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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
A luglio altri 223 posti di lavoro persi nella Marca e quasi 327mila ore di Cigo autorizzate.
Crisi, Vendrame: “Dietro i numeri una tragica situazione”.
Il segretario generale: “Il bollettino di guerra rivela tendenze drammatiche per i giovani,
esclusi dal mercato del lavoro, e in particolare per gli over 50 che perdono il posto e restano privi di reddito con
grandi difficoltà a riqualificarsi. Imprenditori e istituzioni devono dare risposte a queste decine di migliaia di lavoratori,
avviando nuovi progetti di collaborazione pubblico-privato che siano leva per il sistema economico”.
Chiuso l’ennesimo semestre nero con oltre 3mila licenziamenti, nel mese di luglio nella sola grande impresa sono stati persi altri 223 posti di lavoro e autorizzate quasi 327mila ore di Cigo. Questo il periodico aggiornamento dei dati sullo stato di crisi delle aziende in provincia di Treviso elaborato dal Centro Studi della CGIL.
RILEVAMENTO PER GENERE E CLASSE D’ETA’ - Di questi il 60,54% sono uomini in particolare compresi nelle fasce d’età tra i 41 e i 50 anni (il 20,36% del totale dei lavoratori licenziati, uomini e donne) e in quella tra i 51 e i 60 anni (il 23, 24% del totale).
Complessivamente il 64,6% dei posti di lavoro persi rientra in questo range generazionale. Si conferma così il segno negativo dei saldi tra assunzioni e cessazioni elaborati su base annua sul biennio 2011-2012: numeri che si ripartiscono in positivi per chi ha meno di 25 anni, lievemente negativi per chi ha tra i 25 e i 29 anni (-71 nel 2012) e negativi per le fasce successive, in particolare per chi ha tra i 55 e i 59 anni e tra i 30 e i 39 anni (-808 nel 2011 e -1.706 nel 2012) e gli over 50 (-1.771 nel 2011 e -2.006 lo scorso anno).
Il saldo per classe di età va inteso come misurazione dei flussi nel mercato del lavoro e non come variazione del relativo stock di soggetti con posizioni attive; non è dunque particolarmente rilevante il segno positivo registrato per i giovani, in quanto nel calcolo non si tiene conto dei giovani già occupati che transitano alla classe di età successiva e coloro che non riescono neppure ad entrare nel mercato del lavoro. Ad ogni modo si osserva un netto ridimensionamento delle assunzioni tra il 2011 e il 2012: -26,8% fino ai 19 anni, -9,2% tra i 20 e i 24 anni, -13,9% fino ai 29 anni.
I SETTORI - Relativamente a questa porzione del mercato del lavoro, ovvero quello impiegato nelle medie e grandi aziende trevigiane, i settori a soffrire di più e che si confermano nella drammatica graduatoria degli ultimi tre anni, sono quello del legno-arredo con che assorbe oltre un quarto delle fuoriuscite (il 29,74%), la metalmeccanica con il 22,34% di licenziamenti dai grandi stabilimenti della provincia, il comparto del tessile-abbigliamento-calzaturiero con il 14,18%, le costruzioni industriali con il 10% e il commercio che registra il quasi l’8% del totale dei licenziamenti.
CIGO AUTORIZZATE - Per una platea di 13.555 lavoratori potenzialmente coinvolti e un numero di aziende interessate pari a 885, il monte ore di Cassa integrazione ordinaria autorizzate in provincia di Treviso ha in sette mesi quasi raggiunto quota 2milioni e mezzo (precisamente 2.416.780 ore), 326.974 ore in più nel solo mese di luglio. Anche in questo caso i settori maggiormente colpiti si confermano in ordine il legno-edilizia (878.790 ore di Cigo autorizzate), la metalmeccanica (751.730 ore autorizzate) e il tessile-calzaturiero (198.897 ore).CONCLUSIONI - “Non solo ci sono interi settori che rischiano di scomparire ma andiamo verso la de-industrializazzione di alcune importanti aree produttive del territorio. Si dice ormai che fare ogni mese il bollettino di guerra dei numeri serva a poco – ha aggiunto Vendrame – ma non è così perché dietro ai numeri si cela una situazione drammaticamente complessa che non solo pesa su reddito e qualità della vita di migliaia di famiglie ma rischia di cancellare il futuro di un’intera generazione e di lasciare sulla strada gli over 50, che usciti dal mercato del lavoro restano senza impiego e sono difficilmente riqualificabili.
È allora necessario mettere in campo progetti pubblici-privati che possano aprire a nuove prospettive per difendere i posti di lavoro, provare a crearne di nuovi e attirare investimenti – ha continuato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso - noi vorremo che si prendesse reale consapevolezza che quei numeri rappresentano lavoratori e lavoratrici che chiedono risposte al mondo produttivo e alle istituzioni.
La Regione cosa sta facendo per i tanti cassaintegrati in deroga che aspettano da 6 mesi il pagamento delle indennità? In altre parole – conclude Vendrame - chi ha responsabilità di governo non può più latitare o anteporre logiche di schieramento e partito, ma deve collaborare con tutti per individuare delle aree d’azione che facciano da leva all’intero sistema economico del Veneto”.
Ufficio Stampa
SPI CGIL: Stangata rivalutazione per 57mila trevigiani. Dai 26 ai 50 euro mensili in meno nel 2012 e dai 30 ai 60 nel 2013.
Pensioni, in due anni persi 60milioni e mezzo.
Il Segretario generale: “I pensionati trevigiani, strangolati dalla fiscalità locale, dalla compartecipazione
alla spesa sanitaria e dall’aumento generale del costo della vita sono sempre più poveri.
Chiediamo al Governo di sbloccare la rivalutazione delle pensioni e ai nostri amministratori locali, attraverso
aggregazioni e fusioni, di reperire le risorse necessarie ai servizi e al sociale”.
Oltre ad aver innalzato l’ingresso al pensionamento a 67 anni d’età o almeno 43 anni di contribuzione, la più altra soglia di pensionamento in Europa fino al 2.020, la riforma Fornero è anche nota per aver bloccato la rivalutazione delle pensioni superiori ai 1.440 euro lordi mensili per gli anni 2012 e 2013. Per i 223mila pensionati, tra i quali 116mila sono le donne, il depauperamento tocca in provincia di Treviso 57mila pensioni tra 1.440 e 3mila euro lordi mensili. Mentre le pensioni d’oro, ovvero quelle otre i 5mila euro, sono nella Marca il 2% del totale degli assegni erogati dagli Istituti previdenziali, 156.800 sono, invece, quelle inferiori ai 1.440 euro, rivalutate di 2,7 punti nel 2012 e di 3,1 nell’anno in corso.
Dei 57mila assegni non rivalutati il Dipartimento ha stimato una perdita monetaria per la fascia di reddito più bassa di 26 euro mensili netti nel 2012 e di 30 euro mensili netti nel 2013, e per la fascia di reddito più alta di 55 euro/mese nello scorso anno e di 60 euro/mese nel 2013. Complessivamente col blocco della rivalutazione sono 30.144.000 gli euro mancati nelle tasche dei pensionati trevigiani nel 2012, ai quali si aggiungono altri 30.330.000 euro col finire dell’anno in corso, per un totale di 60.474.000 euro persi per sempre.“Se a questa stangata che ha colpito i pensionati si aggiunge anche l’innalzamento della pressione fiscale non è difficile comprendere come si sia compresso in questi ultimi anni il potere d’acquisto e sia regredita la qualità della vita della popolazione anziana, innalzando drammaticamente il tasso di povertà di un’intera generazione di cittadini che fino all’ultimo giorno di una vita di lavoro hanno versato regolarmente i contributi previdenziali. Lavoratori, oggi pensionati – ha sottolineato il segretario generale dello SPI CGIL di Treviso - che ora si vedono, invece, privati delle necessarie risorse per invecchiare serenamente quando addirittura per sopravvivere. Anche per ragioni culturali ancora molti, infatti, sono i casi di coppie di anziani che vivono con una pensione sola, bassa sebbene oltre la soglia di rivalutazione. E che oggi si trovano strangolati tra un fisco sempre meno equo, una sanità che chiede maggiore compartecipazione alle spese mediche e assistenziali e l’impennata del costo della vita”.
“Per queste ragioni – ha concluso Barbiero – chiediamo al Governo interventi urgenti per reperire i 2miliardi di euro necessari a coprire le rivalutazioni pensionistiche e alla Regione e ai nostri amministratori di agire sulla fiscalità locale nel segno dell’equità e della tutela delle fasce più deboli della società, omologando i regimi fiscali tra i diversi Comuni e, per effetto di una coraggiosa e moderna riforma della governance territoriale, trovare le risorse necessarie alle politiche sociali rivolte agli anziani”.Ufficio Stampa HoboCommunication
30 esuberi a Castelfranco da identificare tra chi raggiunge la pensionabilità entro 7 anni.
Berco, FIOM: “Siglata l’intesa con l’azienda”.
Franco Baggioli: “I sacrifici e l’appoggio dei lavoratori e l’attenzione posta dalle istituzioni hanno permesso
di firmare un accordo unitario che salvaguarda posti di lavoro e mira al rilancio del gruppo”.
Dopo 75 giorni di vertenza, 10 incontri e 20 ore solo nell’ultimo incontro di trattativa che ha portato all'accordo tra i Sindacati metalmeccanici FIOM CGIL – FIM CILS – UILM UIL nazionali e delle province di Torino, Ferrara e Treviso, e la direzione Berco è stato siglato alle sei di questa mattina presso il dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali, alla presenza del ministro Enrico Giovannini, dei governatori di Emilia Romagna, Vasco Errani, e del Piemonte, Roberto Cota.
“Siamo soddisfatti per l'esito dell'intesa raggiunta unitariamente - ha ribadito Baggioli – grazie all’impegno sindacale e all’assidua e significativa presenza delle istituzioni durante tutta la trattativa si è riusciti a dare risposta alle diverse esigenze dei siti produttivi di Copparo, Busano e Castelfranco Veneto. L'accordo - spiega il segretario della FIOM provinciale – prevede, per un numero massimo di 438 lavoratori in esubero e una proroga della Cigs complessa per le aziende oltre i mille dipendenti, più tre anni di mobilità, insieme alla possibilità di ulteriori tre anni di contribuzione previdenziale coperti da integrazione aziendale per esodi volontari incentivati da 65mila fino a 120mila euro lordi”.
“Allo scoccare della scadenza della procedura ministeriale – racconta Baggioli – siamo riusciti a ridurre a 30 gli esuberi per i quali è prevista l’adesione volontaria all’uscita per lo stabilimento di Castelfranco. Inoltre, grazie agli ammortizzatori sociali e incentivando coloro ai quali mancano fino a sette anni per andare in pensione siamo riusciti a tutelare il maggior numero possibile di posti di lavoro, sostenere il reddito dei lavoratori in uscita, assicurando continuità e prospettive produttive e occupazionali all’intera area”.
Ufficio Stampa
Giacomo Vendrame: “Ora si faccia una società unica per la gestione dei rifiuti su tutto il territorio provinciale,
con nuovi investimenti sul fronte ambientale e nuova occupazione”.
Treviso Servizi in Contarina: “Vendrame, bene Manildo”.
Il segretario generale CGIL: “Con la cessazione della partecipata anche il capoluogo godrà dei benefici della raccolta differenziata porta a porta sia dal punto di vista ambientale che dell’equità del pagamento per il servizio. Chiediamo agli amministratori
un occhio particolare per il contenimento delle tariffe a carico delle famiglie e per le fasce di reddito più deboli”.
“Ora si faccia un passo in più e si vada verso una dimensione provinciale della gestione di raccolta rifiuti, gettando le basi per una società unica della Marca – aggiunge Vendrame – consorzi di Comuni e accorpamento dei servizi funzionano e producono economie di scala che non solo portano risorse nelle casse comunali, grazie alla distribuzione degli utili, ma riescono a contenere i costi a carico delle famiglie e a modulare aiuti in sostegno dei redditi più bassi. Inoltre, tutte le multiutilities, grazie anche alla loro tipologia di mercato, riescono, anche in questo periodo di crisi, a mettere in piedi investimenti capaci di produrre processi anticiclici nell’economia locale”.
“Il Sindacato sostiene questa tipologia di aggregazioni e le società pubbliche efficienti, frutto della lungimiranza dei nostri amministratori locali. Tra i quali il nuovo Sindaco di Treviso che sta correndo dentro questi percorsi di condivisione di progetti e di iniziative miranti alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente, come la riduzione dello smog”.Ufficio Stampa
SPI CGIL: “Attraverso le aggregazioni dei Municipi è possibile ridare impulso alla macchina pubblica e trovare risorse per gli investimenti sul territorio”-
Fusioni, Barbiero: “Zaia inviti i suoi ad aprire le danze”.
Il Segretario generale: “Da qui nasca una vera rivoluzione di carattere federalista: svincolati dal Patto di Stabilità e con una maggiore
efficienza amministrativa e di gestione i nuovi Comuni ritorneranno alla comunità autonomia e benefici”.
“Se finalmente a palazzo Balbi è scoccata la chiamata all’accorpamento e alle fusioni dei Comuni veneti che anche dentro la Lega risuoni la stesso messaggio e che siano proprio i Sindaci del Carroccio a farsi promotori e artefici di questa indispensabile rivoluzione della geografia amministrativa”.
“Sebbene sia dal ’92 che vige una legislazione in materia di fusione è solo la più recente normativa varata dal Governo Monti, e non da quelli “federalisti” Bossi-Berlusconi, ad aver dato nuovo impulso all’iniziativa dei Comuni non solo per accorpare servizi e funzioni ma per avviare veloci processi di aggregazione che ridiano agli Enti locali il giusto peso amministrativo e un margine di manovra finanziario per far fronte alle esigenze della cittadinanza e dell’economia del territorio. Pur assicurando alle comunità di origine adeguate forme di decentramento degli uffici e dei servizi”. Precisa il segretario provinciale dello SPI.
“Per questa ragione credo che il destarsi della Regione, da troppo tempo assente da questo processo, sia un passo importante anche alla luce del fatto che è l’organo di governo che andrà a valutare l’opportunità e il merito relativamente ai progetti di fusione che verranno presentati. Ma a questo aspetto formale e istituzionale non può prescindere quello politico nel vedere Zaia spendersi con i suoi Sindaci della Lega perché siano i primi a fare il passo decisivo, rompendo anacronistici campanilismi e logiche di convenienza” – rincara Barbiero. “Chiediamo, insomma, nessun indugio ma coraggio e determinazione perché i territori veneti sperimentino quella che di fatto, grazie alla razionalizzazione delle risorse finanziarie, ad una più efficace gestione di quelle umane e strumentali, alla semplificazione delle procedure e degli iter burocratici che ne nascerebbe, ad una migliore programmazione della crescita del territorio e, ribadisco, alla possibilità di usufruire degli incentivi straordinari previsti dalla legge vigente oltre che a quella di svincolarsi dal Patto di Stabilità, potrebbe essere una vera rivoluzione di carattere federalista”.“Con questo invito e sprone, e assicurando l’appoggio del Sindacato dei Pensionati anche in seno alla contrattazione sociale che portiamo avanti insieme alla CGIL CISL e UIL con gli Enti locali – conclude Barbiero - auspichiamo che non solo Ormelle e San Polo di Piave e Villorba e Povegliano, ma che in tempi rapidi molti altri Comuni del trevigiano avviino un dialogo serrato su nuove fusioni, che coinvolgano anche il riassetto delle multiutilities, dei consorzi e delle società municipalizzate, ad oggi, in particolare quelle di piccole dimensioni, con troppo elevati costi di gestione e una scarsa capacità di erogare servizi. Così da ritrovarci entro un biennio da oggi, ovvero allo scadere della legislatura regionale, in un Veneto, e in particolare in una Marca, rifondata nel segno dell’efficienza amministrativa e capace di determinare nuovamente il suo destino in termini di sviluppo economico e civile”.
Ufficio Stampa - HoboCommunication
Il 70% sono donne, che doppiamente soffrono dell’assenza di garanzia di un posto di lavoro stabile.
Precari PA, circa 450 trevigiani in attesa di stabilizzazione.
Ivan Bernini: “Per garantire i servizi al cittadino è indispensabile un atto di responsabilità di Governo e Parlamento.
Non è possibile investire sulla Sanità, sui servizi pubblici e sull’Istruzione senza migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori pubblici”.
Mentre in Parlamento si discute il decreto che in Veneto
dovrebbe stabilizzare 3mila posti di lavoro, anche nella Marca i lavoratori della Pubblica Amministrazione aspettano con ansia un segnale di fiducia.
“Non è possibile, ad esempio, garantire liste d’attesa più fluide, servizi ospedalieri h24, qualità dell’assistenza se il personale non c’è o lavora senza nessuna garanzia di continuità – incalza Bernini – non si può puntare al miglioramento dell’offerta scolastica e formativa, sinonimo di competitività anche sul fronte lavorativo, se gli insegnanti non vengono stabilizzati o se vengono periodicamente sostituiti senza possibilità di garantire un minimo di programmazione certa e di continuità”.
“Ad esempio, il progetto della Regione di effettuare visite mediche ed esami aprendo le porte dei servizi nelle ore notturne per dare risposte alle liste di attesa – spiega Bernini – diventa impossibile da realizzare e consolidare se non ci sono numeri adeguati di professionisti per farlo ed inseriti strutturalmente nell’organizzazione del lavoro. È per questa ragione che il Governo deve assumersi la responsabilità di approvare un decreto che migliori davvero le condizioni dei lavoratori e che non serva solo a tamponare temporaneamente in termini minimali il problema dei precari, che sta diventando cronico all’interno della Pubblica Amministrazione”.“Dietro al precariato, trattato in termini generali, si celano storie drammatiche, soprattutto di molte giovani donne, il 70% del totale, che subiscono doppiamente i tagli al welfare e ai servizi sociali. Se da un lato perdono il lavoro – conclude Bernini - dall’altro perdono anche le strutture, come gli asili, i consultori, le case di riposo, e le figure assistenziali di cui necessitano anche per lavorare e contribuire al mantenimento delle proprie famiglie”.
Ufficio Stampa - HoboCommunication
Richiamo del Sindacato: la Regione non ha più alibi, sblocchi il pagamento arretrato da sette mesi.
Cig deroga, oltre 10mila trevigiani in attesa del sussidio.
Giacomo Vendrame: “Ci appelliamo a Zaia e ai consiglieri regionali veneti perché si proceda
al pagamento della cassa in deroga e si velocizzi la procedura”.
È grave la situazione per coloro che da diversi mesi attendono il pagamento della cassa integrazione e mobilità
in deroga che nella sola provincia di Treviso si conta in oltre 10mila lavoratori.
Sono ben 10.791 i lavoratori trevigiani coinvolti nelle domande di sospensione da inizio anno, a fronte di circa 2.368 domande presentate dalle aziende per un fabbisogno indicativo di 104.760.584 euro.
I settori maggiormente interessati continuano ad essere le attività manifatturiere, le costruzioni e il commercio all’ingrosso e al dettaglio. Tra le provincie con più domande rimane quella di Treviso, col 20,2% delle domande per il 17,2% di lavoratori interessati. Mentre sono state liquidate le code del 2012 rimane ancora da pagare buona parte di domande di mobilità di tutto l’anno in corso, con arretrati fino a sette mesi. Fino a ieri faceva sfondo a questa situazione la necessità da parte del Governo centrale di reperire risorse per i dossier fiscali caldi, Imu e Iva, e dunque la difficoltà di coprire per intero la spesa ipotizzata.
“Rivolgiamo un forte appello al presidente Luca Zaia, ai consiglieri regionali e ai parlamentari veneti affinché facciano la propria parte fino in fondo e si attivino sia sul fronte del pagamento degli ammortizzatori in deroga che nell’assunzione di provvedimenti per sostenere i lavoratori sospesi e che hanno perso il lavoro. Servono – ha concluso Vendrame - interventi urgenti e misure concrete affinché nessuna famiglia venga lasciata sola in questo drammatico momento, come purtroppo avviene”.
Ufficio stampa
Per ulteriori informazioni: Hobocommunication Tel 0422 582791
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