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Comunicati Stampa

NOVEMBRE 2011

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  07_11_2011

Polizia

Ricerca dell'Ufficio Studi della Cgil provinciale: a fine ottobre record negativo di licenziamenti.
10 mesi neri per il lavoro e la disoccupazione vola oltre il 7%.
Al 31 ottobre sono 6.092 i trevigiani che hanno perso l'occupazione. Se il trend verrà confermato a fine anno la disoccupazione toccherà il livello più alto da otto anni.
Barbiero: "Crisi senza fine, stiamo toccando il fondo".

Dallo studio indicazioni anche sull'andamento dei licenziamenti nelle grandi imprese negli ultimi otto anni.
"Numeri che confermano come un provvedimento sui licenziamenti facili sia inutile e dettato da ragioni ideologiche". Sono 6.092 i lavoratori trevigiani licenziati nei primi 10 mesi del 2011. Il dato viene fornito dalla periodica rilevazione dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso ed è aggiornato al 31 ottobre scorso. Dal dettaglio emerge che le fuoriuscite hanno interessato 3.582 addetti delle piccole imprese e 2.510 delle aziende medio-grandi. In entrambi i casi (ricordando che i licenziati dalle piccole imprese godono di ridottissime prestazioni di welfare) più della metà dei licenziamenti (rispettivamente il 65,94% nelle grandi e medie imprese e il 66,02% nelle piccole) ha riguardato i profili operai.

Cresce inoltre la percentuale di licenziamenti di lavoratori migranti: il 31,91% nelle piccole imprese, il 19,64% nelle medio-grandi. Nel dettaglio dei settori, nelle grandi e medie imprese il 42,15% dei licenziamenti ha interessato il settore della meccanica, seguito dal 22,51% del legno e il 17,29% del tessile-abbigliamento-calzature. Nelle piccole aziende il 24,01% dei licenziamenti si è registrato nell'edilizia, seguito dal 17,84 nella meccanica e il 17,67% del commercio.

Secondo l'analisi dell'Ufficio studi della Cgil provinciale, il trend peggiora il dato negativo del biennio 2009-2010 e se confermato, nei prossimi due mesi, porterà il tasso di disoccupazione provinciale ben al di sopra del 7%. Inoltre, sempre nei primi 10 mesi del 2011 si contano ben 102 procedure di cassa integrazione straordinaria; tra cassa a zero ore e cassa in rotazione, il totale degli addetti interessati, secondo l'Ufficio Studi della Cgil provinciale di Treviso, è pari a 2.183. A questi indicatori, tutti molto negativi va poi aggiunto il dato relativo ai fallimenti registrati in provincia. Nei primi 10 mesi del 2011 sono 225, in leggera flessione rispetto ai 238 dello stesso periodo dello scorso anno. Flessione non sufficiente, secondo il report dell'Ufficio Studi, a indicare un raffreddamento delle crisi aziendali. I dati elaborati anzi indicano una proiezione che porterebbe, al 31 dicembre, a superare i 301 fallimenti del 2010.

Inoltre lo studio, prendendo in esame i dati dal 2004 ad oggi, rileva come, in otto anni circa, i lavoratori coperti dalle tutele dello Statuto dei lavoratori (imprese sopra i 15 dipendenti) che hanno perso l'occupazione per "ragioni economiche", ovvero ristrutturazioni, riorganizzazioni, procedure concorsuali o delocalizzazioni, siano stati in totale 14 mila 775, per effetto di 1.090 procedure. I primi dieci mesi del 2011 segnano peraltro la punta massima dei licenziamenti nelle grandi e medie imprese (2.510), contro i 1.456 del 2008 ( fase di inizio della crisi in atto) e i 1.703 del 2004, anno in cui si scontarono duramente gli effetti di numerose delocalizzazioni produttive. Nel dettaglio, i licenziamenti più significativi hanno riguardato praticamente tutte le maggiori realtà produttive della provincia: 296 all'Elettroctrolux, 272 all'Irca, 387 alla De Longhi, 84 alla Rossignol, 72 alla Tecnica, 201 alla Benetton, 248 alla Monti, 134 alla Policarpo, 42 alla Faram, 20 alla Burgo.
Il maggior numero di licenziamenti (5.117) è stato registrato nel metalmeccanico, seguito dal tessile abbigliamento calzaturiero con 4.260 e dal legno-arredo-laterizi con 2.856.

"Ci sono due letture da fare - ha detto commentando la ricerca Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - una riguarda la situazione attuale e una invece guarda ai trend di questi ultimi otto anni e illustra l'infondatezza logica e concettuale del provvedimento per arrivare a licenziamenti più facili.
Per quanto riguarda il 2011, i numeri confermano la gravità della crisi; da due anni sosteniamo che non c'è traccia di un miglioramento o quantomeno di un rallentamento della negatività che riguarda il mercato del lavoro.

Ora, con la disoccupazione provinciale che marcia verso un livello oltre il 7%, possiamo dire che anche nel 2012 il fondo del barile rischia di essere ulterioremente abbassato se non si creano presupposti economici, industriali e sociali per rilanciare e favorire la buona occupazione per i giovani e quella dei lavoratori "incastrati" nelle centinaia di crisi aziendali".
"Per quanto riguarda l'andamento degli ultimi otto anni - ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciale - i numeri spiegano che in Italia si può licenziare, per ragioni economiche, anche con l'ombrello dell'art 18 dello Statuto dei Lavoratori. E che non servono nuove norme per rendere più facili i licenziamenti stessi. La differenza, fra la macelleria che vuole il ministro Sacconi e quello che succede al momento, è che le procedure di riduzione del personale sono l'approdo di un confronto con il sindacato che rende queste situazioni il più indolore possibile, e quindi socialmente sostenibili. Sacconi invece vuole offrire all'impresa, senza che questa lo abbia neppure richiesto, la possibilità di gestire le relazioni industriali con il lanciafiamme. E tutto questo non tanto sulla base di un ragionamento economico, ma semplicemente alla ricerca di provvedimento che consenta al ministro di mantenere alta la temperatura del suo ossessivo scontro ideologico e preconcetto nei confronti della Cgil e con la strategia di cercare di dividere il più possibile il fronte sindacale. Da un ministro del lavoro, francamente, ci si aspetterebbe, moralmente e politicamente, un atteggiamento più responsabile".

"Invece che pensare a come rendere più facili licenziamenti che oggi sono più possibili - ha concluso Barbiero - il ministro Sacconi farebbe meglio a concentrarsi su una riforma seria e positiva del welfare per quella platea di oltre 100 mila lavoratori, che operano nelle piccole imprese, per i quali il licenziamento facile già esiste e peraltro in assenza di veri strumenti di welfare, sia passivi che attivi. Senza dimenticare i posti di lavoro bruciati che interessano i lavoratori a chiamata, le varie tipologie contrattuali atipiche e le partite iva monomandatarie, ovvero quelle situazioni che oggi rappresentano l'80% delle modalità di ingresso nel mondo del lavoro per i giovani, o di re-ingresso per i lavoratori licenziati, che oltre ad essere precari avranno una pensione povera".

Ufficio stampa
Per ulteriori informazioni: Hobocommunication Tel 0422 582791

LETTERA AL DIRETTORE  07_11_2011

Paolino Barbiero

Gentile direttore,
chiedo ospitalità nel suo quotidiano per un lanciare un appello, certamente anche uno stimolo e una provocazione, al vice sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini.
E lo faccio sull'ostico terreno dell'immigrazione, tema su cui, rispetto a Gentilini, mi trovo ad essere stato spesso su posizioni non solo molto diverse ma più radicalmente opposte, sia come segretario generale della Cgil provinciale di Treviso che come cittadino italiano.

Posizioni diametrali rispetto ai concetti di accoglienza, alla legislazione che dovrebbe regolare la materia dell'immigrazione, all'idea stessa del fenomeno migratorio.
In questi giorni ha preso avvio la campagna "L'italia sono anch'io" che si propone di riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico il tema dei diritti di cittadinanza: ad esempio la possibilità per chiunque nasca o viva in Italia di partecipare alle scelte della comunità di cui fa parte.

La campagna prevede la raccolta di firme per due leggi di iniziativa popolare, una di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza, portando da 10 a a 5 gli anni di residenza legale necessari per richiedere la stessa (oltre alla iscrizione in anagrafe come cittadini italiani di tutti i nuovi nati da genitori stranieri dei quali almeno uno sia residente legalmente in Italia da almeno un anno, la cittadinanza italiana per i minori entrati in Italia entro il 10° anno di età o nati da genitori stranieri privi di titolo di soggiorno che entro due anni dal compimento del 18° anno di età richiedano la cittadinanza, prevedendo anche la frequenza scolastica); l’altra sul diritto di voto alle elezioni amministrative, portando ugualmente a 5 gli anni di residenza legale per poter esercitare il diritto.

Peraltro va ricordato che molti degli stranieri che vivono in Italia sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui e che tuttavia solo al compimento del diciottesimo anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, mentre in molti altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, ad esempio, vale lo ius loci, cioè la cittadinanza può essere acquisita da chi è nato in un determinato Paese.

Mi rivolgo non a caso al vice sindaco di Treviso in occasione della raccolta delle firme necessarie. Giancarlo Gentilini ha sempre sostenuto la "priorità" da dare alla legge e al consequenziale rispetto dell'ordine pubblico. Ha giustificato questi capisaldi "ideologici" come presupposto di civiltà.
Bene: cosa c'è di più civile nell'utilizzare la legge, una buona legge, come strumento di integrazione concreta?
Le persone di cui parliamo sono cittadini nati all'estero che da anni però vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia.
Cittadini che partecipano alla vita delle comunità ma che non possono votare e partecipare alle scelte amministrative; che risiedono stabilmente in un Paese di cui rispettano le leggi, condividono i valori dello "stare insieme" civile e la lingua, in cui pagano con i loro contributi le pensioni ma che restano chiusi, qualora lo desiderassero, dall'assumersi la responsabilità della cittadinanza, dei diritti e dei doveri.

E i cui figli, che sono italiani come qualsiasi altro bambino nato da noi, sono considerati minori di serie B proprio perché non viene loro illogicamente riconosciuto lo status di italiani. Per difendersi dalle accuse di razzismo, francamente non sempre campate per aria, il vice sindaco di Treviso Gentilini ha detto di essere non contro gli immigrati in quanto tali, ma contro chi viola la legge e di essere per una immigrazione ordinata.

Quindi riempire, come diceva Di Vittorio, la carriola dei diritti con i doveri, ovvero giocare apertamente la carta dei diritti e delle responsabilità individuali e sociali che la cittadinanza comporta, è certamente la maniera migliore per favorire quell'integrazione che, oltre la dimensione della passeggera tolleranza per il lavoratore ospite, plasma secondo regole giuste una società necessariamente multi etnica e destinata ad essere multiculturale, dato che il fenomeno migratorio è stato (e potrebbe continuare ad essere) così vasto da portare, ad esempio, la provincia di Treviso ad avere oltre il 11,5% della popolazione composta da individui di origine straniera ma oramai radicati nel territorio.

Di conseguenza la coerenza vorrebbe che chi tiene posizioni "legalitarie" ( e non usa l'argomento della legge e dell'ordine solo per vestire dignitosamente idee che sono xenofobia e razzismo) dovrebbe guardare a queste due proposte di legge di iniziativa popolare con favore proprio perché stanno dalla parte della certezza del diritto e della solidarietà sociale non ispirata a criteri di buonismo", ma a buon senso.

Per questo chiedo al vice sindaco di Treviso, che in occasione del dibattito sul luogo di preghiera dei mussulmani nell'ultimo Ramadan ha mostrato di essere capace di uno scatto di ragionevolezza e razionalità ben oltre le posizioni della Lega Nord, se non crede che proprio in difesa del diritto come via maestra al buon governo di una società anche etnicamente complessa, il Comune di Treviso dovrebbe, come le altre istituzioni locali, adoperarsi per la raccolta delle firme. Per fare uscire la questione degli stranieri trapiantati e integrati in Italia dalla zona grigia del populismo becero, della gioco al massacro per convenienza elettorale, della legge ingiusta e non uguale per tutti. Per aderire convintamente al principio di civiltà per cui a tassazione deve corrispondere anche rappresentanza.

Perché la cittadinanza sostanziale sia il principio di riferimento, al di là del luogo di nascita, della lingua madre, della religione professata, del colore della pelle.
Tutte cose che hanno fatto grandi paesi come gli Stati Uniti e il Regno unito, dove la multiculturalità non è mai stata un problema ma uno degli ingredienti che hanno plasmato una grande Nazione.

Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso

LETTERA AL DIRETTORE  07_11_2011

Paolino Barbiero

Gentile direttore,
l'idea di acquistare nuova emissione di debito pubblico, sbandierata come atto di "patriottismo" finanziario e vestita di lodevoli intenzioni e per questo apprezzata se non proprio sostenuta, appare essere l'ultima delle perversioni economiche generate dalla crisi in atto.
Basta infatti pensare a quello che è, nei fatti, e agli ingranaggi economici in cui si innesta per comprendere come si tratti di un autogol beffardo, al meglio; o, al peggio, di una speculazione travestita, realizzata ai danni dell'intera collettività.

Mentre scrivo il rendimento dei Btp decennali oscilla intorno al 7%.
Non il livello degli anni in cui l'inflazione marciava a doppia cifra e i rendimenti dei titoli di stato, nominalmente, rappresentavano un buon investimento per il piccolo risparmiatore (solo nominalmente, perché il differenziale con l'inflazione non faceva comunque superare un rendimento reale al massimo del 4%) ma abbastanza per fare dire agli osservatori internazionali che l'Italia ha raggiunto il punto di non ritorno ed è quindi ad un centimetro dal default.

Gli interessi schizzati così in alto sono la conseguenza, in termini di remunerazione per l'investimento, di un rischio elevato, cioè quello dell'insolvenza del debitore. Esiste, per i mercati, la concreta possibilità che l'Italia non ce la faccia e quindi non sia in grado di onorare il debito contratto. Quindi se il Paese vuole piazzare i propri titoli di stato sul mercato deve pagare un alto tasso di interesse per rendere appetibile un bene che il mercato stesso tendenzialmente non vorrebbe acquistare.
L'idea di comperare noi, cittadini o anche associazioni di categoria (ad esempio il sistema Confcommercio del Veneto) i titoli di stato dovrebbe funzionare, se il numero di acquisti fosse rilevante (e solo in questo caso) da calmieratore degli interessi.
Una domanda equivalente all'offerta ha infatti l'effetto di ridurre il prezzo del bene, in questo caso gli interessi.

Nel frattempo però chi acquista oggi i titoli di Stato lo fa beneficiando di un interesse del 7%.
Non importa chi sia ad acquistare il nuovo debito, il punto è che al momento questa fonte di finanziamento attraverso l'indebitamento pubblico pesa sul bilancio in termini di interessi per un ammontare di svariate decine di milioni di euro, se non centinaia. Dove sta l'operazione salvezza?
Il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, ha detto, l'8 novembre scorso, che la sua associazione aderisce all'appello per il suo impatto psicologico, al di là dell'investimento.
Ma che vuol dire? Confturismo avrebbe deciso di comperare btp anche se il rendimento fosse stato all'15? Le parole di Michielli dicono il contrario.
Tralasciando il non secondario particolare per cui una associazione di categoria approfitta di una particolare situazione (negativa) del mercato per fare cassa (gli interessi) e lo faccia con soldi associativi vorrei chiedere a Michielli, e a quelli come lui, se meglio non sarebbe acquistare Btp rimettendo la cedola, cioè non incassando gli interessi. Quello sì, e non i saldi delle commissione bancarie, sarebbe un bel gesto, in un Paese in cui tutti si lanciano alla salvezza dei conti pubblici, si fa per dire, nella misura in cui lo sforzo sia ben retribuito. Ipocrisia pura.

Altro ancora sarebbe acquistare, su un piano teorico, il debito già detenuto da altri.
Ma comprarne di nuovo e incassare questi alti rendimenti non mi pare essere un'opera così meritoria. Senza contare quante dovrebbero essere le richieste sul mercato prima di vedere, in effetti, scendere i tassi.
Possibile, gentile direttore, che questa boutade mediatica, per quanto comprenda la buonafede di chi ha lanciato l'idea, non venga presa per quello che è e viva invece di una luce positiva che francamente non ha?
Sono pronto a rimangiarmi tutto se e quando i sottoscrittori del nuovo debito dichiareranno pubblicamente di rinunciare agli interessi. Al contrario in queste condizioni chi sia il creditore a cui dobbiamo soldi, si tratti di una banca francese, della Bce o di una associazione di categoria, poco importa, sempre di un debito costoso si tratta.

E che ci siano in giro speculatori "istituzionali" senza scrupoli che guadagnano sul disastro vestiti da salvatori della Patria è, scusate il termine, vomitevole. Oltre che irritante.

Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso

INVITO STAMPA  14_11_2011

Sede CGIL Treviso

PRESENTAZIONE
Primo Bilancio Sociale Camera Lavoro di Treviso

Lunedì, 14 novembre 2011, ore 12:00
Auditorium Cittadella dei Servizi Cgil Treviso
Via Dandolo - Treviso.

Dal mese di settembre si osserva una crescita considerevole delle istanze indirizzate all’Inps via telematica, nel 2011, complessivamente tra l’area previdenziale (19.547 invii), la parte danni e salute (986 invii), l’area socio assistenziale (7.841 invii) e altre pratiche varie (2.342 invii) si contano in provincia di Treviso 30.716 invii elaborati dall’INCA CGIL. Si stima che entro fine anno tale entità crescerà in un numero non inferiore a 36.800 pratiche evase, con un incremento rispetto al 2010 pari al 27,6%. Tale aumento dell’attività svolta dall’INCA sul fronte degli infortuni, dell’indennità civili, della verifica delle posizioni assicurative, ma anche della maternità e dei permessi di soggiorno, e soprattutto delle prestazioni a sostegno del reddito, come la disoccupazione e la mobilità, con 8.694 pratiche in provincia, fotografa lo stato di crisi economica e occupazionale della Marca trevigiana. Anche sul fronte del volontariato l’AUSER trevigiano ci consegna numeri in costante crescita con 4.533 servizi alla persona erogati per oltre 9.600 ore di volontariato.

Sono solo alcuni dei dati che verranno consegnati agli organi d’informazione lunedì prossimo, 14 novembre alle ore 12:00, presso l’Auditorium della Cittadella dei Servizi della Cgil in via Dandolo, durante la conferenza stampa di presentazione del primo Bilancio Sociale della Camera del Lavoro di Treviso anno 2010.

“Il Bilancio Sociale della Cgil della Marca è una delle iniziative per il centenario della Camera del Lavoro di Treviso - ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro della provincia di Treviso - una disamina e un racconto di quanto venga fatto non solo in termini numerici ma anche di significati, di mediazione, di propulsione, di quello che è il peso specifico delle strutture Cgil all’interno del tessuto sociale ed economico trevigiano per quanto riguarda le relazioni con le imprese, i lavoratori e i pensionati, ma anche con gli altri corpi intermedi e le associazioni che operano nel territorio, con le nostre istituzioni locali, con le società utility e col mondo del welfare della Marca”.

“Rappresentare il lavoro – ha detto il segretario generale - significa dare tutela a determinati gruppi sociali e ai loro bisogni, ma anche mettere in scena quei soggetti, renderli riconoscibili a se stessi innanzitutto e al resto della società in cui si muovono, dare forma e voce alle loro esigenze. Questo strumento, il primo Bilancio Sociale di una Camera del Lavoro del Veneto e uno tra le venti rendicontazioni sociali di organizzazioni sindacali in Italia, si configura come l’azione volontaria di dare conto, al di là di quanto prescritto dalla normativa, degli obiettivi sociali e ambientali dell’attività del Sindacato.
Documentare i nostri valori e far emergere la struttura che regge l’azione sindacale, al di là di preconcetti e stereotipi, aumenta la trasparenza e qualità dell’informazione e favorisce la partecipazione sapiente e democratica”.

Ufficio Stampa - HoboCommunication

COMUNICATO STAMPA  14_11_2011

Paolino Barbiero

Duro commento del segretario provinciale alle affermazioni del coordinatore del Pdl.
"Linguaggio da discarica razzista, Castro si scusi".

Il senatore aveva definito il linguaggio del segretario provinciale della Lega Da Re come quello di una prostituta nigeriana del Terraglio o di un camorrista di Afragola.
Barbiero: "Sulle donne schiave del sesso costrette sulle strade ha detto una frase offensiva e squallida, adesso le scuse alle vittime dello sfruttamento. E alla Lega ricordo che un po' tardi accorgersi ora delle "troiate" del Ministro" del Welfare.

"Per rispondere alle intemperanze dell'alleato Da Re, Maurizio Castro non trova di meglio che scendere nel linguaggio da discarica razzista. Ricordo al coordinatore provinciale del Pdl che le prostitute nigeriane sono schiave del sesso".
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, commentando alcune dichiarazioni del coordinatore provinciale del Pdl Maurizio Castro.

"Mi stupisce - ha proseguito Barbiero - la confidenza che il senatore Castro lascia intendere di avere con il lessico usato sulle strade delle sfruttate del sesso e dalla criminalità organizzata, tanto da sapere come parlano una prostituta nigeriana o un camorrista di Afragola. Non saprei se si tratti di conoscenza diretta o derivata da qualche fonte, spero più attendibile di quelle a cui ha attinto prima di dichiarare, pubblicamente, che esiste il rischio di terrorismo solo per gettare fango sulla ampia, evidente e non negabile opposizione sociale alle norme da macelleria sociale che piacciono all'amico ministro del welfare".

"Non mi interessa - ha precisato il segretario generale della Cgil provinciale trevigiana - difendere il segretario della Lega Toni Da Re in quanto tale: i leghisti hanno, rispetto al disastro economico in atto nel Paese, tanta responsabilità quanta ne ha la corte degli adoranti berlusconiani ed è un po' tardi accorgersi adesso delle cosiddette "troiate" del Ministro.
Ma la frase sulla prostituta nigeriana è squallida e offensiva perché fa riferimento ad una condizione di emarginazione e sfruttamento odioso.
Prendere una donna nigeriana costretta a vendersi sulle strada come modello di inciviltà è una cosa volgare". "Se Castro voleva replicare con un po' di stile all'uscita polemica del suo complicato alleato - ha concluso Barbiero - ha decisamente sbagliato nella forma e nella sostanza. E si scusi con le vittime dello sfruttamento".

Ufficio Stampa - HoboCommunication

COMUNICATO E INVITO STAMPA   17_11_2011

Sanità

Giornata di mobilitazione per un Servizio Sanitario Nazionale Pubblico, Universale, di Qualità.
Venerdì 18 novembre 2011
dalle ore 10:00 gazebo in Piazza Indipendenza
ore 12:30 Conferenza Stampa, Loggia Piazza dei Signori, Treviso.
“Recuperare risorse da destinare allo sviluppo del sistema sanitario pubblico significa lotta agli sprechi veri, quelli legati alla politica e all’assenza di una seria pianificazione sul territorio che incentivi economie di scala a livello regionale”.

Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, promuovendo la Giornata nazionale di mobilitazione per un Servizio Sanitario Nazionale Pubblico, Universale, di Qualità indetta dalla Cgil. A Treviso la campagna di mobilitazione prenderà via con un gazebo informativo in Piazza Indipendenza dalle ore 10:00 al quale seguirà la conferenza stampa delle ore 12:30, presso la Loggia, nel corso della quale sarà illustrata la posizione del Sindacato trevigiano in merito alla situazione e alle prospettive della Sanità della Marca, le iniziative sul territorio e la proposta di istituire un Osservatorio provinciale delle Cooperative Sociali, che vada a favorire e a mettere in rete le realtà che operano nel settore socio assistenziale, e a monitorarne la regolarità. Così da combattere e contrastare l’emergente fenomeno delle cooperative spurie, che dietro all’aggiudicarsi di bandi al massimo ribasso nascondono il non rispetto dei contratti di lavoro, determinano situazioni di sfruttamento dei lavoratori, di scarsa concorrenza e contribuiscono alla diffusione dell’illegalità anche all’interno di questo fondamentale comparto.

In Veneto e in particolare nella nostra provincia di Treviso la Sanità pubblica è un’eccellenza che va tutelata per garantire a tutti i cittadini il fondamentale diritto alla salute. Il risultato di questo indispensabile sistema è lo stare bene e non si può misurare col matematico rapporto costi/benefici ma trovando le risorse per assicurare in modo omogeneo e senza differenze gli stessi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) tra tutte le Asl della Marca.
Per questa ragione – ha denunciato il segretario generale della Cgil di Treviso - l’assurda idea di centralizzare la risposta di ambulatori diagnostici in una sola struttura ospedaliera di una Ulss, costringendo i cittadini a diventare “pendolari della salute”, proprio in un territorio dove il trasporto pubblico è già così penalizzato, dà il metro di quanto il Piano Socio Sanitario Regionale, che il Veneto si appresta ad approvare, sia privo di proposte concrete su come utilizzare in maniera più razionale le risorse disponibili.
Piano che, inoltre, non precisa quante di queste risorse la stessa Regione è disposta a mettere in campo per realizzare una vera riforma della Sanità che veda crescere la capacità di risposta al bisogno di salute del territorio.
Regione che l’unica cosa che ha saputo fare è recepire i tagli lineari del Governo, spazzando via e il Fondo per le politiche sociali e il Fondo per la non autosufficienza, e applicare la maggiorazione di 10 euro sui ticket sanitari, introducendo una soglia d’esenzione che favorisce ancora una volta gli evasori fiscali e costringe le famiglie a rinunciare sempre più spesso alla salute”.

Per la Cgil trevigiana – ha concluso Barbiero - bisogna difendere la nostra rete ospedaliera che rispetto a tante altre province del Veneto è molto più vicina agli standard che la Regione e la Conferenza Stato Regioni hanno stabilito come ottimale, garantendo tutte le possibilità diagnostiche e specialistiche in modo sempre più diffuso sul territorio e non accentrato in pochi luoghi, e spingendo sulla riforma della Medicina di Base offrendo strutture Territoriali Complesse in tutta la provincia così da assicurare a tutti i cittadini gli stessi diritti. La sanità, infatti, non è solo una voce di spesa ma un investimento sulla cittadinanza”.
Data l’importanza dell’oggetto, la presenza della Vostra Testata sarà particolarmente gradita

Ufficio Stampa - HoboCommunication

COMUNICATO STAMPA  18_11_2011

Paolino Barbiero

Barbiero commenta le posizioni di Gobbo su pressione fiscale e pensioni.
Fisco e pensioni, Barbiero: “Questo è il tempo delle riforme”
.
Barbiero: “La Lega ha governato per quasi due decenni eppure il carico fiscale e l’età pensionabile sono cresciuti ugualmente. Per risolvere “con equità” i problemi del Nord ed eliminare privilegi e sprechi, i politici nazionali e del territorio devono uscire dagli schemi partitici e dialogare col nuovo Esecutivo e con le parti sociali”

A volte ritornano. E si ritorna come nulla fosse successo, a briglie sciolte sui passati cavalli di battaglia.
Questa è la Lega del day after, questo è il segretario veneto del Carroccio e sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo, che ai microfoni di Klaus Davi già parla di sciopero fiscale, lasciando l’ultima parola a Bossi.
Retorico dire che quando Gobbo ricorda che “sono 150 anni che i soldi si prendono dal Nord” dimentica gli ultimi due decenni, quando il suo partito è più volte entrato nella cabina di regia del Paese e di possibilità per decidere in materia fiscale ne ha avute. E dimentica in particolare questi ultimi tre anni e mezzo che hanno visto aumentare la pressione fiscale a carico dei cittadini sia a livello nazionale che nella sua modulazione regionale e comunale”.
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, commentando le affermazioni del sindaco del capoluogo della Marca, Gian Paolo Gobbo, intervistato nella trasmissione Klauscondicio martedì scorso.

Subito toni da opposizione e da leghisti della prima ora, ma i tempi sono cambiati – ha continuato Barbiero - questo è il momento di uscire dagli schemi di contrapposizione che condizionano anche l’informazione allineata e determinano la macchina del fango.
Nel fango ormai ci siamo dentro tutti e fino al collo. Ma non è più l’epoca dei proclami e dei toni di lotta, è il tempo di rimboccarsi ancora una volta le maniche e toglierci dal fango. E questo oggi lo si può fare dando fiducia e collaborando col nuovo Esecutivo.
Questo dovrà essere l’impegno di responsabilità di un Parlamento finalmente svincolato dagli schieramenti e dalle logiche del capo, un Parlamento espressione degli interessi dei cittadini e dei territori che onorevoli e senatori rappresentano. In altri termini finisce la stagione delle contrapposizioni e si apre quella dei programmi di risanamento e di rilancio, non solo dell’economia ma anche della società italiana, che non dimentichiamo festeggia quest’anno il centenario della Repubblica Italiana, della democrazia”.

Tutte i partiti e tutte le parti sociali, uniti, devono lavorare per gli interessi del Paese. E in particolare queste ultime, i Sindacati e le Associazioni di categoria, dovranno da subito adempiere al loro ruolo di corpo intermedio facendosi portavoce legittimo di pressione positiva e costruttiva verso il nuovo Governo nazionale.
Se la Lega vorrà essere un interlocutore serio e portatore degli interessi del Nord – ha aggiunto il segretario generale Cgil - non può farlo con tali appelli, Sindaco Gobbo, ma nelle commissioni parlamentari e nei tavoli territoriali.
Perché quando la Cgil e particolarmente il Sindacato di Treviso tante volte negli ultimi anni è scesa in piazza a scioperare e a protestare il Carroccio non c’era ma il carico fiscale aumentava ugualmente e le pensioni, altra battaglia leghista, sono comunque state toccate. Nella pratica, infatti – ha spiegato Barbiero - grazie al sommarsi delle finestre andiamo in pensione a 66 anni di vecchiaia e quando partirà la riforma previdenziale si andrà, sempre nella pratica, con i 68 anni d’età.

E con l’ultima finestra dei tre mesi da luglio 2011 si va in pensione non più con 40 anni di contribuzione ma con 42. Allora se si è veramente, responsabilmente e soprattutto ininterrottamente portavoce degli interessi dei cittadini, quando si toccherà la possibilità di pensionamento che prevede i 36 anni di contribuzione con 61 anni di età (la cosiddetta quota 97 che dal 2014 è già stabilito sarà già quota 98) non bisognerà dimenticare, magari per ragioni di convenienza politica, che un’ampia platea di questi lavoratori e futuri pensionati svolge oggi un lavoro usurante o, ancor peggio, è incastrato tra le maglie della crisi e, solo grazie agli accordi con le aziende, si sta avviando verso uno scivolo per uscire prima dal mondo del lavoro e aiutare così quello dell’impresa. Lavoratore che si vedrà invece bloccare l’accesso al pensionamento e con la possibilità di trovarsi drammaticamente senza occupazione e difficilmente riqualificabile”.

Questi sono i pensieri che oggi più che mai dovrebbero essere in cima alle preoccupazioni dei nostri politici trevigiani e veneti, di tutti i fronti e gli schieramenti. Per lottare contro i privilegi e, come ha detto il neopresidente del Consiglio, affrontare i duri sacrifici “con equità”, non solo dal punto di vista dei cittadini e della loro capacità di affrontare tali sacrifici ma anche territoriale. Se – ha concluso Barbiero - la Lega vuole sinceramente risolvere i problemi del Nord dovrà avere la capacità di voltare pagina, uscire dei soliti schemi e trattare con tutti, come tanti amministratori del trevigiano già fanno quotidianamente e bene”

Ufficio Stampa - HoboCommunication

INTERVENTO SEGRETARIO GENERALE CGIL TREVISO  21_11_2011

Paolino Barbiero

La diagnosi dei Sindacati sullo stato di salute del nostro Paese è condivisa ma fino ad oggi posizioni differenti ci hanno separato sulla cura attuata dall’ultimo Governo Berlusconi-Bossi.
Cura che, bisogna riconoscerlo non è stata efficace a difendere i più deboli se non piuttosto a indebolire, a suon di accordi separati, il sistema della contrattazione privata (il contratto dei metalmeccanici e del commercio) e pubblica (quello della pubblica amministrazione e della scuola).

In altre parole, c’è chi ha preferito venire a patti col Governo Berlusconi e chi, invece, come la Cgil, ha preferito protestare in piazza restando coerente alle proprie convinzioni e proposte per lo sviluppo e l’equità sociale. Però ci si ricordi che l’attivismo e le iniziative di piazza della Cgil vengono sempre a valle delle rotture, non è mai aprioristico ma sempre rispettoso delle posizioni legittime sostenute dalle altre parti sociali.

Anche se a livello nazionale ci siamo divisi sulla ricetta e siamo stati incapaci di trovare le necessarie convergenze tra le diverse opinioni, certo è che tutte le organizzazioni sindacali che operano sul territorio per risolvere le emergenze della crisi si sono e continuano a darsi da fare, all’interno delle fabbriche come seduti ai tavoli di contrattazione per dare tutele ai lavoratori, pensionati, immigrati e giovani. E questo l’abbiamo fatto prima che la situazione nazionale prendesse tale drammatica piega e che l’assetto politico e istituzionale, a causa del tracollo dei titoli italiani sui mercati internazionali e dei richiami dell’Unione Europea, mutasse, così in ritardo con danni enormi per il Paese. Mali che auspichiamo vengano sanati con trasparenza e progressività ed equità del sacrificio rispetto alle reali condizioni economiche dei cittadini.

Accumunare la posizione della Cgil a quella della Lega è paradossale viste le distanze nelle vedute politiche e culturali.
La Lega, infatti, quale partito di maggioranza ha governato e ha avuto le possibilità per applicare le proprie ricette, anche a favore del territorio che tanto vanta di rappresentare.
Il Sindacato, invece, contrariamente a quello che sta facendo il Carroccio richiamandosi alla volontà popolare quale unica legittimazione per governare il Paese, non fa speculazione politica ma esprime la propria idea rispetto al delicato momento storico e alle vicende politiche, alla grave crisi dell’occupazione, alla tenuta del reddito e alla coesione sociale.

Fatta questa doverosa distinzione ora è giunto il momento di voltare pagina e di produrre a tutti i livelli un’attività unitaria di risanamento e di rilancio, trovando negli interlocutori economici degli alleati, non sulla base delle strategie sacconiane per smantellare i diritti dei lavoratori ma sulla base di un innovativo e operativo rapporto tra mondo dell’impresa e mondo del lavoro capace di mettere in piedi un sistema di welfare e di sviluppo sostenibile.
Oggi si può fare. Questo è il momento con un Esecutivo tecnico e un Parlamento liberato dalle tossine della politica della contrapposizione per forza, della campagna elettorale permanente e dai germi del berlusconismo esasperato, si potrà camminare su questa strada. A Treviso le organizzazioni sindacali e le categorie economiche da tempo e nei fatti si sono reciprocamente impegnate con accordi confederali per estendere e qualificare la contrattazione di secondo livello, coniugando la necessaria crescita con la qualità delle infrastrutture, con il miglioramento delle condizioni di lavoro e lo sviluppo di un welfare inclusivo.

Questa nostra responsabilità oggi più che mai ha bisogno di politici trevigiani e veneti, di tutti i fronti e schieramenti, capaci di mettere al centro il bene comune e di ritrovare la moralità della classe politica e dirigenziale.
Governance che va semplificata riducendo i livelli di potere politico e allo stesso tempo aumentando l’autorevolezza di chi si candida al governo del Paese e delle comunità locali. Per affrontare, come ha detto il neopresidente del Consiglio, i duri sacrifici “con equità”, non solo dal punto di vista dei cittadini e della loro capacità di farsene carico, ma soprattutto da parte di chi è chiamato ad amministrare il territorio, riducendo gli sprechi ed eliminando privilegi e prebende. Se vogliamo sinceramente risolvere i problemi del Paese e del Nord dovremo avere la capacità di voltare pagina, uscire dai soliti schemi e trovare un accordo funzionale a risollevarci e garantire lavoro e qualità della vita ai cittadini.

Paolino Barbiero, Segretario Generale Cgil Treviso

COMUNICATO STAMPA  24_11_2011

Mano bambino

Attacco della Cgil della Marca contro la presa di posizione della Lega sul tema immigrazione.
Immigrati, Barbiero: “Chi nasce in Italia deve avere la cittadinanza”.
Barbiero: “La cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia va nel segno della civiltà e della legalità. A Treviso già raccolte oltre 500 firme”

A soli pochi giorni dall’avvio della campagna nazionale "L'Italia sono anch'io", promossa dalla Cgil nella Marca, anche il presidente della Repubblica porta all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico il tema dei diritti di cittadinanza. “Integrazione e legalità sono due facce della stessa medaglia.
Ha pienamente ragione Napolitano: ci vuole una legge civile e lungimirante che dia equità di diritti e doveri tra la gente che risiede e lavora nello stesso territorio, una legge che riduca gli spazi grigi di clandestinità e illegalità”. Questo il commento del segretario generale della Cgil di Treviso, Paolino Barbiero, alla proposta del presidente della Repubblica e alla posizione subito presa dalla Lega Nord e dal vice sindaco Giancarlo Gentilini in merito alla cittadinanza dei figli degli immigrati, nati in Italia.

Al netto della speculazione ai danni del Presidente Napolitano e del "tradizionale" populismo leghista, il ragionamento del vice sindaco Gentilini non sta proprio in piedi. Non possiamo, infatti, fermarci al caso specifico ma avviare un processo di integrazione e di allargamento dei diritti di voto e di cittadinanza che migliorino la coesione sociale e determinano una stato di inclusione, e non di esclusione dalla legalità. Gentilini non sa dove mettere le migliaia di giovanotti senza genitori, espulsi in quanto autori di reato. Ma mica tutti i minori nati in Italia sono figli di immigrati delinquenti. E poi non vale la stessa questione anche per i figli degli italiani? Tale generalizzazione, allora, oltre ad essere una mera strumentalizzazione politica e offensiva di un Paese civile quale l’Italia, è anche priva di ogni fondamento.
Le persone di cui parliamo – ha aggiunto Barbiero - sono cittadini nati all'estero che da anni però vivono, lavorano e pagano le tasse in Italia. Cittadini che partecipano alla vita delle comunità ma che non possono votare e partecipare alle scelte amministrative; che risiedono stabilmente in un Paese di cui rispettano le leggi, condividono i valori dello "stare insieme" civile e la lingua, in cui pagano con i loro contributi partecipano alla tenuta dello stato sociale ma che restano privi, qualora lo desiderassero, dall'assumersi la responsabilità della cittadinanza, cioè dei diritti e dei doveri. E i cui figli, che sono italiani come qualsiasi altro bambino nato da noi, sono considerati minori di serie B proprio perché non viene loro illogicamente riconosciuto lo status di italiani”.

La campagna – ha spiegato il segretario generale - che in poco tempo a Treviso ha raccolto già oltre 500 firme, consiste in due leggi d’iniziativa popolare: una di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza, portando da 10 a 5 gli anni di residenza legale necessari per richiedere la stessa (oltre alla iscrizione in anagrafe come cittadini italiani di tutti i nuovi nati da genitori stranieri dei quali almeno uno sia residente legalmente in Italia da almeno un anno, la cittadinanza italiana per i minori entrati in Italia entro il 10° anno di età o nati da genitori stranieri privi di titolo di soggiorno che entro due anni dal compimento del 18° anno di età richiedano la cittadinanza, prevedendo anche la frequenza scolastica); l’altra sul diritto di voto alle elezioni amministrative, portando ugualmente a 5 gli anni di residenza legale per poter esercitare il diritto”.

Giancarlo Gentilini ha detto di essere per un’immigrazione ordinata, non contro gli immigrati in quanto tali, ma contro chi viola l’ordinamento giuridico, sostenendo la "priorità" da dare alla legge e al consequenziale rispetto dell'ordine pubblico, e giustificando questi capisaldi "ideologici" come presupposto di civiltà. Bene, - ha tuonato il leder della Cgil trevigiana - cosa c'è di più civile nell'utilizzare la legge, una buona legge, come strumento di integrazione concreta? E quindi: riempire, come diceva Di Vittorio, la carriola dei diritti con i doveri, ovvero giocare apertamente la carta dei diritti e delle responsabilità individuali e sociali che la cittadinanza comporta, è certamente la maniera migliore per favorire quell'integrazione che, oltre la dimensione della passeggera tolleranza per il lavoratore ospite, plasma secondo regole giuste una società necessariamente multi etnica e destinata ad essere multiculturale, dato che il fenomeno migratorio è stato (e potrebbe continuare ad essere) così vasto da portare, ad esempio, la provincia di Treviso ad avere oltre il 11,5% della popolazione composta da individui di origine straniera ma oramai radicati nel territorio”.

Di conseguenza – ha concluso Barbiero - la coerenza vorrebbe che chi tiene posizioni "legalitarie" (e non usa l'argomento della legge e dell'ordine solo per vestire dignitosamente idee che sono xenofobia e razzismo) dovrebbe guardare a queste due proposte di legge di iniziativa popolare con favore proprio perché stanno dalla parte della certezza del diritto e della solidarietà sociale non ispirata a criteri di buonismo", ma a buon senso. Per fare uscire la questione degli stranieri trapiantati e integrati in Italia dalla zona grigia del populismo becero, del gioco al massacro per convenienza elettorale, della legge ingiusta e non uguale per tutti. Per aderire convintamente al principio di civiltà per cui a tassazione deve corrispondere anche rappresentanza. Perché la cittadinanza sostanziale sia il principio di riferimento, al di là del luogo di nascita, della lingua madre, della religione professata, del colore della pelle”.

Ufficio stampa

COMUNICATO SEGRETERIA FILLEA  25_11_2011

Logo Fillea

Cambio al vertice della Fillea di Treviso: Visentin succede a Dottor.
Fillea Cgil, Visentin eletto nuovo segretario di categoria.

Barbiero: “Basta agli sprechi di territorio: la nuova sfida e frontiera della categoria sta nella riqualificazione delle aree dismesse e abbandonate della Marca”.
Visentin: “Quanto prima riorganizzare il settore partendo da nuove strategie di sviluppo sostenibile. Ma anche formazione, nuove regole di recupero del credito e il superamento del Patto di Stabilità per sbloccare gli investimenti”.

Con 31 favorevoli, 2 contrari e 3 astenuti, il Direttivo provinciale della Fillea Cgil di Treviso, ha eletto oggi, giovedì 24 novembre, Mauro Visentin nuovo segretario generale della categoria.
Visentin, di Noventa di Piave, classe ’66, in Cgil dal 1999, succede a Loris Dottor che dal 2003 reggeva il timone della Federazione italiana dei lavoratori del legno edili e affini della Marca. Il nuovo segretario provinciale viene dall’esperienza di Venezia e successivamente, dal 2006, della segreteria trevigiana. Dal 2008 è, inoltre, membro della segreteria regionale Fillea Cgil.

Visentin diventa segretario in un momento difficile per il settore delle costruzioni.
“Comparto – ha dichiarato il neoeletto - che conta nella nostra provincia oltre 5mila lavoratori iscritti alla Fillea Cgil e che si è caratterizzato in questi anni di crisi, anche a seguito della bolla speculativa immobiliare dell’ultimo decennio, per un netto e drammatico calo di imprese e di addetti”.
“È necessaria quanto prima una riorganizzazione del settore dell’edilizia – ha continuato Visentin - che vada nel senso di uno sviluppo sostenibile e di una strategia unitaria che miri alla ripresa occupazionale, all’attrazione di nuovi capitali verso le imprese che operano nel settore e, in termini di impatto ambientale e risparmio energetico, punti al miglioramento della qualità della vita dei trevigiani”.

Oggi più che mai – ha sottolineato il segretario generale della Cgil di Treviso, Paolino Barbiero - i punti fondamentali dai quali partire sono: stop alla cementificazione esasperata e riqualificazione pianificata delle aree dismesse e abbandonate della Marca. Basta sfruttare il territorio per fare cassa nei comuni o per ingraziarsi questo o quell’imprenditori a scopo elettorale. la crescita diffusa e senza regole deve far parte del passato, ora è il momento di mettere in ordine l’esistente, senza più abusi e sprechi di terreni agricoli e di risorse naturali e paesaggistiche”.

In altre parole – ha aggiunto Visentin - nuove strategie di sviluppo, ma anche formazione e sicurezza negli ambienti di lavoro, nuove regole per il recupero del credito per l’impresa e, soprattutto, grazie al superamento del Patto di Stabilità che ha ingessato gli investimenti infrastrutturali della PA verso questo settore. Questi sono i soli elementi che potrebbero garantire la salvezza delle imprese di costruzione – ha concluso Visentin - a fronte sì di una leggerissima crescita per quanto riguarda i recuperi abitativi dei centri storici ma di un costante segno meno per quanto riguarda l’edilizia infrastrutturale non abitativa”.

Ufficio stampa

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina