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Archivio dei comunicati stampa della Segreteria e della Categorie.
Analisi dell'Ufficio Studi della Cgil, nel 2010 previsti non più di 85 mila nuovi contratti.
Occupazione, le assunzioni nella Marca precipitano ai livelli del 2000.
Netta flessione del lavoro a tempo indeterminato, boom di somministrazione e precariato.
Barbiero: "Analisi diversa da quella degli industriali, i nostri numero dicono che imprese non vedono la ripresa. Servono nuovi strumenti di formazione continua e riqualificazione"
"Non solo l'occupazione è in calo e diminuiscono nei fatti le assunzioni rispetto allo stock massimo degli occupati nel 2007 (400 mila), ma a perdere è soprattutto la qualità contrattuale, considerato che il 78% dei nuovi assunti ha rapporti a tempo determinato, in somministrazione e atipici. Si tratta di un segnale importante che marca la scarsa fiducia delle imprese rispetto ad una ripresa stabile. La nostra è una analisi diversa da quella fornita dagli industriali e dal prof. Feltrin, perché si basa su una valutazione quantitativa e qualitativa degli ultimi dieci anni".
Lo ha detto Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso, commentando alcuni dati, forniti oggi dall'Ufficio Studi della Cgil provinciale di Treviso, relativamente alle nuove assunzioni nella Marca. "Nella migliore delle ipotesi - ha spiegato Barbiero - le assunzioni, nel 2010, raggiungeranno quota 85 mila, marcando così una "retrocessione" della dinamicità del mercato del lavoro ai livelli del 2000. La differenza sostanziale sta nella qualità contrattuale: se dieci anni fa le assunzioni a tempo indeterminato rappresentavano oltre il 40% del totale e quelle a tempo determinato - circa il 35% - si trasformavano entro 12 mesi in rapporto stabile, oggi il 45% dei contratti è a tempo determinato per oltre 36 mesi, mentre il lavoro a tempo indeterminato è sceso al 15%. Inoltre avanzano in maniera significativa i contratti di somministrazione (18%) e le forme contrattuali atipiche, che passano dal 3% del 2000 ad oltre il 20% previsto per l'anno in corso".
"Questi indicatori - ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - oltre a mettere in evidenza l'assenza di segnali strutturali di vera e stabile ripresa, segnalano anche una discesa della qualità delle aziende perché a lavoro instabile e precario corrisponde un tessuto di impresa economicamente fragile e con una scarsa tenuta dei livelli occupazionali. Questo rappresenta anche un limite alla crescita delle professionalità, che è invece uno degli ingredienti di cui il modello imprenditoriale locale necessita per agganciare eventuali prospettive future di ripresa solida nei mercati internazionali, attraverso produzioni di qualità meno esposte alla concorrenza dei paesi emergenti"."In questa fase della crisi - ha concluso Barbiero - serve mettere a disposizione risorse e percorsi che favoriscano, anche in una logica di ripresa dei consumi interni, una occupazione più stabile, con percorsi di formazione continua e riqualificazione professionale che diano vere prospettive alle nuove generazioni e a quelle migliaia di lavoratori oggi disoccupati o in cassa integrazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere inattivi e marginalizzati e nel contempo non avere neppure le condizioni per poter accedere alla pensione"
Scaricare da qui l'analisi dell'Ufficio Studi della Cgil.
Ufficio Stampa
Gentile direttore,
Una, dieci, cento Indesit. Per la precisione quattrocento, tante quante sono state, negli ultimi 18 mesi, le crisi gravi che hanno colpito importanti realtà produttive sia del mondo delle pmi che delle grandi imprese di questa provincia.
Si tratta di disastri occupazionali che per metà sono finiti con una riduzione secca di personale attraverso licenziamenti diretti, per l'altra metà finiscono nel conto della cassa integrazione straordinaria, un viatico di ammortizzazione che, senza vera ripresa, sarà un lungo e inesorabile calvario versa la perdita definitiva del posto di lavoro.
I 400 casi che fanno della Marca un monumento alla crisi mangia-aziende e mangia lavoro sono certo figlie del ciclo economico negativo, ma hanno come antenati la strutturale debolezza del nostro sistema economico: piccola dimensione d'impresa che impedisce di stare sui mercati internazionali, forte indebitamento, scarsa propensione all'innovazione.
Il caso Indesit è emblematico di questa carenza di intelligenza politico-strategica.
La vicenda Indesit non è facile da risolvere ma una strada ci sarebbe: quella di chiedere all'azienda di lasciare qualche cosa, cioè quei 7/8 milioni di valore della produzione, attualmente in perdita, in una operazione di coinvolgimento di imprese e imprenditori interessati a rilanciare attività e produzione, con un patto sul marchio, che salvi e valorizzi un pezzo della lunga filiera della produzione elettrodomestica e delle cucine, che ha in questa provincia uno dei principali poli italiani. Restano le altre 399 emergenze, che non potranno essere risolte un colpo alla volta, magari pensando che il can-can mediatico a cui tutti si appendono per lo straccetto di visibilità quotidiana, sia la strada per far quadrare i conti.
Senza politica industriale non si uscirà dal tunnel della crisi sani e salvi, né si potrà identificare la strada per centrare l'obiettivo di recuperare forza sui mercati. La politica industriale di cui si parla, e che serve, non è solo e tanto quella nazionale, ma soprattutto quella declinata a livello locale: università, politiche attive del lavoro, credito, formazione, infrastrutture.
Invece della politica industriale c'è invece uno sterile scontro di opinioni. Da una parte ci sono le forze di governo, soprattutto la Lega, che di fronte all'emergenza lavoro rispondono spostando più in là il boccino delle paure: le esportazioni cinesi o il lavoratore migrante, tutto condito da un poco convincente neolaburismo, come quello di Muraro che oggi critica la capannizzazione della provincia di Treviso, dimenticandosi che stanno governando loro la Provincia di Treviso da oltre 15 anni, molto bravi a radicare il potere, meno a fare le politiche per lo sviluppo economico.
In questa logica di scontro e non di dialettica, pare ci si accontenti dell'intervento del sindacato. Che è, nei fatti, importante; ma che non può sostituirsi ad un azione più globale e sistemica. Giustamente non sono i 700 mila euro previsti dall'accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Provincia sul fondo per rispondere alle nuove difficoltà, che risolveranno il problema. Si tratta di un piccolo passo in avanti ma per andare oltre, e lo dico soprattutto ai critici, bisogna dire che cosa si vuole fare, di più e di meglio, come lo si vuole fare. Avere cioè una visione di lungo periodo, anche dall'opposizione, non una tattica del giorno per giorno guidata dai titoli dei giornali ma soprattutto una azione nel territorio, a cominciare da una iniziativa politica forte che parta dai consigli comunali e che arrivi all'opinione pubblica, per dare consapevolezza rispetto a quello che sta succedendo.
Ci sono due futuri che la politica locale può disegnare per questo territorio: quello che prende spunto dalle azioni e dalle proposte concrete, cioè da una visione di politica industriale, e quella delle azioni mediatiche, la maniera di stare appesi al pero a farsi notare quando i problemi sono in realtà sotto l'albero e non sopra.E' questa la scelta da cui dipende la capacità o meno di rispondere positivamente alle maggiori preoccupazioni della società trevigiana, che oggi riguardano il lavoro e l'occupazione e il modello di stato sociale.
Il deficit che dobbiamo colmare, superando anche il clima da campagna elettorale permanente, è quelle delle buone idee, della disponibilità alla discussione. Quello di agire non solo per essere notati dalla stampa, ma per lasciare un segno nella qualità della vita presente e futura della nostra gente.
Senza un dibattito più alto, più attento, senza idee di politica economica, l'Indesit resterà un caso eclatante e le altre 399 realtà la musica di sottofondo di una inesorabile marcia funebre.
Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso
Il caso denunciato dalla giovane commessa trevigiana, duro il sindacato.
Stipendio a 200 euro, la Cgil: se è tutto vero intervenga Sacconi.
"Offerta di lavoro a 200 euro mensili? Se è vera si tratta di un fatto gravissimo, anche come caso isolato. E' doveroso andare a fondo".
Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso, riferendosi alla vicenda della ragazza trevigiana a cui sarebbe stato offerto uno stipendio di 200 euro mensili per un lavoro a tempo pieno in un importante negozio di maglieria intima di Conegliano.
"Queste - ha detto il segretario generale della Cgil trevigiana - sono le vere questioni che vanno affrontate quando si parla di lavoro e di libertà di impresa. Lavoro che oramai sembra avere sempre più scarso valore. Il resto, come i dibattiti sull'art 18 dello statuto dei lavoratori o sull'art 41 della costituzione, si dimostrano inutili schermaglie animate da una volontà ideologicamente ostile al sindacato e alla cultura del lavoro".
"Chiediamo - ha concluso Barbiero - che se qualora la vicenda come riportata dai giornali si dimostri corrispondente al vero, ci sia un pronto intervento da parte del coneglianese ministro del lavoro Sacconi in persona. Non basta minimizzare e parlare di caso limite, spesso i casi isolati, quando diventano frequenti, contribuiscono a creare una tendenza, nella fattispecie molto pericolosa".Ufficio Stampa
AAto Veneto Orientale, 50mila euro per sconti sulle tariffe a sostegno delle fasce deboli.
Cgil: firmato l’accordo tra AAto - Autorità Ambito Territoriale Ottimale - e sindacati.
Barbiero: “L’obiettivo comune è quello, mantenendo la gestione pubblica del servizio idrico, di arrivare al gestore unico su base provinciale, capace di razionalizzare la spesa e applicare tariffe seguendo criteri di equità sociale”
“L’accorpamento delle società Alto Trevigiano Servizi e Piave Servizi nell’AAto Veneto Orientale sarà una vera forma di razionalizzazione efficiente del servizio pubblico, non il solito mercato delle poltrone. Questo è il senso ultimo dell’accordo firmato ieri tra gestore e sindacati.” Lo ha detto oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso.
“Salvaguardando i livelli occupazionali, anche con percorsi di riqualificazione mirati, - ha aggiunto Barbiero - la razionalizzazione permetterà di sviluppare economie di scala, liberando risorse per gli investimenti necessari all’ammodernamento del sistema infrastrutturale per i prossimi trent’anni, accedendo così anche al sistema creditizio oggi inaccessibile. Sul fronte dei finanziamenti verranno poi meglio definiti criteri e regole precise per il buon uso del denaro pubblico. Inoltre, la tariffa unica, non più su base territoriale ma per tipologia di consumo (civile, industriale, commerciale e agricolo) è l’altro importante traguardo da raggiungere sul piano della semplificazione e dell’equità sociale. Per questa ragione il sindacato e l'AAto provvederanno a fornire degli indirizzi ai gestori del servizio.”
“Un atto concreto di solidarietà ed equità sociale è oggi, anche lo stanziamento erogato dall’AAto per il 2010: - ha continuato Barbiero - 50mila euro messi a disposizione a titolo di scontistica sulle tariffe, col limite del 50%, per i redditi bassi (Isee fino ai 12mila euro annui). Questa prima fase di erogazione del contributo vede i comuni della Marca in qualità di intermediari: avranno a disposizione una quota dello stanziamento stabilita in base al numero di abitanti. L’impegno preso dall'AAto è quello di valutare nel prossimo settembre i risultati e ulteriori stanziamenti del contributo economico. Questo – ha concluso Barbiero – per individuare a partire dal 2011 una scontistica a sostegno delle fasce sociali più deboli. Una nuova politica tariffaria applicata con criteri sociali direttamente dal soggetto gestore.” Scaricare da qui il protocollo d'intesa.
Ufficio Stampa
Ricerca dell'Ufficio Studi della Cgil provinciale: ogni municipio incassa 550 euro per cittadino.
Entrate ai comuni, nella marca la media procapite più bassa in italia.
Record negativo a Casale (398 euro), il più ricco è Portobuffolè (1096 euro). Rischio qualità dei servizi ai cittadini.
Barbiero: "Non è sbagliato impegnare i sindaci nella lotta all'evasione".
E' il dato a cui giunge una ricerca dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso su elaborazione dei dati Nobel-Ires Cgil, che ha preso in esame l'andamento delle entrate verso le amministrazioni comunali (fiscalità sommata ai trasferimenti dallo Stato centrale) nel periodo compreso tra il 1998 e il 2010.
Si va infatti dai 368 euro procapite di Casale sul Sile ai 1.066 di Portobuffolè, passando per i 395 di Fonte e i 976 di Treviso.
La ricerca, nel calcolo, tiene conto degli effetti dell'inflazione e stima il gettito attuale sulla base dell'effetto di alcuni provvedimenti di politica fiscale e della crisi, che ha ad esempio ridotto in maniera sensibile il gettito derivante dall'addizionale comunale Irpef.
"Quello che si nota - hanno spiegato oggi Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso e Giacomo Vendrame, del Dipartimento Welfare della Camera del lavoro trevigiana - è un curva che descrive un progressivo calo. Non sorprende tanto la diminuzione rilevante del gettito avvenuta tra il 2001 e il 2005, quanto il calo avvenuto nel triennio 2005-2008 e il trend, sempre orientato alla diminuzione, degli ultimi due anni. Nella prima fase di flessione delle entrate, infatti, i Comuni hanno per così dire scontato gli effetti di processi di esternalizzazione dei servizi, che trasformando tasse e tributi in tariffe hanno non solo cambiato la natura del prelievo ma spostato il gettito dall'amministrazione pubblica in senso stretto ad altri soggetti, ad esempio i consorzi che si occupano della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Questa fase di esternalizzazione, ad un mancato gettito, ha ovviamente fatto corrispondere un minore fabbisogno in fatto di spesa. Rimane il punto di domanda legato a capire perché, nel passaggio da tassa o tributo a tariffa, i cittadini abbiano dovuto subire, nella maggior parte dei casi, in un aumento dei costi".
"Lo studio - ha puntualizzato Vendrame - mette in evidenza come, di fronte ad una situazione che presenta, rispetto alla media provinciale, una forbice molto larga fra chi incassa meno e chi incassa di più, gli effetti di una ulteriore contrazione delle entrate avrà effetti molto diversi a seconda dell'amministrazione comunale. Il governo si muove lungo la linea dettata dalla presunzione che all'interno della macchina burocratica dei Comuni vi siano sprechi che possono essere eliminati. Ma detto che l'efficienza della macchina comunale rimane un obiettivo importante e condivisibile, il problema rimane perché quella degli sprechi è una assunzione non suffragata da dati oggettivi. La presunzione porta quindi al rischio per cui nei casi in cui gli sprechi siano già stati eliminati la continua riduzione delle entrate non potrà essere compensata con razionalizzazioni già effettuate ma porterà inesorabilmente ad una riduzione significativa della quantità e della qualità i servizi per i cittadini, a partire da quelli nel sociale".
"In questa condizione - ha concluso Barbiero - non si deve essere pregiudizialmente contrari al fatto che i Comuni vengano impegnati, nell'ambito delle loro possibilità, nella lotta all'evasione fiscale, se questa può rappresentare una entrata per gli enti locali.Ufficio Stampa
Il segretario provinciale: tempi maturi per l'aggregazione.
Rifiuti, la Cgil: consorzio unico per la raccolta e smaltimento.
Barbiero: "Un solo soggetto e un solo cda, non solo unificazione dei gestori. Va contrastato il desiderio della politica di ricavarsi i propri spazi di gestione del potere".
"La semplificazione del sistema di raccolta, trattamento e lavorazione del rifiuto solido urbano può portare, in provincia di Treviso, a risparmi per due miliardi di euro. Ma questo solo a condizione che la riduzione dei soggetti oggi attivi non riguardi esclusivamente le società di raccolta e smaltimento, ma anche i consorzi.
Ed è questa la direzione verso cui chiediamo si vada".
"Non può bastare - ha spiegato Barbiero - l'accorpamento degli attuali gestori (Savno, Contarina, Treviso Servizi e Mogliano Ambiente per quanto riguarda la raccolta e Savno, Contarina e TrevisoServizi per gli impianti) se poi a monte rimanesse inalterata la struttura dei 5 soggetti, tre consorzi e due comuni.
Oltre alla questione del bando Ato per l'affidamento dei servizi ad un unico soggetto e alla giusta esigenza di mantenere l'attività nel territorio, c'è la necessità vera ed urgente aggregare per risparmiare sui costi anche dei consorzi, di uniformare le tariffe a livello provinciale e quindi calmierare quanto sostenuto dalle famiglie dal punto di vista economico. In una provincia da quasi novecentomila abitanti, snellire la giungla di operatori è possibile e probabilmente necessario se si vuole razionalizzare tutta la filiera dei rifiuti, puntando ad una riduzione delle tariffe anche al crescere delle quantità, considerato che entro il 2015 raggiungeremo le 400 mila tonnellate, cioè il 15% in più rispetto ad oggi".
"Sullo stesso piano - ha puntualizzato Barbiero - si muove anche la discussione relativa agli impianti, che devono essere considerati in una visione autenticamente provinciale, portati ad una gestione efficiente soprattutto nel tentativo di dare una risposta alla chiusura del ciclo dei rifiuti, considerato che rimangono percentuali significative di rifiuto non riciclabile rispetto al quale non basta né la logica delle discariche, che sono particolarmente costose e che presentano un profilo di grande rischio ambientale, né quella di chiudere gli occhi davanti ad un problema che non si risolverà conferendo altrove tutto quanto non viene già smaltito nel ciclo attuale".
"In vista dei processi di evoluzione che sono oggetti di discussione - ha concluso Barbiero - l'unica strada è quella che porta ad un modello uniforme per tutto il territorio, ad un piano tariffario provinciale unico, all'adozione uniforme di una tariffa che possa essere modulata anche in considerazione dell'indicatore economico delle famiglie, soprattutto in questa fase di crisi. Dalla politica locale vogliamo sapere se la questione della trasparenza e della riduzione dei costi sia materia da trattare come il sesso degli angeli, o se invece si sia disponibili a fare operazioni utili, serie e vere. Ricordando che chi paga la tariffa, cioè i cittadini, sono i soci di maggioranza dei consorzi, rispetto alle cui esigenze vanno date risposte concrete".Ufficio Stampa
Il segretario provinciale Barbiero: se non rinnovano i contratti lavoro al collasso.
Interinali dell'Ufficio Stranieri, la Cgil pronta alla mobilitazione.
"Basta parla di immigrazione con doppiezza, la sicurezza nel territorio si garantisce con il buon funzionamento della macchina burocratica. Legalità e certezza del diritto dei migranti sono valori non negoziabili, chi li mette in pericolo è il Ministro degli interni".
"Il ministero degli interni e il ministro Maroni la smettano di parlare di immigrazione con doppiezza: non si può invocare il bisogno di legalità e poi smontare la macchina dei controlli, come potrebbe accadere a Treviso se non verranno rinnovati i contratti agli interinali che lavorano all'Ufficio Stranieri della Questura"
"Se i contratti dei lavoratori interinali non venissero rinnovati - ha affermato Barbiero - si dovrà prendere atto del fatto che il collasso a cui andremo incontro, e che impedirà di far funzionare gli uffici, avrà un come responsabile il ministero degli interni. la si smetta, e lo dico soprattutto alla Lega, di stare con un piede su due scarpe, invocando maggiore sicurezza e controlli e poi rendendo impossibile il lavoro agli uffici delle Questura.
La legalità si difende con un adeguato apparato burocratico che permetta di affrontare le questioni legali e formali dell'immigrazione secondo tempi funzionali ai diritti dei migranti e alle esigenza di garantire il rispetto delle leggi, non con i manifesti elettorali. Ma c'è chi sembra voler giocare al tanto peggio tanto meglio".
Ufficio Stampa
Caso di castello di Godego, le critiche di Barbiero, Bernini (Fp Cgil) e Improta (Spi).
Compartecipazione, per la Cgil errore di metodo e di merito.
Il segretario: "Questi sono i fatti che dimostrano quanto devastanti siano i tagli agli enti locali". Pensionati e Funzione Pubblica: "Soglia di esenzione ridicola, in questo modo faranno pagare a tutti la metà dei costi, quindi anche alle famiglie povere".
"La scelta operata dall'amministrazione comunale di Castello di Godego è solo il primo di una lunga lista di casi futuri con cui misureremo, in maniera concreta, gli effetti nefasti sui cittadini dei tagli agli enti locali decisi dal governo".
"Scelta sbagliata nel merito e nel metodo - attacca Barbiero - una tassa in più fatta pagare ai cittadini maggiormente in difficoltà. Siamo al collasso del welfare e alla privatizzazione dell'assistenza".
Dura anche la presa di posizione di Ivan Bernini, della segreteria provinciale della Funzione Pubblica Cgil, e di Italo Impronta, membro della segretarie provinciale dello Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil.
"Più coerente - hanno proseguito Bernini e Improta - sarebbe stato, prima di decidere l'applicazione di quella che è una vera e propria tassa, che il sindaco di Castello di Godego si fosse confrontato con le altre amministrazioni comunali e con l'Ulss responsabili dei piani di zona. In questo modo, invece, si creano disparità ingiuste fra cittadini della stessa area".
"Comprendiamo - ha concluso Paolino Barbiero, segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso - che i Comuni si trovino impiccati dai tagli decisi a Roma.
Questo però va detto alla gente con chiarezza, come è evidente che non si possono far pagare i costi delle manovre del governo ai cittadini maggiormente in difficoltà.
Il caso di Castello di Godego è la rappresentazione concreta e tangibile di quello che la Cgil ha già detto da tempo: i tagli di Tremonti metteranno in ginocchio gli enti locali, con gravissime conseguenze sul piano della qualità dei servizi e dell'esigibilità di diritti fondamentali, come quello alla salute e all'assistenza".
Ufficio Stampa
Ricerca dell'Ufficio Studi della Cgil di Treviso.
Comuni, a picco la spesa procapite: solo 131 euro al welfare.
Enormi le differenze negli investimenti sul sociale tra le amministrazioni comunali della Marca.
Barbiero: "Troppe diseguaglianze nei diritti di cittadinanza". La proposta del segretario provinciale "Più ruolo alle Usl, accorpare i servizi dei piccoli centri.
Accentrare e razionalizzare i centri di erogazione di servizi socio-sanitari, valorizzando il ruolo della Usl nel territorio, e puntare all'accorpamento dei piccoli Comuni, almeno per quanto riguarda la gestione del welfare, per rendere più efficiente la spesa e garantire livelli uniformi di prestazioni su standard elevati.
Tutte cose necessarie ed urgenti, altrimenti il federalismo finirà per risultare, da occasione per il buon governo, a causa di profonde diseguaglianze persino all'interno di una stessa area geografica".
A determinare il calo della spesa procapite in questi dodici anni sono stati, secondo la ricerca, molteplici fattori, tra cui il costante calo dei trasferimento dallo Stato centrale, che ha progressivamente ridotto la capacità di spesa degli enti locali, una progressiva e sensibile diminuzione delle gettito fiscale proprio e di quello derivante dalle addizionali, dalla mancata compensazione del gettito Ici e dalla diminuzione delle entrate per oneri di urbanizzazione. Tutti fattori che hanno inciso profondamente sui bilanci delle amministrazioni comunali, obbligando a forti tagli sulle uscite.
Secondo lo studio, il risultato di questa tendenza è una forte diseguaglianza fra cittadini della stessa area geografica rispetto all'esigibilità delle prestazioni, al loro costo e alla loro qualità. Differenze che diventano particolarmente evidente nell'ambito delle prestazioni di welfare, inteso come spesa per asili nido, scuola materna, assistenza scolastica (trasporto e refezione), servizi di prevenzione e riabilitazione, strutture residenziali e di ricovero per anziani, assistenza e servizi alla persona e edilizia residenziale pubblica.
"I dati - ha spiegato Paolino Barbiero - ripuliti dalle differenze tra Comuni legati a particolari specificità socio-demografiche, portano alla conclusione per cui il sistema di welfare nella nostra provincia ha dei forti tratti di ineguaglianza, perché i diritti di cittadinanza non vengono garantiti allo stesso modo da Comune a Comune. E questo per le modalità con cui vengono erogati i servizi: ad esempio l'adozione non uniforme dei criteri Isee per determinare i beneficiari delle prestazioni, i differenti livelli di partecipazione alla spesa scolastica, le esenzioni alla spesa e la compartecipazione adottata con criteri non omogenei, disegnano una cartina geografica del sociale della Marca a macchia di leopardo. Senza dimenticare che una media di spesa procapite sociale pari a 131 euro è indubbiamente molto bassa".
"Servono - ha concluso Barbiero- livelli minimi di assistenza e prestazioni nel socio sanitario, che per quanto riguarda la sanità possono essere garantiti dalle Usl, finanziate dai Comuni, mentre per quanto riguarda le prestazioni sociali direttamente erogate dalle amministrazioni comunali, maggiore efficienza, contenimento delle uscite ma anche uguaglianza ed efficacia delle prestazioni di welfare si possono ottenere soltanto accorpando i Comuni più piccoli, se non attraverso la fusione di sicuro accentrando i servizi attraverso veri e propri distretti territoriali, come già sperimentato per alcuni servizi proprio in questa provincia o sul modello di quanto è stato fatto in provincia di Padova. Questa è la ricetta per uscire dal paradosso per cui qualità e investimenti nel welfare dipendono dalla ricchezza del territorio, mentre si penalizzano aree più povere e quindi probabilmente con maggiore richiesta di prestazioni sociali ".Ufficio Stampa
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