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Comunicati Stampa

GENNAIO 2012

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  09_01_2012

Licenziamenti

Allarme lavoro: dati choc relativi alle domande presentate ad inizio anno. 2012, partenza con il botto per la disoccupazione in provincia.
Stime dell’Ufficio Studi della Cgil parlano di oltre un migliaio di pratiche già inviate nei primi quattro giorni di gennaio all’Inps per la richiesta del trattamento economico.
Di queste 533 solo agli sportelli dell’Inca.
Il segretario Paolino Barbiero: "Numeri straordinari che segnalano l’assoluta gravità del momenti". Per effetto degli oltre 7 mila licenziamenti del 2011 la Marca ha perso quasi 200 milioni di euro di reddito disponibile.

Inizia con segnali molto preoccupanti il 2012 dell’occupazione in provincia di Treviso.
A dirlo una rilevazione condotta dell’ufficio studi della Camera del Lavoro di Treviso secondo cui sono circa un migliaio le domande per il trattamento di disoccupazione raccolte e inviate telematicamente all’Inps nei soli primi quattro giorni dell’anno e che interessano lavoratori che hanno concluso la cassa integrazione e licenziati nelle medie e grandi imprese, oltre a addetti licenziati dalle piccole imprese e in disoccupazione ordinaria.
I dati raccolti dall’Ufficio Studi parlano di 533 pratiche espletate soltanto agli sportelli dell’Inca Cgil provinciale e di un ulteriore 40% di domande che si stima siano stato effettuate nello stesso periodo dalle strutture delle altre organizzazioni sindacali.Per quanto riguarda la sola attività della Cgil, i lavoratori che hanno presentato domanda di disoccupazione e che risultano licenziati al termine di procedure di cassa integrazione straordinaria sono stati, dal 2 al 5 gennaio, ben 221 mentre nello stesso ristretto periodo di tempo gli addetti espulsi dalle piccole aziende che hanno inoltrato la richiesta risultano essere 312.

Secondo le rilevazione dell’Ufficio Studi si tratta dei primi effetti dell’andamento del mercato del lavoro nel 2011, che in Provincia di Treviso ha registrato 7.243 licenziamenti, di cui 4.229 nel comparto delle piccole imprese e 3.106 in quello delle medie e grandi. Di questi gli stranieri sono oltre un terzo del totale dei licenziamenti nelle piccole aziende e il 20% in quelle medio-grandi.
Nella suddivisione per settori, tra le aziende di maggiori dimensioni il 40% dei licenziamenti si è registrato nel settore metalmeccanico: 1.206 espulsioni su un totale di 103 imprese interessate. Da segnalare anche i licenziamenti nel settore del tessile-abbigliamento-calzature: 35 aziende hanno ridotto il personale per motivi economici, al termine della cassa integrazione o di procedure concorsuali, per un totale di 461 addetti. Mentre ad avere disperso maggiore lavoro tra le piccole sono state le imprese edili, con il 23% del totale.
A tutto questo si somma la preoccupazione per il futuro dei 1.974 lavoratori interessati da cassa integrazione straordinaria attivata per crisi (o in concomitanza con procedure concorsuali) destinata a concludersi entro luglio 2012. Secondo l’Ufficio Studi della Cgil, si tratta di addetti che rischiano di trovarsi senza lavoro entro 6 mesi e che, data la fortissima flessione dell’offerta occupazionale, potrebbero rimanere intrappolati in una condizione di disoccupazione di lungo periodo.

"Numeri tutti negativi – ha commentato Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - a cui hanno contribuito i 278 fallimenti e le 15 procedure concorsuali registrate al 31 dicembre del 2012.
Dati che indicano una leggera flessione in numeri assoluti rispetto al 2010 (301 fallimenti e 34 procedure concorsuali nell’anno precedente) ma più significativi, sia per le dimensioni occupazionali delle aziende fallite che per le passività accumulate”.
“Le richieste di disoccupazione registrate nei primi 4 giorni di questo 2012 – ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciali – sono assolutamente straordinarie. Numeri di questa portata non erano mai stati registrati negli ultimi 8 anni: si tratta di un segnale preoccupante e che indica in maniera incontrovertibile lo stato di difficoltà economica e sociale crescente in questa provincia”.

Accogliamo positivamente l’appello del presidente Zaia ad un patto per una azione coordinata sul territorio tra istituzioni, imprese e sindacato, ma è arrivato il momento di andare oltre le buone intenzioni e l’apertura dell’ennesimo tavolo. Quello che serve è un insieme di interventi forti, sostenuti dal comparto pubblico, che metta al primo posto gli investimenti su infrastrutture, energie rinnovabili, piccole e grandi opere di ammodernamento e il risanamento delle zone industriali e dei centri abitati; la riorganizzazione della governance locale, che razionalizzi le risorse economiche a disposizione, passando anche attraverso l’accorpamento dei Comuni e la messa in efficienza della spesa pubblica locale; un piano del lavoro per i giovani, da inserire in quegli accordi interconfederali firmati dal sindacato con Unindustria, artigiani e Confcommercio, a cui, dopo la scrittura dei programmi, vanno date oggi gambe operative. Infine, per affrontare l’emergenza dei fallimenti, non è procrastinabile un potenziamento delle attività del tribunale con l’istituzione di una fondazione a cui partecipino Camera di Commercio, associazioni di categorie e istituti di credito, implementata con un quota pari allo 0,20% o 0,30% del valore destinato alle curatele fallimentari”.

La grande preoccupazione – ha concluso Barbiero – è legata ad un fortissimo arretramento del reddito disponibile in provincia.
Solo per effetto dei licenziamenti del 2011 nella Marca si sono perduti fino a 200 milioni di euro in 12 mesi, dato che oltre ad indicare un forte arretramento della qualità della vita, con ovvie ripercussioni sociali, suggerisce una ulteriore contrazione del mercato interno provinciale, che avrà conseguenze rilevanti sui consumi ed effetti profondamente negativi sull’intero sistema economico. Le manovre per mettere i conti in ordine sono importanti, ma non si possono trascurare, come invece si sta facendo, gli effetti fortemente recessivi legati anche ad un inasprimento dell’imposizione fiscale indiretta che colpisce con maggiore intensità i redditi medio bassi”.

Ufficio stampa

INVITO STAMPA  11_01_2012

Funzione Pubblica

Il Sindacato a convegno con gli stakeholders della Sanità regionale.
La promozione della Salute nella regione Veneto:sfida impossibile o possibile scelta di un modello di analisi organizzativa?
Mercoledì 11 gennaio 2012, ore 09.30
Auditorium Ospedale Ca’ Foncello Piazzale Ospedale, 1 - Treviso

“Come valutare la complessità assistenziale in stretto rapporto con le professionalità necessarie e gli esiti positivi sui pazienti, in un futuro che si presenta sempre più incerto sul fronte della sostenibilità economica del servizio pubblico, dell’accesso dei cittadini ai servizi essenziali e delle criticità del pubblico impiego?”

Se lo chiedono i vertici del Sindacato e della categoria della Funzione Pubblica Cgil a convegno, domani mercoledì 11 gennaio, con gli stakeholders della Sanità locale e regionale, dalle ore 9:30, al Ca’ Foncello di Treviso.
“Quale ruolo gioca e giocherà l’Organizzazione e la sua rappresentanza provinciale sul fronte del servizio pubblico, anche alla luce del rinnovo delle RSU della Funzione Pubblica che ci svolgerà per la Marca a marzo di quest’anno? Servizio pubblico – ha sottolineato il segretario generale della Cgil di Treviso, Paolino Barbiero – inteso quale bene comune da tutelare e preservare, da amministrare con responsabilità e trasparenza combattendo e abbattendo la corruzione e le inefficienze del sistema. Solo così, e non attraverso la privatizzazione, si potrà alzare gli standard di qualità e rendere i servizi sanitari ancor più accessibili”.

Presiede
Ivana Fogo – FP Veneto
Saluto
Paolino Barbiero – segretario generale CGIL Treviso
Introduce
Assunta Motta – segretario regionale FP Veneto
Intervengono
Dr. Claudio Dario – direttore generale ULSS 9
Dr. Daniele Salmaso – direzione delle professioni sanitarie azienda ospedaliera universitaria di Udine
Gianluca Mezzadri – coordinatore nazionale professioni sanitarie nel PSSR del Veneto
Dr. Domenico Mantoan – segretario regionale Sanità
Conclude:
Cecilia Taranto – segretario nazionale FP CGIL
Interverranno delegate e delegati delle province del Veneto
In allegato il volantino del Convegno.

Data l’importanza dell’oggetto, la presenza della Vostra Testata sarà particolarmente gradita.

Ufficio stampa

COMUNICATO STAMPA  11_01_2012

Ivan Bernini

Elezione del nuovo segretario generale della Funzione Pubblica provinciale.
FP Cgil, Ivan Bernini eletto nuovo segretario.

Bernini: “Il nuovo gruppo dirigente dovrà affrontare le sfide del presente, soprattutto quelle dettate dai tagli nel pubblico impiego e la salvaguardia dei servizi al cittadino”.

Cambio del Segretario Generale delle Funzione Pubblica, categoria della Cgil che segue tutti i settori del Pubblico Impiego, della Sanità privata, dell’Igiene Ambientate e della Cooperazione Sociale. Nel corso del direttivo di oggi, martedì 10 gennaio, Ivan Bernini, 42 anni, infermiere professionale, in Cgil da nove anni e già componente della Segreteria provinciale della categoria, è stato eletto Segretario generale subentrando a Assunta Motta, che a sua volta entra a far parte della Segreteria della Funzione Pubblica del Veneto.

Bernini ha ottenuto nel corso del direttivo 30 voto a favore, 8 contrari, un astenuto e una scheda bianca. La Motta lascia l’incarico di direzione provinciale della Funzione Pubblica Cgil di Treviso dopo quasi cinque anni di intensa attività svolta sul fronte della valorizzazione del lavoro pubblico e della qualità delle prestazioni sociali per tutti i cittadini. Oltre 3.500 iscritti nella Marca e una strutturata rete di delegati rappresentano per Ivan Bernini “le fondamenta su cui continuare la sempre più complessa rappresentanza del lavoro pubblico e la garanzia del bene comune”.

“I tagli lineari nella Pubblica Amministrazione e nella sanità mettono in serio pericolo l’esercizio dei diritti di cittadinanza, delle tutele sociali e previdenziali dei lavoratori e dei pensionati. La Funzione Pubblica e la Cgil – ha aggiunto Bernini -con la contrattazione sociale si candidano ad un ruolo propulsivo di riforma solidale degli enti pubblici e dei servizi da erogare ai cittadini che vivono e lavorano a Treviso valorizzando il lavoro e la professionalità dei dipendenti pubblici”.

Il segretario generale della Cgil di Treviso, Paolino Barbiero, ha ringraziato Assunta Motta per il lavoro svolto e augurato a Ivan Bernini un proficuo lavoro e nuove soddisfazioni.

Ufficio stampa.
Per ulteriori informazioni: Hobocommunication Tel 0422 582791

I SETTIMANA DEGLI ARCHIVI STORICI 11_01_2012

I Settimana Archivi Storici

DENTRO GLI ARCHIVI C'E' LA STORIA DEL SINDACATO E DEI LAVORATORI
Mercoledì 18 gennaio 2012 9.00/12.30
Treviso, Auditorium della Camera del Lavoro Via Dandolo 10
.
Dal 16 al 21 gennaio 2012 si terrà 'La settimanadegli Archivi storici, Biblioteche e Centri didocumentazione della CGIL' promossa dallaCGIL nazionale, dalla Fondazione 'G. Di Vittorio'e dal Coordinamento nazionale degli Archivistorici.

Gli obiettivi sono:
- far conoscere lo sterminatopatrimonio documentario conservatopresso gli archivi delle diverse strutturedella CGIL e ricordarne l'utilità;
- rendere i luoghi sindacali sempre piùluoghi che si intersecano con gliinteressi anche culturali dei cittadini;
- sensibilizzare i funzionari sindacaliall’importanza dell’archiviazione e allatutela del patrimonio documentarioprodotto dall’organizzazione e dasingoli dirigenti o militanti.

L'iniziativa vuole essere un contributoalla mobilitazione generale che è in attonel Paese da parte dell’intero mondodella cultura sottoponendoall’attenzione dei cittadini, delleistituzioni e delle forze politiche esociali i danni che derivano dalle piùrecenti riduzioni di risorse pubbliche nelquadro di una complessiva assenza dipolitica culturale.

La CGIL di Treviso, in collaborazionecon l’ISTRESCO, partecipa all’iniziativapresentando i propri archivi eillustrandone ricchezza e potenzialità.

CONTRIBUTI
Il recupero della storia della CGIL di Trevisotra i due centenari (2006-2011)
Paolino Barbiero

Archivi del sindacato
L'archivio della CGIL di Treviso presso l'ISTRESCO
Dario Gasparini
Archi-SPI: l’archivio fotografico della Camera del Lavoro di Treviso
Pierluigi Cacco
"Notizie CGIL": cronache e storia del tempo presente
Giuseppe Castiglione

Archivi di persona
Le carte di Daniele Antiga
Isabella Gianelloni
L’archivio di Toni Marchi
Claudio Naccarati
I diari di Alvise Bortoletto
Giorgio Baccichetto

Archivi in rete
La proposta della Rete degli archivi della CGIL veneta
Sandro Cesari
Il portale web regionale
Mirko Romanato

Il programma della giornata è scaricabile da qui

COMUNICATO CONGIUNTO  13_01_2012

Italia

Abbiamo assistito nel mese di dicembre all’ennesima manovra dalle pesanti ripercussioni su lavoratori e pensionati.
Non abbiamo fatto in tempo a esultare per aver voltato pagina che la Cgil, finalmente in modo unitario con Cisl e Uil, è dovuta scendere nuovamente in piazza con uno sciopero generale per esprimere il proprio dissenso per l’inefficacia della cosiddetta manovra "Salva Italia".
Per citare solo alcuni degli ultimi provvedimenti: Ici-Imu, riforma pensionistica, aumento della accise su benzina e gasolio, ulteriore aumento dell’Iva, innalzamento dell’addizionale regionale e nuovi tagli agli Enti Locali.
Tutte azioni che indeboliscono il potere d’acquisto e colpiscono i soliti noti, quella platea di lavoratori e pensionati costretti al sacrificio.

E si finge che la bilancia dell’equità venga messa in equilibrio con i provvedimenti della tassa sul lusso e della tassa sui capitali scudati, ma così non è. I grandi assenti delle manovre licenziate finora sono proprio l’equità, la solidarietà e lo sviluppo, elementi che la Cgil ritiene indispensabili per uscire dall’attuale fase di crisi economica e scarsa coesione sociale. Infatti, le stesse manovre hanno avuto un effetto recessivo, aumenta la disoccupazione e l’inflazione. Rimarcando quindi il nostro giudizio negativo, un dato bisogna necessariamente sottolineare: l’importo delle tre manovre (le due del Governo Berlusconi-Bossi e quella Monti) è complessivamente elevatissimo, e ci fa comprendere quanto negli anni precedenti si sia sperperato per arrivare a questo punto e quanto poco è stato fatto per evitare l’attuale situazione, tra crisi economica e Paese sull’orlo del fallimento. Le responsabilità politiche ci sono e hanno nome e cognome, PDL e Lega Nord.

Tutte le volte che il Sindacato è sceso in piazza a fianco di tante e diverse categorie del mondo economico e sociale nel dire che bisognava intervenire per scongiurare un peggioramento della situazione, peraltro sempre più delicata, Tremonti & Co propagandavano la loro capacità di governo. Questa non è un’emergenza inaspettata!
La situazione era chiara già da tempo e adesso è troppo facile chiamare tutti a raccolta e al sacrifico. Nel fare tutto ciò abbiamo perso credibilità a livello europeo, con conseguenze drammatiche come l’aumento della pressione della speculazione finanziaria sul nostro debito. Allora bisogna comprendere fino in fondo il fallimento politico e amministrativo del centrodestra e di questa classe politica. Oggi osserviamo che la manovra Monti ha permesso, se non di scongiurare definitivamente, almeno di allontanare notevolmente il rischio fallimento: la pressione sui titoli di Stato a breve termine (quelli più soggetti al rischio default) è notevolmente calata e il Paese sta riprendendo credibilità internazionale.

Lo diciamo perché abbiamo consapevolezza di una situazione delicata, dove lasciarsi andare a facili e semplicistici giudizi, aprirebbe il campo a nuovi pericolosi populismi non molto diversi dal leghismo e berlusconismo in fase calante. Il Governo Monti è un Esecutivo tecnico, composto da soggetti non appartenenti a partiti, ma allo stesso tempo è il governo più politico delle recente storia italiana, in quanto capace di fare quella che non hanno fatto altri: scegliere. La competenza era ormai un miraggio. La nostra speranza è che l’intero arco parlamentare venga riempito da persone capaci, soggetti, non per forza provenienti dal mondo accademico, che vogliono impegnarsi per il bene del Paese e che fanno della preparazione il loro primo elemento politico. Se è vero che chiunque può fare attivamente politica, è altrettanto vero che è un dovere della rappresentanza “studiare” per poterlo fare nel migliore dei modi: la qualità della discussione politica e delle decisioni prese di conseguenza, è data dalla qualità dei nostri politici.

In Italia siamo in presenza di 46 tipologie di assunzioni, la maggior parte di queste precarie, con l’ulteriore aggravante che al termine del rapporto di lavoro spesso non ci sono coperture in termini di disoccupazione, creando un contesto di differenze intollerabili. Alle porte ci aspetta un’ulteriore sfida: la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.
La Cgil vuole esercitare il suo ruolo di rappresentanza in questa discussione, assieme agli altri sindacati, chiedendo al Governo di adottare misure per ridurre la precarietà nel mondo del lavoro e di estendere le garanzie e le tutele sociali a tutti e a tutte, uomini e donne, giovani e meno giovani, cittadini e immigrati. Sapendo che questi temi sono strettamente legati a quello più generale della crescita e della riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, la proposta Cgil è chiara: ridurre le forme contrattuali e rendere nuovamente centrale la forma di lavoro a tempo indeterminato (e del CCNL), facendo “costare” di più quello precario.
Ci si augura che invece di discutere in modo dogmatico, da una parte e dall’altra, sulla rimozione dell’art. 18 dello Statuto del Lavoratori, si discuta effettivamente per dare nuove opportunità ai giovani senza occupazione e prospettive che permettano loro di costruirsi un futuro, per portare nuovamente al centro il lavoro, nel senso costituzionale del termine, e quindi inteso anche come dignità ed etica.

Paolino Barbiero
Segretario Generale Camera del Lavoro di Treviso
Giacomo Vendrame
Segretario provinciale Nidil Treviso

LETTERA AL DIRETTORE  24_01_2012

Kebab

Gentile direttore,
se invece di chiamarsi con una parola araba - kebab, appunto, cioè carne arrostita- lo si ordinasse con un più padano “rosto col pan” magari, invece di cogliere il disagio – supposto più che reale – per uno spuntino consumato in passeggiata saremo qui a celebrare le meravigliose virtù del fast food della tradizione, magari santificandolo come un modo di valorizzare i prodotti locali.
Meglio ancora se a servirlo, invece che facce nordafricane o mediorientali, ci fossero possenti e rubicondi macellai nostrani, in modo da richiamare le atmosfere bucoliche dell’osteria di campagna invece che quella della casbah.

La guerra alla piadina araba che Conegliano ha deciso di scatenare in nome di un non ben definito decoro è, per tutte queste ragioni, una idiozia ancora più insulsa se, per vestirla di decenza e non esporla al ludibrio che genererebbe il tentativo di fare le crociate alimentari, la si addobba come proibizione alla consumazione di cibi cotti fuori dai locali.
Che cosa ci sia di indecente nel mangiarsi un panino del fast food mentre si cammina, o una pizzetta o una piadina romagnola o, meglio ancora perché è buono un kebab, sta solo nella testa di quegli amministratori che non sapendo da che parti girarsi alla ricerca spasmodica di consenso, e di quello più becero, ne combinano una più del proverbiale Bertoldo.

Intuisco, ma potrei sbagliarmi, che a compromettere il decoro di una città, non solo del suo centro storico, siano altre cose.
Convinto, ad esempio, che il degrado sociale, che non si misura da quanto vengono riempiti i cestini in giro per le strade o da qualche cartaccia per terra (di pizza o kebab, la maleducazione non ha passaporto) sia molto più preoccupante e che in una fase economica come questa il deterioramento delle condizioni di vita dei cittadini meriterebbe un impegno particolare da parte anche delle amministrazioni comunali, più spostato quindi sul fronte del sociale che su quello della guerra al piatto “foresto”.
Dal momento che gli stessi amministratori che compongono la giunta si sono accorti che la delibera anti-kebab avrebbe ingenerato effetti insulsi, adesso il provvedimento, si legge nei giornali, andrebbe perfezionato.

Perfezionamenti che alla Giunta costeranno riunioni, vertici di maggioranza, approfondimenti tecnici, consulti con esperti. Magari anche un po’ di soldi da spendere per una consulenza legale, dato che ci siamo. Ridicolo.
Capisco che il modello Bitonci faccia gola all’approssimarsi delle elezioni e che qualsiasi cosa può tornare utile per fermare il rantolo di una politica asfittica e impreparata di fronte alle vere sfide del momento. Ed è evidente che chi ha abituato l’elettorato al rilancio continuo sul piano deteriore della politica cialtrona, come lo è quella punitiva di qualsiasi cosa che abbia profumi, sapori o colori stranieri, un kebab vietato vale una panchina segata o una battuta sgradevole su tiri a segno a leprotti migranti.

Mi piacerebbe però che lo stesso zelo, lo stesso appassionato coinvolgimento che porta la Giunta di Conegliano a lavorare ad una delibera che castighi il kebab senza bandire la pizzetta (che però è napoletana, in fondo si potrebbe vietare anche quella) venisse profuso per questioni vere e più urgenti: il trasporto pubblico, i servizi sociali, la messa in sicurezza di quelle condizioni di difficoltà economica sempre più evidenti e numerose anche dalle parti di Conegliano, che marcano lo smottamento, lento e continuo, di sempre un maggior numero di famiglie verso il disagio economico e sociale.

Potreste, cari amministratori, passare alla storia della vostra città come quelli che, di fronte al pericolo rappresentato dai fondali scogliosi della crisi e al rischio di far colare a picco tanta gente, si sono inventati ricette intelligenti ed efficaci, magari in sinergia con la società civile, il volontariato e il no profit, per portare in porto la nave che barcolla in balia della Repubblica a Vicenza, Presidente del Tribunale e della Corte d?Assise a Venezia
- Giuseppe Sbalchiero, Presidente di Confartigianato Veneto
- Serena Sorrentino, Segretaria nazionale della CGIL con delega alla Legalità e Sicurezza
- Emilio Viafora, Segretario generale della CGIL Veneto
- Luca Zaia, il Presidente della Giunta Regionale del Veneto

Coordina
Paolino Barbiero, Segretario generale della CGIL di Treviso.

Ufficio Stampa HoboCommunication

COMUNICATO E INVITO STAMPA  24_01_2012

Arresti

CONVEGNO
Legalità risorsa economica e culturale
Economia Legalità e Sviluppo del Veneto

Martedì 24 gennaio 2012, dalle ore 9:30 alle ore 13:30
Sala Conferenze della Camera di Commercio
Piazza Borsa (Treviso)

Le questioni della criminalità e dell’economia illegale non sono più confinabili in un’area del Paese, ma vanno diffondendosi anche in regioni finora ritenute “sicure”, come il Veneto.
“Lupara e coppola” non sono più l’immagine della malavita organizzata e del caporalato, che oggi viaggiano in doppiopetto e iPad.

È quanto sostengono Emilio Viafora, segretario generale della CGIL del Veneto, e Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso. La CGIL del Veneto e di Treviso, manifestando ormai da tempo preoccupazione verso le nuove forme di infiltrazione malavitosa nel territorio, dopo il convegno di fine dicembre su Caporalato e Lavoro nero, continua l’attività di sollecitazione e informazione rivolta alle istituzioni, agli attori economici, ai mass media e all’opinione pubblica su questo fronte con il convegno Legalità risorsa economica e culturale. Economia Legalità e Sviluppo del Veneto, organizzato dalla CGIL del Veneto per martedì 24 gennaio pv, dalle ore 9:30 alle ore13:30, presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di Treviso. All’incontro interverrà il presidente della Giunta regionale del Veneto Luca Zaia. Un numero sempre maggiore di operai, braccianti e addetti alla logistica, italiani e migranti, sono sottoposti a ricatto e sfruttamento da parte di caporali, talvolta al soldo di organizzazioni criminali.
Uno sfruttamento sottile, come quello delle cooperative spurie, fatto di non applicazione del contratto di lavoro, delle norme per la sicurezza, di mancata contribuzione previdenziale, di elusione ed evasione fiscale. Una drammatica realtà che rischia di diffondersi anche nella nostra regione. Occorre intervenire sempre più incisivamente sul fronte della legalità e della prevenzione e modificare le norme che regolano gli appalti pubblici al massimo ribasso, sostituendolo con principio del minimo necessario. Sul fronte della lotta alle cooperative “spurie” stiamo intraprendendo un percorso basato sull’applicazione dell’art.29 della Legge Biagi che prevede la responsabilità in solido dell’impresa committente quando le cooperative non rispettano contratti e leggi. Ma occorre fare presto – hanno ribadito Viafora e Barbiero - perché la crisi economica sta rendendo questa zona oscura di irregolarità e sfruttamento, di assenza di diritti e di profitti criminali, sempre più vasta ed incontrollabile”.

Secondo l'ultimo rapporto di SOS Impresa – hanno continuato i segretari generali - sono 500mila i commercianti oggetto della malavita organizzata, per un giro di affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. E anche la Guardia di Finanza, nel suo rapporto annuale, afferma che, sulla base della attività di controllo effettuata i redditi evasi ammontino a 270 miliardi di euro e che il mancato gettito sia di 120 miliardi di euro di cui 60 miliardi di IVA evasa. Infine, la Corte dei Conti di ulteriori 60 miliardi di euro il costo della corruzione, con un aumentato del fenomeno del 30%.

Sono gli appalti pubblici e i controlli fiscali i terreni in cui le bustarelle e gli scambi di favori girano di più.
In Veneto non solo nell’industria, ma soprattutto nella logistica, nell’edilizia e nella cooperazione sociale, cresce il numero di imprese che operano in nero, si affermano fenomeni di illegalità e pratiche di caporalato. La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo – hanno sottolineato i leader della CGIL - comprime le prospettive di crescita dell'economia legale, quella che si fonda su una sana concorrenza ed è in grado di assicurare anche una giusta distribuzione della ricchezza, e alimenta, invece, un’economia parallela, illegale, determinando disparità e sfruttamento della forza lavoro”.

Siamo di fronte a nodi strutturali che non sono più rinviabili, soprattutto in questa fase di grave crisi. Serve allora con urgenza affermare che la legalità è una risorsa insostituibile culturale ed economica per lo sviluppo del Paese e del Veneto. La CGIL del Veneto – hanno concluso Viafora e Barbiero - anche con questo appuntamento trevigiano, propone ai soggetti Imprenditoriali e Istituzionali la sottoscrizione di un Patto per la Legalità e di un Codice etico per la gestione degli appalti.

Ne discutono:
- Maurizio Franceschi, Coordinatore Veneto di Confesercenti
- Alessandro Naccarato, deputato, componente della Commissione Affari costituzionali
- Francesco Peghin, Vicepresidente di Confindustria Veneto
- Giuseppe Pignatone, Procuratore Capo della Repubblica di Reggio Calabria
- Ivano Nelson Salvarani, ex Procuratore della Repubblica a Vicenza, Presidente del Tribunale e della Corte d’Assise a Venezia
- Giuseppe Sbalchiero, Presidente di Confartigianato Veneto
- Serena Sorrentino, Segretaria nazionale della CGIL con delega alla Legalità e Sicurezza
- Emilio Viafora, Segretario generale della CGIL Veneto
- Luca Zaia, il Presidente della Giunta Regionale del Veneto

Coordina
Paolino Barbiero, Segretario generale della CGIL di Treviso.

Ufficio Stampa HoboCommunication

COMUNICATO STAMPA  27_01_2012

Paolino Barbiero

Domenica 29 gennaio 2012
Giornata di sciopero dei lavoratori del commercio della Marca
.
Commercio, Barbiero: “No alle liberalizzazioni unilaterali”.
Il segretario generale: “Non ci saranno effetti positivi dalle aperture. L’unica conseguenza sarà gravare sulle condizioni di vita degli addetti del settore, senza nessuna compensazione contrattuale. Anche i Sindaci della Marca prendano una posizione uniforme per salvaguardare la sostenibilità delle liberalizzazioni insieme alla coesione sociale”

Il lavoro domenicale non può essere considerato un lavoro ordinario per il settore del commercio. Questa totale liberalizzazione senza regole non porterà i frutti sperati se non l’innalzarsi dei costi per la piccola ma acnhe per la grande distribuzione che nella nostra provincia attua tale sperimentazione, e il peggioramento delle condizioni di vita degli addetti al commercio, rendendo incompatibili i tempi familiari e personali con quelli del lavoro. E tutto questo senza un’equa compensazione delle condizioni contrattuali”. Questo il commento di Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, che annuncia la mobilitazione di protesta delle tre sigle sindacali CGIL CISL e Uil di Treviso e lo sciopero dei lavoratori e le lavoratrici del commercio della Marca fissato per tutta la giornata di domenica 29 gennaio.

La liberalizzazione selvaggia decisa dal Governo Monti e inserita nel cosiddetto decreto Salva Italia viola la Legge Regionale n.30 del 27 dicembre 2011, che accoglieva, anche se solo in parte, le osservazioni e le indicazioni sindacali. Tale Legge – ha spiegato il segretario generale della CGIL di Treviso - portava alla definizione del numero di aperture domenicali dalle 20, come deciso inizialmente dalla Regione, a 16, l’obbligo di chiusura per alcune festività laiche e religiose, la moratoria di un anno di nuovi insediamenti commerciali, il recepimento che le deroghe previste in tutte le aree turistiche e artistiche debbano rimanere circoscritte solo all’interno dei centri storici, nonché la previsione dell’insediamento di tavoli provinciali per la programmazione della aperture annuali. Tutto questo viene spazzato via per inseguire la falsa idea che più apertura significhi più vendita e di conseguenza maggior crescita. Non sarà così, anzi per coloro che apriranno aumenteranno sicuramente i costi che verranno scaricati sui dipendenti in termini di sfruttamento e precarietà”.

Chiediamo – ha aggiunto Barbiero – che i Sindaci della Marca si confrontino per definire una linea comune sulle aperture domenicali nel rispetto della Legge regionale in vigore, per favorire la sostenibilità delle liberalizzazioni insieme alla coesione sociale. In caso contrario saranno proprio loro a far passare una deregulation che non farà il bene ne del territorio ne dei loro cittadini e dei lavoratori del settore”.

È giusto agire sulla flessibilità dell’orario di apertura e chiusura – ha continuato Barbiero - ed eventualmente anche sulle aperture festive, ma contrattualizzando con i lavoratori del settore tali possibilità e dando loro un giusto contributo sul piano delle condizioni contrattuali. Altrimenti l’unico effetto sarà quello di danneggiare le lavoratrici e i lavoratori del commercio, pesando fortemente sui loro tempi di vita.

A questa unilaterale e sbagliata politica di crescita – ha concluso Barbiero - che non tiene conto delle ripercussioni sulla vita dei lavoratori ci opponiamo come CGIL, e insieme alle altre Organizzazioni sindacali della Marca invitiamo tutti gli addetti del comparto ad aderire compatti allo sciopero regionale indetto per tutta la giornata di domenica 29, perché solo attraverso un’ampia partecipazione riusciremo a contrastare tale deriva normativa ma soprattutto economica e sociale.

Ufficio Stampa HoboCommunication

COMUNICATO STAMPA  31_01_2012

Provincia di Treviso

Domani anche la Cgil al Consiglio straordinario.
Barbiero: "Dibattiamo di contenuti".
ABOLIZIONE delle Province, sia occasione di riforme vere e utili.

"Serve azione di riformismo istituzionale oltre il mero taglio delle spese che guardi al potenziamento dei servizi erogati e alla semplificazione dell'affollata governance locale".

Le vere riforme passano soprattutto attraverso la razionalizzazione del sistema istituzionale.
Via le Province? Si può fare, se questo non significa depotenziare l'erogazione di alcuni servizi fondamentali ma renderli più efficienti, come quelli per l'occupazione, se c'è un piano serio di recupero delle professionalità dei dipendenti e la loro riqualificazione. E se questa è l'occasione per un ridisegno complessivo di riordino del sistema istituzionale locale". Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, che domani parteciperà, invitato, al Consiglio provinciale straordinario in cui si discuterà della cancellazione delle Province prevista dal Governo e di una mozione per il loro mantenimento.

La politica deve tornare a farsi strumento - ha detto Barbiero - deve servire.
E' su questo punto che va fatta l'analisi, riteniamo politicamente sbagliato il dibattito "sì o no" e in quanto tale è poco interessante e poco utile. Se l'operazione complessiva è quella di dare razionalità al sistema istituzionale, individuando gli sprechi ed eliminandoli cominciando dalla Provincia, ci stiamo, a patto che la qualità dei servizi e dei benefici ai cittadini non solo rimangano invariati, ma possano aumentare anche con la necessaria crescita dei livelli occupazionali. La giungla istituzionale non è efficiente ma neppure il taglio indiscriminato, senza un ridisegno razionale, porta da nessuna parte.

Se trasformiamo le Province in enti di seconda grado - ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciale - o abbiamo un carrozzone vuoto o lo riempiamo di contenuti.
Per fare questo non serve un organo elettivo, con tutti i costi che questo comporta, basta adottare un sistema per cui la Provincia sia un ente di coordinamento territoriale a servizio delle comunità locali attraverso i Comuni, disboscando la giungla di enti, comunità, bacini e consorzi che oggi affollano il territorio e che nella Marca fanno sì che su ogni Comune insistano in media una quindicina di soggetti diversi, tra chi si occupa di acqua, sviluppo locale, rifiuti, servizi esternalizzati, enti di Piano, attività culturali e centri territoriali permanenti, con record anche di 30 soggetti per Comune".

Meno consorzi, patti e ambiti e più servizi efficienti - ha puntualizzato Barbiero - mi pare uno slogan efficace per riassumere la nostra posizione. Una strategia che non solo permetterebbe un governo locale più omogeneo tra i vari Comuni e un processo democratico più trasparente, ma anche una diminuzione di tutto quel carico fiscale occulto che grava sulle tasche dei cittadini, basti pensare all'intero sistema tariffario. Questo si farà se la Provincia, da ennesimo carrozzone di classi politiche spendaccione, si trasformi in strumento operativo, nell'ambito peraltro di un accorpamento dei Comuni che oramai è diventata una scelta necessariamente obbligata non solo dalla riduzione delle risorse a disposizione, ma anche dal buon senso".

Non stiamo né con la conservazione della politica né con la furia iconoclastica che banalizza, semplificando operazioni complesse di ridisegno istituzionale all'insegna del taglio indiscriminato della spesa pubblica - ha concluso Barbiero - vogliamo parlare di contenuti, idee e progetti. A partire dalla valorizzazione, non solo dal recupero, delle professionalità dei lavoratori della Provincia".

Ufficio Stampa HoboCommunication

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