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Comunicati Stampa

MARZO 2007

Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.

COMUNICATO STAMPA 15_3_2007

Meno occupazione

Ricerca della Cgil trevigiana: dal 1999 al 2006 persi quasi 5 mila posti.
Artigianato, meno occupazione ma più lavoro straniero.

Boom di addetti immigrati: in sette anni +53%. Nel settore quasi 4 lavoratori su dieci sono extracomunitari.
Barbiero: "Le aziende fanno il pieno di basse qualifiche, nella Marca c'è un appiattimento sulla quantità a discapito della qualità della produzione".

Meno occupazione e più lavoro straniero. Sono questi i due elementi principali che caratterizzano il lavoro nel settore artigiano trevigiano secondo una stima compiuta dall'Ufficio Studi della Cgil di Treviso.

La ricerca, resa nota oggi, ha preso in esame il periodo 1999_2006; i dati indicano una flessione occupazionale complessiva di 4.977 unità, equivalente ad un -14%. Nel frattempo è contemporaneamente cresciuta la percentuale di lavoratori extracomunitari occupati nelle aziende artigiane della Marca: dal 1999 all'anno scorso il balzo è del 53%. Questo porta ad un livello di addetti immigrati pari al 39,5% del totale.

"La frenata dell'occupazione nel comparto artigiano e la contemporanea crescita di lavoro extracomunitario, commenta Paolino Barbiero, il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, sono entrambi segnali preoccupanti. Da un lato la diminuzione di addetti in termini assoluti sottolinea un momento congiunturale non favorevole, appena compensato da una ripresa delle esportazioni che, lungi dall'essere un fenomeno strutturale, è conseguenza del più generale rimbalzo dell'economia. Dall'altro l'intensificazione del lavoro extracomunitario mette in luce un posizionamento verso il basso, dal momento che gli immigrati sono generalmente dotati di scarse qualifiche professionali. Questo significa che l'artigianato trevigiano si sta appiattendo sull'aspetto quantitativo della produzione, e non su quello qualitativo, visto che questo fabbisogno di competenze non è quello che serve alle imprese per inserirsi in attività innovative e a maggiore redditività".

"A distanza di pochi anni si ripropone nell'artigianato il vecchio modello di intensità della produzione che ha segnato la crisi di buona parte del manifatturiero industriale e che ha portato alle delocalizzazioni.
La prospettiva che abbiamo di fronte presenta diversi elementi di criticità: tra questi il più rilevante riguarda la tenuta complessiva dell'occupazione. La competizione giocata verso il basso non paga e una volta concluso l'effetto del rimbalzo congiunturale, rischiamo un ulteriore processo di riduzione dei posti di lavoro, che questa volta interesserebbe lavoratori stranieri con basse qualifiche, meno appetibili sul mercato del lavoro e quindi tendenzialmente destinati a periodi di disoccupazione più lunghi.
Questo avrà evidenti risvolti di natura sociale, a partire dalla sostenibilità degli ammortizzatori sociali. Sarebbe preferibile giocare di anticipo, attraverso percorsi di formazione e riqualificazione diretti agli stranieri che non si fermino alla conoscenza della lingua, ma che puntino ad un bagaglio di professionalità effettivamente spendibili nell’attuale mercato del lavoro".

I maggiori incrementi di lavoro straniero nell'artigianato, per quanto riguarda il periodo preso in esame dalla ricerca, si sono registrati nel metalmeccanico (+69%) e nel legno (+68%). Segno meno invece per l'abbigliamento (-10%), dato questo in tendenza con l'andamento complessivo dell’occupazione nel settore.

COMUNICATO STAMPA 15_3_2007

Mi sento precario

La Marca è la quarta provincia veneta per numero di atipici.
Lavoro, sono più di 7 mila i precari trevigiani a rischio povertà.
Domani sera al "Maggior Consiglio" se ne discute con il sottosegretario al Lavoro Rinaldi.

Sono 7.261 i lavoratori atipici trevigiani esposti alle forme più gravi di precarietà contrattuale e quindi a rischio povertà, su un totale di oltre 20 mila lavoratori iscritti alla gestione separata dell'Inps.

E' uno dei dato sui quali si discuterà domani sera, alle ore 20,30 presso la sala Convegni dell'Hotel Maggior Consiglio di Treviso, nel corso del dibattito "I precari Interrogano", organizzato dalla Cgil di Treviso, in collaborazione con Arci e i giovani dei Comunisti Italiani, dei Democratici di Sinistra, della Margherita e di Rifondazione Comunista, nell'ambito dell'iniziativa "Basta precarietà".

All'incontro parteciperanno Rosa Rinaldi, sottosegretario al Lavoro, Filomena Trizio, segretaria nazionale del Nidil Cgil, e Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso.

La Cgil di Treviso, intanto, diffonde alcuni dati, tratti dal "1° Rapporto dell'Osservatorio Permanente sul Lavoro Atipico" sul fenomeno della precarietà nella Marca. Il 52,95% dei precari trevigiani a rischio povertà è donna; per incidenza, a livello regionale, Treviso è la quarta provincia, dopo Padova, Verona e Venezia. Nel contempo i precari trevigiani sono quelli che guadagnano di più, 10.647,37 annui. Il livello più basso si registra invece a Rovigo, con 7.155,40 euro all'anno.

"Questa porzione di lavoratori, è l'analisi del segretario generale della Cgil Provinciale di Treviso Paolino Barbiero, naviga a vista nel mare della precarietà legalizzata, in cui il circolo vizioso "basso costo del lavoro - competitività" viene pagato tutto dalla qualità reddittuale delle persone. Siamo al cospetto di una classe di nuovi poveri, destinati al fallimento previdenziale, sui quali si gioca una partita oramai inaccettabile per cui le imprese privatizzano i benefici della flessibilità ma socializzano i costi legati ai precari, all' assenza di welfare nei loro confronti, al futuro senza pensione che li farà scivolare tra i bisognosi a carico dei servizi sociali, finanziati dalla collettività".

"A queste categorie bisogna aggiungere, almeno nella Marca, i precari illegali, cioè l'esercito dei lavoratori in nero. Non è facile quantificare questo insieme; ma soltanto per quanto riguarda gli extracomunitari, prendendo a riferimento i dati sulle richieste di regolarizzazione e i numeri forniti dagli enti locali, si può ben parlare di almeno diecimila persone che vivono di espedienti e ai margini della società A questi poi vanno aggiunti altri esempi, come le figure di collaborazione domestica "occulta" o gli studenti che lavorano nel fine settimana ".

"Sulla carta, ha concluso il segretario provinciale della Cgil, esiste un percorso preciso per la oramai prossima regolarizzazione degli atipici. Il timore è che, soprattutto nel terziario, si estenda forzosamente l'area delle partite Iva non volontarie, lavoratori sostanzialmente subordinati, costretti ad essere impiegati lavorare come liberi professionisti attraverso l'apertura della partita Iva, cosa questa che vanifica qualsiasi regolarizzazione". Il dibattito è aperto a tutta la cittadinanza.

link 1° rapporto osservatorio permanente sul lavoro atipico, dati 2005.
Scaricare qui il file formato Pdf

LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA   27_3_2007

Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano

Signor Presidente della Repubblica italiana
On. Giorgio Napolitano

La Cgil di Treviso è onorata della sua visita in città e Le porge un caloroso benvenuto.

Ospitarla, signor Presidente, rafforza per noi trevigiani i legami di questa terra con le Istituzioni; riafferma il senso dello Stato inteso non come qualche cosa di lontano e terzo, ma come comunità di cittadinanza e di valori condivisi: la democrazia politica ed economica, la solidarietà, il lavoro come strumento di crescita e come diritto che contribuisce a plasmare la dignità dell'uomo.

Tra le questioni che le verranno esposte, Signor Presidente, avrà modo di cogliere le criticità che vengono dal mondo e dal sistema produttivo; il passaggio epocale della globalizzazione dell'economia segna un momento di non ritorno per il mondo intero e quindi anche per il nostro Paese. E' fonte di inquietudini, a volte di ingiustizie irrisolte, ma anche di grandi opportunità per quei Paesi che fino a ieri erano la periferia degradata della comunità umana spesso sfruttata dai paesi già ricchi.

Se la genialità ed il coraggio di molti imprenditori sono state le condizioni fondamentali per la nascita e lo sviluppo del sistema produttivo del nord Est, e in particolare di quello trevigiano, il lavoro ne ha rappresentato il cuore pulsante, l'energia vitale, lo slancio della dedizione; ed è con questa energia che la Marca Trevigiana, fino a pochi decenni fa terra depressa e di emigrazione, ha saputo costruire prosperità e qualità della vita che, oggi, sono in crisi di prospettive.

In questa fase di nuovo auspicabile sviluppo, il sistema imprenditoriale pretende l'attenzione dello Stato sul federalismo fiscale, sull'efficienza delle istituzioni pubbliche, sulle infrastrutture e sull'innovazione; ma ci vuole la giusta attenzione anche alle questioni inerenti alla sicurezza e alle condizioni di lavoro in qualsiasi luogo della produzione, sia materiale che immateriale. Così come bisogna investire di più sul futuro dei giovani in cerca di occupazione stabile, sulla difficoltà a ricollocarsi dei lavoratori cinquantenni, sulla precarietà che sta aumentando e determina, per molte persone, una prospettiva di lavoro e conseguente contribuzione previdenziale poveri. Lo stesso vale per migliaia di anziani e non autosufficienti che non trovano nelle istituzioni locali e nel sistema socio-sanitario una risposta all'altezza dei nuovi bisogni della terza età.

Per questo, ci permetta di rivolgereLe l'invito a penetrare i leggeri meccanismi dello sviluppo della nostra "Marca gioiosa et amorosa"attraverso il codice riservato, ma non segreto, che è la vita quotidiana di chi lavora, dei giovani stretti tra la complicata ricerca di una occupazione e la precarietà che, soprattutto in queste terre, è l'aspetto più deteriore e preoccupante, perché svilisce la dignità delle persone e, oltre a minare la coesione sociale è fonte di devianza. Non dimentichiamo la presenza consistente di migranti, che non si possono volere soltanto per far fronte alle esigenze produttive e per il breve arco dell'orario di lavoro e contemporaneamente non farsi carico dei loro basilari diritti di cittadinanza e di rappresentanza. Dimenticando che sono uomini e donne, famiglie radicate e inserite nel territorio, che pagano le tasse, svolgono i lavori più umili e rappresentano, nei fatti, il nucleo d'origine di molti italiani del futuro.

E' proprio nei valori fondamentali di questo nostro paese, signor Presidente, che la comunità trevigiana, la cosiddetta società civile e il sistema della produzione potranno costruire una nuova stagione di sviluppo a partire dal rispetto, di tutti i soggetti, dei valori costituzionali e delle leggi della Repubblica di cui Lei è straordinario interprete e testimonianza.
Auspicando tutto ciò, Signor Presidente, la ringraziamo per la sua visita. Perché siamo certi non sarà un passaggio formale, ma sarà un messaggio e uno stimolo concreto con cui riscoprire il senso più autentico dell'appartenere a quella grande comunità di persone e valori chiamata Repubblica Italiana.

Cordialmente
Paolino Barbiero
Segretario Generale della Cgil di Treviso

Collegamento al sito della Presidenza della Repubblica

CAMERA DEL LAVORO DI TREVISO, Via Dandolo 4 - tel. 0422 4091 fax 0422 403731 Risali la pagina