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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
La CGIL condanna l’attentato di via Zermanese: “Atto vile e spregevole. Non si scivoli ulteriormente dentro questo clima di paura”.
Vendrame:“Si metta fine a tutte le forme di intimidazione”.
Il segretario generale: “Stop a fatti e azioni eversive, fuori dalla legalità e dalle regole democratiche.
Treviso non può diventare una città ostaggio di bande violente o di altri gruppi irresponsabili”.
“Atti vili e spregevoli. Si ripristini la legalità, per tutti” ha commentato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso, inorridito alla notizia del lancio di una molotov di fronte alla Casa dei Beni Comuni di via Zermanese.
“Treviso non può diventare una città ostaggio di bande, della violenza e dell’illegalità.
Intimidazioni di ogni forma sono foriere di pensieri eversivi e antidemocratici.
E per questo vanno condannate – ha tuonato Vendrame. Come Sindacato siamo molto preoccupati per quest’azione di stampo neofascista compiuta ai danni della sede di via Zermanese tanto quanto osserviamo con diffidenza il prendere piede di sacche di irresponsabilità che rischiano di avvallare ulteriori fenomeni violenti e di istillare indirettamente un clima pericoloso”.
Ufficio stampa
Dal 2014 ripristinata la perequazione delle pensioni per 67.391 trevigiani.
Percepiranno in media dai 28,60 ai 74,90 euro in meno del precedente sistema di rivalutazione.
Pensioni, Barbiero: “Persi 106milioni di euro in due anni”.
Il Segretario generale: “I pensionati trevigiani sempre più poveri. Non basta lo sblocco e il contributo di solidarietà a compensare i sacrifici chiesti e a ripristinare l’equità sociale”.
L’ANALISI - Se nel 2012 la mancata erogazione pensionistica nella Marca ha determinato un risparmio per le casse Inps di 50.438.136,44 euro, nell’anno appena concluso il blocco della perequazione sulle pensioni ha toccato dei 223.471 ben 67.391 pensionati trevigiani, che hanno subito con un mancato adeguamento al costo della vita pari a 55.811.596,72 euro. Il dato emanato dal Dipartimento Contrattazione Sociale dello SPI per l’Ufficio Studi della CGIL di Treviso prende in considerazione la fascia di pensionati che mensilmente percepisce un assegno Inps tra i 1.486,30 euro, tre volte il trattamento pensionistico minimo, e i 2.972,59 euro lordi. E, all’interno di questa fascia, è proprio la classe di reddito pensionistico più bassa, tra i 1.486,30 euro e i 1.749,99 euro lordi mensili, a contare più pensionati: 19.915 sull’intero territorio provinciale. Per questa classe di importo, considerando una pensione media percepita pari a 1.618,14 euro lordi, il blocco della perequazione ha comportato una mancata erogazione di 48,54 euro mensili, che moltiplicato per tredici mensilità costituisce una perdita di 631,07 euro anni. I più colpiti sono 9.376 pensionati che percepiscono un assegno Inps superiore ai 2.972,59 euro lordi, per i quali la perdita mensile calcolata nel corso del 2013 è pari a 89,17 euro, per un totale di 1.159,21 euro annui.
Considerando questi numeri quantifichiamo il sacrificio dei pensionati trevigiani negli ultimi due anni: 106.249.733,16 euro di mancato adeguamento alle pensioni a fronte dell’impennata del costo della vita causata dai prezzi al consumo, dall’inasprimento della pressione fiscale, generale e locale, e delle tariffe per i servizi. Nel 2014 la perequazione è stata solo in parte sbloccata. Infatti, ai pensionati che lo scorso anno avrebbero percepito 48,54 euro mensili di adeguamento, quelli appartenenti alla fascia tra i 1.486,30 euro e i 1.749,99 euro lordi mensili, dal 1° gennaio hanno diritto, secondo il nuovo coefficiente dell’1,140, ad appena 19,94 euro mensili di perequazione (28,60 euro in meno). E così la fascia di pensioni più alta, con assegno Inps superiore ai 2.972,59 euro lordi, che rispetto agli 89,17 euro non erogati nel 2013 da quest’anno percepirà un adeguamento pari a 14,27 euro mensili (74,90 euro in meno).IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ SULLE PENSIONI ELEVATE - Inoltre, per il triennio 2014-2016, il contributo di solidarietà sui trattamenti pensionistici obbligatori particolarmente elevati, ovvero sulle pensioni superiori a 90mila euro lordi annui, 6.936,00 euro mensili, acquisito dalle gestioni previdenziali anche al fine di concorrere al finanziamento del costo relativo all’ampliamento del numero di lavori salvaguardati dalla riforma Forneo, viene fissato al 6% per la parte compresa fra le 14 e le 20 volte il trattamento minimo Inps (da 90.168 a 128.811 euro lordi anni, al 12% per la parte compresa fra i 128.812 e i 193.217,70 euro lordi annui, e al 18% per tutte le pensioni superiori a 193.217,80 euro lordi anni. Sono poi soggetti al contributo di solidarietà anche i vitalizi dei parlamentari superiori ai 90mila euro anni, i consiglieri regionali e provinciali, e tutti i funzionari degli organi costituzionali.
IL COMMENTO - “Molto è stato tolto troppo poco viene rimesso in gioco. Sul fronte dell’equità la partita è ancora aperta”. Ha commentato Paolino Barbiero, segretario generale dello SPI CGIL di Treviso “Grazie alla battaglia condotta dallo SPI e dalla CGIL è aumentata la platea dei pensionati che possono, dopo due anni di sospensione, beneficiare dell’adeguamento delle pensioni. In provincia di Treviso sono 67.391 i pensionati che possono nuovamente godere della rivalutazione. Ma è imparagonabile e nettamente inferiore al sacrificio richiesto nel 2012 e 2013 ai pensionati quello che viene ridato oggi attraverso il ripristino parziale della rivalutazione media, ovvero quelle tra i 1.500 euro e i 3mila euro lordi mensili. Inoltre – ha sottolineato Paolino Barbiero - la classe politica manca di coraggio nel mettere mani ai privilegi propri e di chi può di più. Non è ancora sufficiente, infatti, la redistribuzione della ricchezza avviata con l’approvazione del contributo di solidarietà sui trattamenti pensionistici elevati”.“Per questa battaglia di equità, che sul territorio ci vede impegnati, anche grazie alla contrattazione sociale con i Comuni e con le multiutilities, in accordi e piattaforme allo scopo di contenere quanto più possibile la pressione fiscale e la perdita di potere d’acquisto per le fasce più deboli della società trevigiana – ha aggiunto Paolino Barbiero - lo SPI CGIL di Treviso continua a dialogare con tutti i corpi intermedi, con le istituzioni e con la politica, perché ci si assuma la responsabilità di intervenire e di non abbandonare la popolazione anziana, che oggi più che mai svolge un ruolo di ammortizzatore e di collante sociale e – ha concluso Barbiero - chiediamo proprio ai pensionati la più ampia adesione alle iniziative e alle forme di protesta e di richiesta di diritti che il Sindacato condurrà nel corso di questo anno”.
Ufficio stampa
17° CONGRESSO DELLA CGIL - Disponibilità ad esser delegati in prima persona per un futuro migliore, per il lavoro, i diritti,
una maggiore equità.
Invito alla partecipazione e al dibattito
SCUOLA PUBBLICA Mappa delle assemblee congressuali 2014
SCUOLA PRIVATA Convocazione di assemblea NON in orario di servizio di tutto il personale delle scuole paritarie e non paritarie di Treviso e provincia
Le Organizzazioni Sindacali invitano i cittadini ad esprimersi al referendum del 26 gennaio.
Fusione Ormelle e San Polo di Piave, i Sindacati per il sì.
I Segretari Generali CGIL CISL e UIL: “Un’occasione da non mancare. Di questo passo si rischia la paralisi dei Comuni:
l’immobilismo ha un prezzo più caro del cambiamento”
“Siamo convinti, dopo adeguato approfondimento, che le fusioni dei Comuni rappresentino un’opportunità e un valore per il territorio e che i vantaggi siano di gran lunga superiori ai problemi e alle difficoltà da superare” – hanno sottolineato Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso, Franco Lorenzon, segretario generale CISL Belluno Treviso, e Carlo Viel, segretario generale UIL Belluno Treviso.
“La fusione in un unico Comune di circa diecimila abitanti permetterà, infatti, di raggiungere migliori risultati in termini organizzativi e di specializzazione del personale, effettuare una buona programmazione territoriale, avviare la semplificazione burocratica, dare luogo a economie di scala; razionalizzare e ridurre i costi amministrativi, di gestione, e legati alla rappresentanza istituzionale e politica”.
“A tale processo non mancano legittime resistenze, spesso legate a preoccupazioni che riguardano il rifacimento dei documenti anagrafici, che invece andranno a regolare scadenza, e la soppressione di una delle due sedi municipali, che resteranno entrambe attive sul territorio. Pochi tuttavia si domandano quanto costa stare fermi e quanto costa non fare nulla – hanno aggiunto Vendrame, Lorenzon e Viel – in altre parole quanto costa non accettare la sfida del cambiamento? Se non si affronta attivamente la questione, presto o tardi, la si dovrà subire con costi superiori. Non possiamo quindi aspettare passivamente un intervento generale di riordino – hanno concluso i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali - ma dobbiamo cogliere questa reale opportunità partendo dal nostro territorio”.
Ufficio stampa
Il Sindacato sulla vertenza Electrolux: “Ci aspettiamo dalla proprietà scelte responsabili, che mirino
al rilancio dell’azienda e il mantenimento dei posti di lavoro”.
CGIL: “Basta operazioni al ribasso. Più contratti di solidarietà”.
Il segretario generale: “Si apra insieme una fase che prenda in considerazione soluzioni in termini
immediati, realistici, propositivi e positivi. Per tutelare l’occupazione si usi la solidarietà in modo espansivo
sul territorio e si riporti all’80% la copertura INPS delle ore non lavorate”.
“Electrolux oltre ad essere questione di importanza europea, deve essere contemporaneamente considerata una vertenza di carattere territoriale.
Difatti anche la pessima proposta avanzata dagli industriali di Pordenone va in questa direzione. Sembra però che il futuro del nostro territorio non si giochi sulle capacità imprenditoriali e su serie politiche industriali ma solo sul problema dell’alto costo del lavoro”. Ha detto Giacomo Vendrame, segretario della CGIL di Treviso, intervenendo sulla vicenda dell’azienda di Susegana.
“Alla pari del ministro Zanonato – ha sottolineato il segretario generale della CGIL di Treviso – stiamo aspettando dalla proprietà delle risposte, che auspichiamo responsabili e che conducano all’intenzione di rivedere i piani di disimpegno dall’Italia, così da iniziare ad avviare una fase di vero rilancio per Electrolux. Sulla base dei contratti nazionali – ha aggiunto Giacomo Vendrame - siamo ben disposti a ragionare su accordi territoriali e aziendali che prendano in considerazione forme di welfare integrativo ma non avvalleremo nessun progetto che miri a scaricare interamente sui lavoratori il prezzo del rilancio competitivo di Electrolux o di altre aziende del territorio, sacrificando diritti e tutele”.
“Un’azienda, infatti, non guadagna in competitività peggiorando le condizioni di lavoro dei propri dipendenti – ha ribadito Vendrame - piuttosto investendo proprio sul capitale umano, in tecnologia, e nella ricerca e sviluppo del prodotto.“Bisogna avviare una fase in cui si ragiona a livello territoriale di come mantenere l’occupazione in termini complessivi agendo in varie direzioni. Bisogna allargare l’utilizzo dei contratti di solidarietà per i lavoratori – ha continuato Vendrame - sia in termini difensivi, per mantenere l’occupazione, che espansivi, per creare nuova occupazione. Solo così riusciremo a risalire la china rispetto all’emergere diffuso della mancanza di lavoro. Infatti, promuovendo i contratti di solidarietà espansivi si dà modo alle realtà aziendali sane di assumere lavoratori disoccupati e stabilizzare lavoratori precari, quindi si riesce anche a generare buona occupazione. Questi – ha concluso Vendrame – sono i termini dentro i quali si può parlare di sgravio del costo del lavoro e le ragioni per le quali si deve lottare per cambiare la norma della Legge di Stabilità che porta dall’80 al 70% la copertura INPS delle ore non lavorate tramite contratti di solidarietà.
Ufficio stampa
TREVISO, CONFCOMMERCIO & SINDACATI UNITI: ECCO IL NOSTRO WELFARE
Per il 2014 stanziato 1 milione e 300 mila euro per sostenere i lavoratori e le imprese del terziario.
Si apre il capitolo delle “politiche attive” con incentivi concreti occupazionali
Sostenere il reddito dei lavoratori nel momento di massima crisi significa sostenere le famiglie, rilanciare i consumi e contribuire
allo sviluppo dell’intera società e dell’economia.
Molte le novità “tutelanti” previste, che superano ed integrano i precedenti accordi di sostegno al reddito. Vengono estesi e potenziati i sostegni economici già previsti negli anni scorsi (sia per efficacia che per durata), sostenendo ulteriormente, con una quota aggiuntiva (del 20%), i lavoratori già beneficiari di integrazione Aspi (licenziati per giustificato motivo oggettivo), i lavoratori “sospesi” (anche apprendisti, ovvero quelli a casa per crisi o mancanza di lavoro) e quelli in contratto di solidarietà (ovvero quelli con orario di lavoro ridotto anche di aziende con meno di 50 dipendenti).
Fortemente innovativo il capitolo sugli incentivi per le assunzioni, che “apre concretamente alle politiche attive”. Ovvero, non solo contribuzione economica, ma incentivo vero e proprio per le imprese che decidono di assumere un lavoratore disoccupato, sospeso o in cassa integrazione, anche se non a tempo indeterminato. “Si tratta”- spiegano i firmatari- “di una sorta di “dote” che il lavoratore porta con sé, trasformando così il rapporto lavoratore/azienda e contribuendo a cambiare l’ottica dell’aiuto fine a se stesso in un meccanismo nuovo e premiante.” Sui contratti a tempo indeterminato la “dote incentivante” può essere anche cospicua, circa 600 euro al mese per persona assunta (comprensivi di contributi pubblici), “ossigeno puro” per le imprese in affanno.
Ufficio stampa
Cause del lavoro, CGIL: “Grave danno ai lavoratori ai quali non viene riconosciuta la certezza del diritto in tempi accettabili.
L’inefficienza della giustizia si scarica anche sugli Uffici Vertenze”.
Tribunale, Vendrame: “Il Ministero intervenga subito”.
Il segretario generale: "Situazione al collasso che potrebbe portare un allungamento dei tempi della
giustizia fino a sei anni. Necessario ristabilire un organico efficiente”.
“Rispetto alla crescita esponenziale delle cause del lavoro, anche a causa delle criticità e dei fenomeni legati al mercato occupazionale emersi in questi anni di crisi – spiega il segretario generale della CGIL di Treviso - la Sezione Lavoro del Tribunale di Treviso si trova con un organico ridotto all’osso. Infatti, se già l’assenza di uno dei tre giudici a ruolo nel 2011, e mai sostituto, ha creato enormi problemi e ritardi, tant’è che le cause in capo a questo giudice non sono ancora state riassegnate, e dopo oltre due anni restano ancora ferme, la mole di lavoro per i due giudici rimasti è notevolmente aumentata, facendo trascorrere ad oggi un tempo anche di quattro anni prima che le parti abbiano la possibilità di comparire in udienza la prima volta. Inoltre, dal primo febbraio di quest’anno uno dei due giudici rimasti lascerà il ruolo a Treviso”.
“Tale carenza di organico e l’allungarsi fuori controllo dei tempi delle cause, che potrebbero arrivare fino a sei anni, crea una totale e inaccettabile mancanza della certezza del diritto in materia di lavoro – ha precisato Giacomo Vendrame – una situazione al collasso causa di gravissimi disagi per i lavoratori e per le aziende della Marca. Il non riconoscere il diritto in un momento difficile e di emergenza economica e sociale, quale quello che stiamo vivendo, rappresenta, infatti, un danno incalcolabile a spese di chi sta già soffrendo”.“Tale situazione – hanno aggiunto Vendrame – si sfoga, inoltre, sui nostri Uffici Vertenze, costretti a ricoprire sempre più il ruolo di parafulmine delle inefficienze e delle lungaggini della giustizia, non solo relativamente al quantitativo di lavoro, in particolare legato agli innumerevoli fallimenti, recupero crediti e altre tipologie di contenzioso. E anche l’idea di spostare l’organico dal fronte civile, a causa dell’intasamento della Sezione Penale, non è assolutamente la strada giusta”.
“Per questo – conclude Vendrame – chiediamo un intervento urgente da parte del ministero che ripristini un organico efficiente, sia per quanto riguarda gli organi di giustizia che gli operatori del Tribunale”.Ufficio stampa
Scende la scure sui fondi contrattuali, il ministero delle Finanze chiede la restituzione delle retribuzioni degli ultimi dieci anni.
Stipendi pubblici a rischio, Bernini: “Lavoratori-bancomat sempre più poveri”.
Controlli degli ispettori del ministero delle Finanze negli enti del Veneto.
Il segretario generale FP CGIL di Treviso: “Stanno chiedendo ai dipendenti somme già percepite e non più esigibili”.
“Non bastasse l’iniqua norma sul patto di stabilità interno che strangola gli enti locali e che concretamente ricade sui servizi ai cittadini, sull’occupazione e sulle buste paga dei lavoratori – ha sottolineato il segretario generale della FP CGIL di Treviso – ora anche soggetti che non hanno ruolo contrattuale dicano la loro su questioni che non sono di loro competenza e pretendono che i lavoratori pubblici restituiscano somme andando a ritroso di 10 anni. E la parte datoriale pubblica (ARAN) tace”.
“Lavoratori che molto hanno già subito in termini di blocco degli stipendi e di qualità del lavoro e che con il proprio reddito garantisce il sostegno alla famiglia, ha continuato Ivan Bernini. All’attenzione degli ispettori settori pubblici quali gli enti locali, le camere di Commercio e le case di riposo. I fondi contrattuali, nella loro costituzione, sono sempre stati materia che le parti datoriali pubbliche hanno considerato non negoziabile. Inoltre, – ha spiegato Bernini - con la riforma Brunetta si sono operati interventi che hanno reso la materia ancor più assoggettata alla facoltà datoriale. Per quanto ci riguarda quello che sta accadendo è inammissibile e rende ancora più evidente l’accanimento verso i lavoratori del pubblico impiego, trattati come bancomat”.“Se le Corti e le ragionerie andranno avanti in questa direzione, nel silenzio assordante della parte datoriale pubblica, si sappia che non solo ci opporremmo a qualsiasi intervento, soprattutto fatto a posteriori, sulle tasche dei lavoratori, ma che avanzeremo immediatamente le dimissioni di tutti coloro che non hanno controllato finora, a partire proprio dagli alti dirigenti di Corti, organismi di controllo e soggetti politici che hanno guidato quegli enti negli ultimi 10 anni”.
Ufficio stampa
CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 | Risali la pagina |