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Comunicati Stampa

SETTEMBRE 2014

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA SPI  02_09_2014

Paolino Barbiero

La fotografia scattata dal Sindacato Pensionati della Cgil prende in esame le aliquote comunali e le esenzioni.
Addizionale Irpef, Barbiero: “Si vada verso l’omogeneità”.

Paolino Barbiero: “Scelte diversificate che aumentano la disuguaglianza sociale all’interno del territorio.
Anche sul piano della fiscalità locale vogliamo lavorare insieme ai Sindaci perché si vada verso l’identificazione di un equilibrio tra spesa e gettito che allinei le aliquote”.

Da uno studio condotto dal Dipartimento Contrattazione Sociale dello SPI CGIL di Treviso emerge la disomogeneità e diversificazione delle scelte adottate dalla Amministrazioni della Marca relativamente all’applicazione dell’addizionale Irpef comunale.

LO STUDIO - Per il 2014, le rilevazione, aggiornata al 30 giugno scorso, fotografa una situazione composita, che vede tra i 29 dei 95 Comuni trevigiani che hanno già deliberato 11 adottare un’aliquota differenziata con caratteristiche di progressività, di questi 4 fanno riferimento ad esenzioni determinate da ragioni di carattere reddituale o sociale. Le altre 18 Amministrazioni comunali hanno, invece, optato per l’aliquota unica: cinque di questi applicheranno per l’anno in corso lo 0,8% (Mareno di Piave, Orsago, Pederobba, Sarmede, Segusino), tre lo 0,7% (Follina, Gorgo al Monticano, Motta di Livenza), due lo 0,6% (Cimadolmo e Villorba), tre lo 0,5% (Mansue’, Moriago della Battaglia, Paderno del Grappa), due lo 0,4% (Altivole e Farra di Soligo) e due lo 0,45% (Trevignano e Volpago del Montello), solo Vidor lo 0,2%, senza esenzioni. Sono la maggior parte, ben 21, quei Comuni che non applicano nessun tipo di esenzione.
Per i 66 Comuni che devono ancora decidere l’aliquota per il 2014 lo studio ha preso in considerazione le aliquote applicate lo scorso anno. Da questa rilevazione emerge che 14 Comuni hanno adottato aliquote differenziate (solo 5 con detrazioni), 15 l’aliquota unica dello 0,8%, uno l’aliquota dello 0,75%, 4 dello 0,7%, 8 dello 0,6% , 12 lo 0,5%, 5 lo 0,4%, 3 lo 0,3%, uno lo 0,25%, 2 lo 0,2% e solo Fregona non ha applicato l’addizionale comunale Irpef. Quasi due terzi, 43 Comuni, non hanno adottato per il 2013 nessuna tipologia di detrazioni o esenzioni.

L’elaborato dal Dipartimento Contrattazione Sociale – spiega Paolino Barbiero, segretario generale SPI CGIL di Treviso – ci consegna un quadro complesso e differenziato rispetto alle scelte in materia di fiscalità locale condotte dai nostri amministratori.
Si evidenzia una disparità di carico contributivo per i cittadini trevigiani e la mancanza di una politica comune anche in materia di sostegno al reddito.
Anche alla luce di questi dati stiamo, in seno alla contrattazione sociale condotta dalle Organizzazioni Sindacali e dai Sindacati dei Pensionati sul territorio provinciale, dialogando con Sindaci e amministratori perché si vada verso l’uniformità dell’imposizione e che questo si traduca per le tasche dei trevigiani in una maggiore equità e semplificazione burocratica.
È impossibile continuare a percorrere scelte di carattere tributario che non trovino una condivisione più generale rispetto alla governance del territorio – ha continuato Barbiero - come i piccoli comuni uniscono e aggregano le funzioni per eliminare gli sprechi e sviluppare economie di scala, e così facendo dovrebbero riuscire a contenere l’imposizione fiscale a carico dei cittadini, bisognerà allo stesso modo identificare un bacino comune anche per quanto concerne la fiscalità locale, arrivando ad un equilibrio tra spesa e gettito”.

COMUNICATO STAMPA FP  03_09_2014

Ivan Bernini

Duro attacco della CGIL di Treviso al presidente del Veneto Zaia: “Non affronta le questioni della Sanità”.
Steward ospedalieri, Bernini: “Operazione spot, i problemi sono a monte”
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Ivan Bernini: “I cittadini non hanno alternativa che affollare gli ospedali e pagare i ticket perché senza l’attuazione del PSSR manca un’efficace risposta al bisogno sanitario sul territorio”.

Quella degli steward ospedalieri è l’ennesima operazione di immagine, invece di affrontare il problema dalla testa si parte dalla coda.
Così la Regione governa la Sanità in Veneto e fa cassa a spese dei cittadini”. Durissimo l’attacco di Ivan Bernini, segretario della Funzione Pubblica e segretario confederale della CGIL di Treviso, che all’indomani dell’inserimento degli steward nei Pronto Soccorso degli ospedali veneti critica l’operare a spot mediatici del presidente Zaia e mette in evidenza il vero problema che sta a monte dell’intasamento: “La mancata realizzazione del Piano Socio Sanitario Regionale costituisce un gap. La scarsa risposta sanitaria sul territorio, in termini di prontezza del servizio, si scarica inoltre sulle tasche dei cittadini costretti a pagare i ticket”.

All’indomani dell’entusiasmo registrato dall’inserimento degli steward nei Pronto Soccorso del Veneto sul quale il Presidente Zaia si è così tanto speso, non possiamo fare a meno di mettere in evidenza alcune realtà che pare i nostri amministratori non vogliano affrontare – ha spiegato il segretario CGIL di Treviso – questioni ciclicamente coperte da proclami e da interventi a spot: ieri le prestazioni diagnostiche h24 e il varo della programmazione socio-sanitaria, che sempre più appare come irrealizzabile, oggi l’inserimento degli steward che – ricorda Ivan Bernini - dovrebbero costituire un’attività istituzionale normalmente svolta dal personale dipendente, se gli organici lo consentissero”.

Vale la pena di ragionare su due numericontinua Benini - 90mila accessi l’anno in Pronto Soccorso nella sola provincia di Treviso (pari a 246 accessi medi al giorno, 10,25 l’ora) di cui, praticamente la metà, il 46% codici bianchi e il 37% verdi che nell’insieme rappresentano quelle situazioni per le quali il cittadino non ha bisogno dell’intervento in pronto soccorso e può rivolgersi al proprio medico, e per i quali dal 2011 la regione Veneto ha introdotto i ticket pari a 25 euro fissi più ulteriori 45 euro massimi per ogni prestazione. Chi entra in pronto soccorso ne esce, indirizzato al medico di base, con un esborso medio di 45,50 euro”.

Nel frattempo che il PSSR venga adottato, che venga realizzata un’efficiente rete di servizi territoriali h24, con o senza gli steward, i pronto Soccorso scoppiano e questo perché non c’è per il cittadino un’alternativa alle carenze funzionali della medicina territoriale: gli ambulatori dei medici di base sono affollati e le guardie mediche rinviano alle strutture ospedaliere. Da qui bisogna allora partire – conclude Bernini – basta operazioni a spot, si affrontino in profondità i nodi critici del sistema sanitario al fine di offrire il miglior servizio e contenere i costi per i cittadini che già attraverso l’imposizione fiscale contribuiscono alla Sanità regionale”.

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA SPI  08_09_2014

SPI Treviso

L’analisi del Centro Studi della CGIL di Treviso sulle poste di bilancio 2007-12 relative alle spese in conto capitale dei 95 Comuni della Marca e della Provincia.
Opere pubbliche, in 5 anni più che dimezzati gli investimenti
.
Paolino Barbiero: “La Marca si sta impoverendo anche a causa dell’assenza di investimenti in opere pubbliche che mettano in sicurezza e qualifichino il territorio. Solo grazie a un nuovo assetto della governance locale gli amministratori intercetteranno le risorse sufficienti e potranno liberarsi dai vincoli del Patto di Stabilità, identificando inoltre dei bacini ideali di gestione del territorio stesso”.

Meno 182milioni di euro di spese in conto capitale: a tanto ammonta il mancato investimento da parte della Provincia di Treviso e dei 95 Comuni della Marca in termini di opere pubbliche tra il 2007 e il 2012 e la situazione continua a peggiorare. Questo è il grave quadro che emerge dall’indagine sui bilanci degli enti condotta dal Centro Studi della CGIL di Treviso per il Dipartimento Contrattazione Sociale dello SPI.

L’OGGETTO DELLO STUDIO - Nel periodo 2007–2012 il territorio della provincia di Treviso ha subito un taglio di 181.936.531 euro, pari al 58,5% di 311.027.892 euro, alle spese in conto capitale, ovvero quelle partite che fanno riferimento all’acquisto di terreni e fabbricati destinati a strutture di uso pubblico (strade, scuole, impianti sportivi, parcheggi ecc.), alla messa a norma e in sicurezza di impianti e strutture, alla sostituzione di caldaie per riscaldamento, all’acquisto di arredi ed attrezzature per uffici e di materiali e al noleggio di attrezzature per realizzazioni in economia. Ma anche agli incarichi professionali relativi a opere pubbliche come gli studi di impatto ambientale, progettazione, direzione e collaudo lavori e i contributi per qualificazione di aree protette, miglioramento strutture agrarie, interventi di forestazione e di risanamento ambientale.

L’ANALISI - Rispetto all’anno preso quale termine di confronto, il 2007, complessivamente il taglio alle spese in conto capitale di Comuni e Provincia è stato di euro 41.348.309 (-13,29%) nel 2008; nel 2009 di euro 24.207.147 (-8,98%); nel 2010 di euro 12.829.519 (-5,23%); nel 2011 di euro 89.716.919 (-38,56%) e nel 2012 di euro 13.834.637 (-9,68%). Nello specifico i Comuni della Marca hanno perso nel periodo considerato 165.313.651 euro (-62,79%) e la Provincia 16.622.880 euro (-34,83%). Tra i 95 Comuni ben 17 superano l’80% di mancati investimenti, 7 oltre il 90%. Al vertice della classifica col segno meno Pievo di Soligo col 97,03% e San Zenone degli Ezzelini col 97%. Sul versante positivo, rileva l’analisi, sono solo 14 Comuni, dei quali Crocetta del Montello e Sarmede, rispettivamente col 93,42% e 91,25%, Gorgo al Monticano col 119,42% e Portobuffolè, mosca bianca, che svetta col più 510% ma con una base di partenza, pari a 322.620 euro, nettamente inferiore alla media di investimenti del 2007, ovvero 2.771.557 euro per Comune. Media che nel 2012 si è abbassata a 1.031.413 euro. I dati dei bilanci consuntivi di Comuni e Provincia relativi all’anno 2013 non sono ancora disponibili, ma è difficilmente prevedibile un rallentamento o una inversione di tendenza, anzi secondo il Sindacato si può presumere che la situazione sarà ulteriormente peggiorata.

IL COMMENTO - “Il recente dramma di Refrontolo ha suscitato angoscianti interrogativi sulle cause e sulle eventuali responsabilità per fatti del genere, domande cui una commissione di esperti nominata dal tribunale di Treviso cercherà di dare una risposta nei prossimi mesi. Una prima indicazione – spiega Paolino Barbiero, segretario generale SPI CGIL di Treviso - può essere data proprio dall’impoverimento del territorio in termini di investimenti in opere pubbliche dovuto alla riduzione di risorse da parte degli Enti locali, costretti, com’è noto, a pesanti risparmi imposti dal Patto di Stabilità”.
È necessario allora – continua il segretario generale dello SPI CGIL - che gli amministratori prendano coscienza di questa drammatica situazione e costituiscano, anche grazie alle fusioni dei Comuni, che intercetterebbero ingenti risorse irraggiungibili in altre modalità e permetterebbero loro di sforare le maglie del Patto di Stabilità, dei bacini ideali di governance al fine di invertire la tendenza verso l’azzeramento degli investimenti, migliorare la pianificazione e la salvaguardia del territorio e ritornare ad essere propulsori dell’economia locale, recuperando l’occupazione e l’attività produttiva venuta meno”.

Un territorio, il nostro, - aggiunge Barbiero - stravolto negli ultimi anni da coltivazioni agricole intensive e devastato da una cementificazione selvaggia, dove la possibilità di casi del tipo Molinetto della Croda e di alluvioni come quelle che si sono abbattute in Veneto e nella nostra provincia negli ultimi anni cresce sempre più, e in particolar modo proprio anche per l’assenza di interventi in termini di salvaguarda idrogeologica. Altresì – conclude Barbiero - anche la situazione degli impianti e degli edifici pubblici (scuole, ospedali, impianti sportivi, ecc.) sta diventando, sempre a causa di mancate risorse e mancati investimenti, meno rispondente alle norme di sicurezza igienico-ambientale e antisismiche, costituendo così un altro grave fattore di rischio”.

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA SPI  11_09_2014

Costo Tasi

L’analisi del Centro Studi del Dipartimento Contrattazione Sociale SPI CGIL Treviso sui 92 Comuni che hanno deliberato la Tasi 2014: rispetto alla vecchia IMU 2012 saranno i titolari delle rendite catastali più basse a pagare di più.
Tasi, Paolino Barbiero: “Trevigiani tartassati e maltrattati”.
Il Segretario generale
: “La Tasi, non ancorando le detrazioni al reddito, è la tassa dell’ingiustizia sociale. Le Amministrazioni facciano scelte lineari per il 2015. Sul fronte della fiscalità locale si crei sul territorio un sistema il più omogeneo possibile che rispetti i principi di equità”.

L’aliquota media applicata sulla casa di abitazione dai 92 Comuni della Marca che hanno deliberato relativamente alla Tasi è l’1,8‰.
Questo è il dato che emerge dall’analisi di tutte le delibere consiliari portata avanti in questi mesi dal Dipartimento Contrattazione Sociale dello SPI CGIL di Treviso e conclusa col termine che la norma ha disposto per i Comuni. La rilevazione sull’imposizione fiscale locale conta 92 dei 95 Comuni della provincia di Treviso, quelli che fino a ieri hanno deliberato. Di questi solo due amministrazioni comunali, quella di Mansuè e di Motta di Livenza, hanno optato per la non applicazione della Tasi prima casa, 21 hanno deciso di applicare l’1‰, solo quella di Fonte l’1,1‰, quella di Cappella Maggiore e Refrontolo per l’1,4‰, 19 l’1,5‰, il capoluogo e Silea per l’1,6‰, 5 amministrazioni per l’1,8‰, Conegliano per l’1,9‰, 10 il 2‰, Ponzano e Trevignano per il 2,2‰, ben 22 il 2,5‰. Oltre il due e mezzo Castelfranco con il 2,8‰, Vedelago con il 2,85‰ e Carbonera, Montebelluna e Susegana al 3,3‰. Caerano di San Marco, Vittorio Veneto e Zenson di Piave non hanno deliberato e non hanno pubblicato la delibera delle aliquote nel sito del ministero, per cui, secondo la norma, dovranno applicare la tassa in unica soluzione a dicembre con aliquota base dell’1‰.

Alle diverse aliquote Tasi corrispondono innumerevoli e svariate forme di detrazioni per ciascun Comune. Solo l’Amministrazione di Castelfranco Veneto ha configurato detrazioni in base al reddito stabilendo come soglia i 15mila euro anni lordi.
Sulla base dei dati raccolti dal Dipartimento il Centro Studi della CGIL di Treviso ha elaborato, a partire da diverse rendite catastali, delle simulazioni che raffrontano la Tasi all’IMU 2012, ovvero l’ultimo anno di applicazione sulla prima casa. Tali simulazioni rilevano che complessivamente i trevigiani andranno a pagare meno la Tasi rispetto all’IMU ma che paradossalmente saranno i contribuenti con una rendita catastale più bassa a pagare importi superiori, anche 133 euro in più, per una rendita pari a 400 euro, come nel caso di Castello di Godego.
Se sopra alla fascia di rendita catastale di 800 euro sono solo 4 i Comuni (Carbonera, Castelfranco, Castello di Godego e Cordignano) per i quali i titolari di prima casa pagheranno importi superiori all’IMU, e comunque inferiori ai 40 euro, per la fascia di rendita catastale di 700 euro sono 10 i Comuni dove si pagherà di più, sulla fascia di 600 euro di rendita sono 14, sulla fascia di rendita di 500 sono 28 e su quella più bassa di rendita di 400 euro sono ben 55.

La Tasi per i trevigiani, tartassati e maltrattati, è diventata la tassa dell’ingiustizia sociale e costituisce l’ennesima forma di fiscalità impazzitaha tuonato Paolino Barbiero, segretario generale SPI CGIL di Treviso -. Il non aver preso in considerazione il reddito del nucleo familiare, sia da lavoro che da patrimonio, per la definizione delle detrazioni da parte delle Amministrazioni trevigiane è una grave mancanza di equità che pesa drammaticamente sulla fascia più debole della società, ovvero chi ha immobili di poco valore e che oggi si vedono costretti a pagare addirittura più di quanto corrispondevano per l’IMU nel 2012. E non si capisce il motivo visto che la Tasi è un’imposta che il contribuente versa per i servizi indivisibili.
Forse che i più poveri hanno un maggior ritorno in termine di servizi?, chiede provocatoriamente Paolino Barbiero.
È necessario rivedere le aliquote per il 2015, abbattendo questa giungla fiscale e, nell’ottica di quella che dovrebbe essere una tassa federalista, andare verso l’omogeneità territoriale dell’imposizione fiscale e verso l’equità sociale e contributiva”.

Ufficio Stampa

COMUNICATO STAMPA SPI  16_09_2014

Risorgiva

Il Consorzio di Bonifica Acque Risorgive invia per errore due volte la richiesta di pagamento dei contributi e concessioni 2014.
Doppi pagamenti al Consorzio, SPI CGIL: “Subito i rimborsi”.
Paolino Barbiero: “Per non causare ulteriori disagi si proceda tempestivamente a rimborsare, d’ufficio e senza richieste da parte degli utenti, quanto non dovuto a coloro che hanno effettuato il doppio versamento”.

“Si rimedi all’errore con un rimborso d’ufficio senza che l’utente debba incontrare ulteriori disagi, oltre a quelli già subiti”.
Così Paolino Barbiero, segretario generale SPI CGIL di Treviso, chiede al Consorzio di Bonifica Acque Risorgive di intervenire tempestivamente rispetto all’errore per il quale gli utenti hanno visto recapitare una doppia richiesta di pagamento dei contributi e concessioni per il 2014 e che, nell’incertezza, diversi di loro hanno proceduto al doppio pagamento [ Link ]

In questi giorni il Consorzio di bonifica Acque Risorgive, che in provincia di Treviso conta i comuni di Casale sul Sile, Casier, Castelfranco Veneto, Istrana, Mogliano, Morgano, Preganziol, Resana, Treviso, Vedelago e Zero Branco, sta recapitando ai propri consorziati l’avviso di pagamento per il contributo di gestione dell’anno 2014. Come lo stesso Consorzio da notizia, autonomamente, l’Istituto bancario, al quale il Consorzio si è appoggiato per il servizio di incasso tramite procedura MAV elettronica postale, ha contemporaneamente inviato un ulteriore bollettino per le stesse finalità. Ai contribuenti sta quindi arrivando una doppia richiesta causando incertezza e smarrimento relativamente a quale dover considerare. Diversi utenti, inoltre - sottolinea il segretario generale dello SPI di Treviso – hanno proceduto pagando due volte il dovuto”.

L’errore, ammesso dallo stesso Consorzio – continua Paolino Barbiero – ha creato un disagio tra gli utenti ai quali oggi viene indicato di procedere solo con il pagamento della richiesta inviata dal Consorzio stesso e che contiene la descrizione dei motivi del contributo. Per contenere i disagi – conclude Barbiero – ci auguriamo che quanto prima si incrocino i dati con l’Istituto bancario per determinare il quadro complessivo dei versamenti e, come è stato dichiarato, oltre a ritenere valide entrambe le forme di pagamento effettuate, anche quelli attraverso la banca, si attivino in modo tempestivo e d’ufficio, senza aspettare richieste da parte degli utenti, le procedure di restituzione nel caso sia stato versato due volte il tributo, senza che questo costituisca un danno per il Consorzio e dunque per il contribuente”.

Ufficio Stampa

AGGIORNAMENTO FLC  24_09_2014

flc

Viene pubblicato il nuovo calendario delle consulenze FLC per l'anno 2014/2015.

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COMUNICATO STAMPA SUNIA SPI  26_09_2014

Spi - Sunia

Sunia e Spi CGIL chiedono un preciso indirizzo e un sostegno da parte della Regione Veneto per affrontare l’emergenza abitativa sui territori.
Gava-Barbiero: “Esenzione dalla Tasi per inquilini e Ater”.
La segretaria provinciale SUNIA: “L’alienazione degli immobili aggrava il problema. Si mettano in campo politiche di valorizzazione degli alloggi che coinvolgano direttamente gli affittuari attraverso una scontistica del canone. Solo così si offre una risposta al crescente bisogno abitativo e si agisce positivamente sulla coesione sociale”.

Sunia e Spi Cgil hanno sottolineato fortemente la necessità che, aggirati i tecnicismi e le svariate e discordanti indicazioni a livello regionale, venga riconosciuta la vitale importanza degli alloggi di edilizia popolare. Una necessità questa che, soprattutto in questo drammatico momento, è l’unica e reale soluzione all’emergenza abitativa, sempre più crescente anche nel territorio della Marca.
L’alienazione non è la risposta al problema – sottolineano i segretari provinciali degli inquilini e dei pensionati della CGIL di Treviso – serve un’indirizzo preciso e un sostegno da parte della Regione, nonché la possibilità di consegnare gli alloggi da manutentare, provuomendo la valorizzazione del patrimonio attraverso interventi diretti da parte degli affittuari ai quali verrebbe scontato il canone d’affitto per i lavori portati a termine”. Questi sono i contributi avanzati da Sunia e SPI CGIL relativamente agli assetti istituzionali, fiscali e di governance del sistema di gestione dell’edilizia residenziale pubblica. Ciò anche alla luce degli elementi emersi nel corso del seminario organizzato da Federcasa Area NordEst sul tema alla presenza degli enti gestori del territorio nazionale e tenutosi nella giornata di mercoledì scorso all’Hotel Maggior Consiglio di via Terraglio.

“È indispensabile – hanno spiegato i segretari, Alessandra Gava e Paolino Barbiero - che gli alloggi popolari, ovvero quelli mirati a soddisfare un interesse generale contribuendo alla riduzione del disagio abitativo e agendo fattivamente per la coesione sociale, vengano sgravati da tassazioni vessatorie che tolgono agli enti gestori l’ossigeno sufficiente alla sopravvivenza degli stessi. In quest’ottica – precisano dal Sindacato - nei mesi scorsi le due sigle sindacali si sono mosse chiedendo al Comune di Treviso di riconoscere l’esenzione dalla Tasi non solo agli assegnatari ma all’Ater stesso. Il Sunia e lo Spi sollecitano, inoltre, una maggior attenzione non solo da parte delle Amministrazioni locali ma in particolare della regione Veneto”.
“L’assenza dell’assessore regionale ai lavori pubblici e all’edilizia abitativa della regione Veneto, Giorgetti, relativamente a tale questione – sottolineano Gava e Barbiero - costituisce non solo l’assenza stessa della politica nella gestione dell’emergenza abitativa ma segna un grave vuoto di indirizzo e supporto nei riguardi delle Ater”.

“Inoltre – continuano Gava e Barbiero - almeno l’1% del bilancio regionale dovrebbe essere utilizzato per il mantenimento e la costruzione degli alloggi pubblici. La dismissione del patrimonio edilizio pubblico e l’aumento dei canoni di locazione non possono e non devono essere considerati quali soluzioni adottabili per riportare in pari gli Enti con bilanci in rosso. Il piano di vendita straordinaria, contenuto nel decreto Lupi, è destinato, infatti, a non portare alcun reale vantaggio fiscale agli Enti e disegna un incerto futuro per gli assegnatari non in grado di acquistare gli alloggi. Un fatto – concludono i sindacalisti CGIL - che andrà ad accentuare le difficili condizioni delle famiglie meno abbienti e, al contempo, un aggravio delle spese a carico della comunità, dettato da un aumento della spesa sociale, nonché l’inasprirsi della già preoccupante tensione”.

“Per queste ragioni – finisce la Gava - è indispensabile che anche a Treviso si giunga presto ad un accordo con gli enti gestori affinché si possano assegnare anche le case da manutentare, permettendo agli inquilini di intraprendere le opere necessarie al riassetto degli alloggi consegnati e vedendosi risarcire le spese sostenute con uno sconto sull’affitto. Un processo che andrebbe così a valorizzare un patrimonio immobiliare altrimenti destinato ad un lento e progressivo declino”.

Ufficio Stampa

LETTERA AL DIRETTORE  29_09_2014

Paolino Barbiero

ALLE TUTELE CRESCENTI SI CONTRAPPONGANO I PRIVILEGI CALANTI.
Nella nuova versione del welfare prospettata dal governo sarà l'anzianità di servizio a determinare il livello di godimento dei diritti da parte dei lavoratori, dunque, nella generalità dei casi, l'età dello stesso lavoratore.
In questo schema proposto in materia di rapporti di lavoro si legge di fatto un limite alla libertà e all’uguaglianza, e un rovesciamento dei principi costituzionali a garanzia della pari dignità sociale dei cittadini di una Repubblica che, non dimentichiamoci, è fondata sul lavoro e che ha il compito di rimuovere gli ostacoli proprio di ordine economico e sociale.

Più sei giovane meno tutele e diritti avrai. Questo capovolgimento di scenario implicherebbe non solo l’inserimento di una sorta di discriminazione all’interno del nostro ordinamento ma, in un mondo del lavoro già dominato dalle forme di precariato, l’impossibilità per i nuovi lavoratori di raggiungere la soglia di "anzianità di servizio" prevista dalla legge per l'accesso al godimento di alcuni diritti; senza parlare della parte contributiva e dunque dell’altra soglia, quella dell’età pensionistica, che diventerebbe così un miraggio. In poche parole, chi è giovane e precario oggi sarà un vecchio povero domani.

Per eliminare le discrepanze esistenti tra lavoratori "tradizionali" e lavoratori "atipici", certamente non si dovrebbe iniziare a occuparsi, al ribasso, dei diritti dei primi. Piuttosto bisognerebbe mettere mano alla giungla di contratti che negli anni ha generato il mare di precariato in cui sono immersi i secondi. Si ci dovrebbe porre, in sostanza, il problema di estendere le tutele a chi oggi non ce l'ha, non a livellarle verso il basso, istituzionalizzando nuove forme di discriminazione su base generazionale.
Il problema delle risorse mancanti per far fronte a tutele collettive e individuali.. Presto risolto, al contratto a tutele crescenti, io proporrei, oltre a una ferrea lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, una manovra a “privilegi calanti”. Ecco, pari dignità e rimozione degli ostacoli, esattamente il contrario di ciò che il governo sta prospettando

. Si metta le mani alle caste, alle sacche di inefficienza radicate in decenni di sistemi clientelari. Dai tetti agli stipendi dei manager alle pensioni d’oro, dai vitalizi ai benefit concessi ai politici, che predica tagli e sacrifici e continua immoralmente a garantirsi corsie preferenziali, salvaguarda i propri interessi particolari e di classe. Si parta da qui e subito a riformare il Paese, dai consigli regionali al parlamento, dai cda delle società pubbliche e municipalizzate, dalle sovrastrutture create per distribuire poltrone all’eccessiva frammentazione degli enti locali, perché di poltrone non se ne vogliono togliere.
Se non si affronteranno questi nodi, queste reali forme di disuguaglianza sociale, se si persevera nel tutelare chi di ulteriori tutele non ha bisogno, anzi ne ha fin troppe, pesando ancora una volta sui più deboli, ci ritroveremo domani di fronte ad una società povera e a un sistema discriminante e discriminatorio, per certi versi oligarchico, dove si intrecciano poteri economici e politici, ancor più difficile da sradicare.

Paolino Barbiero, Segretario generale SPI CGIL di Treviso

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina