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Comunicati Stampa

LUGLIO 2013

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA  01_07_2013

Lavoro

Oltre 2mila lavoratori in mobilità e già superati i 2milioni di ore di Cigo.
Semestre nero per il mercato del lavoro, in 5mila a casa
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Il segretario generale, Giacomo Vendrame: “Per affrontare l’emergenza occupazionale servono scelte più coraggiose sia da parte degli imprenditori che governative: un pacchetto di politiche economiche e industriali nazionali più incisive che, anche a guida regionale, accompagnino le trasformazioni del sistema produttivo verso l’uscita dalla crisi”.

Nei primi sei mesi dell’anno altri 3.090 trevigiani hanno ingrossato le fila dei senza lavoro. Questo il dato certo e più rilevante del rilevamento sullo stato di crisi delle aziende in provincia di Treviso elaborato dal Centro Studi della CGIL.

PARZIALITA’ DEL RILEVAMENTO
Dall’entrata in vigore della Legge di Stabilità, non è stata prevista la proroga degli sgravi contributivi per le aziende che decidono di assumere nel 2013 gli iscritti alle liste di mobilità per licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo (Legge 236/93). Un depotenziamento sostanziale della mobilità che fa dell’iscrizione ai Centri per l’Impiego una mera certificazione dello stato di disoccupazione, scoraggiando in parte i lavoratori stessi all’iscrizione. Un fattore questo che, nell’impossibilità di definire nel suo complesso la platea dei lavoratori usciti dal mercato, consente di svolgere un’analisi solo parziale della crisi occupazionale per l’anno in corso.

MOBILITA’ EX LEGGE 236/93
La rilevazione per quanto parziale ci dice che nei primi quattro mesi dell’anno sono stati 1.507 gli iscritti alle liste di mobilità legge 236/93. Quasi 800 di quelle iscrizioni sono state certificate nell’area del capoluogo, 200 in quella di Castelfranco Veneto e altrettante nel montebellunese, 145 nell’opitergino, un centinaio nel vittoriese e 59 a Conegliano.

PROVENIENTI DALLA MEDIA E GRANDE IMPRESA
Focalizzando l’attenzione alle liste di mobilità Legge 223/91, con ammortizzatore sociale, limitatamente alle imprese che hanno occupato in media più di 15 dipendenti nel semestre precedente la data di presentazione della richieste, da gennaio 2013 ad oggi si contano 1.583 iscrizioni, il 14,15% in più rispetto al primo semestre 2012. Nel periodo di riferimento, infatti, lo scorso anno ha registrato 1.359 iscritti, mentre erano 1.506 nel 2011. L’anno in corso si attesta così come il peggiore dell’ultimo triennio per quanto riguarda le fuoriuscite di lavoratori dalla media grande impresa trevigiana. Di questi il 65% sono uomini e, in particolare, della fascia d’età che va dai 41 ai 60 anni (45,68% del totale). Del totale dei lavoratori interessati alla mobilità il 36,5% sono impiegati. Ogni 100 licenziati 17 sono stranieri, per un totale di 265 lavoratori in sei mesi. Erano il 19,8% nel 2011 e 17,55% nel 2012. Dato che conferma anche il trend in calo del numero di immigrati occupati nel sistema produttivo della Marca.

DOVE COLPISCE LA CRISI
Relativamente a questa porzione del mercato del lavoro, ovvero quello impiegato nelle medie e grandi aziende trevigiane, i settori a soffrire di più e che si confermano nella drammatica graduatoria degli ultimi tre anni, sono quello del legno-arredo con che assorbe oltre un quarto delle fuoriuscite (il 27,92%), la metalmeccanica con il 23,63% di licenziamenti dai grandi stabilimenti della provincia, il comparto del tessile-abbigliamento-calzaturiero con il 13,46%, le costruzioni industriali con il 9,73% e il commercio che registra il 6,76% dei licenziamenti. Inoltre, il capoluogo resta il territorio dove si sente maggiormente l’emorragia di posti di lavoro (580 iscritti alla mobilità), seguito dalla zona del coneglianese (381) e da quella castellana (202).

UNA STIMA COMPLESSIVA
Stimando rispetto agli anni passati un aumento anche dei lavoratori interessati ex legge 236/93, 2.431 iscrizioni nel 2011 e 2.951 nel 2012, è possibile considerare nell’ordine dei 3mila i licenziamenti nei primi sei mesi dell’anno in corso. E sommando a tale stima i 1.583 iscritti alle liste di mobilità (legge 223/91) si valuta che sia stato raggiunto un altro record negativo per l’occupazione nella Marca: ben 5mila posti di lavoro persi in un semestre.

CIGO AUTORIZZATE
Per una platea di 12.877 lavoratori potenzialmente coinvolti e un numero di aziende interessate pari a 855, il monte ore di Cassa integrazione ordinaria autorizzate in provincia di Treviso ha in sei mesi già superato quota 2milioni (precisamente 2.089.806 ore), il 19,5% in più rispetto al primo semestre 2012 quando si contavano 1.749.124 ore. Anche in questo caso i settori maggiormente colpiti si confermano in ordine il legno-edilizia (873.662 ore di Cigo autorizzate), la metalmeccanica (674.589 ore autorizzate) e il tessile (424.367 ore).

CONCLUSIONI
“Sebbene sia incerto il dato relativo ai lavoratori licenziati singolarmente e provenienti dalle pmi della Marca – ha commentato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso - non è difficile capire quanto il 2013 si stia configurando come il quinto e peggiore anno della crisi occupazionale che ha investito il sistema economico e produttivo della Marca.
“La crisi, falciante e mordente, non può però diventare per i nostri imprenditori un alibi per operare licenziamenti o per delocalizzare parti della produzione all’estero, e su questo bisogna vigilare ed evitare con forza di svilire il nostro sistema produttivo. Per questo – continua il segretario generale - agli imprenditori chiediamo di non abbandonare il territorio ma di riversare nelle attività che resistono le risorse accumulate nel passato, risorse troppo spesso accantonate e non reinserite nel processo produttivo. E di avviare processi che grazie alla creazione di nuove reti e collaborazioni d’impresa permettano di identificare gli addensamenti produttivi tali da garantire condizioni favorevoli in termini competitivi e aiutare la trasformazione di filiera a valore aggiunto per il territorio. Tali sperimentazioni – sottolinea Vendrame - non hanno il fine di produrre solo beni, tecnologie e reddito, ma di elaborare un nuovo significato di sviluppo in grado di affrontare le principali sfide dei nostri tempi”.
Gli incentivi alle assunzioni il DL Lavoro del Governo sono solo un primo segnale positivo, con molta probabilità insufficiente. C’è estremo bisogno di una visione strategica che metta in azione tutto il potenziale di crescita, di integrazione, di conoscenza e sviluppo tecnologico. Per affrontare caparbiamente e in modo “rivoluzionario” la crisi non si può condurre una politica dei piccoli passi – ha concluso Vendrame – è prioritario varare quanto prima, come proponeva il Piano del Lavoro della Cgil, un vero e articolato pacchetto di politiche economiche e industriali, con strumenti più coraggiosi a livello nazionale e regionale”.

Ufficio stampa

COMUNICATO STAMPA  15_07_2013

Logo Caaf

I pensionati in coda agli sportelli non sanno che è prorogata al 31 ottobre la scadenza per l’invio all’INPS della certificazione dei redditi, indispensabile per non incorrere nella sospensione delle erogazione delle prestazioni aggiuntive.
Caaf presi d’assalto, oltre 2mila pensionati in una settimana.
Paolino Barbiero
: “Nei mesi di luglio, settembre e ottobre faremo fronte a tutta la richiesta di assistenza dei trevigiani. Per questo vogliamo tranquillizzare i pensionati. Registriamo, inoltre, il loro disagio e le proteste nei confronti dell’INPS, che per stanare i disonesti mette in difficoltà tutti i pensionati, in particolare di quelli con reddito inferire ai 9.660 euro annui che rischiano di non vedersi pagata la 14^ mensilità per il mancato invio o per errori di compilazione o dell’Istituto stesso”.

In una settimana oltre 2mila pensionati si sono recati al Caaf per eseguire l’obbligatoria procedura di certificazione del proprio reddito per poter esigere così il pagamento delle prestazioni aggiuntive e integrative erogate dall’INPS”.
Lo dice Paolino Barbiero, segretario generale dello SPI CGIL di Treviso, che spiega: “al blocco dell’invio dei CUD e degli ObisM e alla richiesta di dotarsi di pin e computer per gestire telematicamente le procedure, o anche solo per conoscere la propria pensione, l’INPS per confermare l’esigibilità delle prestazioni aggiuntive di cui godono chiede ai 100mila pensionati della Marca, ai quali ha spedito il cosiddetto “Bustino”, di certificare il proprio reddito con le dichiarazioni (RED, ICRIC, ACCAS/PS e altri moduli). Per farlo, pena la sospensione delle prestazioni previdenziali o assistenziali, i pensionati hanno ancora tempo fino al prossimo 31 ottobre, recandosi alle sedi Caaf e dei Patronati del territorio. Ma i pensionati non lo sanno ancora e, convinti che la scadenza sia quella precedentemente fissata per il 31 luglio, stanno quotidianamente affollando gli sportelli, con relativi disagi”.

È solo di pochi giorni fa, infatti, la notizia della proroga della scadenza per presentare la dichiarazione e non perdere quei pochi ma indispensabili benefici spettanti a molti pensionati trevigiani, come gli assegni familiari, di invalidità e di accompagnamento, l’integrazione del minimo e la 14° mensilità, percepiti negli anni passati e che rischiano di essere sospesi.
Inoltre, a Treviso – continua il segretario provinciale SPI CGIL - sono circa 45mila i pensionati con reddito inferiore a 9.660 euro annui che sulla base dell’accordo del 2007 col Governo Prodi devono ricevere tra luglio e agosto la 14° mensilità, variabile dai 336 ai 504 euro a seconda dei casi. Siamo preoccupati. – aggiunge Barbiero – A causa della nuova normativa riguardante l’autocertificazione stimiamo, infatti, che il 30% della platea degli aventi diritto potrebbe trovarsi senza il pagamento delle diverse indennità aggiuntive. Questo può avvenire quando sia stata accertata la non idoneità alla prestazione ma anche nei casi in cui non sia stata inviata la dichiarazione, a causa di eventuali errori nella sua compilazione o addirittura di smarrimento da parte dell’INPS”.

Questa burocrazia, sebbene abbia il fine di identificare coloro che non hanno diritto all’erogazione di prestazioni aggiuntive, crea ulteriori disagi ai pensionati già alle prese con le nuove procedure di invio telematico imposte dall’INPS.
A rischio però ci sono i redditi di molti anziani, poco pratichi di informatica e spesso non raggiunti dalla scarsa e poco comprensibile comunicazione dell’INPS, che di fatto scarica così sul Sindacato, che offre gratuitamente sostegno e assistenza ai pensionati nella compilazione e nell’invio telematico della certificazione, tutto l’impegno e il lavoro. Nelle nostre sedi – conclude Barbiero - accogliamo giorno dopo giorno svariate istanze di protesta nei confronti dell’INPS, poco attenta e sensibile al disagio causato agli anziani. Mentre cerchiamo col massimo sforzo di far fronte anche al bisogno di assistenza fiscale e previdenziale dei pensionati trevigiani, come Sindacato, sia a livello nazionale che locale, invitiamo l’INPS ad adottare strumenti e modalità organizzative semplificate e a lavorare in rete con gli altri organi di controllo. Così da non vessare gli onesti pensionati ma colpire coloro che frodano l’Istituto per milioni di euro con false dichiarazioni”.

Ufficio stampa

WELFARE E TERRITORIO, dalla politica troppe resistenze alle trasformazioni  15_07_2013

Funzione Pubblica

La Corte Costituzionale, nel bocciare il decreto “elimina Province”, ha sancito un principio che in altri tempi sarebbe apparso ovvio: la Costituzione non si modifica a colpi di decreto.
Per quanto ci riguarda siamo dell’opinione che la sentenza, oltre che ribadire un principio fondamentale, evidenzia, in ogni caso, come il decreto del Governo Monti aveva l’obiettivo di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su quell’intervento, facile se consideriamo lo scarso appeal che l’Ente ha nei confronti del cittadino, distraendo dalla rilevanza dei tagli che si stavano operando nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni.

E così si è assestato un ulteriore colpo alla sostenibilità del welfare nel nostro Paese. Nel frattempo, infatti, sono state approvate riforme sul sistema previdenziale, in particolare l’innalzamento dell’età pensionabile, sul mercato del lavoro, rendendo sempre più fragile il nostro sistema contrattuale, sul blocco del reclutamento nel pubblico impiego, impoverendo il servizio e aumentando la disoccupazione.

Alla luce di questa grave situazione, a coloro che anche in queste ore stanno frenando su alcuni interventi possibili, vorremmo dire che siamo in una fase d’emergenza, e che senza perdere tempo a inseguire questioni strettamente politiche serve uno scatto di responsabilità che consenta negli assetti funzionali e strutturali delle Pubbliche Amministrazioni di rilanciare il welfare in senso universalistico e solidale e sostenere con misure anche eccezionali il tessuto economico locale. Uno scatto di responsabilità significa anche ascoltare le diverse Associazioni di categoria e rappresentanza del territorio, che nel trevigiano hanno molto detto e proposto, soprattutto in questi mesi.

Chiediamo che venga accolta la proposta sugli assetti strutturali delle Pubbliche Amministrazioni e che orienti un punto di vista sulle modifiche da operare al titolo V Costituzione, orientando l’attività del legislatore sulla necessaria semplificazione di atti e procedure, verso una nuova ripartizione delle funzioni pubbliche in relazione alla sussidiarietà, sbrigando il campo da sovrastrutture e mettendo in rete i soggetti del territorio.
Una riorganizzazione delle Pubbliche Amministrazioni fatta anche con l’obiettivo di reperire le risorse per ampliare la gamma dei servizi offerti al cittadino e all’impresa.
A quanto pare, lo si apprende anche dai giornali, l’idea che permane è quella che non si opera alcun cambiamento finché non lo fanno altri, o si ragiona bocciando qualsiasi proposta, come quella sulla PaTreVe e sull’aggregazione dei Comuni, perché avanzata da soggetti del campo politico avverso. Questo vale trasversalmente sia per le forze politiche sia per i temi oggetto della discussione, come la discussione sulla riorganizzazione della sanità nel Veneto. Questa è la responsabilità e l’interesse generale che dovrebbe orientare l’attività politica ed istituzionale e alla quale richiamiamo chi è deputato a fare le scelte. Ci si unisca per cambiare le cose, per uscire dall’immobilismo e ritrovare la strada della crescita economica e sociale.

Inoltre, quegli Enti che a parole si afferma di voler difendere, come le Province e i piccoli Comuni, e sui quali si è restii ad operare alcuna trasformazione, stanno già morendo. E mentre dovrebbero garantire l’esigibilità del welfare sussidiario non sono già più in grado di farlo. E proprio in una fase di crisi nella quale i bisogni crescono, si discute più di contenitori che di contenuti, distraendo ancora una volta l’opinione pubblica, allontanandola ulteriormente dall’interpretare la Politica nelle sue corrette dimensioni.

Ivan Bernini, Segretario Generale Funzione Pubblica CGIL provinciale di Treviso

COMUNICATO STAMPA  18_07_2013

Paolino Barbiero

Lo SPI, dentro al dibattito sull’unione di Villorba e Povegliano, invita anche il Sindaco di Ponzano a riprendere il percorso verso un nuovo modello di governance.
Fusione tra Comuni, “Sindaci che passeranno alla storia”
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Paolino Barbiero: “Spianate la strada verso la creazione spontanea di 25 nuove realtà amministrative. Grazie al Comune unico si troveranno risorse necessarie alla gestione del territorio, alle infrastrutture, ai servizi e, in particolare a ridare ossigeno al sociale”.

In una Marca dove si è ridotta del 52% la spesa in conto capitale dei Comuni per circa 130milioni di euro di mancati investimenti sul territorio, Povegliano e Villorba hanno tagliato tale voce in bilancio rispettivamente dell’86%, meno 1.158.420 euro, e 83%, meno 4.827.454 euro. Questi sono i dati che attestano la necessità di varare un nuovo modello di governance territoriale, quale quel percorso di fusione intrapreso dai Sindaci Sergio Zappalorto e Marco Serena.

Questi amministratori abbiano il coraggio di passare alla storia come coloro che hanno per primi capito l’esigenza del cambiamento e realizzato una nuova forma di guida del territorio più adatta ad affrontare i problemi economici e di gestione di oggi”. Ha detto Paolino Barbiero, segretario generale dello SPI CGIL di Treviso, invitando le parti alla determinazione e a farsi promotori di un nuovo modello che coinvolga, se non da subito, quanto prima anche il Comune di Ponzano, completando così la fusione amministrativa di un’area di 35mila residenti.

“Se questi Sindaci hanno veramente capito l’importanza della fusione tra le Amministrazioni, un percorso che come Sindacato dei Pensionati in seno alla contrattazione sociale sui Comuni proponiamo e incoraggiamo, continuino su questa strada a tappe forzate, coinvolgendo e spiegando ai cittadini i vantaggi che la realizzazione del Comune unico avrebbe in termini di servizi erogati, di omogeneità della fiscalità locale, di gestione del territorio grazie ad un Pat di area vasta, di potere contrattuale dell’Amministrazione nei confronti degli altri soggetti quali Uls, multiutilities, Regione. Si scongiuri – continua Barbiero - la paura di perdere le particolarità e la vicinanza al Comune perché, assicurino i Sindaci, ci dovrà essere il Municipio e le municipalità che raccolgono le istanze dei cittadini”.

Solo così si potranno attrarre e meglio distribuire risorse in forma di servizi, in particolare per sostenere il sociale con politiche per giovani, anziani e per le fasce deboli. Ottimizzando costi ed eliminando sprechi – aggiunge Barbiero - sarà possibile anche reperire fondi da destinare a infrastrutture per salvaguardare il territorio, sostenere il sistema produttivo e migliorare la qualità della vita dei residenti”.

“Lo SPI, per il ruolo di promotore che riveste insieme agli altri Sindacati nei confronti delle Amministrazioni locali vuole stare dentro questo dibattito – dice Barbiero – auspicando che tracciata la strada step by step si giunga in pochi anni a ridisegnare la geografia della Marca, arrivando a costituire non solo per legge ma soprattutto attraverso processi volontari 25 nuovi Comuni rispetto ai 95 di oggi, ridefinendo così anche il ruolo della Provincia quale ente di secondo grado dove i Sindaci potranno contare di più e prendere più facilmente decisioni collegiali”.

A questo fine – conclude Barbiero – confidiamo che l’incontro pubblico di venerdì 19 luglio sia l’inizio di un dialogo aperto e positivo con la cittadinanza e che anche il Sindaco di Ponzano, Giorgio Granello, stia al passo e non perda l’occasione di passare anche lui alla storia della Marca per lungimiranza e capacità”.

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA  18_07_2013

Giacomo Vendrame

Il segretario generale di Treviso: “Ci impegneremo perché si superi il quorum”.
LiaPiave: CGIL con i Sindaci. Si unisca anche Cimadolmo
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Giacomo Vendrame: “La fusione dei Comuni dell’opitergino è indispensabile per reperire le risorse da destinare e servizi e a quegli investimenti in infrastrutture che nell’ultimo triennio sono stati azzerati".

Le fusioni dei Comuni rappresentano un’opportunità e un valore per il territorio.
Lungimiranza e buona volontà dei Sindaci concretizzino, abbattendo le divisioni politiche, più solide forme di governance, al fine di rilanciare il ruolo dell’Amministrazione in termini di risposte ai bisogni dei cittadini e di guida e propulsore dell’economia”.

Interviene così Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso, in merito al percorso di fusione dei Comuni di Ormelle e San Polo di Piave, affrontato e discusso nei rispettivi Consigli Comunali dell’opitergino.
Nella Marca, nell’ultimo triennio, si è ridotta del 52% la spesa in conto capitale dei Comuni per circa 130milioni di euro di mancati investimenti sul territorio, Ormelle, Cimadolmo e San Polo di Piave hanno tagliato tale voce in bilancio rispettivamente dell’45%, meno 379 mila euro, quasi del 49%, meno 602.423 euro, e del 100%, meno 683.386 euro, azzerando così l’intervento pubblico sul territorio. Questi sono i dati che evidenziano la necessità di varare un nuovo modello di governance locale, quale quel percorso di aggregazione già da tempo intrapreso dai Sindaci Andrea Manente, Giancarlo Cadamuro e Vittorio Andretta.

Capita l’importanza del momento storico, sta ai Sindaci coinvolgere anche le forze del territorio, tra cui le Organizzazioni Sindacali, in questo percorso che come CGIL provinciale proponiamo e incoraggiamo.
E avviino una discussione aperta e diffusa con la cittadinanza grazie alla quale possano emergere i vantaggi che la realizzazione del Comune unico comporterebbe in termini di servizi erogati, di omogeneità della fiscalità locale, di gestione del territorio con un Pat di area vasta, di potere contrattuale dell’Amministrazione nei confronti degli altri soggetti quali Ulss, multiutilities, trasporto pubblico, Regione. Su questo fronte – continua Vendrame – e nel raccogliere e farci interpreti delle istanze dei cittadini, saremo al loro fianco perché il referendum sulla fusione tra le Amministrazioni superi il quorum del 30% previsto dalla legge regionale”.

Ottimizzando costi, avviando economie di scala e migliorando l’organizzazione della macchina amministrativa – aggiunge Vendrame - sarà possibile trovare risorse da destinare ai servizi, inaugurare azioni concrete di salvaguardia del territorio, sostenere il sistema produttivo e migliorare la qualità della vita dei residenti. Per farlo è necessario avere una visione diversa del lavoro pubblico come valore e del ruolo che dovrebbero giocare le istituzioni nell’assetto economico e produttivo del territorio”. “La CGIL, per il ruolo di promotore che riveste insieme agli altri Sindacati nei confronti delle Amministrazioni locali, vuole stare dentro questo dibattito – dice Vendrame – auspicando che sempre più Comuni intraprendano questi percorsi, coinvolgendo anche i lavoratori del pubblico impiego, così da ridisegnare in pochi anni la geografia della Marca, costituendo attraverso processi volontari un numero sensibilmente ridotto di Comuni rispetto ai 95 di oggi. Chiediamo alla Regione, finora assente dal dibattito, di farsi regia di questa trasformazione e potenziare i processi”.

A questo fine, nell’interesse di tutti, si evitino distanze politiche o atteggiamenti di partito – conclude Vendrame – confidiamo, infatti, che anche il Sindaco di Cimadolmo, sia parte fondamentale della fusione e di quel percorso precedentemente iniziato con gli altri Comuni”.

Ufficio Stampa
Per ulteriori informazioni Hobocommunication - Tel 349.0824848

COMUNICATO STAMPA  23_07_2013

Più 5% il tempo determinato, ma sono contratti giornalieri e di non oltre i 30 giorni.
CGIL: Meno assunzioni e per periodi sempre più brevi
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Giacomo Vendrame: “Precarietà e frammentazione delle forme contrattuali stanno contribuendo a sviluppare una generazione “sprecata”. Oggi è il momento di sperimentare interventi concreti e progettuali per creare buona occupazione e recuperare energie e competenze”.

I DATI
La forma contrattuale maggiormente stipulata in provincia di Treviso risulta essere, nel quarto trimestre 2012, il tempo determinato con 11.792 flussi e incidenza pari al 44,7%. E nel complesso, rispetto allo stesso periodo del 2011, i movimenti di assunzioni si contraggono del 7,7%, passando da 28.561 a 26.374. La variazione negativa in termini assoluti per il trimestre considerato – spiega il Centro Studi della Camera del Lavoro di Treviso – è addebitabile soprattutto ai contratti di tipo intermittente con 1.347 movimenti in meno rispetto allo scorso anno, seguono i contratti del parasubordinato (-502) e i contratti di apprendistato e inserimento che perdono 439 posizioni. In termini percentuali, le variazioni più significative interessano principalmente il lavoro intermittente (-52,6%), seguono l’apprendistato e i contratti di inserimento (-30%). Le due tipologie d’impiego che presentano un numero di attivazioni maggiore rispetto a quelle relative al quarto trimestre 2011 risultano i contratti a tempo determinato (+5%) e gli stage (+6,1%).

Si osserva, inoltre, come su base annua la durata delle assunzioni si accompagna alla riduzione della media di giornate di lavoro previste per i contratti di tipo dipendente: tra il 2012 e il 2011 aumentano i contratti di un giorno di quasi il 32%, e di circa il 15% quelli settimanali, mentre calano i contratti superiori ai sette giorni, e crollano oltre del 33% tutti quelli oltre l’anno. La variazione più significativa si registra prendendo in esame l’intero periodo di crisi, ovvero dal 2008, che registra l’impennata dei contratti giornalieri (+90%), una crescita oltre il 30% per i contratti entro la settimana, del 14,3% fino a 30 giorni, e del 31,3% tra i 5 e i 12 mesi, di segno negativo, invece, i contratti compresi tra il 1 e 6 mesi, oltre l’anno (-51,2%) e oltre i tre (-99%).
Analizzando anche i saldi per tipologia contrattuale lo studio evidenzia un calo complessivo di 8mila assunzioni, pari all’8,2% su base annua, tra il 2011 e il 2012, quando rispetto a tempo indeterminato, determinato e somministrazione, a risentirne di più sono apprendistati e inserimenti con un -26,4%. Sul fronte delle cessazioni crescono solo quelle relative al tempo determinato con +2,3%.

L’ANALISI
L’analisi ci consegna una fotografia disarmante del nostro mercato del lavoro, incredibilmente segmentato e diseguale. La precarietà ha ormai modificato la struttura produttiva e di mercato di interi settori. Si registra, infatti, come siano esponenzialmente aumentati i contratti brevissimi, quelli di un solo giorno di lavoro, assunzioni che spesso nascondono rapporti di lavoro irregolare e di sfruttamento, quelli di breve durata, entro il mese. Inoltre, diminuiscono le scadenze più lunghe, dimezzandosi oltre l’anno e di fatto annullando l’attivazione di contratti biennali e triennali. Inoltre, i contratti brevi non si rinnovano facendo permanere nella continua precarietà e frammentazione contrattuale i lavoratori, assunti per la maggior parte a tempo determinato, rilevando un flop dell’apprendistato quale percorso di inserimento ad un impiego stabile e duraturo.

IL COMMENTO
I dati sempre più feroci su disoccupazione e precarietà raccontano, quasi come un bollettino di guerra, la crisi di una generazione, quella degli under 30, che possiamo definire “perduta”. In particolare – spiega Giacomo Vendrame, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso - in un territorio, il nostro, caratterizzato da familismo, dove l’accesso alla professione, alla carriera, allo studio, alla casa, al welfare viene per lo più ereditato, dove l’ascensore sociale si è fermato agli anni 90 e si ratificano oggi significative disuguaglianze di partenza. Decine di migliaia di precari hanno perso in questi anni il posto di lavoro senza ricevere nessun tipo di ammortizzatore sociale. E anche la famiglia laddove ha potuto sostenere questa situazione oggi non ce la fa più.
La precarietà troppo spesso è – sottolinea Vendrame – umiliazione, assenza di diritti, sfruttamento, maggior subordinazione, se va bene “semplicemente” forte incertezza sulle prospettive di vita. La generazione che nell’ultimo decennio si è affacciata al mondo del lavoro si è trovata, suo malgrado, ad essere la cavia per esperimenti di contrazione di redditi e diritti e anche la riforma targata Fornero ha cambiato poco la situazione.

Questo – dice Vendrame – è il maggior spreco del nostro Paese. E proprio dal territorio possiamo iniziare a costruire alleanze e mobilitare competenze per rilanciare il nostro sistema d’istruzione e ricerca e di conseguenza quello produttivo ed economico. Occorre allora cambiare radicalmente i paradigmi del nostro sistema economico e sociale ingessato e liberare energie e competenze. Occorre creare lavoro e farlo orientando il nostro sistema produttivo e di servizi verso l’innovazione e la sostenibilità. E il Piano del Lavoro elaborato dalla nostra Organizzazione va proprio in questa direzione. Siamo pronti ad affrontare nuove dimensioni della contrattazione, non per disperdere risorse e intelligenze, ma per recuperarle e modificare i rapporti di forza. Sulla contrattazione, infatti, bisogna avere un approccio sperimentale e allo stesso tempo pragmatico. Occorre allora costruire percorsi che accompagnino la regolarizzazione e la regolamentazione di alcuni segmenti produttivi e solo attraverso la contrattazione è possibile entrare nel merito e mettere mano alle dinamiche dell’organizzazione del lavoro.

In un mercato del lavoro in cui i giovani sono mediamente il 27%, gli under 35 iscritti alla CGIL rappresentano il 21% del totale. Quel segmento che viene a mancare lo identifichiamo con i precari. I motivi sono noti, in primis la riccattabilità di questi lavoratori e la paura ad avvicinarsi al Sindacato, ma anche lo spaesamento derivante dalla loro condizione indefinita sia a livello contrattuale che in relazione al sempre diverso settore d’impiego. Per questa ragione – conclude Vendrame – chiediamo con forza anche a questi lavoratori di avvicinarsi alla CGIL, che già da diversi anni nel Nidil ha raggruppato la categoria dei lavoratori atipici per meglio seguire i casi specifici, orientare i precari e registrare le nuove dinamiche del mercato del lavoro.

Ufficio Stampa
Per ulteriori informazioni Hobocommunication - Tel 349.0824848

LETTERA AL DIRETTORE  23_07_2013

Giacomo Vendrame

Gentile direttore,
le più recenti prese di posizione da parte di esponenti politici e qualche sindaco - come riportate dalla cronaca degli organi di informazione nello scorso week end - sulla questione delle fusioni tra Comuni appaiono, agli occhi di chi se ne sta occupando in concreto, uno sterile esercizio di posizionamento mediatico che non aggiunge né toglie nulla al processo in corso.

In questa fase iniziale e molto interessante, perché produce i primi passi concreti come quelli di Villorba e Povegliano, rivendicare il merito di aver parlato per primi della necessità di fusione tra municipi, come fa ad esempio Unindustria, o spostare in avanti il boccino verso traguardi sempre più ambiziosi indicando come meta la Grande Treviso, alza forse il livello della discussione o della polemica ma è di scarsissima utilità.
Che gli industriali trevigiani rivendichino il merito di essere stati i primi a parlare della necessità di arrivare alle fusioni tra amministrazioni comunali è peraltro non del tutto vero, se si ripensa alle posizioni tenute negli anni passati dal sindacato, e soprattutto dalla Cgil, per spiegare anche prima della crisi come il ridimensionamento dei livelli istituzionali, ovvero in primis fusioni di Comuni, sia la strada necessaria per mettere in sicurezza la qualità dei servizi, ottimizzare il funzionamento della pubblica amministrazione e rimettere al centro della vita dei Comuni l'efficienza rispetto alle attese della popolazione, semplificando peraltro tutti i meccanismi decisionali a partire da quelli relativi alle gestione del territorio e alla programmazione delle scelte.

Quanto alla posizione del capogruppo in Consiglio Regionale della Lega Nord Federico Caner, trovo francamente inutile e dannoso indulgere nel "benaltrismo", quell'atteggiamento per cui ogni volta in cui ci si trova sul punto di realizzare una riforma qualcuno se ne esce pontificando che serve "ben altro", che altri sono gli obiettivi, altre e più ambiziose le visioni. Peraltro l'idea di una grande Treviso ha poco a che fare con i processi di fusione in corso e l'ipotesi di un capoluogo con una dimensione maggiore riguarda il suo ruolo nel contesto del territorio e quello nell'ambito della futuribile città metropolitana ma non per questo presume che si passi dagli attuali 80 mila residenti circa ad un livello demografico mastodontico. Per di più le due cose possono benissimo viaggiare insieme; ma il sospetto è che, nei fatti, collocare l'asticella degli obiettivi qualche centimetro sempre più in alto di quanto si vuole o si possa saltare in questo preciso momento è un modo per fare sì che, come al solito, si dica di voler cambiare proprio tutto per non cambiare invece un bel niente.

La situazione a me pare chiarissima: sui piatti della bilancia ci sono da una parte i servizi per i cittadini, una idea di macchina amministrativa più efficiente e efficace, la capacità di far reggere economicamente il livello istituzionale dei Comuni, che invece al momento rischia di saltare; e dall'altra invece si evidenzia un fuoco di interposizione da parte di una certa politica che ha precisi interessi nel territorio, che li conserva e desidera conservarli grazie anche alla frammentazione e che non vuole correre quel rischio di arretrare nelle sue posizioni di gestione del potere, anche se a livello micro, che deriverebbe dai processi di fusione.

Oggi non c'è più bisogno di chiacchericcio ma semmai di contributi. Chi a torto o a ragione pensa di essere stato il pioniere delle fusioni può risparmiarsi le reprimende nei confronti dei sindaci che ci sono arrivati dopo: l'importante è che a questo punto ci siano arrivati. Ora lavoriamo tutti per arrivare concretamente a un traguardo che possa essere punto di partenza per molte altre esperienze: le OO.SS., per prima la Cgil di Treviso è pronta a fare la propria parte. A chi si esercita a collocare sempre più avanti il traguardo, è meglio ricordare come il metodo riformista funziona quando è graduale, concreto e punta al possibile. Del fallimento di tentativi ambiziosi di dare corpo a grandi irrealizzabili rivolgimenti istituzionali, penso alla pasticciata devolution per non dire dell'onirica secessione, abbiamo ancora una memoria fresca.
Peccato che non tutti sembrino aver imparato la lezione.

Giacomo Vendrame
segretario generale Cgil provinciale Treviso

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