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Comunicati Stampa

GIUGNO 2013

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  03_06_2013

Riscossione

Appello della CGIL: Gli amministratori decidano per mettersi insieme e affidare la riscossione dei tributi ad un soggetto intercomunale.
Dopo Equitalia, Cgil: “L’Actt pensi al trasporto pubblico”.

Giacomo Vendrame: “No a queste operazioni politicamente strumentali, si rischia il mancato incasso dei tributi e la paralisi di Comune e municipalizzata. Bisogna uscire dall’atteggiamento di critica ideologica nei confronti di Equitalia e nei prossimi sei mesi creare nuove sinergie che mettano in sicurezza le risorse provenienti dai tributi, in particolare per i piccoli Comuni della Marca che non possono accollarsi il costo di gestire direttamente la riscossione”.

"Niente ganasce ma biglietti dell’autobus” commenta ironico Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso, la notizia che l’Actt Servizi, la municipalizzata del Comune di Treviso, si prepara a diventare l’ente riscossore dei tributi comunali di Ca’ Sugana.

“Grazie al decreto appena approvato dal Governo la scadenza del 30 giugno, termine entro cui l’attività di riscossione dei tributi sarebbe dovuta passare totalmente in capo agli Enti locali, è stata prorogata di altri sei mesi, cioè fino al primo gennaio 2014.
Ma si sapeva già da ben due anni che il destino di Equitalia era ormai segnato e invece di prepararsi al cambiamento a Treviso non si è fatto nulla se non, a un mese esatto da quella che doveva essere la cessazione dei rapporti tra Comune e riscossore nazionale, pensare di affidare questo delicato compito, che tocca così in profondità la vita dei cittadini, alla società di trasporto pubblico del capoluogo, guarda caso saldamente in mano alla Lega”. Ha tuonato il segretario generale della CGIL di Treviso.

Quello di Colladon, direttore di Actt, suona già come un invito a sottovalutare il pagamento dei tributi – continua Vendrame – quando così non può essere. Il rischio, oltre all’aggiunta di nuovi costi a carico del Comune di Treviso, è il mancato introito delle risorse necessarie a governare la città e offrire i servizi necessari ai trevigiani. Parliamo di un tesoretto di circa 6 milioni e mezzo di euro di riscossioni ordinarie e coattive legate al futuro tributo sui rifiuti, la Tares; poi di altri 2-3 milioni di euro annui legati ad altri tributi comunali, più il grosso pacchetto delle contravvenzioni della polizia municipale. Alla fine, dai 15 ai 20 milioni di euro annui complessivi, corrispondenti a ben il 30% della spesa corrente del Comune di Treviso. E per parametrare meglio l’importo – ha sottolineato Vendrame – possiamo affermare che è quasi il doppio della spesa sociale, che nel 2011 si attestava a 11milioni e mezzo di euro, ed esattamente pari al costo del personale di Ca’ Sugana”.

Per riscuotere tali somme ci vogliono competenze specifiche e una struttura adeguata – ha spiegato Vendrame – non ci si può improvvisare.
Il segmento dell’Actt è tutt’altro, quello del trasporto locale, e quello che di più potrà fare è partecipare al nuovo bando di gara per la gestione dei parcheggi del capoluogo”.
“Bisogna uscire da atteggiamenti ideologici e politicamente strumentali che evidenziano solo il negativo di Equitalia, illudendoci che se lo “facciamo in casa e da soli allora lo facciamo meglio” – ha sottolineato Vendrame – non è così: i costi da affrontare per gestire le procedure di riscossione e gli eventuali contenziosi tra l’Ente e i cittadini non sono irrilevanti e potrebbero presto trasformare questa operazione in un boomerang per il Comune di Treviso, con conseguenze gravissime sul bilancio comunale, costretto ad assorbire i passivi della municipalizzata Actt. O ancora, ripercussioni sul servizio di trasporto pubblico del capoluogo con il rischio di paralisi del servizio”.

Questa visione localistica è miope – ha continuato Vendrame – ci vogliono soluzioni di più ampio respiro per affrontare seriamente e in tempi brevi la questione, che è ben più seria se pensiamo ai tanti piccoli Comuni della Marca che vivono la stessa situazione e si trovano soli su questo fronte. È solo attraverso economie di scala e un apparato strutturato e pronto ad affrontare la delicatezza dell’azione di riscossione che sarà possibile fare un passo in avanti rispetto all’operato di Equitalia.
Ora che i Comuni avranno sei mesi di tempo in più per diventare autonomi nella riscossione dei tributi, chiediamo ai nostri amministratori trevigiani e, in particolare, al prossimo Sindaco di Treviso, che abbiano la capacità e la lungimiranza, come hanno già fatto per l’affidamento di altri servizi, ad esempio quello di igiene ambientale, di mettersi insieme e trovare una dimensione idonea”.

Ufficio Stampa.
Per ulteriori informazioni Hobocommunication Tel 0422 582791

SOLIDARIETA' A SAID CHAIBI  04_06_2013

Funzione Pubblica

La Segreteria Provinciale della Funzione Pubblica CGIL di Treviso nell’esprimere solidarietà a Said Chaibi, giovane neoconsigliere al Comune di Treviso, condanna le forme di intolleranza e di violenza in tutte le loro manifestazioni e da qualsiasi parte provengano.
Tali episodi, che purtroppo ricorrono con frequenza nel Paese e nella città di Treviso, meritano una ferma condanna da parte delle istituzioni, dalle associazioni di rappresentanza politiche e sociali, dai cittadini.

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COMUNICATO STAMPA  11_06_2013

Giacomo Vendrame

Dai dati sulla spesa in conto capitale della Provincia di Treviso e dei 95 Comuni della Marca l’analisi del Centro Studi SPI e CGIL registra un crollo vertiginoso e fotografa l’immobilismo dei nostri enti locali.
Spesa in conto capitale, sottratti 230milioni al territorio
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Giacomo Vendrame: “Per liberare risorse da immettere nell’economia locale è indispensabile modificare i parametri del Patto di Stabilità e rivedere la governance del territorio, attraverso aggregazioni e fusioni”.

Nel corso degli ultimi sei anni le spese in conto capitale, cioè questa forma di finanziamento e di sostegno all’economia locale e di investimento per la qualità della vita dei cittadini, hanno subito un vero e proprio tracollo. Solo nel 2011 i 95 Comuni della provincia hanno lasciato per strada più della metà di questi impieghi di risorse per quasi 130 milioni di euro, pari al 52,3% in meno rispetto al 2006. E sono i Comuni con il maggior numero di abitanti a registrare i cali più consistenti, a partire proprio dal capoluogo con meno 65,6%. Questa la situazione di arretramento con la quale la Marca deve fare i conti secondo l’analisi elaborata dal Centro Studi della CGIL di Treviso sui dati del Dipartimento Contrattazione Sociale dello SPI CGIL provinciale.

SPESA IN CONTO CAPITALE
Le spese in conto capitale, o per investimenti, sono i costi che il Comune sostiene per acquistare mobili e attrezzature per uffici, macchinari vari, per la produzione dei servizi comunali, per la manutenzione degli immobili di proprietà comunale, per l’abbattimento di barriere architettoniche, per la segnaletica stradale, la manutenzione di strade comunali, la costruzione di fognature, la messa a norma di scuole ed edifici pubblici ed ogni altra attività volta alla conservazione, il miglioramento e l’incremento patrimoniale e infrastrutturale del Comune stesso. Gli Enti finanziano la realizzazione delle spese sopra indicate con corrispondenti entrate derivanti da: oneri di urbanizzazione, trasferimenti da Stato e Regioni, alienazioni (es. vendita aree fabbricabili), accensione di mutui.

IL DATO DEI COMUNI DELLA MARCA
Un valore – spiega l’Ufficio Studi della CGIL di Treviso – che ha subito diverse oscillazioni dal 2006 ad oggi se considerata la variazione percentuale annua, ma che è stato caratterizzato dal 2008 da un progressivo calo sfociato in quello che si può definire un proprio e vero tracollo nel 2011: passando da una spesa complessiva pari a 248.480.189 euro nel 2006 a 118.583.174 euro nel 2011, una perdita di quasi 130milioni di euro, ovvero il 52,28% di mancati investimenti sul territorio.
Dei 95 Comuni della Marca solo 21 registrano un saldo positivo complessivamente con una crescita di 13.629.439 euro di spesa in conto capitale, per una media di 126 euro per ciascuno dei 108.208 residenti di questi Comuni (il 12% della popolazione della provincia); tra i quali solo quello di Preganziol supera i 10mila abitanti. Rispetto ai 56.769 euro del 2006 Portobuffolè, con i suoi 791 abitanti, ha incrementato di ben il mille per cento la spesa in conto capitale passando a 632.588 euro nel 2011, Moriago ha investito il 380,52% in più (+1.408.475), Tarzo il 358,97% (+1.272.955) e Zenson di Piave il 358,13% (+369.824).
Sul fronte negativo sono i Comuni con il maggior numero di abitanti a registrare i cali più consistenti, a partire da quello di Treviso con una diminuzione del 65,6% (-21.120.716 euro), preceduto, in questa gara al ribasso, da Conegliano con meno 74,58% (-7.081.890) e da Mogliano Veneto, meno 66,25% (-7.635.090), e seguito da Montebelluna con meno 64,33% (-6.119.163), Vittorio Veneto, meno 57,55% (-6.802.415), e da Castelfranco Veneto meno 51,58% (-5.131.358).
A spiccare nella classifica generale della provincia è il totale annullamento della spesa per il Comune di San Polo di Piave, zero spesa in conto capitale nel 2011, e quello di Borso del Grappa con un meno 94,53% rispetto a sei anni prima.
Mediamente a titolo di investimenti sul territorio per i cittadini della Marca sono stati persi solo nel 2011 145 euro pro capite. E il dato ad oggi non aggiornato del 2012 indubbiamente andrà a registrare un’ulteriore peggioramento.

IL DATO PROVINCIALE
A completare il quadro assolutamente negativo – secondo l’analisi - interviene anche l’Ente Provincia che nello stesso periodo considerato investe per spese in conto capitale l’80,3% in meno (oltre 99milioni di euro), quasi a prefigurare la sua eliminazione dal quadro istituzionale. Crolla il fronte dell’investimento che attestandosi a 123.559.250 euro nel 2006 non arriva neppure a 25milioni nel 2011, praticamente annullando la spesa pro capite (27 euro per abitante).
Nel complesso dal 2006 al 2011 le Amministrazioni Comunali e Provinciale hanno perso finanziamenti per spese in conto capitale per circa 230milioni di euro (vedi tabella).

CONCLUSIONI
“Le leggi finanziarie hanno di anno in anno tagliato i trasferimenti dallo Stato centrale e imposto regole di bilancio sempre più rigide per gli Enti territoriali, prima di tutte il Patto di Stabilità interno – spiega Paolino Barbiero, segretario generale dello SPI CGIL di Treviso – e anche le manovre approvate per i prossimi anni, come il decreto Salva Italia, hanno disegnato scenari ancor più critici sul fronte degli investimenti in conto capitale, con ulteriori riduzioni dei finanziamenti previste nella misura del 20%, con effetti fortemente recessivi sull’economia locale. Avere pochissime risorse per gli investimenti significa non poter incidere sul miglioramento dei servizi, come ad esempio quelli sociali, con il rischio che aumentino nel tempo anche i costi correnti. - Ha poi aggiunto Barbiero – per queste ragioni l’attenzione su questi temi negli incontri di contrattazione sociale con i Comuni sarà massima”.

“La spesa pubblica in conto capitale dei Comuni rappresenta, assieme alle azioni di modernizzazione amministrativa e dei mercati dei servizi di pubblica utilità, un’importante leva per promuovere lo sviluppo nei territori amministrati - ha continuato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso - una spesa dimezzata sono anche risorse sottratte all’economia locale in termini di commesse alle aziende e di lavoro. Inoltre, l’analisi fotografa l’impossibilità di azione delle nostre Amministrazioni locali. Per sbloccare il flusso finanziario e ridare slancio all’economia, come si è visto per un ammontare complessivo di ben 230milioni di euro, bisogna cancellare l’effetto discorsivo prodotto dal Patto di Stabilità permettendo a chi ha già reperito le risorse di poterle spendere e riconsegnare alla pubblica amministrazione il ruolo di soggetto economico che investe sul territorio per accrescere la qualità della vita dei cittadini. A giudizio del Sindacato – ha concluso Vendrame - a questo aspetto, vanno aggiunti i percorsi di fusioni di Comuni, oltre a quelli individuabili per legge, al fine di realizzare importanti economie di scala e partecipare ad una programmazione di recupero e di rilancio economico, sociale ed ambientale del nostro territorio”.

Ufficio Stampa.
Per ulteriori informazioni Hobocommunication Tel 0422 582791

COMUNICATO STAMPA  14_06_2013

Tutti i colori della crisi

Migranti Società e Lavoro, la Cgil a convegno sabato 15 giugno dalle 09:30 in Auditorium.
Vendrame: “Guardare oltre la crisi per uscirne assieme”.

Il segretario generale CGIL di Treviso: “E’ impensabile progettare il rilancio del sistema produttivo ed economico senza analizzare e gestire l’immigrazione, una risorsa che non possiamo permetterci di perdere”
“Anche sulla partita dell’immigrazione si gioca l’uscita dalla crisi” - ha detto Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso, al quale saranno affidate le conclusioni del convegno dal titolo TUTTI I COLORI DELLA CRISI. Migranti Società e Lavoro: guardare oltre la crisi per uscirne insieme, in programma sabato 15 giugno alle ore 9:30 all’Auditorium Cgil di via Dandolo a Treviso.

Nel corso degli ultimi anni il mercato del lavoro italiano ha pesantemente subito gli effetti che la crisi economica e finanziaria ha dispiegato sul tessuto produttivo. Dal primo semestre 2008 al 2012 il tasso di occupazione degli immigrati non comunitari ha perso 6,7 punti percentuali mentre il tasso di occupazione degli immigrati comunitari è letteralmente crollato, in particolare tra il 2011 e il 2012 (-2,8 punti).
Se la forza lavoro immigrata è stata motore dello sviluppo e della crescita produttiva del Nord Est, si registra oggi una forte sofferenza rispetto al difficile momento congiunturale. Non sono pochi, infatti, i migranti costretti a rivedere i progetti di vita e di partenza con inedite conseguenze per il nostro territorio.

“Di questo aspetto e di molti altri legati ai fenomeni migratori si parlerà nel corso del confronto sulla condizione dei migranti nel Veneto della crisi – ha spiegato il segretario generale CGIL - per analizzare i dati reali, sul fronte del lavoro e delle pensioni, raccontare le esperienze di vita, denunciare scomode verità e sfatare falsi miti, indicare un percorso condiviso verso un nuovo sviluppo fondato anche sulla solidarietà multiculturale”.

Nel nostro Paese l’offerta di lavoro immigrato si è incontrata con un tipo di domanda la cui unica variabile considerata era il costo della prestazione. Non è pertanto una sorpresa scoprire che il lavoro immigrato è oggi quello più a rischio, soprattutto a causa della maggiore precarizzazione delle forme di lavoro che coinvolge indistintamente italiani e immigrati. Ecco perché da questo duro momento dobbiamo uscire assieme – ha ribadito Vendrame – perché sebbene il nostro modello produttivo vada rivisto alla luce della crisi e della globalizzazione dei mercati economici e finanziari, il lavoro immigrato rappresenta sul nostro territorio una preziosa risorsa che non possiamo permetterci di perdere. Sarà allora indispensabile che il Governo metta mano alla pessima legge Bossi-Fini in tema di immigrazione: ci vuole una burocrazia più leggera con meno complicazioni per lavoratori e per imprenditori, e quindi un minor costo sull’azienda e un vantaggio sul fronte della competitività”.

I migranti sono parte integrante della nostra economia e anche della nostra società – ha concluso Vendrame – si pensi che in provincia il 22% degli iscritti alla Cgil è straniero, con punte del 44% nel settore edile, il 32% nella logistica, il 30% nel comparto metalmeccanico e il 40% dal mondo del precariato. A loro la Cgil parla quotidianamente nei posti di lavoro e oggi lo fa anche attraverso un opuscolo in cinque lingue (inglese, francese, rumeno, albanese, cinese) che verrà presentato in occasione del convegno di sabato e che illustra l’organizzazione territoriale del Sindacato quale punto di riferimento per i lavoratori”.

PROGRAMMA:
Saluto di Adjevi Emmanuel Akakpovi, Presidente di CittadinanzAttiva
TUTTI I COLORI DELLA CRISI
Nicola Atalmi, della Segreteria Cgil Treviso
MIGRANTI E LAVORO OGGI
Ilaria Bertazzon, Ricercatrice
LA PREVIDENZA E I MIGRANTI NELLA CRISI
Lorenzo Zanata, dello Spi Cgil Treviso
LA SFIDA DELLA CITTADINANZA
Mercedes Frias, Presidente Associazione “Prendiamo la Parola”
IMMIGRAZIONE E LAVORO SOCIALE
Gianfranco Bonesso, Esperto in politiche per l’immigrazione
I LAVORATORI MIGRANTI ALL’AIA DI VAZZOLA
Damiano Dall’Armellina, Ricercatore
MIGRANTI, CRISI E SINDACATO: UNA INDAGINE
Aliona Virlan, Ricercatrice
IL PERMESSO DI SOGGIORNO: ALCUNE INDICAZIONI PRATICHE
Stefania Zazzeron, dell’Inca Cgil di Treviso
LA SECONDA GENERAZIONE
Francesca N’Danou, di CittadinanzAttiva – Seconda Generazione
CONCLUSIONI
Giacomo Vendrame, Segretario Generale Cgil Treviso.

Ufficio Stampa.
Per ulteriori informazioni Hobocommunication Tel 0422 582791

LETTERA AL DIRETTORE  17_06_2013

Giacomo Vendrame

L’importanza di un voto di svolta per aprire la città ad una stagione di dialogo operativo.

Gentile Direttore,
in questo contesto il voto amministrativo assume un significato particolare all’interno della spirale di crisi economica e politica in cui il Paese si trova e che i trevigiani respirano quotidianamente. In particolare quello di Treviso è il voto in una città simbolo del radicamento del Carroccio ed è il voto di una città capoluogo di una provincia, tra le più ricche e produttive del Nord Est, che oggi si trova ad affrontare il periodo più buio che abbia mai conosciuto dal dopoguerra, tra chiusure delle fabbriche, costante e drammatico aumento della disoccupazione e del precariato, e il totale disorientamento della classe dirigente e politica nell’affrontare una trasformazione economica e sociale di tale portata.

Un territorio, il nostro, da dove non solo i giovani ma perfino i tanto “sgraditi” extracomunitari se ne vanno. E questo è anche il centro di quella provincia che s’appresta a diventare la più popolosa del Veneto ma che allo stesso tempo ha il più alto tasso di invecchiamento. Allora il risultato elettorale del 10 giugno rappresenta un momento di svolta, non solo in termini politici ma soprattutto per quello che potrà significare. Conta questa fiducia che i trevigiani hanno dato al centro-sinistra consegnando Ca’ Sugana a Giovanni Manildo perché può diventare veramente un “voltare pagina” rispetto all’immobilismo delle ultime amministrazioni di centro-destra e conta perché ha già messo in campo energie nuove e che vengono da percorsi anche estranei alla politica. I giovani, innanzitutto, che si sono messi in prima fila e hanno chiaramente espresso il bisogno di cambiare e “liberare”, nel senso di aprire, questa città che, anche a detta loro, ha ancora molto da dire e da dare e che invece è stata intrappolata in se stessa da così lungo tempo, ostile ai mutamenti e fuggendo alla cultura del presente.

Archiviata l’egemonia leghista dell’ultimo ventennio, ci auguriamo che da questo voto nasca una squadra di governo unita, capace di intraprendere il percorso inverso rispetto all’autoritarismo del “fasso tutto mi”, ma che viva di dialogo e di partecipazione; che, arricchita delle varie componenti e istanze che oggi compongono la nuova maggioranza il governo cittadino, metta mano con decisione ai tanti problemi del capoluogo. E lo faccia collaborando e confrontandosi con le anime produttive, sociali e culturali finora messe in secondo piano rispetto agli interessi elettorali e demagogici dei partiti al potere.

Alla luce dei tagli ai trasferimenti dal governo centrale, dei vincoli del Patto di Stabilità, dei decreti Monti sulla spending review, e inoltre, se da quel “setaccio dei conti” del Comune e delle società municipalizzate profilato dal nuovo Sindaco, com’è prevedibile, emergeranno problematiche rilevanti e d’ostacolo a intraprendere fattivamente percorsi di cambiamento, l’unica e concreta soluzione che, con l’esperienza del Sindacato, possiamo consigliare alla nuova Giunta e al nuovo Consiglio è quella di ritrovare il ruolo di guida, di coordinamento, di capofila di progetti e iniziative che mirino a riattivare, rilanciare e promuovere le potenzialità sopite della nostra città e dare risposte concrete ai suoi abitanti.

Soprattutto nell’affrontare le questioni legate al lavoro, alle giovani generazioni, al sociale e alla fiscalità locale, relativamente a casa e reddito, ma anche alla riflessione avviata in merito all’area metropolitana Pa-Tre-Ve.
E lo facciano con trasparenza, e in particolar modo sul fronte della gestione del denaro pubblico e dell’assegnazione degli incarichi. Perché si tracci un solco netto e profondo con quel passato caratterizzato da leader consumati e dai facili slogan, e si apra una stagione di concretezza, responsabilità, innovazione. Per un Comune operoso e dinamico, un capoluogo centrale e trainante, un nuovo inizio per tutto nostro territorio. La Cgil di Treviso tende a questo cambiamento e guarderà attenta, nel merito e con l’autonomia che ci contraddistingue all’azione di coloro che oggi rappresentano il governo cittadino.

Giacomo Vendrame, Segretario generale CGIL Treviso

COMUNICATO STAMPA  22_06_2013

Unindustria Treviso

Cultura della legalità e innovazione sono le basi per un nuovo modello di crescita.
La CGIL agli industriali: “Più investimenti e innovazione”
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Il segretario generale, Giacomo Vendrame: “La dualità tra lavoratori e imprenditori deve diventare terreno per sperimentazioni e nuove politiche industriali che riportino la Marca a essere ancora terra di sviluppo e traino per l’economia”.

Fuori dalla logica “buoni-cattivi” poco utile per ragionare del merito delle vere questioni da affrontare, per elaborare un nuovo modello fondato sulle capacità e sull’innovazione è necessario che il mondo dell’imprenditoria assuma impegni concreti sul fronte della legalità, dell’occupazione, e degli investimenti”. Queste, infatti, dice Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso, sono le richieste che il Sindacato pone all’attenzione degli industriali della Marca in vista dell’Assemblea pubblica di Unindustria Treviso che li vede riuniti venerdì prossimo, 21 giugno, alla Zoppas Arena di Conegliano.

Riorganizzarsi in un nuovo modello di crescita che nell’affrontare l’emergenza economica e occupazionale faccia convogliare gli interessi legittimi di lavoratori e imprenditori verso un futuro di benessere diffuso”.
Secondo il segretario generale della CGIL trevigiana “è la sfida del nostro territorio. Esaurito quel modello Nord Est che ha garantito decenni di sviluppo, ma che ha significato anche “microimprenditori”, aziende “troppo” familiari, ricchezza sommersa e lavoro nero, la crisi che negli ultimi cinque anni ha devastato il nostro tessuto produttivo ci ha messo di fronte tutti i limiti del sistema. Ora è tempo di cambiare e non di fuggire – precisa Vendrame – perché la nostra non è terra di sconfitta e di abbandoni. Contrariamente alle delocalizzazioni, lavoratori e imprenditori devono rivendicare insieme e davanti alle Istituzioni la necessità di une seria politica di sviluppo alla quale chi governa deve dare presto risposta”.<7p> “Per questo agli imprenditori trevigiani chiediamo di ripartire impegnandosi, innanzitutto, nel ristabilire un clima di legalità: ci vogliono riscontri pratici per ovviare il rischio di infiltrazioni malavitose, demolire dall’interno la cultura dell’evasione fiscale e combattere lo sfruttamento del lavoro nero e irregolare, e così sostenere la libera concorrenza contro quella sleale”.

Ha continuato Vendrame“gli imprenditori non abbandonino il territorio ma riversino nelle attività che esistono le risorse accumulate nel passato, risorse troppo spesso accantonate e non reinserite nel processo produttivo. Alcune componenti dell’economia e dell’imprenditoria locale – ha aggiunto Vendrame - hanno, infatti, alimentato distorsioni strutturali nel circuito risparmio-investimento: non reinvestendo gli utili in azienda, non facendo innovazione, non sviluppando politiche salariali in favore del merito e della produttività, denari sprecati o andati a rendita. In questo contesto, fatto ancora di società sottocapitalizzate e fragili, le sofferenze bancarie nel 2012 rispetto all’anno precedente sono aumentate dal 15% a Treviso, e di quasi il 20% in Veneto. E tale dato, oltre all’incapacità della finanza di convogliare il risparmio verso gli investimenti produttivi, ha ulteriormente frenato le banche a concedere finanziamenti anche di breve termine. In valori assoluti sono 2miliardi in meno di finanziamenti nel solo territorio provinciale”.

Per affrontare l’emergenza occupazionale – ha continuato Vendrame - chiediamo agli industriali di percorrere responsabilmente e dare maggiore diffusione alla strada dei contratti di solidarietà, per scongiurare i licenziamenti di massa e per non deprimere ulteriormente i redditi medi e di conseguenza i consumi interni. Inoltre, sempre qui a Treviso, chiediamo di dare concretezza al Patto per lo Sviluppo firmato nel 2011, coinvolgendo più aziende rispetto alla sola che ad oggi aderisce a quell’accordo, al fine di dare salario aggiuntivo dove è ora possibile. E anche sul fronte di un diverso carico fiscale sul lavoro e dell’equità fiscale per una migliore distribuzione del reddito bisogna lottare insieme”.

Il nostro sistema produttivo, con maggiore propensione verso l’export, ha la capacità di stare nei mercati esteri attraverso forme evolute di internazionalizzazione – ha aggiunto Vendrame - per questo, partendo dal ragionare e identificare gli addensamenti produttivi che presentano condizioni favorevoli, bisogna sviluppare politiche industriali più idonee e aiutare la trasformazione strutturale perché avvenga a valore aggiunto per il territorio. Tali sperimentazioni non hanno il fine di produrre solo beni, tecnologie e reddito, ma di elaborare un nuovo significato di sviluppo in grado di affrontare le principali sfide dei nostri tempi. In altre parole c’è estremo bisogno di una visione strategica unitaria che metta in azione tutto il potenziale di crescita, di integrazione, di conoscenza e sviluppo tecnologico”.

Solo con una buona occupazione ci sarà futuro, vogliamo che queste terre ritornino luoghi di lavoro diffuso e di traino per l’economia – ha concluso Vendrame - quello che ci serve oggi per uscire dalla crisi e gettare la basi per un domani migliore sono strumenti, anche a guida pubblica, che vadano a identificare i veri potenziali di crescita, con percorsi che coinvolgano anche le parti sociali. Innovare per riportare al centro la produzione e tutto ciò che ruota attorno in termini di intelligenza e abilità, anche con forme straordinarie di ibridazione tra piccola e media impresa e le più innovative tecniche digitali”.

Ufficio stampa - Per ulteriori informazioni Hobocommunication

CONFERENZA STAMPA CGIL TREVISO – TEMA SANITA’  24_06_2013

Giacomo Vendrame

Significativa la presenza dei tre segretari Cgil Giacomo Vendrame, Ivan Bernini della Funzione Pubblica e Paolino Barbiero dello SPI alla conferenza stampa svoltasi venerdì 21 giugno 2103 in tema Sanità.
Interessati ad avviare una profonda riflessione sui temi della salute che vanno oltre la discussione attorno a ospedali e posti letto, evidenziano che la riorganizzazione indicata nel Piano Socio Sanitario comporta delle fortissime responsabilità di governo da parte della Regione che non può più rinviare il potenziamento e la piena esigibilità delle attività nel territorio.

Sostenitori della centralità pubblica all’interno del Piano Socio Sanitario approvato ancora un anno fa, il Sindacato fa una valutazione delle nuove schede ospedaliere e territoriali , in particolare rispetto alla riduzione dei posti letto, che – a detta dei segretari – se non compensati subito da quella rete di strutture e servizi che dovrebbero integrarsi sul territorio rischierebbe di generare un buco di assistenza a danno dei cittadini. “È indispensabile ragionare nel complesso delle riorganizzazione per non paralizzarci per altri anni – ha detto Vendrame – ci vuole trasparenza, tempi certi e risorse adeguate ad affrontare questo processo coinvolgendo tutti i soggetti interessati”.

Dopo 16 anni di assenza di programmazione – continua Bernini – ora vogliamo capire come verranno messe in atto le scelte fatte al fine di confermare e valorizzare il modello sociosanitario veneto, che vive della integrazione tra pubblico, privato e terzo settore. La riduzione dei posti letto ospedalieri non rappresenta un problema qualora venissero concretamente potenziate ed allargate le attività di assistenza che parzialmente oggi si svolgono nel territorio. Se le schede confermano il ruolo degli ospedali trevigiani quali punto di riferimento per i servizi sanitari, senza sostanzialmente stravolgere l’esistente ma anzi specializzandoli in un ottica di rete, è indispensabile intensificare la rete degli ospedali di comunità, accelerare l’integrazione tra sociale e sanitario investendo sulle nostre Ipab quali centri di servizi pubblici alla persona diffusi sul territorio, reinvestire risorse e strumenti anche sugli ambiti che riguardano prevenzione, promozione e riabilitazione e non solo su assistenza e cura. Così facendo stimiamo che da un lato si avrebbe un recupero rispetto alla forte mobilità sanitaria in uscita di cittadini verso altre province, dall’altro si creerebbero quelle alternative all’ospedale in grado di fornire risposte appropriate ai bisogni di salute.

Considerando che si opera dentro un quadro di diminuzione di risorse, di blocco delle assunzioni che stanno generando emergenza nel reclutamento di alcune professionalità, e degli adeguamenti retributivi – ha sottolineato Bernini - bisogna dare risposte incrementando e valorizzando un approccio multidisciplinare che non si esaurisca esclusivamente attorno alla centralità dei medici di medicina generale dai quali, oggi, dipende molto la fattibilità del piano.

La filiera della salute dovrebbe così funzionare, ma oggi il nostro sistema di eccellenza dentro ad una programmazione pubblica soffre di un anello debole: i medici di base – ha puntato il dito Barbiero – . Secondo noi è matura l’ipotesi di passaggio dei medici di base dal rapporto di libero professionista convenzionato a quello di dipendente pubblico. Oggi possono rappresentare un freno rispetto ai cambiamenti previsti dal Piano regionale, nel momento in cui anche questi professionisti non modificano usi e comportamenti in termini di appropriatezza o richiedono oneri aggiuntivi per svolgere quanto previsto. Basti pensare che mediamente solo un quarto dei medici rispetta gli standard previsti sulla prescrizione farmaceutica determinando maggiori costi di circa 12milioni di euro, che si potrebbero destinare ad altri investimenti o alla copertura del servizio h24 evitando buona parte dei codici bianchi all’interno dei pronto soccorso”.

CONTRO LA CRISI FARE SPAZIO AI GIOVANI: IL COWORKING  24_06_2013

Nicola Atalmi

La nuova stagione che si apre nella nostra città con l'amministrazione Manildo può essere una occasione per sperimentare forme innovative di intervento a favore dei giovani che possono essere anche una grande opportunità di contrasto alla crisi economica, la precarietà e la disoccupazione che colpiscono pesantemente per la prima volta anche i giovani trevigiani.

Il dibattito sugli spazi per i giovani, animato in particolar modo dal collettivo Ztl, si è concentrato su di un aspetto molto importante: quello della socialità, della musica e della cultura.
Ma vorrei suggerire alla nuova Amministrazione di guardare al tema dello "spazio" che dobbiamo dare ai giovani anche dal punto di vista dell'occupazione e del sostegno alle nuove professioni frutto della rivoluzione digitale.

In questi ultimi anni stiamo assistendo a un cambiamento profondo del mondo del lavoro e dell'organizzazione del sistema delle imprese.
Sempre più spesso per molte delle competenze tecniche e professionali, anche strategiche, le aziende che non riescono ad avere al proprio interno queste funzioni in modo stabile, ricorrono all'outsourcing affidandole a professionisti esterni e collaborazioni. E' un modo, non nascondiamocelo, anche per ridurre i costi.

Per questo motivo cresce il numero di giovani che, non trovando o non volendo un contratto di lavoro dipendente, avviano una propria attività indipendente.
Si tratta anche di un modo spesso efficace per rispondere alla difficile situazione economica che viviamo in questi anni. Dai settori della information tecnology, alle attività di progettazione, dall'editoria ai servizi web, dalla creatività alle consulenze tecnologiche, migliaia di giovani lavorano grazie ad un computer ed alla rete in modo indipendente. Ma questo tipo di lavoro spesso si scontra con lo scoglio iniziale della difficoltà di lavorare a casa o di trovare un proprio spazio operativo con i relativi costi.

Dall'Europa viene una esperienza che si sta diffondendo anche in molte città italiane: il coworking.
Si tratta di uno spazio rivolto a questi giovani professionisti per la condivisione delle esigenze di questo tipo di lavoro. Oltre agli evidenti vantaggi economici, l'idea del coworking sta funzionando anche perché attiva sinergie e collaborazioni che per questo tipo di giovani professionisti sono prassi naturali essendo cresciuti lavorando appunto in rete.

Lo spazio di coworking può diventare un volano per allargare il network di collaborazioni, scambiarsi competenze e conoscenze, sviluppare collaborazioni. A Treviso potrebbe essere una bella sfida aprire un coworking in uno dei tanti spazi vuoti della città in relazione con il sistema universitario e delle imprese. Non servono grandi investimenti perché si tratta sostanzialmente di un open space con postazioni con connessione a banda larga, stampanti collegate in rete una segreteria che funga da recapito e gestisca gli spazi e una sala riunioni comune utile anche per organizzare incontri a tema, workshop, esposizioni e altri piccoli eventi che facciano diventare questo spazio un vero e proprio luogo di incontro e scambio professionale.

Sarebbe un bel segnale di investimento e di fiducia nei giovani per segnare la nuova stagione della città.

Nicola Atalmi, Segreteria Cgil Treviso - responsabile politiche giovanili

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