recenti affermazioni del Ministro Sacconi è decisamente più orientata al consenso che alla risoluzione dei problemi. E che attacca la Cgil, blandisce la Cisl, promette agli artigiani come agli altri imprenditori: a ciascuno questo governo e questi ministri regalano qualcosa, dagli insulti alla comprensione alle promesse, senza peraltro fare, ed aver fatto negli ultimi due anni, nulla che non scaturisse nell'aumento delle tasse - soprattutto sui ceti medio bassi - a cui ci ha portato Tremonti.

Nessuno salverà sé stesso senza salvare gli altri: i lavoratori senza l'impresa, l'impresa penalizzando e umiliando il lavoro, facendosi coccolare dalle illusioni sacconiane secondo cui la risposta alla crisi dei mercati sono il basso costo e la destrutturazione del contratto e così la fine della democrazia industriale.
Per faticoso che possa essere la conclusione è che dovrebbe iniziare un percorso serio che ci porti, quando e se necessario, a non rivedere in piazza tre, quattro, dieci manifestazioni separate, ma assistere ad una mobilitazione unica, messa in atto non da una classe o da una categoria, ma da tutti quelli che hanno a cuore il futuro di questa provincia e di questo Paese. Mobilitazione che metta davanti alla richiesta e alla protesta, una proposta.Solo un fronte unico di buona volontà e buon senso etico e morale può liberarci dall'essere ostaggio dei ladri di futuro interessati solo alle emergenze processuali del capo.
Chi è d'accordo batta un colpo.

Paolino Barbiero, segretario generaleCgil provincialeTreviso

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina