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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
Ricerca dell'Ufficio Studi della Cgil provinciale: a fine ottobre record negativo di licenziamenti.
10 mesi neri per il lavoro e la disoccupazione vola oltre il 7%.
Al 31 ottobre sono 6.092 i trevigiani che hanno perso l'occupazione. Se il trend verrà confermato a fine anno
la disoccupazione toccherà il livello più alto da otto anni.
Barbiero: "Crisi senza fine, stiamo toccando il fondo".
Cresce inoltre la percentuale di licenziamenti di lavoratori migranti: il 31,91% nelle piccole imprese, il 19,64% nelle medio-grandi. Nel dettaglio dei settori, nelle grandi e medie imprese il 42,15% dei licenziamenti ha interessato il settore della meccanica, seguito dal 22,51% del legno e il 17,29% del tessile-abbigliamento-calzature. Nelle piccole aziende il 24,01% dei licenziamenti si è registrato nell'edilizia, seguito dal 17,84 nella meccanica e il 17,67% del commercio.
Secondo l'analisi dell'Ufficio studi della Cgil provinciale, il trend peggiora il dato negativo del biennio 2009-2010 e se confermato, nei prossimi due mesi, porterà il tasso di disoccupazione provinciale ben al di sopra del 7%. Inoltre, sempre nei primi 10 mesi del 2011 si contano ben 102 procedure di cassa integrazione straordinaria; tra cassa a zero ore e cassa in rotazione, il totale degli addetti interessati, secondo l'Ufficio Studi della Cgil provinciale di Treviso, è pari a 2.183. A questi indicatori, tutti molto negativi va poi aggiunto il dato relativo ai fallimenti registrati in provincia. Nei primi 10 mesi del 2011 sono 225, in leggera flessione rispetto ai 238 dello stesso periodo dello scorso anno. Flessione non sufficiente, secondo il report dell'Ufficio Studi, a indicare un raffreddamento delle crisi aziendali. I dati elaborati anzi indicano una proiezione che porterebbe, al 31 dicembre, a superare i 301 fallimenti del 2010.Inoltre lo studio, prendendo in esame i dati dal 2004 ad oggi, rileva come, in otto anni circa, i lavoratori coperti dalle tutele dello Statuto dei lavoratori (imprese sopra i 15 dipendenti) che hanno perso l'occupazione per "ragioni economiche", ovvero ristrutturazioni, riorganizzazioni, procedure concorsuali o delocalizzazioni, siano stati in totale 14 mila 775, per effetto di 1.090 procedure. I primi dieci mesi del 2011 segnano peraltro la punta massima dei licenziamenti nelle grandi e medie imprese (2.510), contro i 1.456 del 2008 ( fase di inizio della crisi in atto) e i 1.703 del 2004, anno in cui si scontarono duramente gli effetti di numerose delocalizzazioni produttive.
Nel dettaglio, i licenziamenti più significativi hanno riguardato praticamente tutte le maggiori realtà produttive della provincia:
296 all'Elettroctrolux, 272 all'Irca, 387 alla De Longhi, 84 alla Rossignol, 72 alla Tecnica, 201 alla Benetton,
248 alla Monti, 134 alla Policarpo, 42 alla Faram, 20 alla Burgo.
Il maggior numero di licenziamenti (5.117) è stato registrato nel metalmeccanico,
seguito dal tessile abbigliamento calzaturiero con 4.260 e dal legno-arredo-laterizi con 2.856.
Ora, con la disoccupazione provinciale che marcia verso un livello oltre il 7%, possiamo dire che anche nel 2012 il fondo del barile rischia di essere ulterioremente abbassato se non si creano presupposti economici, industriali e sociali per rilanciare e favorire la buona occupazione per i giovani e quella dei lavoratori "incastrati" nelle centinaia di crisi aziendali".
"Per quanto riguarda l'andamento degli ultimi otto anni - ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciale - i numeri spiegano che in Italia si può licenziare, per ragioni economiche, anche con l'ombrello dell'art 18 dello Statuto dei Lavoratori. E che non servono nuove norme per rendere più facili i licenziamenti stessi. La differenza, fra la macelleria che vuole il ministro Sacconi e quello che succede al momento, è che le procedure di riduzione del personale sono l'approdo di un confronto con il sindacato che rende queste situazioni il più indolore possibile, e quindi socialmente sostenibili. Sacconi invece vuole offrire all'impresa, senza che questa lo abbia neppure richiesto, la possibilità di gestire le relazioni industriali con il lanciafiamme. E tutto questo non tanto sulla base di un ragionamento economico, ma semplicemente alla ricerca di provvedimento che consenta al ministro di mantenere alta la temperatura del suo ossessivo scontro ideologico e preconcetto nei confronti della Cgil e con la strategia di cercare di dividere il più possibile il fronte sindacale. Da un ministro del lavoro, francamente, ci si aspetterebbe, moralmente e politicamente, un atteggiamento più responsabile".
Ufficio stampa
Per ulteriori informazioni: Hobocommunication Tel 0422 582791
Gentile direttore,
chiedo ospitalità nel suo quotidiano per un lanciare un appello, certamente anche uno stimolo e una provocazione,
al vice sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini.
E lo faccio sull'ostico terreno dell'immigrazione, tema su cui, rispetto a Gentilini,
mi trovo ad essere stato spesso su posizioni non solo molto diverse ma più radicalmente opposte,
sia come segretario generale della Cgil provinciale di Treviso che come cittadino italiano.
La campagna prevede la raccolta di firme per due leggi di iniziativa popolare, una di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza, portando da 10 a a 5 gli anni di residenza legale necessari per richiedere la stessa (oltre alla iscrizione in anagrafe come cittadini italiani di tutti i nuovi nati da genitori stranieri dei quali almeno uno sia residente legalmente in Italia da almeno un anno, la cittadinanza italiana per i minori entrati in Italia entro il 10° anno di età o nati da genitori stranieri privi di titolo di soggiorno che entro due anni dal compimento del 18° anno di età richiedano la cittadinanza, prevedendo anche la frequenza scolastica); l’altra sul diritto di voto alle elezioni amministrative, portando ugualmente a 5 gli anni di residenza legale per poter esercitare il diritto.
Peraltro va ricordato che molti degli stranieri che vivono in Italia sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui e che tuttavia solo al compimento del diciottesimo anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, mentre in molti altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, ad esempio, vale lo ius loci, cioè la cittadinanza può essere acquisita da chi è nato in un determinato Paese.Mi rivolgo non a caso al vice sindaco di Treviso in occasione della raccolta delle firme necessarie.
Giancarlo Gentilini ha sempre sostenuto la "priorità" da dare alla legge e al consequenziale rispetto dell'ordine pubblico.
Ha giustificato questi capisaldi "ideologici" come presupposto di civiltà.
Bene: cosa c'è di più civile nell'utilizzare la legge, una buona legge, come strumento di integrazione concreta?
Le persone di cui parliamo sono cittadini nati all'estero che da anni però vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia.
Cittadini che partecipano alla vita delle comunità ma che non possono votare e partecipare alle scelte amministrative;
che risiedono stabilmente in un Paese di cui rispettano le leggi, condividono i valori dello "stare insieme" civile e la lingua,
in cui pagano con i loro contributi le pensioni ma che restano chiusi, qualora lo desiderassero, dall'assumersi
la responsabilità della cittadinanza, dei diritti e dei doveri.
Quindi riempire, come diceva Di Vittorio, la carriola dei diritti con i doveri, ovvero giocare apertamente la carta dei diritti e delle responsabilità individuali e sociali che la cittadinanza comporta, è certamente la maniera migliore per favorire quell'integrazione che, oltre la dimensione della passeggera tolleranza per il lavoratore ospite, plasma secondo regole giuste una società necessariamente multi etnica e destinata ad essere multiculturale, dato che il fenomeno migratorio è stato (e potrebbe continuare ad essere) così vasto da portare, ad esempio, la provincia di Treviso ad avere oltre il 11,5% della popolazione composta da individui di origine straniera ma oramai radicati nel territorio.
Di conseguenza la coerenza vorrebbe che chi tiene posizioni "legalitarie" ( e non usa l'argomento della legge e dell'ordine solo per vestire dignitosamente idee che sono xenofobia e razzismo) dovrebbe guardare a queste due proposte di legge di iniziativa popolare con favore proprio perché stanno dalla parte della certezza del diritto e della solidarietà sociale non ispirata a criteri di buonismo", ma a buon senso.Per questo chiedo al vice sindaco di Treviso, che in occasione del dibattito sul luogo di preghiera dei mussulmani nell'ultimo Ramadan ha mostrato di essere capace di uno scatto di ragionevolezza e razionalità ben oltre le posizioni della Lega Nord, se non crede che proprio in difesa del diritto come via maestra al buon governo di una società anche etnicamente complessa, il Comune di Treviso dovrebbe, come le altre istituzioni locali, adoperarsi per la raccolta delle firme. Per fare uscire la questione degli stranieri trapiantati e integrati in Italia dalla zona grigia del populismo becero, della gioco al massacro per convenienza elettorale, della legge ingiusta e non uguale per tutti. Per aderire convintamente al principio di civiltà per cui a tassazione deve corrispondere anche rappresentanza.
Perché la cittadinanza sostanziale sia il principio di riferimento, al di là del luogo di nascita, della lingua madre, della religione professata, del colore della pelle.Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso
Gentile direttore,
l'idea di acquistare nuova emissione di debito pubblico, sbandierata come atto di "patriottismo" finanziario e vestita di lodevoli intenzioni
e per questo apprezzata se non proprio sostenuta, appare essere l'ultima delle perversioni economiche generate dalla crisi in atto.
Basta infatti pensare a quello che è, nei fatti, e agli ingranaggi economici in cui si innesta per comprendere
come si tratti di un autogol beffardo, al meglio; o, al peggio, di una speculazione travestita,
realizzata ai danni dell'intera collettività.
Gli interessi schizzati così in alto sono la conseguenza, in termini di remunerazione per l'investimento, di un rischio elevato, cioè quello dell'insolvenza del debitore. Esiste, per i mercati, la concreta possibilità che l'Italia non ce la faccia e quindi non sia in grado di onorare il debito contratto. Quindi se il Paese vuole piazzare i propri titoli di stato sul mercato deve pagare un alto tasso di interesse per rendere appetibile un bene che il mercato stesso tendenzialmente non vorrebbe acquistare.
L'idea di comperare noi, cittadini o anche associazioni di categoria (ad esempio il sistema Confcommercio del Veneto) i titoli di stato dovrebbe funzionare, se il numero di acquisti fosse rilevante (e solo in questo caso) da calmieratore degli interessi.
Una domanda equivalente all'offerta ha infatti l'effetto di ridurre il prezzo del bene, in questo caso gli interessi.
Altro ancora sarebbe acquistare, su un piano teorico, il debito già detenuto da altri.
Ma comprarne di nuovo e incassare questi alti rendimenti non mi pare essere un'opera così meritoria. Senza contare quante dovrebbero essere le richieste sul mercato prima di vedere, in effetti, scendere i tassi.
Possibile, gentile direttore, che questa boutade mediatica, per quanto comprenda la buonafede di chi ha lanciato l'idea, non venga presa per quello che è e viva invece di una luce positiva che francamente non ha?
Sono pronto a rimangiarmi tutto se e quando i sottoscrittori del nuovo debito dichiareranno pubblicamente di rinunciare agli interessi.
Al contrario in queste condizioni chi sia il creditore a cui dobbiamo soldi, si tratti di una banca francese, della Bce o di una associazione di categoria, poco importa, sempre di un debito costoso si tratta.
Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso
PRESENTAZIONE
Primo Bilancio Sociale Camera Lavoro di Treviso
Lunedì, 14 novembre 2011, ore 12:00
Auditorium Cittadella dei Servizi Cgil Treviso
Via Dandolo - Treviso.
Sono solo alcuni dei dati che verranno consegnati agli organi d’informazione lunedì prossimo, 14 novembre alle ore 12:00, presso l’Auditorium della Cittadella dei Servizi della Cgil in via Dandolo, durante la conferenza stampa di presentazione del primo Bilancio Sociale della Camera del Lavoro di Treviso anno 2010.
“Il Bilancio Sociale della Cgil della Marca è una delle iniziative per il centenario della Camera del Lavoro di Treviso - ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro della provincia di Treviso - una disamina e un racconto di quanto venga fatto non solo in termini numerici ma anche di significati, di mediazione, di propulsione, di quello che è il peso specifico delle strutture Cgil all’interno del tessuto sociale ed economico trevigiano per quanto riguarda le relazioni con le imprese, i lavoratori e i pensionati, ma anche con gli altri corpi intermedi e le associazioni che operano nel territorio, con le nostre istituzioni locali, con le società utility e col mondo del welfare della Marca”.“Rappresentare il lavoro – ha detto il segretario generale - significa dare tutela
a determinati gruppi sociali e ai loro bisogni, ma anche mettere in scena quei soggetti,
renderli riconoscibili a se stessi innanzitutto e al resto della società in cui si muovono,
dare forma e voce alle loro esigenze. Questo strumento, il primo Bilancio Sociale di una Camera del Lavoro del Veneto e
uno tra le venti rendicontazioni sociali di organizzazioni sindacali in Italia,
si configura come l’azione volontaria di dare conto, al di là di quanto prescritto dalla normativa,
degli obiettivi sociali e ambientali dell’attività del Sindacato.
Documentare i nostri valori e far emergere la struttura che regge l’azione sindacale, al di là di preconcetti e stereotipi,
aumenta la trasparenza e qualità dell’informazione e favorisce la partecipazione sapiente e democratica”.
Ufficio Stampa - HoboCommunication
Duro commento del segretario provinciale alle affermazioni del coordinatore del Pdl.
"Linguaggio da discarica razzista, Castro si scusi".
Il senatore aveva definito il linguaggio del segretario provinciale della Lega Da Re come quello
di una prostituta nigeriana del Terraglio o di un camorrista di Afragola.
Barbiero: "Sulle donne schiave del sesso costrette sulle strade ha detto una frase offensiva e squallida, adesso le scuse alle vittime dello sfruttamento.
E alla Lega ricordo che un po' tardi accorgersi ora delle "troiate" del Ministro" del Welfare.
"Mi stupisce - ha proseguito Barbiero - la confidenza che il senatore Castro lascia intendere di avere con il lessico usato sulle strade delle sfruttate del sesso e dalla criminalità organizzata, tanto da sapere come parlano una prostituta nigeriana o un camorrista di Afragola. Non saprei se si tratti di conoscenza diretta o derivata da qualche fonte, spero più attendibile di quelle a cui ha attinto prima di dichiarare, pubblicamente, che esiste il rischio di terrorismo solo per gettare fango sulla ampia, evidente e non negabile opposizione sociale alle norme da macelleria sociale che piacciono all'amico ministro del welfare".
"Non mi interessa - ha precisato il segretario generale della Cgil provinciale trevigiana - difendere il segretario della Lega Toni Da Re in quanto tale: i leghisti hanno, rispetto al disastro economico in atto nel Paese, tanta responsabilità quanta ne ha la corte degli adoranti berlusconiani ed è un po' tardi accorgersi adesso delle cosiddette "troiate" del Ministro.Ufficio Stampa - HoboCommunication
Giornata di mobilitazione
per un Servizio Sanitario Nazionale Pubblico,
Universale, di Qualità.
Venerdì 18 novembre 2011
dalle ore 10:00 gazebo in Piazza Indipendenza
ore 12:30 Conferenza Stampa, Loggia Piazza dei Signori, Treviso.
“Recuperare risorse da destinare allo sviluppo del sistema sanitario pubblico
significa lotta agli sprechi veri, quelli legati alla politica e all’assenza di una seria pianificazione
sul territorio che incentivi economie di scala a livello regionale”.
“In Veneto e in particolare nella nostra provincia di Treviso la Sanità pubblica è un’eccellenza che va tutelata per garantire a tutti i cittadini il fondamentale diritto alla salute. Il risultato di questo indispensabile sistema è lo stare bene e non si può misurare col matematico rapporto costi/benefici ma trovando le risorse per assicurare in modo omogeneo e senza differenze gli stessi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) tra tutte le Asl della Marca.
Per questa ragione – ha denunciato il segretario generale della Cgil di Treviso - l’assurda idea di centralizzare la risposta di ambulatori diagnostici in una sola struttura ospedaliera di una Ulss, costringendo i cittadini a diventare “pendolari della salute”, proprio in un territorio dove il trasporto pubblico è già così penalizzato, dà il metro di quanto il Piano Socio Sanitario Regionale, che il Veneto si appresta ad approvare, sia privo di proposte concrete su come utilizzare in maniera più razionale le risorse disponibili.
Piano che, inoltre, non precisa quante di queste risorse la stessa Regione è disposta a mettere in campo per realizzare una vera riforma della Sanità che veda crescere la capacità di risposta al bisogno di salute del territorio.
Regione che l’unica cosa che ha saputo fare è recepire i tagli lineari del Governo, spazzando via e il Fondo per le politiche sociali e il Fondo per la non autosufficienza, e applicare la maggiorazione di 10 euro sui ticket sanitari, introducendo una soglia d’esenzione che favorisce ancora una volta gli evasori fiscali e costringe le famiglie a rinunciare sempre più spesso alla salute”.
Ufficio Stampa - HoboCommunication
Barbiero commenta le posizioni di Gobbo su pressione fiscale e pensioni.
Fisco e pensioni, Barbiero: “Questo è il tempo delle riforme”.
Barbiero: “La Lega ha governato per quasi due decenni eppure il carico fiscale e l’età pensionabile sono cresciuti ugualmente. Per risolvere “con equità” i problemi del Nord ed eliminare privilegi e sprechi, i
politici nazionali e del territorio devono uscire dagli schemi partitici e dialogare col nuovo Esecutivo e con le parti sociali”
“Subito toni da opposizione e da leghisti della prima ora, ma i tempi sono cambiati – ha continuato Barbiero - questo è il momento di uscire dagli schemi di contrapposizione che condizionano anche l’informazione allineata e determinano la macchina del fango.
Nel fango ormai ci siamo dentro tutti e fino al collo. Ma non è più l’epoca dei proclami e dei toni di lotta, è il tempo di rimboccarsi ancora una volta le maniche e toglierci dal fango. E questo oggi lo si può fare dando fiducia e collaborando col nuovo Esecutivo.
Questo dovrà essere l’impegno di responsabilità di un Parlamento finalmente svincolato dagli schieramenti e dalle logiche del capo, un Parlamento espressione degli interessi dei cittadini e dei territori che onorevoli e senatori rappresentano. In altri termini finisce la stagione delle contrapposizioni e si apre quella dei programmi di risanamento e di rilancio, non solo dell’economia ma anche della società italiana, che non dimentichiamo festeggia quest’anno il centenario della Repubblica Italiana, della democrazia”.
E con l’ultima finestra dei tre mesi da luglio 2011 si va in pensione non più con 40 anni di contribuzione ma con 42. Allora se si è veramente, responsabilmente e soprattutto ininterrottamente portavoce degli interessi dei cittadini, quando si toccherà la possibilità di pensionamento che prevede i 36 anni di contribuzione con 61 anni di età (la cosiddetta quota 97 che dal 2014 è già stabilito sarà già quota 98) non bisognerà dimenticare, magari per ragioni di convenienza politica, che un’ampia platea di questi lavoratori e futuri pensionati svolge oggi un lavoro usurante o, ancor peggio, è incastrato tra le maglie della crisi e, solo grazie agli accordi con le aziende, si sta avviando verso uno scivolo per uscire prima dal mondo del lavoro e aiutare così quello dell’impresa. Lavoratore che si vedrà invece bloccare l’accesso al pensionamento e con la possibilità di trovarsi drammaticamente senza occupazione e difficilmente riqualificabile”.
“Questi sono i pensieri che oggi più che mai dovrebbero essere in cima alle preoccupazioni dei nostri politici trevigiani e veneti, di tutti i fronti e gli schieramenti. Per lottare contro i privilegi e, come ha detto il neopresidente del Consiglio, affrontare i duri sacrifici “con equità”, non solo dal punto di vista dei cittadini e della loro capacità di affrontare tali sacrifici ma anche territoriale. Se – ha concluso Barbiero - la Lega vuole sinceramente risolvere i problemi del Nord dovrà avere la capacità di voltare pagina, uscire dei soliti schemi e trattare con tutti, come tanti amministratori del trevigiano già fanno quotidianamente e bene”Ufficio Stampa - HoboCommunication
La diagnosi dei Sindacati sullo stato di salute del nostro Paese è condivisa ma fino ad oggi posizioni differenti
ci hanno separato sulla cura attuata dall’ultimo Governo Berlusconi-Bossi.
Cura che, bisogna riconoscerlo non è stata efficace a difendere i più deboli se non piuttosto a indebolire,
a suon di accordi separati, il sistema della contrattazione privata (il contratto dei metalmeccanici e del commercio)
e pubblica (quello della pubblica amministrazione e della scuola).
Anche se a livello nazionale ci siamo divisi sulla ricetta e siamo stati incapaci di trovare le necessarie convergenze tra le diverse opinioni, certo è che tutte le organizzazioni sindacali che operano sul territorio per risolvere le emergenze della crisi si sono e continuano a darsi da fare, all’interno delle fabbriche come seduti ai tavoli di contrattazione per dare tutele ai lavoratori, pensionati, immigrati e giovani. E questo l’abbiamo fatto prima che la situazione nazionale prendesse tale drammatica piega e che l’assetto politico e istituzionale, a causa del tracollo dei titoli italiani sui mercati internazionali e dei richiami dell’Unione Europea, mutasse, così in ritardo con danni enormi per il Paese. Mali che auspichiamo vengano sanati con trasparenza e progressività ed equità del sacrificio rispetto alle reali condizioni economiche dei cittadini.
Accumunare la posizione della Cgil a quella della Lega è paradossale viste le distanze nelle vedute politiche e culturali.Fatta questa doverosa distinzione ora è giunto il momento di voltare pagina e di produrre a tutti i livelli un’attività unitaria di risanamento e di rilancio, trovando negli interlocutori economici degli alleati, non sulla base delle strategie sacconiane per smantellare i diritti dei lavoratori ma sulla base di un innovativo e operativo rapporto tra mondo dell’impresa e mondo del lavoro capace di mettere in piedi un sistema di welfare e di sviluppo sostenibile.
Oggi si può fare. Questo è il momento con un Esecutivo tecnico e un Parlamento liberato dalle tossine della politica della contrapposizione per forza, della campagna elettorale permanente e dai germi del berlusconismo esasperato, si potrà camminare su questa strada. A Treviso le organizzazioni sindacali e le categorie economiche da tempo e nei fatti si sono reciprocamente impegnate con accordi confederali per estendere e qualificare la contrattazione di secondo livello, coniugando la necessaria crescita con la qualità delle infrastrutture, con il miglioramento delle condizioni di lavoro e lo sviluppo di un welfare inclusivo.
Paolino Barbiero, Segretario Generale Cgil Treviso
Attacco della Cgil della Marca contro la presa di posizione della Lega sul tema immigrazione.
Immigrati, Barbiero: “Chi nasce in Italia deve avere la cittadinanza”.
Barbiero: “La cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia va nel segno della civiltà e della legalità.
A Treviso già raccolte oltre 500 firme”
A soli pochi giorni dall’avvio della campagna nazionale "L'Italia sono anch'io", promossa dalla Cgil nella Marca, anche il presidente della Repubblica porta all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico il tema dei diritti di cittadinanza. “Integrazione e legalità sono due facce della stessa medaglia.
Ha pienamente ragione Napolitano: ci vuole una legge civile e lungimirante che dia equità di diritti e doveri tra la gente che risiede e lavora nello stesso territorio, una legge che riduca gli spazi grigi di clandestinità e illegalità”. Questo il commento del segretario generale della Cgil di Treviso, Paolino Barbiero, alla proposta del presidente della Repubblica e alla posizione subito presa dalla Lega Nord e dal vice sindaco Giancarlo Gentilini in merito alla cittadinanza dei figli degli immigrati, nati in Italia.
“Al netto della speculazione ai danni del Presidente Napolitano e del "tradizionale" populismo leghista, il ragionamento del vice sindaco Gentilini non sta proprio in piedi. Non possiamo, infatti, fermarci al caso specifico ma avviare un processo di integrazione e di allargamento dei diritti di voto e di cittadinanza che migliorino la coesione sociale e determinano una stato di inclusione, e non di esclusione dalla legalità. Gentilini non sa dove mettere le migliaia di giovanotti senza genitori, espulsi in quanto autori di reato. Ma mica tutti i minori nati in Italia sono figli di immigrati delinquenti. E poi non vale la stessa questione anche per i figli degli italiani? Tale generalizzazione, allora, oltre ad essere una mera strumentalizzazione politica e offensiva di un Paese civile quale l’Italia, è anche priva di ogni fondamento.
Le persone di cui parliamo – ha aggiunto Barbiero - sono cittadini nati all'estero che da anni però vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia. Cittadini che partecipano alla vita delle comunità ma che non possono votare e partecipare alle scelte amministrative; che risiedono stabilmente in un Paese di cui rispettano le leggi, condividono i valori dello "stare insieme" civile e la lingua, in cui pagano con i loro contributi partecipano alla tenuta dello stato sociale ma che restano privi, qualora lo desiderassero, dall'assumersi la responsabilità della cittadinanza, cioè dei diritti e dei doveri. E i cui figli, che sono italiani come qualsiasi altro bambino nato da noi, sono considerati minori di serie B proprio perché non viene loro illogicamente riconosciuto lo status di italiani”.
“La campagna – ha spiegato il segretario generale - che in poco tempo a Treviso ha raccolto già oltre 500 firme, consiste in due leggi d’iniziativa popolare: una di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza, portando da 10 a 5 gli anni di residenza legale necessari per richiedere la stessa (oltre alla iscrizione in anagrafe come cittadini italiani di tutti i nuovi nati da genitori stranieri dei quali almeno uno sia residente legalmente in Italia da almeno un anno, la cittadinanza italiana per i minori entrati in Italia entro il 10° anno di età o nati da genitori stranieri privi di titolo di soggiorno che entro due anni dal compimento del 18° anno di età richiedano la cittadinanza, prevedendo anche la frequenza scolastica); l’altra sul diritto di voto alle elezioni amministrative, portando ugualmente a 5 gli anni di residenza legale per poter esercitare il diritto”.
“Giancarlo Gentilini ha detto di essere per un’immigrazione ordinata, non contro gli immigrati in quanto tali, ma contro chi viola l’ordinamento giuridico, sostenendo la "priorità" da dare alla legge e al consequenziale rispetto dell'ordine pubblico, e giustificando questi capisaldi "ideologici" come presupposto di civiltà. Bene, - ha tuonato il leder della Cgil trevigiana - cosa c'è di più civile nell'utilizzare la legge, una buona legge, come strumento di integrazione concreta? E quindi: riempire, come diceva Di Vittorio, la carriola dei diritti con i doveri, ovvero giocare apertamente la carta dei diritti e delle responsabilità individuali e sociali che la cittadinanza comporta, è certamente la maniera migliore per favorire quell'integrazione che, oltre la dimensione della passeggera tolleranza per il lavoratore ospite, plasma secondo regole giuste una società necessariamente multi etnica e destinata ad essere multiculturale, dato che il fenomeno migratorio è stato (e potrebbe continuare ad essere) così vasto da portare, ad esempio, la provincia di Treviso ad avere oltre il 11,5% della popolazione composta da individui di origine straniera ma oramai radicati nel territorio”.“Di conseguenza – ha concluso Barbiero - la coerenza vorrebbe che chi tiene posizioni "legalitarie" (e non usa l'argomento della legge e dell'ordine solo per vestire dignitosamente idee che sono xenofobia e razzismo) dovrebbe guardare a queste due proposte di legge di iniziativa popolare con favore proprio perché stanno dalla parte della certezza del diritto e della solidarietà sociale non ispirata a criteri di buonismo", ma a buon senso. Per fare uscire la questione degli stranieri trapiantati e integrati in Italia dalla zona grigia del populismo becero, del gioco al massacro per convenienza elettorale, della legge ingiusta e non uguale per tutti. Per aderire convintamente al principio di civiltà per cui a tassazione deve corrispondere anche rappresentanza. Perché la cittadinanza sostanziale sia il principio di riferimento, al di là del luogo di nascita, della lingua madre, della religione professata, del colore della pelle”.
Ufficio stampa
Cambio al vertice della Fillea di Treviso: Visentin succede a Dottor.
Fillea Cgil, Visentin eletto nuovo segretario di categoria.
Barbiero: “Basta agli sprechi di territorio: la nuova sfida e frontiera della categoria sta nella riqualificazione delle aree dismesse e abbandonate della Marca”.
Visentin: “Quanto prima riorganizzare il settore partendo da nuove strategie di sviluppo sostenibile.
Ma anche formazione, nuove regole di recupero del credito e il superamento del Patto di Stabilità per sbloccare gli investimenti”.
Visentin diventa segretario in un momento difficile per il settore delle costruzioni.
“Comparto – ha dichiarato il neoeletto - che conta nella nostra provincia oltre 5mila lavoratori iscritti alla Fillea Cgil e che si è caratterizzato in questi anni di crisi, anche a seguito della bolla speculativa immobiliare dell’ultimo decennio, per un netto e drammatico calo di imprese e di addetti”.
“È necessaria quanto prima una riorganizzazione del settore dell’edilizia – ha continuato Visentin - che vada nel senso di uno sviluppo sostenibile e di una strategia unitaria che miri alla ripresa occupazionale, all’attrazione di nuovi capitali verso le imprese che operano nel settore e, in termini di impatto ambientale e risparmio energetico, punti al miglioramento della qualità della vita dei trevigiani”.
“In altre parole – ha aggiunto Visentin - nuove strategie di sviluppo, ma anche formazione e sicurezza negli ambienti di lavoro, nuove regole per il recupero del credito per l’impresa e, soprattutto, grazie al superamento del Patto di Stabilità che ha ingessato gli investimenti infrastrutturali della PA verso questo settore. Questi sono i soli elementi che potrebbero garantire la salvezza delle imprese di costruzione – ha concluso Visentin - a fronte sì di una leggerissima crescita per quanto riguarda i recuperi abitativi dei centri storici ma di un costante segno meno per quanto riguarda l’edilizia infrastrutturale non abitativa”.
Ufficio stampa
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