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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
ANPI di Treviso, CGIL con l'Associazione Culturale Liocorno
in collaborazione con il Comune di Asolo e Montebelluna
hanno organizzato per Sabato 1 aprile 2006 ore 21.00 presso il
Teatro Duse di ASOLO un concerto:
PER LA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA
Con Gualtiero Bertelli, Alberto Cantone, Gang, Marmaja, Bubamara, Renato Franchi
INGRESSO GRATUITO
La Segreteria CGIL di Treviso _ 29_3_2006
Gentile direttore,
una certa campagna elettorale procede, a pochissimi giorni dalle elezioni, utilizzando le cortine fumogene più che i ragionamenti e le proposte.
Purtroppo la cortina fumogena ha l'effetto di non far capire nulla; e nella confusione è evidente che qualcuno si senta in condizione di poter dire, senza temere smentite, tutto e il contrario di tutto.
Come per le questioni del fisco, anche sulle quelle relative all'economia si è alzato un polverone che non consente più di orientarsi fra diverse visioni e diverse proposte. E dove le residualità della riforma introdotte con la legge 30 riescono ad essere veicolate come grandi novità strutturali. Spostando l'attenzione dell'opinione pubblica rispetto a quelle che, invece, sono le grandi questioni.
Se il centrodestra vincesse le elezioni non c'è dubbio che i bonus per il taglio della siepe o il lavoro della baby sitter finirebbero per essere utilizzati nel calderone delle statistiche sui tassi di occupabilità, in una logica simile a quella della legge 30, dove cioè provvedimenti immaginati per allagare la base dell'occupazione secondo una visione (quella di Marco Biagi, condivisibile o non condivisibile) di allargamento della base lavorativa vengono invece trasformati dal marketing politico della Cdl come riforma strutturale del mercato del lavoro.
Un conto, infatti, è inquadrare il job sharing, il job on call o anche il contratto a progetto in una visione di sostegno: una offerta di lavoro flessibile che può cioè risultare utile all'azienda ma che dirige due tipologie di consumatore: il lavoratore che non è interessato ad un contratto da subordinato e a tempo pieno e il lavoratore in riqualificazione, che nel lavoro flessibile può trovare una fonte integrativa di reddito supplementare al sostegno pubblico (per chi lo ha) e che gli lascia tempo a sufficienza per poter seguire il percorso di riformazione che dovrebbero accompagnarlo ad una nuova occupazione stabile.Un altro è prendere questa flessibilità e usarla come strumento a disposizione dell'impresa che voglia proseguire a competere verso il basso, inseguendo solo la contrazione del costo del lavoro e destrutturando il vecchio e buono rapporto tradizionale.
Che è poi quello che, ad una certa classe imprenditoriale e alla maggioranza di centro destra, piace tanto della legge 30.
La situazione che dobbiamo affrontare è altra cosa: secondo i dati pubblicati recentemente da VenetoLavoro, la disoccupazione in regione è in crescita e si attesta nel 2005 al 5,3% (arriva quasi all'8% tra le donne); gli occupati con contratti di lavoro subordinato calano del 10% mentre crescono del 10% le precarietà.
Le persone in cerca di lavoro erano, nel quarto trimestre del 2005 114.000, cioè il valore più alto dal 1998, risultato del boom dei licenziamenti sia individuali e collettivi che hanno portato, l'anno scorso, a 78.000 domande di disoccupazione ordinaria, il numero più elevato dal 2001.
Paolino Barbiero, Segretario generale Cgil Provinciale Treviso
Documento conclusivo
Il nostro Paese è in declino dal punto di vista economico, sociale e politico e,come da noi auspicato in tutto il nostro percorso congressuale, le scelte del Governo Berlusconi sono state, seppure con difficoltà, sconfitte anche nelle urne dal voto degli italiani il 9 e 10 aprile 2006.
In cinque anni di governo del centro destra le decisioni legislative assunte e realizzate hanno pesato in termini negativi per il risanamento economico, per lo sviluppo industriale e per il mantenimento di un welfare state pubblico uniforme in tutto il Paese, peggiorando le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone.
Prioritari nel confronto con il Governo di Centro sinistra saranno i temi sulle politiche sociali e del lavoro, indispensabili per superare l'attuale stato di precarietà ed incertezza che colpisce tanti giovani, lavoratori e pensionati.
Altri importanti interventi dovranno essere realizzati nella lotta al lavoro nero, all'evasione fiscale e contributiva, per garantire una più equa politica fiscale e redistributiva, al fine di risarcire i redditi da lavoro e da pensione, particolarmente penalizzati dalle politiche del governo di centro destra che ha preferito premiare le rendite finanziarie, i condoni e i ceti sociali già ricchi.
Le trasformazioni in atto nel Nord Est e a Treviso, che coinvolgono in particolare il manifatturiero, stanno evidenziando i limiti delle scelte politiche, economiche, sociali e culturali di coloro che da anni governano la nostra Provincia.
E' auspicabile che una rinnovata classe dirigente sia finalmente chiamata a governare la nostra Provincia per avviare un nuovo percorso in direzione di un diverso sviluppo per il futuro, con nuove politiche del territorio, delle infrastrutture, del sociale, della formazione, in grado di realizzare investimenti che assicurino uno sviluppo volto alla crescita qualitativa nei vari settori industriali, del terziario e del sociale.
La piattaforma legata ai temi del "Welfare Locale" ed il confronto in atto con i Comuni, deve qualificarsi anche sui temi delle politiche industriali e dei Servizi Multiutility (acqua, gas, rifiuti ecc.).
Inoltre nella fase attuale molti Comuni e in generale tutta la Pubblica Amministrazione, rispetto al patto di stabilità imposto dai governi di centro destra, stanno tagliando servizi essenziali o ne avviano processi di esternalizzazione, con il conseguente allargamento delle precarietà e la riduzione dei diritti dei lavoratori e della qualità dei servizi.
Rispetto alla situazione attuale ed alle prospettive future che si andranno a costituire dopo il risultato elettorale, il gruppo dirigente della CGIL di Treviso deve impegnarsi per promuovere iniziative nel territorio atte a qualificare una più attenta e specifica politica unitaria e culturale di indirizzo sindacale, attraverso un lavoro integrato, progettuale e operativo, tra la Confederazione, le Categorie, il Sistema dei Servizi e CISL e UIL in grado di conseguire dei risultati utili ai bisogni dei giovani, dei lavoratori, dei pensionati e ad una integrazione attiva dei migranti.
Tutta la CGIL deve sentirsi impegnata nelle scelte organizzative che si assumono; scelte capaci di generare un processo di rinnovamento e di reinsediamento> in grado di valorizzare nel territorio le persone che ai vari livelli operano nelle strutture della CGIL, e le loro competenze maturate. Contestualmente vanno prestate cura e attenzione ai percorsi di valorizzazione dei quadri sindacali più giovani, delle donne e dei migranti che devono garantire la continuità del disegno politico strategico sancito dal 15° Congresso e assieme ai valori centenari che hanno contraddistinto la storia della nostra organizzazione.
Gentile direttore,
questa storia della "questione settentrionale" è un colossale dejà vu, probabilmente anticipatore del clima che ci attende, nel Nordest, nel periodo di legislatura in cui il centrosinistra è chiamato a governare.
Nella malcelata "poca soddisfazione" con cui una parte della classe imprenditoriale del Nord ha accolto il risultato dell'urna si intravede il germogliare di quel clima "barricadero" e movimentista di chi, durante il precedente Governo Prodi, minacciava di portare le chiavi delle imprese del NordEst a Palazzo Chigi, con una operazione di opposizione sostanziale preparata con l'abbraccio elettorale di Parma tra la Confidustria di D'Amato e Tognana e Silvio Berlusconi e proseguito con l'attacco ideologico sull'articolo 18 e nel successivo Patto per l'Italia di cui stiamo ancora aspettando i risultati sottoscritti e decantati dal Centro-destra.
Né si può ridurre la questione settentrionale solo all'orientamento elettorale che la parte più industrializzata - e più ricca - del Paese ha mostrato. Un orientamento in marcata controtendenza rispetto al trend che ha portato al successo della compagine guidata da Prodi.
In particolare il voto nordestino non è mai uscito dal contenitore moderato, prima rappresentato dalla Dc; certo nella scelta verso la Cdl ci sono, come ha sottolineato nei giorni scorsi su questo giornale Paolo Camolei, fattori legati alla rappresentanza degli interessi. Ma non andrebbero dimenticati elementi più propriamente culturali, che spingono anche una fetta consistente di lavoro dipendente verso le forze più liberiste, salvo poi rivolgersi al Sindacato Confederale per avere lavoro e reddito sicuri e protezioni sociali certe e di qualità.
Rispetto ad alcune questioni sul tappeto l'imprenditoria chiede un approccio pragmatico. Lo stesso farà il sindacato.
Senza barriere ideologiche, ma guardando alla sostanza. Un esempio viene dalla legge 30, un monumento alla divisione ideologica che se invece fosse affrontato guardando al merito potrebbe venire facilmente risolto: l'abrogazione della legge 30, infatti, significa semplicemente eliminare una norma poco utile e applicata in maniera farraginosa e burocratica.
Infine: è possibile, come sostiene Bortolussi, che l'incomunicabilità derivi solo dall'incapacità del centro sinistra di ascoltare i ceti produttivi del Nord? E' possibile. Ma ribalto la domanda: è immaginabile che l'incomunicabilità dipenda anche da una posizione preconcetta dei ceti produttivi stessi? Ad esempio: dove sta lo scandalo nel dire che l'impresa del nord est è piccola e inefficiente? E' più liberale e liberista chiedere alle aziende di migliorarsi, o piuttosto inventarsi percorsi contorti per difendere realtà decotte e fuori dal mercato, senza futuro e senza possibilità di creare prosperità per se stesse e per il mondo del lavoro?
Il caso Monti è emblematico: si delocalizza per sopravvivere, dice la proprietà. Noi auspichiamo altro: cioè essere più orientati alla qualità dei sistemi produttivi della old e della new economy per conquistare mercati ricchi, rimanendo a produrre conoscenza e valore aggiunto nei nostri territori, come stanno già facendo con coraggio molti capitani dell'industria, dell'artigianato, dell'agricoltura e del commercio.Governare questo paese, le sue diversità e le sue complicazioni non sarà facile. Fino ad oggi lo si è fatto con le promesse pre e post elettorali, evidentemente senza creare effetti positivi tangibili. Per rimettere la creazione della ricchezza - e poi la sua redistribuzione - al centro delle politiche di sviluppo serviranno certamente grandi investimenti e architetture programmatiche complesse.
Da parte del sindacato che, con i lavoratori, in questi anni ha gestito gli effetti sulla tenuta occupazionale mantenendo la coesione sociale, ma anche da parte delle imprese - micro, piccole, medie o grandi che siano - e delle loro associazioni di rappresentanza che dovrebbero indirizzarle verso percorsi di trasformazione per una competizione che non si basi sul peggioramento continuo delle condizioni di vita e di lavoro, ma sul miglioramento costante del saper fare e saper essere impresa globale, che valorizzi il capitale tecnologico, infrastrutturale, produttivo e sociale. Treviso, 19.4.2006 Ufficio Stampa
Gentile direttore,
sarebbe importante, in occasione di questo 1 maggio, chiedere ai nostri giovani,ma anche a tanti lavoratori, se davvero conoscono il significato e le origini della festa.
Questo vuole infatti rappresentare la data simbolica: una festa, la celebrazione delle conquiste di diritti, dignità e prosperità, da parte del mondo del lavoro, dove i protagonisti non sono solo le organizzazioni sindacali, che degli interessi e delle tutele dei lavoratori si fanno portatori e rappresentanti, ma soprattuttoo gli individui.
Dopo una lunga esperienza che ha coinvolto le scuole, quest'anno Treviso non vivrà una celebrazione vera e propria.
Lo abbiamo chiamato "un momento di riflessione"; la realtà è che questo momento di riflessione corrisponde ad una fase molto delicata della rappresentatività del sindacato.
Il momento di riflessione è infatti anche la difficoltà di organizzare una manifestazione partecipata. La difficoltà, diciamolo fuori dai denti, di portare la gente in piazza.
Questo dato di fatto deve necessariamente fare riflettere il sindacato. Il cambiamento profondo del mondo del lavoro impone una nuova capacità di rappresentatività; ma vuole anche dire comprensione della evoluzione, abilità nel dosare innovazione delle ricette e giusta difesa dei diritti conquistati dopo tanti anni di lotta.
Il secondo punto è che probabilmente in questa delicata fase di crisi-trasformazione del sistema economico e quindi dell'occupazione, le difficoltà come i successi, le ansie come le aspirazioni realizzate vengono vissuti tutti in maniera solitaria.
Si potrebbe dire che nella sfera personale ha fatto breccia l'individualismo non necessariamente egoista del chi "fa da se fa per tre". Manca, andrebbe aggiunto, la coscienza di classe o anche solo il piacere e l'entusiasmo di appartenere ad una comunità.
Di questa atomizzazione del cosiddetto corpo sociale del lavoro dipendente, subordinato, parasubordinato, atipico e precario, paghiamo ogni giorno le conseguenze.
Il sindacato, soprattutto in una provincia in ebollizione come quella trevigiana, continuerà a recitare un ruolo di spinta allo sviluppo e al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche.
Ma l'impressione è che senza un recupero della coesione sociale, del senso della comunità, del valore della storia e probabilmente anche del senso delle Istituzioni, finiremo per essere più soli. Nella felicità e nella tristezza, nella festa come nella sfortuna. Ad esempio la sfortuna di aver perso o di non trovare il lavoro.

Giornata di studio - Convegno nazionale
Venerdì 12 maggio 2006 ore 9.00, Treviso - ITT "Mazzotti" - via Tronconi
13.00 pausa pranzo
14.30 Etica pubblicaPer arrivare all'Istituto Tecnico Turistico "Mazzotti", via Tronconi:
- dalla stazione FS autobus n. 9;
- in auto: per chi proviene da Castelfranco, Montebelluna,
Padova prendere viale della Repubblica (strada ovest), al 2° semaforo a sx
per via S.Bona vecchia, poi avanti 150 m circa a sx via Tronconi;
- per chi proviene
dal casello di Treviso nord o da Conegliano direzione centro, viale della
Repubblica (strada ovest), al 5° semaforo a dx per via s. Bona vecchia.
Campionato Provinciale Treviso e Veneto
EDIZIONE DEL CENTENARIO: 14 maggio 2006, Cà Florens Istrana.
Il cicloraduno è aperto a tutti/tutte gli iscritti/e alle varie associazioni e Gruppi Ciclistici. E' valido come prova unica del Campionato Provinciale Treviso e Regionale Veneto UDACE.
| CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 | Risali la pagina |