Archivio fotografico della Camera del Lavoro di Treviso a cura dello SPI Cgil Treviso.
NOTA STAMPA 10_03_2015La CGIL porta a Treviso lo spettacolo di teatro sociale sull’Ilva di Taranto. Dallo scorso settembre la compagnia CREST-Teatri Abitati di Taranto sta con successo portando questo spettacolo di teatro sociale, intenso, mai retorico, nonostante la profondità del disagio e delle ferite raccontate, nonostante i sorrisi tristi per i funerali che si susseguono come appuntamenti fissi e l’amarezza per la rassegnazione che sembra assopire le coscienze. Modera il giornalista Federico Cipolla. S I N O S S IIn uno spogliatoio dell'Acciaieria 1 del grande impianto siderurgico, nel Reparto RH dove la lega di ferro e carbonio transita fusa a 1600 gradi e gli addetti controllano la qualità della miscela prima del passaggio alla colata, si incontrano un “storico” operaio ed un giovane laureato in economia, assunto come tanti, per sostituire il padre morto di tumore.Attorno a questa consuetudine aziendale si gioca, in fondo, l’assurdo di una terra: lo scambio consapevolmente inconsapevole tra benessere e salute, tra sicurezza economica di oggi e qualità del futuro. Il dialogo tra i due - il capo e la matricola, il padre e il figlio, chi la fabbrica la respira da una vita e chi la guarda ancora solo da fuori - trasuda realtà ed è al contempo quasi surreale, come la poltrona che viene svelata sulla scena e che, incarnando l’appagamento del consumismo, si fa simbolo della distanza tra le due generazioni. Fumi e polveri inquinanti hanno messo sotto scacco una città intera, come è possibile, e per quali interessi poi? E come sarebbe stato possibile per chi adesso sogna di scappare da quella città, di portare via i figli da quel disastro, assaggiare un po’ di benessere, senza quella fabbrica del Sud? Lo scambio di battute tra i due operai è un’armonia sottile tra toni ironici e drammatici, tra consapevolezza ed illusione, spezzata da qualche urlo che scuote i sensi profondi dello spettatore. “Ecco come è morto mio padre” racconta il giovane nel finale, prima che esploda la sua rabbia, mentre massaggia il collega più anziano disteso assorto sulla sua poltrona. Lo sa, lo sa bene anche lui. La scenografia è minimale: l’arancione, quello dei caschetti che, per capirsi, vengono indossati solo durante i controlli (o le manifestazioni), è richiamato in ogni piccolo oggetto e nel gioco di luci sullo sfondo, mentre la gestualità ed i cambi di tono degli attori riempiono il palco... proprio come fossimo nella vita reale. |
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