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Comunicati Stampa

APRILE 2006

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

PER LA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA

Manifesto del concerto ad Asolo

ANPI di Treviso, CGIL con l'Associazione Culturale Liocorno in collaborazione con il Comune di Asolo e Montebelluna
hanno organizzato per Sabato 1 aprile 2006 ore 21.00 presso il Teatro Duse di ASOLO un concerto:
PER LA COSTITUZIONE NATA DALLA RESISTENZA
Con Gualtiero Bertelli, Alberto Cantone, Gang, Marmaja, Bubamara, Renato Franchi

INGRESSO GRATUITO

La Segreteria CGIL di Treviso _ 29_3_2006

PUBBLICATO SU LA TRIBUNA DI TREVISO _05/04/2006

Paolino Barbiero. Fonte: Archispi

Gentile direttore,
una certa campagna elettorale procede, a pochissimi giorni dalle elezioni, utilizzando le cortine fumogene più che i ragionamenti e le proposte.
Purtroppo la cortina fumogena ha l'effetto di non far capire nulla; e nella confusione è evidente che qualcuno si senta in condizione di poter dire, senza temere smentite, tutto e il contrario di tutto.
Come per le questioni del fisco, anche sulle quelle relative all'economia si è alzato un polverone che non consente più di orientarsi fra diverse visioni e diverse proposte. E dove le residualità della riforma introdotte con la legge 30 riescono ad essere veicolate come grandi novità strutturali. Spostando l'attenzione dell'opinione pubblica rispetto a quelle che, invece, sono le grandi questioni.

Ultima arrivata nella lista è l'introduzione del bonus per i lavori occasionalie saltuari, presentata nei giorni scorsi a Treviso, che sarà la provincia di sperimentazione. Al netto di ogni pregiudiziale ideologica è giusto riconoscere che tutto ciò che contribuisce all'emersione di lavoro nero o irregolare fa del bene all'economia e ai lavoratori. D'altra parte i nodi da sciogliere per il Veneto e la stessa provincia di Treviso sono altri e non vano elusi con manovre diversive.

Se il centrodestra vincesse le elezioni non c'è dubbio che i bonus per il taglio della siepe o il lavoro della baby sitter finirebbero per essere utilizzati nel calderone delle statistiche sui tassi di occupabilità, in una logica simile a quella della legge 30, dove cioè provvedimenti immaginati per allagare la base dell'occupazione secondo una visione (quella di Marco Biagi, condivisibile o non condivisibile) di allargamento della base lavorativa vengono invece trasformati dal marketing politico della Cdl come riforma strutturale del mercato del lavoro.

Un conto, infatti, è inquadrare il job sharing, il job on call o anche il contratto a progetto in una visione di sostegno: una offerta di lavoro flessibile che può cioè risultare utile all'azienda ma che dirige due tipologie di consumatore: il lavoratore che non è interessato ad un contratto da subordinato e a tempo pieno e il lavoratore in riqualificazione, che nel lavoro flessibile può trovare una fonte integrativa di reddito supplementare al sostegno pubblico (per chi lo ha) e che gli lascia tempo a sufficienza per poter seguire il percorso di riformazione che dovrebbero accompagnarlo ad una nuova occupazione stabile.

Un altro è prendere questa flessibilità e usarla come strumento a disposizione dell'impresa che voglia proseguire a competere verso il basso, inseguendo solo la contrazione del costo del lavoro e destrutturando il vecchio e buono rapporto tradizionale.
Che è poi quello che, ad una certa classe imprenditoriale e alla maggioranza di centro destra, piace tanto della legge 30.
La situazione che dobbiamo affrontare è altra cosa: secondo i dati pubblicati recentemente da VenetoLavoro, la disoccupazione in regione è in crescita e si attesta nel 2005 al 5,3% (arriva quasi all'8% tra le donne); gli occupati con contratti di lavoro subordinato calano del 10% mentre crescono del 10% le precarietà.
Le persone in cerca di lavoro erano, nel quarto trimestre del 2005 114.000, cioè il valore più alto dal 1998, risultato del boom dei licenziamenti sia individuali e collettivi che hanno portato, l'anno scorso, a 78.000 domande di disoccupazione ordinaria, il numero più elevato dal 2001.

Quanto inciderà il tanto pubblicizzato bonus sui problemi strutturali?
Quasi nulla, anzi, probabilmente proprio niente. Ma intanto, con operazioni di raffinato make up, si attira l'attenzione su altro, si sbandierano dinamismo e modernità.
Soffiata via la cortina fumogena quello che resta è un buon (si fa per dire) slogan elettorale: più siepi per tutti.
E qualcuno è convinto che, per tante famiglie del Veneto, questo basti e avanzi.

Paolino Barbiero, Segretario generale Cgil Provinciale Treviso

COMITATO DIRETTIVO PROVINCIALE _11/04/2006

Direttivo 2005. Fonte: Archispi

Documento conclusivo
Il nostro Paese è in declino dal punto di vista economico, sociale e politico e,come da noi auspicato in tutto il nostro percorso congressuale, le scelte del Governo Berlusconi sono state, seppure con difficoltà, sconfitte anche nelle urne dal voto degli italiani il 9 e 10 aprile 2006. In cinque anni di governo del centro destra le decisioni legislative assunte e realizzate hanno pesato in termini negativi per il risanamento economico, per lo sviluppo industriale e per il mantenimento di un welfare state pubblico uniforme in tutto il Paese, peggiorando le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone.

Per far uscire l'Italia dalla stagnazione economica e disagio sociale in cui è caduta occorrono nuovi e qualificati interventi in grado di portare il Paese a competere su scala globale, consolidando ed esportando i diritti nel lavoro e di cittadinanza, così come è stato proposto dal recente Congresso della CGIL.

Prioritari nel confronto con il Governo di Centro sinistra saranno i temi sulle politiche sociali e del lavoro, indispensabili per superare l'attuale stato di precarietà ed incertezza che colpisce tanti giovani, lavoratori e pensionati.
Altri importanti interventi dovranno essere realizzati nella lotta al lavoro nero, all'evasione fiscale e contributiva, per garantire una più equa politica fiscale e redistributiva, al fine di risarcire i redditi da lavoro e da pensione, particolarmente penalizzati dalle politiche del governo di centro destra che ha preferito premiare le rendite finanziarie, i condoni e i ceti sociali già ricchi.

Il Paese ha inoltre bisogno di importanti e significative riforme in direzione della vita dello Stato e dell'amministrazione pubblica, avendo come riferimento i principi ed i valori della Carta Costituzionale nata dalla Resistenza e di uno Stato Sociale inclusivo in grado di dare tutele a tutti i cittadini: dall'infanzia, alla scuola, alla famiglia (di fatto e non) fino a una terza età serena.
Per questo il Direttivo della C.d.L. di Treviso è impegnato con tutta l'organizzazione per far crescere una forte mobilitazione affinché la popolazione respinga attraverso il referendum popolare lo stravolgimento della Costituzione voluto dalla Lega ed i suoi alleati.

Le trasformazioni in atto nel Nord Est e a Treviso, che coinvolgono in particolare il manifatturiero, stanno evidenziando i limiti delle scelte politiche, economiche, sociali e culturali di coloro che da anni governano la nostra Provincia.
E' auspicabile che una rinnovata classe dirigente sia finalmente chiamata a governare la nostra Provincia per avviare un nuovo percorso in direzione di un diverso sviluppo per il futuro, con nuove politiche del territorio, delle infrastrutture, del sociale, della formazione, in grado di realizzare investimenti che assicurino uno sviluppo volto alla crescita qualitativa nei vari settori industriali, del terziario e del sociale.

La piattaforma predisposta da CGIL, CISL, UIL per lo "Sviluppo di Marca", già presentata alle Istituzioni ed alle categorie economiche, è uno strumento importante e decisivo per rispondere positivamente ai processi in atto e per coniugare la fase attuale di crisi con un forte sostegno alla crescita economica, in grado di consolidare le imprese a maggior valore aggiunto favorendo la stabilità occupazionale e la valorizzazione professionale delle nuove generazioni.

La piattaforma legata ai temi del "Welfare Locale" ed il confronto in atto con i Comuni, deve qualificarsi anche sui temi delle politiche industriali e dei Servizi Multiutility (acqua, gas, rifiuti ecc.).
Inoltre nella fase attuale molti Comuni e in generale tutta la Pubblica Amministrazione, rispetto al patto di stabilità imposto dai governi di centro destra, stanno tagliando servizi essenziali o ne avviano processi di esternalizzazione, con il conseguente allargamento delle precarietà e la riduzione dei diritti dei lavoratori e della qualità dei servizi.

Il Comitato Direttivo della Camera del Lavoro di Treviso e la Segreteria assumono come impegno prioritario il rilancio del lavoro pubblico; occorre investire in questo settore per ridare qualità al sistema a garanzia dei diritti e delle tutele universali, come l'istruzione, l'assistenza, la sanità e le protezioni sociali dei lavoratori, dei pensionati e dei migranti.
Dando seguito ai documenti congressuali rispetto ai valori che nella nostra società devono assumere i beni pubblici è necessario definire con le categorie del pubblico impiego e, unitariamente con CISL e UIL una risposta comune in grado di mantenere la stabilità del ruolo pubblico nella responsabilità e gestione dei servizi di pubblica utilità, che vanno riqualificati e resi efficienti nel territorio.

Rispetto alla situazione attuale ed alle prospettive future che si andranno a costituire dopo il risultato elettorale, il gruppo dirigente della CGIL di Treviso deve impegnarsi per promuovere iniziative nel territorio atte a qualificare una più attenta e specifica politica unitaria e culturale di indirizzo sindacale, attraverso un lavoro integrato, progettuale e operativo, tra la Confederazione, le Categorie, il Sistema dei Servizi e CISL e UIL in grado di conseguire dei risultati utili ai bisogni dei giovani, dei lavoratori, dei pensionati e ad una integrazione attiva dei migranti.

Tutta la CGIL deve sentirsi impegnata nelle scelte organizzative che si assumono; scelte capaci di generare un processo di rinnovamento e di reinsediamento> in grado di valorizzare nel territorio le persone che ai vari livelli operano nelle strutture della CGIL, e le loro competenze maturate. Contestualmente vanno prestate cura e attenzione ai percorsi di valorizzazione dei quadri sindacali più giovani, delle donne e dei migranti che devono garantire la continuità del disegno politico strategico sancito dal 15° Congresso e assieme ai valori centenari che hanno contraddistinto la storia della nostra organizzazione.

LETTERA AL DIRETTORE DE "LA TRIBUNA DI TREVISO" _20/04/2006

Paolino Barbiero. Fonte: Archispi

Gentile direttore,
questa storia della "questione settentrionale" è un colossale dejà vu, probabilmente anticipatore del clima che ci attende, nel Nordest, nel periodo di legislatura in cui il centrosinistra è chiamato a governare
.
Nella malcelata "poca soddisfazione" con cui una parte della classe imprenditoriale del Nord ha accolto il risultato dell'urna si intravede il germogliare di quel clima "barricadero" e movimentista di chi, durante il precedente Governo Prodi, minacciava di portare le chiavi delle imprese del NordEst a Palazzo Chigi, con una operazione di opposizione sostanziale preparata con l'abbraccio elettorale di Parma tra la Confidustria di D'Amato e Tognana e Silvio Berlusconi e proseguito con l'attacco ideologico sull'articolo 18 e nel successivo Patto per l'Italia di cui stiamo ancora aspettando i risultati sottoscritti e decantati dal Centro-destra.

La verità, però, è che se gli industriali ancora oggi chiedono al centrosinistra che governerà di ascoltare la loro voce, facendo la lista dei bisogni e delle attese, è perché cinque anni di governo della Casa della Libertà hanno lasciato inalterata la situazione e irrisolti i veri nodi dell'economia e della competizione globale.
Insomma, non facciamoci prendere dal miraggio: la questione settentrionale non esiste, né emerge, solo perché ha vinto il centrosinistra.
Se davvero esiste una questione nord, questa giace sul tavolo della politica da tempo, nonostante il fatto che nel Parlamento uscente il Veneto e Treviso fossero rappresentati da un numero consistente di Deputati, Senatori e Sottosegretari della Lega Nord e di Forza Italia.

Né si può ridurre la questione settentrionale solo all'orientamento elettorale che la parte più industrializzata - e più ricca - del Paese ha mostrato. Un orientamento in marcata controtendenza rispetto al trend che ha portato al successo della compagine guidata da Prodi.
In particolare il voto nordestino non è mai uscito dal contenitore moderato, prima rappresentato dalla Dc; certo nella scelta verso la Cdl ci sono, come ha sottolineato nei giorni scorsi su questo giornale Paolo Camolei, fattori legati alla rappresentanza degli interessi. Ma non andrebbero dimenticati elementi più propriamente culturali, che spingono anche una fetta consistente di lavoro dipendente verso le forze più liberiste, salvo poi rivolgersi al Sindacato Confederale per avere lavoro e reddito sicuri e protezioni sociali certe e di qualità.

Quello che non vorrei, ma che l'intervista a "Tribuna" del presidente di Unindustria Treviso Tomat e nel fondo di oggi di Giuseppe Bortolussi lasciano forse trasparire, è una rinascita dell'opposizione spontanea - e di classe - dei ceti produttivi.
Una situazione che comunque non può essere superata solo chiedendo alla borghesia capitalistica atti di assunzione di responsabilità o aperture di credito nei confronti del centro sinistra, quanto piuttosto attraverso una azione di governo ragionevole e ragionata, che lungi dall'assecondare il mal di pancia si ponga il problema di capire prima e risolvere poi i problemi economici e sociali del Nord Est, dando risposte all'insieme degli interessi del mondo del lavoro.

Rispetto ad alcune questioni sul tappeto l'imprenditoria chiede un approccio pragmatico. Lo stesso farà il sindacato.
Senza barriere ideologiche, ma guardando alla sostanza. Un esempio viene dalla legge 30, un monumento alla divisione ideologica che se invece fosse affrontato guardando al merito potrebbe venire facilmente risolto: l'abrogazione della legge 30, infatti, significa semplicemente eliminare una norma poco utile e applicata in maniera farraginosa e burocratica.

Di quella riforma oggi vengono usati solo i contratti a progetto, con penetrazione scarsissima lì dove il problema occupazionale è più sentito. Il job on call e lo staff leasing non lo fa nessuno, e gli imprenditori sono i primi a dirlo. Il job sharing è già stato sperimentato in accordi aziendali e non sembra proprio la panacea di tutti i mali. Semmai la discussione va spostata sulla flessibilità vera che serve al sistema, sulla riforma degli ammortizzatori sociali; e magari sul part time, la cui normativa oggi fa sì che due contratti a tempo parziale siano più costosi di un solo contratto a tempo pieno. Insomma: quando sbandieriamo volontà riformatrici parliamo di sostanza o ci facciamo schermo con bandiere ideologiche?

Infine: è possibile, come sostiene Bortolussi, che l'incomunicabilità derivi solo dall'incapacità del centro sinistra di ascoltare i ceti produttivi del Nord? E' possibile. Ma ribalto la domanda: è immaginabile che l'incomunicabilità dipenda anche da una posizione preconcetta dei ceti produttivi stessi? Ad esempio: dove sta lo scandalo nel dire che l'impresa del nord est è piccola e inefficiente? E' più liberale e liberista chiedere alle aziende di migliorarsi, o piuttosto inventarsi percorsi contorti per difendere realtà decotte e fuori dal mercato, senza futuro e senza possibilità di creare prosperità per se stesse e per il mondo del lavoro?

Il caso Monti è emblematico: si delocalizza per sopravvivere, dice la proprietà. Noi auspichiamo altro: cioè essere più orientati alla qualità dei sistemi produttivi della old e della new economy per conquistare mercati ricchi, rimanendo a produrre conoscenza e valore aggiunto nei nostri territori, come stanno già facendo con coraggio molti capitani dell'industria, dell'artigianato, dell'agricoltura e del commercio.

Governare questo paese, le sue diversità e le sue complicazioni non sarà facile. Fino ad oggi lo si è fatto con le promesse pre e post elettorali, evidentemente senza creare effetti positivi tangibili. Per rimettere la creazione della ricchezza - e poi la sua redistribuzione - al centro delle politiche di sviluppo serviranno certamente grandi investimenti e architetture programmatiche complesse.

Da parte del sindacato che, con i lavoratori, in questi anni ha gestito gli effetti sulla tenuta occupazionale mantenendo la coesione sociale, ma anche da parte delle imprese - micro, piccole, medie o grandi che siano - e delle loro associazioni di rappresentanza che dovrebbero indirizzarle verso percorsi di trasformazione per una competizione che non si basi sul peggioramento continuo delle condizioni di vita e di lavoro, ma sul miglioramento costante del saper fare e saper essere impresa globale, che valorizzi il capitale tecnologico, infrastrutturale, produttivo e sociale. Treviso, 19.4.2006 Ufficio Stampa

LETTERA AL DIRETTORE DE "LA TRIBUNA DI TREVISO" _28/04/2006

Paolino Barbiero. Fonte: Archispi

Gentile direttore,
sarebbe importante, in occasione di questo 1 maggio, chiedere ai nostri giovani,ma anche a tanti lavoratori, se davvero conoscono il significato e le origini della festa.
Questo vuole infatti rappresentare la data simbolica: una festa, la celebrazione delle conquiste di diritti, dignità e prosperità, da parte del mondo del lavoro, dove i protagonisti non sono solo le organizzazioni sindacali, che degli interessi e delle tutele dei lavoratori si fanno portatori e rappresentanti, ma soprattuttoo gli individui.

In particolare i cittadini di un Stato, come quello italiano, nella cui Costituzione sta scritto che la Repubblica si fonda sul lavoro. Lavoro come elemento di progresso, di soddisfazione e realizzazione personale ma anche economica e professionale.
Il valore autentico del primo maggio si comprende soltanto andando indietro nel tempo, ripercorrendo le tappe che, dalla metà dell'800 fino alla strage di Portella della Ginestra, hanno riempito di significati questa celebrazione: la battaglia per le otto ore lavorative al giorno, i martiri di Chicago del 1886; dalla festa del lavoro permanente e celebrata contemporaneamente in tutti i paesi all'eccidio dei contadini da parte del bandito Giuliano, e la decisione nel 1947 del governo italiano di trasformare il Primo maggio in un vero giorno di festa.

Dopo una lunga esperienza che ha coinvolto le scuole, quest'anno Treviso non vivrà una celebrazione vera e propria.
Lo abbiamo chiamato "un momento di riflessione"; la realtà è che questo momento di riflessione corrisponde ad una fase molto delicata della rappresentatività del sindacato. Il momento di riflessione è infatti anche la difficoltà di organizzare una manifestazione partecipata. La difficoltà, diciamolo fuori dai denti, di portare la gente in piazza.
Questo dato di fatto deve necessariamente fare riflettere il sindacato. Il cambiamento profondo del mondo del lavoro impone una nuova capacità di rappresentatività; ma vuole anche dire comprensione della evoluzione, abilità nel dosare innovazione delle ricette e giusta difesa dei diritti conquistati dopo tanti anni di lotta.

Ma ammettere che, in una provincia come la nostra attraversata da forti tensioni occupazionali, è difficile coinvolgere il mondo del lavoro non in uno sciopero, in un manifestazione di lotta ma in una occasione di festa, impone anche altri ragionamenti.
Il primo riguarda la natura stessa del sindacato.
Tradizionalmente le organizzazioni dei lavoratori italiane sono e sono state non solo un soggetto di difesa, rivendicazione e promozione dei diritti e delle tutele collettive e individuali, ma anche una comunità di valori.
Probabilmente oggi la percezione è invece tutta spostata sulla funzione difensiva-rivendicativa, o erogatrice di servizi come avviene nell'ambito delle strutture di assistenza fiscale, degli enti bilaterali, dei patronati. Manca però, o forse noi non la sappiamo trasmettere, la convinzione che dietro alla erogazione di servizi o alla difesa dei diritti esiste un sistema di valori fondanti l'organizzazione sindacale, il cui nocciolo è la vocazione alla promozione dei diritti sociali, economici e della prosperità degli individui e delle famiglie.

Il secondo punto è che probabilmente in questa delicata fase di crisi-trasformazione del sistema economico e quindi dell'occupazione, le difficoltà come i successi, le ansie come le aspirazioni realizzate vengono vissuti tutti in maniera solitaria.
Si potrebbe dire che nella sfera personale ha fatto breccia l'individualismo non necessariamente egoista del chi "fa da se fa per tre". Manca, andrebbe aggiunto, la coscienza di classe o anche solo il piacere e l'entusiasmo di appartenere ad una comunità.
Di questa atomizzazione del cosiddetto corpo sociale del lavoro dipendente, subordinato, parasubordinato, atipico e precario, paghiamo ogni giorno le conseguenze.
Il sindacato, soprattutto in una provincia in ebollizione come quella trevigiana, continuerà a recitare un ruolo di spinta allo sviluppo e al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche.
Ma l'impressione è che senza un recupero della coesione sociale, del senso della comunità, del valore della storia e probabilmente anche del senso delle Istituzioni, finiremo per essere più soli. Nella felicità e nella tristezza, nella festa come nella sfortuna. Ad esempio la sfortuna di aver perso o di non trovare il lavoro.

Paolino Barbiero, Segretario generale Cgil provinciale Treviso

LAICITA' DELLO STATO, LAICITA' DELLA SCUOLA" _26/04/2006


Giornata di studio - Convegno nazionale
Venerdì 12 maggio 2006 ore 9.00, Treviso - ITT "Mazzotti" - via Tronconi

9.30 introduce Antonio Giacobbi segretario generale FLC CGIL Veneto. A seguire:
Stato laico e classi dirigenti in Italia
Nicola Tranfaglia docente di Storia europea e di giornalismo, Università di Torino

La laicità come percorso di formazione
Clotilde Pontecorvo docente di Psicologia dell'educazione, Università di Roma Costituzione e insegnamento della religione nelle scuole

La Scuola per la Repubblica
Corrado Mauceri, avvocato

13.00 pausa pranzo

14.30 Etica pubblica
Giovanni Cimbalo docente di Diritto ecclesiastico, Università di Bologna

15.00 tavola rotonda: Valori forti per una scuola laica

Diana Cesarin segretaria nazionale MCE Domenico Chiesa presidente CIDI
Bruno Forte già presidente AIMC Renata Rossi vicepresidente ANDIS
Lino Sartori UCIIM membro CNPI
coordina Omer Bonezzi presidente nazionale Proteo fare/sapere

17.30 Conclusioni
MORENA PICCININI segretaria confederale CGIL Nazionale giornata di studio/convegno nazionale

Per arrivare all'Istituto Tecnico Turistico "Mazzotti", via Tronconi:

- dalla stazione FS autobus n. 9;
- in auto: per chi proviene da Castelfranco, Montebelluna, Padova prendere viale della Repubblica (strada ovest), al 2° semaforo a sx per via S.Bona vecchia, poi avanti 150 m circa a sx via Tronconi;
- per chi proviene dal casello di Treviso nord o da Conegliano direzione centro, viale della Repubblica (strada ovest), al 5° semaforo a dx per via s. Bona vecchia.

Le associazioni Proteo Fare Sapere e MCE sono soggetti qualificati per l'aggiornamento e la formazione del personale della scuola e sono inseriti nell'elenco definitivo del MIUR. ai sensi del D.M. 177/2000, D.M. del 23/05/02, D.M. dell'08/06/05.
Il Convegno si configura come attività di formazione e aggiornamento (artt. 62 e 66 CCNL 2002/2005), con esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi.

MEDIAFONDO DI PRIMAVERA

Manifesto della manifestazione Mediafondo 2006

Campionato Provinciale Treviso e Veneto
EDIZIONE DEL CENTENARIO: 14 maggio 2006, Cà Florens Istrana.
Il cicloraduno è aperto a tutti/tutte gli iscritti/e alle varie associazioni e Gruppi Ciclistici. E' valido come prova unica del Campionato Provinciale Treviso e Regionale Veneto UDACE.

I percorsi sono tre:
- corto da km 63
- medio da km 98
- lungo da km 110 con percorso cronometrato da km 40.
Ritrovo ore 7.30. La partenza avverrà "alla francese" dalle ore 8.00 alle ore 9.00.
Per il percorso cronometrato ritiro del chip con cauzione di Euro 10,00 ( servizio gestito da Winning Time ).
Le iscrizioni sono aperte dal 10 marzo al 10 maggio 2006.
Le iscrizioni si possono effettuare presso la CGIL di Treviso ( tel. 0422 4091 o 348 5279540) o Cicli Biesse Mestre tel. 041 940091).
Quota d'iscrizione Euro 7.00 percorso breve e medio, Euro 10,00 percorso lungo.
Moduli o documenti scaricabili in formato PDF Acrobat:

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina